sabato 20 dicembre 2008

Oltre le primarie

Risultati delle primarie di Bologna del 14 dicembre 2008. Votanti: 24.920 - Schede valide: 24.810 - Flavio Delbono: 12.392 (49,95%) - Maurizio Cevenini: 5.803 (23,39%) - Virginio Merola: 5.343 (21,54%) - Andrea Forlani: 1.272 (5,13%). Potrei fermarmi qui: i numeri sono questi, Flavio Delbono è il candidato sindaco del PD, complimenti, naturalmente avrà il mio leale sostegno in vista delle elezioni.

Mi piacerebbe aggiungere qualcosa, però. Senza necessariamente iscrivermi nè al partito dei trionfalisti nè a quello dei disfattisti, se possibile. 25 mila votanti mi pare un'affluenza discreta, ad esempio: non disastrosa, non eccezionale. Non abbiamo dati sulla composizione dei votanti, ma dalle notizie che ho mi pare chiaro che ci sia stata più partecipazione fra gli anziani (e va bene) che fra i giovani (peccato). Anche sul clima potremmo forse riflettere, perchè tanti sono andati a votare senza l'entusiasmo che aveva caratterizzato altre primarie.

Flavio Delbono ha vinto le primarie in modo netto, e di questo può giustamente compiacersi, mentre si rimbocca le maniche per la strada che ancora resta da fare verso le elezioni.
Posto che gli altri tre non hanno vinto, e dunque di questo non possono compiacersi, credo vadano riconosciuti come significativi i risultati raggiunti da Maurizio Cevenini e Virginio Merola.
Vedo più come un'affermazione personale quella di Maurizio, con una più forte valenza politica invece quella di Virginio, il candidato che io ho sostenuto.

Virginio ha fatto campagna coinvolgendo molti giovani e molte persone desiderose di costruire un PD capace di superare la somma dei partiti pregressi, ha aggregato amministratori e cittadini, ed ha messo sul piatto molte proposte concrete, e si tratta di un patrimonio importante che non va disperso.

martedì 9 dicembre 2008

Alle primarie, vota Virginio Merola!

Virginio è un amministratore qualificato, che conosce Bologna come pochi altri.
Per la sua esperienza è in grado di dare continuità alle cose buone realizzate o iniziate durante questo mandato amministrativo, e al tempo stesso sa bene dove dobbiamo riuscire a fare di meglio.
Ha le carte in regola sui percorsi partecipati, sull’ascolto ed il dialogo con le persone.
Ha dimostrato di credere nel PD come incontro di culture diverse che si rispettano, si integrano e guardano insieme al futuro.
Ha messo al centro del suo progetto il rinnovamento, anche generazionale, e al di sopra di tutto l’esigenza di premiare il merito.
Ha avuto il coraggio di mettersi in gioco, cercando il consenso fra i cittadini, credendo fino in fondo allo spirito delle primarie.
Virginio è uno di noi.
Secondo me, Virginio è la persona giusta.
Giuseppe Paruolo


Molte persone sostengono Virginio Merola "mettendoci la faccia", e ognuno esprime con semplicità le sue motivazioni: è bello leggerle, ne trovate diverse raccolte in Io ci metto la faccia, una sezione del sito delle primarie di Merola; sono belle anche le foto in Ti raccomando Virginio...

lunedì 17 novembre 2008

La fatica di fare gli anticorpi contro malcostume e disonestà

Ho letto in questi giorni, provando lo sconforto di tutti (almeno spero), le cronache relative alle diffuse disonestà nella locale Agenzia delle Entrate. Siamo tutti costernati, occorre fare pulizia, e così via: non la faccio lunga, tutto questo è giusto ma è anche ovvio, perfino banale ora che sono scattate le manette.

E infatti c'è un motivo più profondo di dispiacere che mi assale quando leggo queste notizie: è che il loro emergere prova in modo plastico quanto siano poco diffusi gli anticorpi contro comportamenti di questo genere, in particolare nella pubblica amministrazione e più in generale nella società italiana.

Foto di  estherase su FlickrLa magistratura è la medicina, che interviene per cercare di estirpare la malattia. Ma un corpo sano riesce a combattere da solo, con gli anticorpi appunto, gran parte delle infezioni. Non ha bisogno degli antibiotici per un raffreddore, ne riserva l'uso per una broncopolmonite...

Tutto questo pare non accadere. Possibile che comportamenti così ripetuti non avessero indotto nessun sospetto? Non ci credo. Il problema è che spesso mancano gli strumenti, e anche se ci sono gli strumenti manca il coraggio. Chiaro che non basta un sospetto senza prove a licenziare una persona, ma magari dovrebbe essere sufficiente a raddoppiare i controlli, o ad evitare di metterla nelle condizione di fare danni maggiori.

In teoria sono tutti d'accordo, in pratica molto meno. Se ti metti a fare l'anticorpo, nei guai ci vai tu di sicuro. Ti fai un sacco di nemici, persone con meno scrupoli di te che hanno a loro volta amici della loro stessa risma, e che non mancheranno di cercare ogni occasione per fartela pagare. Mentre l'interesse pubblico che hai difeso, quello nessuno te lo riconoscerà mai. E se qualcosa andrà a finire sui giornali, stai sicuro che è molto più probabile che sia contro di te che per riconoscere la tua "diversità": a chi mai farebbe comodo farlo?

Chi avesse dei dubbi sul fatto che le cose stiano proprio così, può provare a riflettere sugli esempi che riguardano non ragionevoli sospetti, ma perfino responsabilità conclamate. Se provi a trarne le (ovvie, in teoria) conseguenze, rischi di persona. Ci sono esempi recenti, anche a Bologna, che lo dimostrano. Con sigle sindacali che hanno difeso l'indifendibile, e attaccato con paginate sui giornali chi era "reo" di aver sanzionato comportamenti inammissibili, e questo nel silenzio (imbarazzato? complice?) di tutti gli altri.

Se accade tutto questo per responsabilità conclamate, che mai potrà succedere se si adottano le precauzioni possibili solo in base a ragionevoli sospetti? Per questo anche coloro che potrebbero agire da anticorpi preferiscono far finta di niente, meglio non sapere, meglio evitare di correre rischi inutili per se stessi. Magari girano alla larga, non si immischiano, e se poi arriverà un provvedimento della magistratura, potranno sempre fingersi sorpresi: chi l'avrebbe mai detto, sdegno e stupore, faremo pulizia...

Per questo ci servono strumenti di vera ed autentica meritocrazia. Serve riconoscere in modo esplicito uno spazio alla discrezionalità di scelte, di assunzioni, di promozioni. Ma con un patto chiaro: se la persona che promuovi si rivelerà un elemento produttivo ed utile, anche la tua carriera ne avrà benefici. Ma se invece si rivelasse poco produttivo, o peggio ancora un malfattore, anche la tua carriera ne dovrà risentire, perchè è grazie al tuo cattivo giudizio che è arrivato a ricoprire quel ruolo e a fare quei danni.

In questo modo, ci sarebbe una certa remunerazione per gli anticorpi e un rischio per chi invece preferisce far finta di non vedere i bacilli del contagio. E così avremmo bisogno di meno medicine. Ma nell'attesa di una meritocrazia che nei fatti nessuno sembra davvero volere, anche se ci imbottiscono di chiacchiere demagogiche sui fannulloni, l'unica risorsa su cui possiamo ancora contare è la coscienza delle singole persone.

Mio papà ha svolto un lungo ed onorato servizio nella pubblica amministrazione: era noto per il suo rigore e la sua indisponibilità a favorire soluzioni di comodo, e questo ha fatto sì che la sua carriera progredisse sempre con molta calma, mentre altri "meno rigidi" gli passavano davanti. Io sono fiero di lui, dell'esempio che mi ha dato. E' un esempio che io cerco sempre di seguire, costi quel che costi.

sabato 8 novembre 2008

Precisazione pubblicata

Siccome nel post precedente me la sono presa con Repubblica, e il giorno dopo c'era altro ancora da dire, ho inviato al quotidiano in questione una lettera di precisazione, che è stata prontamente pubblicata. Mi sembra quindi giusto e corretto dare loro pubblicamente atto di questo gesto che ho apprezzato Segue il testo della mia lettera.

Gentile Direttore, nei giorni scorsi Virginio Merola, che io sostengo con convinzione alle primarie del PD bolognese, ha fatto una conferenza stampa sulla necessità di aprire alle nuove generazioni, ed ha detto che se sarà Sindaco farà una Giunta composta in prevalenza da under 40. Interpellato dai giornalisti che in cerca di polemiche riassumevano "Merola vi manda tutti in pensione", ho risposto che ritenevo importante e coraggiosa l'apertura ai giovani indicata da Virginio. A chi mi sottolineava che la prospettiva indicata era ben diversa da quella della Giunta attuale ho risposto: vero, è una proposta chiara e coraggiosa, perché la Giunta attuale non è molto giovane, si pensi che il più giovane sono io che ho 46 anni. Infine, a chi mi chiedeva se speravo di restare in squadra, ho risposto: quando ho deciso di sostenere Virginio, non abbiamo per nulla parlato di ruoli. Anzi, le preciso ulteriormente: la mia scelta di sostenere Merola alle primarie non è per nulla motivata dal mio attaccamento alla "sedia".
Il giorno dopo, il Sindaco Cofferati ha ironizzato sul fatto che il mio sostegno a Merola insieme alla sua indicazione sugli under 40 facessero di me "un disoccupato". Naturalmente è ben noto al Sindaco, e spero anche al suo giornale, che a differenza di altri colleghi politici di professione, io ho un mestiere del tutto indipendente.
Le preciso tutto questo, e le chiedo di pubblicare questa mia lettera sul suo giornale, in quanto sono convinto che i suoi lettori potrebbero aver ricavato un'impressione del tutto difforme dalle cose da voi pubblicate in questi ultimi due giorni. Ieri infatti l'inciso che mi riguardava era ""Significherebbe il licenziamento di parecchi assessori della giunta Cofferati. Anche se forse non Giuseppe Paruolo che sostiene Merola e che tenta spera di non schiodarsi dalla poltrona: 'Io ho 46 anni. Sono il più giovane della giunta'. ". Quello di oggi invece riporta la non felice battuta del sindaco Cofferati "Ha 46 anni, è disoccupato" senza minimamente richiamare il contesto nel quale si collocava.
Tutto questo non in ossequio al sottoscritto, ma semplicemente alla verità.

martedì 4 novembre 2008

L'onestà intellettuale è merce sempre più rara

Ieri Virginio Merola ha fatto una conferenza stampa sulla necessità di aprire alle nuove generazioni, ed ha detto che se sarà sindaco farà una giunta composta in prevalenza da under 40.
Interrogato dai giornalisti che in cerca di polemiche riassumevano "Merola vi manda tutti in pensione", ho risposto che ritenevo importante e coraggiosa l'apertura ai giovani indicata da Virginio. A chi mi sottolineava che la prospettiva indicata era ben diversa da quella attuale ho risposto: vero, è una proposta chiara e coraggiosa, perchè la giunta attuale non è molto giovane, si pensi che il più giovane sono io che ho 46 anni. Infine, a chi mi chiedeva se speravo di restare in squadra, ho risposto: quando ho deciso di sostenere Virginio, non abbiamo per nulla parlato di ruoli.
Punto e a capo. Tutto qui. Siccome la verità è quella di cui sopra, ora ditemi se può esistere il caso che un quotidiano riassuma il tutto in questo modo: "Significherebbe il licenziamento di parecchi assessori della giunta Cofferati. Anche se forse non Giuseppe Paruolo che sostiene Merola e che tenta spera di non schiodarsi dalla poltrona: 'Io ho 46 anni. Sono il più giovane della giunta'. "
Impossibile deformare così quello che ho detto, direte voi. Invece no. Tutti i giornali sintetizzano variamente ma correttamente il mio pensiero, ma il virgolettato di cui sopra è copiato testualmente (ripetizioni incluse) dall'edizione bolognese di Repubblica di oggi. Complimenti.

giovedì 30 ottobre 2008

Io e le primarie del PD

Provo a fare il punto della situazione dopo venti giorni in cui sono successe davvero molte cose.

Comincio dicendo che la decisione del sindaco Sergio Cofferati di non ripresentarsi per motivi familiari va rispettata, punto e basta. Mi sarebbe piaciuto però che ci fosse stato il tempo, fra la presa d'atto della sua scelta e il via alle candidature per le primarie, per una fase di riflessione, ascolto e dialogo nel PD e nella città che purtroppo è invece mancata.
Il sindaco, con l'invito ai vertici del PD ad individuare il suo successore entro un giorno, immagino ritenesse preferibile un fulmineo avvicendamento, mentre secondo me era meglio correre il rischio di una fase di incertezza pur di avere il tempo per prendere atto della nuova situazione e provare a costruire dal basso ipotesi condivise di soluzioni per il futuro.

Detto questo, va dato atto ai vertici del partito, ed in particolare a Salvatore Caronna, di aver abbracciato con chiarezza la strada della consultazione primaria. "Decideranno in molti e non in pochi, la scelta del candidato avverrà con una procedura trasparente e chiara e non dall'alto" ha detto Caronna il 10 ottobre. Ed ha aggiunto, ed anche questo lo condivido, che è maturo il tempo perchè la candidatura sia espressione della classe dirigente del PD bolognese e che ci sia un passaggio generazionale.

Ora ci troviamo con quattro candidati alle primarie ed occorre comprimere in questo mese e mezzo la fase di ascolto e confronto ed il percorso di scelta delle idee e del candidato. Credo che il modo giusto per farlo sia quello di vivere queste primarie per quello che dovrebbero essere: un sano e sereno confronto fra opzioni (non avversari) ed idee, aperto e trasparente, col pieno rispetto di tutti e dunque senza timore di dire come la si pensa, una grande occasione per coinvolgere tanti cittadini. E con la consapevolezza comune che un minuto dopo l'esito saremo tutti compatti a sostenere il candidato che emergerà da questo processo democratico.

Venendo ai quattro candidati, premetto che ho il privilegio di averli conosciuti tutti da vicino, di aver motivo di stima per tutti e quattro, di essere in ottimi rapporti con tutti loro. Non è una frase di circostanza. Con Flavio e Maurizio siamo stati consiglieri comunali nel mandato precedente, e Virginio era allora presidente di quartiere. Fare opposizione insieme è un percorso che tempra ed unisce. In particolare con Flavio abbiamo lavorato fianco a fianco nello stesso gruppo per la comune appartenenza allo stesso partito. Maurizio, per dire, è il capitano della squadra di calcio del consiglio in cui gioco da ormai quasi dieci anni. Nella preparazione del 2004 ho conosciuto Andrea, e l'ho aiutato nella "mission impossible" di vincere a S. Stefano mettendogli a fianco le migliori intelligenze di cui disponevo. E poi naturalmente questi anni (complicati, accidenti, ma anche costruttivi) di lavoro fianco a fianco con Virginio nella giunta Cofferati.

Dovendo fare una scelta fra loro, mi pare innegabile che Flavio e Virginio siano quelli con una maggiore esperienza amministrativa. E fra i due, vedo meglio Flavio come specialista (valentissimo economista, con una grande esperienza al bilancio e alle finanze di Comune e Regione) e Virginio come generalista (presidente di quartiere per dieci anni al Savena, poi con la delega all'Urbanistica in questo mandato che ha portato alla costruzione del PSC). Se stessimo parlando di un incarico di governo sui temi dell'economia, anche ad altissimo livello, direi senz'altro Flavio. Ma dobbiamo individuare il miglior candidato a sindaco, e per questo - senza nulla negare ai meriti degli altri - la mia preferenza va a Virginio.

Io vengo dal quartiere Savena e conservo là il mio radicamento territoriale. Conosco molti cittadini che hanno stimato Virginio come presidente di quartiere e sono felici di poterlo sostenere in questa candidatura. Il fatto che abbia lasciato un bel ricordo mi pare un ottimo punto di partenza.

La posizione espressa da Virginio sul lavoro della giunta di cui entrambi facciamo parte mi convince pienamente: continuità sulle cose buone che riteniamo di aver correttamente impostato o realizzato, e al tempo stesso capacità di autocritica sui temi dove possiamo fare di meglio. Ho detto da sempre che dire che va tutto bene (o tutto male) è per forza sbagliato. Occorre l'intelligenza di riconoscere i punti di forza e quelli di debolezza, valorizzare i primi e modificare i secondi.

Sulla partecipazione Virginio ha le carte in regola, avendo gestito il processo partecipato relativo all'urbanistica che, a mio avviso, è stata una delle esperienze più avanzate condotte in questo mandato - insieme al tavolo sull'elettrosmog che ho gestito io, consentitemi di aggiungere - e che rimane un esempio da estendere ad altri campi.

Dobbiamo lasciarci alle spalle le vecchie appartenenze e ragionare sul nostro futuro. Sono convinto che Virginio abbia davvero a cuore la costruzione del "nuovo" PD, con il rispetto delle sue diverse ispirazioni e sensibilità, e soprattutto con la tensione ideale a guardare avanti.

Sono passate poche ore da quando la mia posizione sul tema primarie è stata espressa pubblicamente, nel giornale di stamattina. Ho incontrato e parlato in queste ore con diverse persone che sento vicine, e che hanno fatto o si accingono a fare scelte diverse dalla mia in vista delle primarie. Ci siamo salutati e parlati con immutato affetto e rispetto reciproco. Sono queste cose che, più di tante altre, mi fanno sentire orgoglioso di essere parte di questa storia.

mercoledì 8 ottobre 2008

La guerra dimenticata del Congo

Un amico prete salesiano scrive: "Sono angosciato dalle notizie che arrivano dalla nostra Comunità salesiana di Goma (località Ngangi) nella Repubblica Democratica del Congo. La guerra che si sta intensificando ha già fatto 4 milioni di morti, più di un milione di sfollati, violenze di ogni genere su donne e bambini, ma non riscuote l'attenzione dei nostri mezzi di comunicazione!"

E rilancia un messaggio di Padre Mario, che da Goma scrive: "Siamo con la ripresa della guerra, la città di Goma é praticamente accerchiata dall'esercito di Kunda che impedisce i rifornimenti. Rimane soltanto il passaggio verso il Rwanda (Gisegny e Bukavu) con certi rischi. L'aeroporto oggi é ancora aperto, ma non sappiamo qualle sarà lo scenario domani. Oggi nel centro sono presenti 2782 minori."

Padre Mario Perez, missionario salesiano, è il direttore del Centro Don Bosco di Goma Ngangi, nella Repubblica Democratica del Congo. Dal 1998 ha cominciato a raccogliere, in collaborazione con alcuni Enti internazionali che glieli affidano, tutti i bambini e bambine, persi, abbandonati, orfani, ex bambini soldato, bambine di strada, ragazze madri, ecc. di qualunque etnia o religione provenienti da tutta la regione.

In dieci anni, la guerra e l'insicurezza sociopolitica hanno devastato la zona est della Repubblica Democratica del Congo, lasciando circa 4 milioni di morti e milioni di rifugiati. Le elezioni di stato del 2006, hanno portato un soffio di speranza e di impegno in tutto il paese, tuttavia le violazioni dei dritti umani hanno continuato a moltiplicarsi, in particolare nell'Est del paese, dove i combattimenti e l'insicurezza continuano a persistere.

Nella regione del Nord Kivu inoltre si è raggruppata una parte di ribelli che ancora oggi terrorizza la popolazione. Nel 2007, gli scontri, a qualche decine di chilometri da Goma, hanno obbligato 857.000 persone a spostarsi per sfuggire ai combattimenti e all'insicurezza, malgrado la presenza di 25.000 uomini delle Nazioni Unite. Questi profughi vivono tuttora in campi di raccolta in condizioni disperate senza poter coltivare i campi per nutrirsi.

In queste condizioni la città di Goma – nella provincia del Nord Kivu – ha visto arrivare e installarsi in situazione di precarietà centinaia di migliaia di rifugiati, venuti dalle campagne dove i combattimenti continuano e dove l'insicurezza resta il problema maggiore. In dieci anni la popolazione si è triplicata passando approssimativamente da 200.000 a 800.000 abitanti compresi gli sfollati, più della metà sono giovani.

Nel gennaio 2008 si è riunita a Goma una conferenza di pace composta da più di 1500 delegati di tutte le forze presenti ed è stato firmato un accordo di pace. Ma questo accordo tutt'ora non viene rispettato.

Fonte: VIS.

mercoledì 24 settembre 2008

Il nuovo poliambulatorio Max Ivano Chersich

E' una bella giornata: vedere tanta gente contenta per il nuovo poliambulatorio inaugurato oggi in via Beroaldo è stato davvero tonificante.

All'inizio del mandato abbiamo dovuto combattere per sbloccare il progetto che si era impantato da molti anni. Riuscire a vedere il poliambulatorio aperto e operativo entro il mandato è davvero bello. E sono molti i problemi che trovano soluzione in questa nuova struttura, come i bolognesi impareranno utilizzandolo nei prossimi tempi.

Infine, il nome: il poliambulatorio è stato intitolato a Max Ivano Chersich. Non era un'autorità o una persona di fama nazionale: era un operatore sociosanitario che aveva operato a lungo nel quartiere San Donato, e che era stato apprezzato da tanti cittadini che in questo ruolo lo avevano conosciuto.

In un'epoca in cui sono i "fannulloni" a tenere banco, questa scelta, condivisa fra AUSL, Comune e Quartiere, è a suo modo un messaggio molto preciso...

giovedì 18 settembre 2008

Esser figli deve essere nè un di più nè un di meno

La notizia del concorso per ricercatore vinto dal figlio del prof. Stefoni, Preside della Facoltà di Medicina, nell'ambito della stessa facoltà, ha sollevato una questione di opportunità. Ma andiamo alla sostanza, la domanda che implicitamente aleggia è evidentemente questa: ha vinto il concorso in quanto meritevole o per nepotismo?

Nel primo caso sarebbe profondamente ingiusto che venisse infangato per il solo fatto di essere figlio del Preside. Nel secondo caso sarebbe profondamente ingiusto che non fosse il merito a determinare le vittorie nei concorsi.

Per quanto so e conosco, ho solo dei motivi per stimare il prof. Stefoni, e peraltro il curriculum del neoricercatore appare come di tutto rispetto: a prima impressione, propendo dunque per il primo caso.

Nondimeno, c'è un disagio di fondo che dovremmo riconoscere ed affrontare. Un disagio che da un lato muove le lettere anonime che elencano i figli di primari vincitori di concorsi per ricercatore nella Facoltà di Medicina. Un disagio che d'altra parte rischia di esporre al pubblico ludibrio un meritevole solo per la "colpa" di essere figlio di qualcuno. Un disagio che a mio avviso chiede all'Università (e al Parlamento) di prendere in mano la questione della valutazione del merito, e di dare risposte robuste e serie. Non sto a ripetere le cose che ho scritto qualche giorno fa, se avete voglia leggetele.

Credo che fondamentalmente ci siano due strade.

La prima possibilità è puntare sull'oggettività della valutazione, ma allora occorre avere davvero la garanzia che i concorsi premino la competenza in maniera oggettiva e incontrovertibile. Per cui se uno vince un concorso, è il migliore al di là di ogni ragionevole dubbio.

La seconda possibilità è puntare sulla responsabilità. Prevedere meccanismi per cui sia chiaro da chi è dipesa una certa scelta. Valutare i risultati della scelta. Se sono buoni, premiare sia il prescelto che chi lo ha scelto. Se non sono buoni, devono scendere le quotazioni sia del prescelto che di chi lo ha scelto. Un meccanismo più americano, in cui le raccomandazioni sono pubbliche e motivate, e però si rischiano la faccia e il posto.

Quel che non può più funzionare sono le mezze soluzioni all'italiana. Con concorsi teoricamente oggettivi, ma purtroppo non al di sopra di ogni sospetto. Con i responsabili in posti blindati, una volta che sei professore universitario nessuno ti può toccare (o meglio, devi fare qualcosa che metta di mezzo il codice penale, e anche in quel caso non è detto). Con i meritevoli sulla graticola, in ogni caso: o perché penalizzati e sconfitti nonostante le capacità, o perché discussi e sospettati nonostante vincitori di concorso.

E' un parere che giro anche al Ministro Brunetta, che ieri ha proposto di rendere pubblici i curriculum dei medici: benissimo, ma smetta per cortesia di fare scena al solo fine di instillare il dubbio che i servizi pubblici non funzionino. Perché il tema è farli funzionare, premiare davvero il merito: questo peraltro risolverebbe anche il problema dei fannulloni, che sono solo il segno estremo di un problema di meritocrazia ben più serio e complesso.

Ed è un parere che giro anche al mio leader Veltroni sul tema delle nomine dei direttori delle aziende sanitarie. Non è facendo i concorsi che risolveremmo tutti i problemi. Perché da un lato c'è chi si è assunto l’onere di scegliere, facendo nomine che si sono dimostrate di grande livello, e di ciò è prova una sanità che in alcuni luoghi funziona bene. Dall'altro c’è chi si è reso responsabile di scelte e di nomine che hanno portato allo sfascio la sanità di alcune regioni italiane, e per questo meritava e merita di essere punito (in senso elettorale/politico).

Certo, c'è l'esempio di Storace, che solo per quello che aveva fatto alla sanità laziale meritava di essere mandato a casa, e invece fu promosso da Berlusconi Ministro della Sanità. Ma se il centrodestra ha delle travi, noi abbiamo le nostre pagliuzze: avremmo potuto fare un po' più di pulizia nelle liste bloccate per il Parlamento del PD, in alcune regioni in cui alcuni nostri esimi colleghi non sono oggettivamente esenti da colpe per la situazione in cui versa la sanità che amministravano.

Per questo non possiamo pensare che la parola concorso abbia di per sé un effetto taumaturgico. O si riesce a rendere i concorsi davvero a prova di bomba, e su questo c’è ancora molta strada da fare, oppure forse vale la pena puntare sulla trasparenza delle responsabilità, con meccanismi di valutazione dei risultati che si riflettano sulle carriere di giudicati e giudicanti.

L’Italia ha bisogno che chi merita venga effettivamente premiato e chi demerita venga serenamente retrocesso. Vale per l’Università, per le aziende sanitarie, ed anche per la politica.

giovedì 11 settembre 2008

Addio, Achille

Il professore mi scuserà per la confidenza del titolo: nella realtà ci siamo sempre dati del lei. In un ambiente, quello politico, dove si dà del tu a tutti, lui per me era una delle poche eccezioni. E non mi veniva difficile, considerato che quando parlavo con lui avevo di fronte un "pezzo" importante della storia bolognese del dopoguerra.

Ora che Achille Ardigò ci ha lasciati, altri meglio di me potranno illustrare la ricchezza del suo contributo in campo politico e sociologico, ma io voglio dire che considero un onore averlo conosciuto.

In particolare, di lui mi ha sempre colpito il tenere insieme un respiro storico eccezionale con un fortissimo interesse per l'innovazione e la modernità. Sono andato a riguardare la nostra corrispondenza e-mail, e ho visto che abbiamo cominciato nel 2000 parlando di Internet e volontariato. Ho trovato più di cento suoi messaggi, concentrati soprattutto nel corso dello scorso mandato amministrativo, quando io avevo anche responsabilità di partito e poi forse la sua salute era più salda che nell'ultimo periodo.

Le sue mail tipicamente cominciavano già nella riga del "subject": veniva subito al sodo, come nelle sue telefonate... E i suoi non erano messaggi di prammatica: quando leggeva sui giornali qualcosa che condivideva mi scriveva i complimenti, e quando non era d'accordo me lo comunicava con cortesia ma con assoluta chiarezza. E poi, quasi sempre c'era un incitamento a farsi valere sui temi che a lui erano più cari.

Uno di questi era il ruolo dei cattolici democratici, naturalmente, in particolare a Bologna. Ed anche su questo tema riusciva ad tenere insieme tradizione e modernità.

C'era infatti un forte richiamo alle radici: "Facciamo qualcosa per far uscire Bologna dalla obnubilazione della vera plurale nostra identità storica. Altrimenti le nuove generazioni penseranno che (...) il card. Lercaro e Dossetti non siano mai stati in questa città."

Ma il voltarsi indietro non doveva per lui diventare nostalgia del passato bensì sprone ad andare avanti: "... non mi portera' mai a identificarmi con chi fa politica in nome del passato: sono, siamo, decisi a portare al rinnovamento di Bologna".

Conservo le sue osservazioni e i suoi consigli, spunto di riflessione anche in quelle occasioni in cui non eravamo dello stesso parere. Ne cito uno, cui provo ogni giorno a tener fede: "Si ricordi, uscire dal politichese con una levitas, malgrado il crescere per lei delle difficolta' e delle sfide".

Addio, professore, e grazie di tutto.

domenica 7 settembre 2008

Lo spirito delle primarie

Dopo mesi e forse anni di discussione sull'opportunità di fare le primarie, assodato che si faranno, da qualche tempo la discussione si è spostata sul modo di organizzarle. Speriamo che prima o poi il dibattito possa concentrarsi sulla sostanza, sul merito delle questioni amministrative, in modo da non fondare la scelta dei candidati solo sui personalismi e sulle simpatie o antipatie reciproche...

Nel frattempo però continuano ad uscire dichiarazioni ed articoli di stampa assai poco in linea con lo spirito che le primarie dovrebbero avere. Faccio tre esempi.

Muoia Sansone con tutti i filistei 1) La ricerca di un candidato unico contro il sindaco uscente da parte di alcuni settori del partito: le primarie non si fanno contro qualcuno, ma per qualcosa. Cercare un'unità "contro" è ad un passo dal "tutti ma non lui" che inevitabilmente rischia di lanciare un messaggio pericoloso e sbagliato verso le elezioni vere e proprie. Se si ha una proposta da fare, la si faccia, si metta in campo una candidatura "per". Ci si confronti con lealtà, e si usino le primarie per costruire un buon programma e un consenso forte attorno al candidato che le vincerà. Questo sono (dovrebbero essere) le primarie.

2) E infatti qualcuno si è spinto anche a dire che intende votare alle primarie ma poi pensa ad una lista alternativa per le elezioni: una concezione delle primarie come indebolimento preventivo di un avversario, che nulla ha a che vedere con lo spirito delle primarie. Un'esplicitazione che non ci sono programmi, progetti per la città in ballo, ma solo destini personali che si incrociano e si combattono. Mi dispiace, ma non ci siamo.

Hillary and BarackChiosa sui primi due esempi: come è possibile che in Italia (e a Bologna) si possa equivocare così tanto su uno strumento (le primarie) che altrove mostra tutta la sua freschezza? Io credo che ciò avvenga per l'endemica assenza del "merito" nelle discussioni (andate a leggervi il post precedente).

Quando Hillary Clinton ha dichiarato alla Convention dei Democratici il suo appoggio per Barack Obama, non ha detto ai suoi sostenitori "votate per lui perchè purtroppo io ho perso le primarie", ma ha detto "votate Obama, perchè sarà lui a portare a compimento la mia e vostra battaglia per la riforma del sistema sanitario, e non possiamo permettere che sia McCain ad affossarla: lo dobbiamo a noi stessi e ai nostri figli". C'era della sostanza, oltre che della lealtà.

Comunardo NiccolaiMettere in campo della sostanza, delle proposte operative, confrontarsi davvero nel merito è un servizio che si fa al PD, alla coalizione, alla città, è un contributo che si può lasciare in eredità al candidato che vincerà le primarie e sfiderà per tutti noi il candidato della destra, contribuendo a rafforzarlo. Invece, il "tutti ma non lui" è solo un modo per provare a fare gol nella propria porta...

3) Un giornale (Il Domani di Bologna) ha scritto ieri che io sarei pronto a scendere in campo per le primarie per la Provincia contro Beatrice Draghetti, in una sorta di regolamento di conti fra correnti del partito. L'articolo si conclude così: "Come a dire, le eterne lotte che hanno portato la Margherita (prodiana) bolognese al 3,5% sono passate armi, bagagli (e faide) nel PD". La cosa interessante è che la Margherita (prodiana) bolognese non è mai scesa sotto il 7%, e questo "refuso" mi pare che la dica lunga sulle intenzioni di chi ha ispirato quel pezzo e del giornale che lo ha pubblicato. Che infatti oggi, dopo la mia immediata smentita, mi dedica solo queste parole: "Poco importa che Giuseppe Paruolo abbia smentito di essere lui il candidato che via Rivani potrebbe mettere in campo contro la Draghetti". Evidentemente la verità non è molto amata da quelle parti...

venerdì 5 settembre 2008

Pensieri di fine ferie / 2 - Il merito, questione centrale al di là di Brunetta

La crociata del ministro Brunetta contro i fannulloni ha tenuto banco nel periodo estivo, aprendo un dibattito che mi ha un po’ affaticato, e spiego perché.

Dico subito che troppo spesso il merito in Italia conta come il due di coppe quando è briscola bastoni. E quando dico merito intendo sia la sostanza dei problemi su cui dovrebbero vertere dibattiti e confronti, sia la capacità dimostrata nei fatti dalle persone nel proprio lavoro e nella vita civile.

Sul merito delle questioni, troppo spesso basta uno spunto per saltare alle conclusioni senza passare dal merito, e si sentono esprimere (pre)giudizi che prescindono da una valutazione quantitativa e comparativa (con molta confusione fra travi e pagliuzze) e in cui la competenza specifica è sovente vista come un optional non necessario.

Foto di mandolux su FlickrE il merito delle persone troppo spesso non è il metro su cui vengono giudicate le capacità, costruite le carriere, verificati i percorsi, riconosciuto il valore. Resta invece l’alternativa (inaccettabile) fra l’arbitrio personale e la rigidità degli automatismi.

Questo è un vero e proprio cancro che mina da tempo il nostro paese, ed un importante fattore di declino competitivo rispetto a nazioni in cui il merito viene invece riconosciuto e premiato. Benché non mi pare che il problema venga percepito da tutti nella sua dimensione e pericolosità, è talmente ingombrante che va crescendo una vaga ma diffusa percezione della sua esistenza.

Questo spazio è stato occupato sui media da Brunetta che ha preso di mira il fenomeno estremo, quello dei fannulloni. Tanti si sono affrettati a dire che si tratta di pochi casi ma la maggioranza dei lavoratori fa il proprio dovere. In effetti sono vere entrambe le cose, il che consente ai più di percepire il tema come qualcosa che non li tocca direttamente.

Ma quel che sia Brunetta sia chi lo contesta si guarda bene dal dire è che il problema è proprio la mancanza di un sistema che consenta di premiare il merito e punire il demerito.

Il ministro non lo dice perché la sua crociata contro i fannulloni è strumentale per gettare un discredito generale sull’insieme di servizi pubblici che il governo di cui fa parte ha l’evidente intenzione di scardinare o indebolire, come i recenti provvedimenti sull’Università o i tagli ai finanziamenti alla sanità dimostrano ampiamente.

Non è peraltro nuova la strumentalità della destra italiana nello sventolare temi su cui ha sempre razzolato nel peggiore dei modi, alimentando clientele e favorendo le rendite di posizione, solo per creare un clima favorevole alle destrutturazioni e privatizzazioni che ha ora l’obiettivo di fare.

Foto di slambo_42 su FlickrMa contestare Brunetta senza riconoscere l’esistenza di una grande questione meritocratica nel nostro Paese è sbagliato e perdente. Rifugiarsi nella consuetudine degli automatismi per paura di affrontare il tema della valutazione del merito ci consegna ad un sistema bloccato senza peraltro evitare il rischio dell’arbitrio.

A meno che non si creda davvero che possa reggere un mondo del lavoro pubblico diviso fra i precari, sacrificabili (tutti, anche i bravi) in qualunque momento, e quelli di ruolo e dunque inamovibili (tutti, anche gli scarsi). Anzi, è proprio per difendere il servizio pubblico che va riconosciuta la centralità della questione del merito.

E se qualcuno avesse voglia di scherzare, dicendo che ci sono già gli strumenti per premiare il merito e arginare clientele, rendite di posizione e guarentigie varie ed eventuali, lo vada a spiegare al nostro Bersani che con le sue lenzuolate aveva cominciato a smuovere un po’ le acque.

Il timido sostegno e le resistenze che in quell’occasione si sono manifestate, insieme al gioco di rimessa rispetto alla crociata di Brunetta, sono lo specchio della difficoltà che come PD dobbiamo riuscire a vincere, facendo della battaglia per la meritocrazia un punto prioritario.

venerdì 29 agosto 2008

Pensieri di fine ferie / 1 - DNC a Dallas da vedere!

Rientrando dall'opportuno distacco costituito dalle ferie d'agosto, voglio condividere qualche riflessione. Parto dalla convention dei Democratici USA a Dallas di questi giorni, di cui si è letto sui giornali ma che grazie alle odierne tecnologie si può seguire direttamente: ho passato un bel po' di tempo a guardarmi gli interventi sia sul sito ufficiale che su YouTube, ricavandone le seguenti impressioni.

La prima: interventi mirati alla gente comune, quindi un scelta di linguaggio, di stile, di cura dell'immagine orientata al grande pubblico, ma anche con contenuti netti. Hillary Clinton ha detto sì ad Obama fra cartelli e bandierine, ma gli ha anche chiesto con grande chiarezza di mettere fra le priorità il suo piano di assistenza sanitaria di tipo universale. Chi ha votato per lei alle primarie ora sa di poter votare Obama non perchè Hillary ha perso le primarie, ma perchè Obama possa diventare Presidente e realizzare quel progetto, capace di cambiare la vita delle persone.

Se penso all'Italia, mi vengono in mente tanti discorsi capaci di parlare alla gente comune ma con toni populistici e promesse fumose destinate fatalmente ad essere disattese; oppure discorsi ricchi di contenuti importanti ma drammaticamente difficili da seguire e incapaci di fare presa sul grande pubblico...

La seconda: poco timore di confondersi coi repubblicani come punto di partenza, ma nessuna paura di sottolineare la profonda diversità delle soluzioni. L'altro ieri il governatore del Montana Schweitzer ha parlato di famiglia e di ranch, ha detto (come Obama) che non ci sono stati rossi e stati blu ma solo stati uniti d'America, ha raccontato di aver scelto un vice repubblicano: fin qui, indistinguibile. Poi però ha detto che Bush e McCain vogliono cavalcare la dipendenza degli USA dal petrolio, continuando a pagare fior di dollari a nazioni in larga misura ostili, mentre i democratici vogliono investire sulle energie alternative non solo per motivi ambientali ma anche per perseguire un'autonomia energetica (e di questo ha parlato stanotte Al Gore, e poi Obama che si è dato l'obiettivo dell'indipendenza degli USA nell'energia entro 10 anni): e qui la distanza fra le due proposte è enorme, davvero anni luce.

In Italia accade spesso il contrario: c'è ancora una gran paura di confondersi con "gli altri", la presenza percepibile di una distinzione a priori. E poi soluzioni di governo certo diverse ma troppo spesso difficilmente distinguibili. Con ovvie conseguenze sulla costruzione del consenso: vedi l'annoso dibattito sulle alleanze.

La terza: l'obiettivo comune viene prima delle beghe interne, e quindi l'America, gli americani, il partito democratico valgono di più delle storie personali. Forse è vero che Michelle Obama ha guardato Bill Clinton senza entusiasmo, come i giornali italiani hanno prontamente evidenziato, ma intanto lì nessuno si è sognato di mettere in discussione l'esito della partita solo perchè avrebbe voluto giocarla in un ruolo diverso. Un confronto senza sconti, quindi, ma con la consapevolezza che si è sulla stessa barca e che a nessuno è consentito, mai, di dire "muoia Sansone con tutti i filistei".

Non ho nemmeno bisogno di dire cosa succede invece in Italia, di quanto spesso l'interesse del singolo partito venga messo prima dell'interesse della nazione, o l'interesse del singolo o del gruppo avanti a quello del partito e così via.

Insomma, c'è di che riflettere... (continua)

martedì 5 agosto 2008

2 agosto 1980

Anche quest'anno la manifestazione per l'anniversario della strage alla stazione di Bologna è stato un appuntamento importante.
E' vero, c'è un elemento di ritualità nel corteo, nel solleone, nei discorsi, persino nelle polemiche ricorrenti. Però al di là della ritualità è importante non dimenticare.
E in fondo ognuno di noi ricorda dov'era, quel fatidico 2 agosto del 1980, quando ha imparato con sgomento dell'esplosione alla stazione, e poi col passare del tempo e l'arrivo delle notizie, la rabbia di fronte alla strage terroristica. Io stavo riparando la rete di recinzione del campo di calcio della parrocchia, sono passati 28 anni ma lo ricordo ancora nitidamente.
Anche per questo sento che è importante andare alla manifestazione, e di fatto ormai non riesco nemmeno a pensare di essere in ferie il 2 agosto...

venerdì 1 agosto 2008

Il reparto ristrutturato e la fatica delle buone notizie

Tempo fa ero andato a visitare il reparto psichiatrico collocato presso l'ospedale Malpighi, o per dirlo in sigla, il SPDC (Servizio Psichiatrico Diagnosi e Cura) Malpighi. Con un certo eufemismo, diciamo che era evidente che il reparto richiedesse una manutenzione straordinaria, e lo sconforto del primario, il dr. Boncompagni, rapidamente divenne anche il mio. Collocato all'interno dell'Azienda Ospedaliera ma gestito dall'AUSL, frequentato dai pazienti della salute mentale ma non dal pubblico in senso ampio, il reparto correva il rischio di essere continuamente messo in fondo alle priorità. E invece, c'era davvero bisogno di intervenire.
Ieri, alla inaugurazione del risultato di lavori brillantemente eseguiti in pochi mesi, ho potuto spostare una voce del mio elenco mentale delle cose importanti da fare a quello delle cose già fatte. Per me vuol dire molto.
Lasciamo invece perdere la sproporzione fra gli allarmi di alcuni mesi fa, quando il reparto fu spostato a Villa Olimpia per consentire i lavori di ristrutturazione (con titoli che evocavano scontri, scavalcamento dei sindacati, sospetti di operazioni finanziarie e via dicendo) e i pochi centimetri quadrati dedicati sui giornali di oggi alla notizia che invece tutto è andato bene ed i pazienti hanno ora a disposizione un ambiente nuovo e molto ben attrezzato. Lasciamo perdere. Per fortuna che, almeno nella civetta del Comune, la notizia è visibile...

lunedì 21 luglio 2008

La salute al centro del programma

Sono intervenuto l'altro ieri all'Assemblea provinciale del PD. Il mio intervento completo è qui. Riporto di seguito un passaggio a cui tengo molto.

Sul tema della promozione della salute dei cittadini lasciatemi lanciare un messaggio forte, di cui andando avanti mi sto sempre più fermamente convincendo: mettiamo la salute al centro! E non lo intendo in modo rituale: chi, interpellato sull’importanza della salute, la negherebbe? Qui voglio dire facciamo della salute uno dei valori fondanti su cui aggregare le migliori energie dei cittadini del terzo millennio. I nostri padri e i nostri nonni hanno lottato per la libertà e la democrazia, e sono stati disposti a pagare dei prezzi in prima persona per ottenerle. Ora che le abbiamo, c’è la sensazione che nessuno sia più disposto a mettere nulla di sé a disposizione di un disegno più grande. Forse siamo tutti più egoisti, o forse dobbiamo essere capaci di individuare alcuni grandi valori su cui fondare le nostre comuni battaglie. Io credo che la salute possa essere uno di questi valori fondanti. Urbanistica, mobilità, ed altri temi, sono fondamentali ma sono mezzi: per arrivare dove? Ad una città più sana!

lunedì 14 luglio 2008

Addio, Roberto

Non è semplice accettare la morte, ed è ancora più vero quando giunge come un fulmine a ciel sereno. Con Roberto ci siamo visti mercoledì scorso, all'ufficio di presidenza della conferenza territoriale socio-sanitaria. All'uscita ci siamo fermati sotto il portico di via Finelli, a parlare del lavoro da fare, di una riunione da convocare e delle ferie imminenti.

Poi, ieri, la notizia della sua improvvisa scomparsa. Cosa dire di una persona che in questi anni ho avuto modo di conoscere e di apprezzare? Davvero, mancano le parole. Perciò qui dico solo questo: addio, Roberto.

giovedì 10 luglio 2008

Serafino e il Natale

Serafino è un consigliere comunale un pò pepatino a cui non manca il senso dell'umorismo. I nostri rapporti sono di solito improntati ad una simpatica conflittualità. Il mio sospetto è che Ofrio, da quando ha gettato la tonaca alle ortiche (prima infatti si chiamava Don Ofrio), abbia una vena troppo caustica, che lo rende poco sopportabile nella veste di consigliere, mentre come umorista ha un futuro davanti. Oggi infatti mi dedica un simpatico pezzo satirico sul Carlino, immaginandomi impegnato nottetempo a trovare titoli per le civette comunali.

Nel suo pezzo mi ha bruciato la civetta del 24 dicembre 2008, rivelando anzitempo alla stampa il titolo che avevo faticosamente messo a punto: "Domani è Natale". Inconfutabile, come i titoli di tutte le locandine comunali. Ma siccome a questo punto ormai è pubblico, fornisco a lui e a voi in anteprima mondiale l'intera locandina di quel giorno. Come vedete, è molto interessante... :-)

PS Per i disattenti: si scherza, e questa locandina è finta. Non si sa mai...

domenica 6 luglio 2008

Civette e Bolognini

Oggi Repubblica Bologna pubblica un corsivo di Aldo Balzanelli in risposta ad una mia mail, che invece non viene riportata. Non mi sembra un'omissione da poco: trovo scorretto che non venga fornita al lettore la possibilità di conoscere in modo da poter giudicare. L'ho scritto a Repubblica, e mi auguro che pongano rimedio.

Nel frattempo, visto che hanno evidentemente deciso di rendere pubblico un carteggio finora privato, mi pare corretto da parte mia rendere conto delle tre lettere intercorse: qui ci sono la mia mail ad Ezio Mauro di giovedì scorso, la risposta di Balzanelli che mi è giunta ieri, la mia ulteriore risposta mandata ieri sera a tarda ora, prima di leggere il giornale di oggi.

Lo faccio io per i pochi lettori del mio blog, nell'attesa di vedere come deciderà di comportarsi Repubblica nei confronti delle sue molte migliaia di lettori.

venerdì 4 luglio 2008

Bologna FC, una questione etnica?

Quando ho letto i giornali di stamattina ho fatto fatica a credere a quello che stavo leggendo. Temo però che sia vero. Ma andiamo per ordine.

L'altro ieri, interpellato dai cronisti sulle vicissitudini della vendita del Bologna, ho risposto: aspettiamo a vedere cosa succede, ma certo le sensazioni finora non sono positive. E poi, ridendo: certo, se ci fossimo presentati noi in quella maniera lì, i giornali ci avrebbero fatto le edizioni straordinarie fino a Tokyo. L'ho detto scherzando, ma non certo in senso positivo.

Perchè il problema non è vendere agli americani o ai bolognesi, ma sapere a chi si vende. Qualche settimana fa, sulla base delle poche informazioni disponibili sugli acquirenti della squadra, avevo fatto una ricerca in Internet e non avevo trovato molto. Il "sobrio" sito dell'avvocato Tacopina, da cui si deduce che si considera un superavvocato e che ama le cronache mondane (vedere a lato il titolo di GQ in home page), uno scarno profilo su Wikipedia (che peraltro in questo momento lo qualifica già "presidente del Bologna FC dopo il passaggio di proprietà da Alfredo Cazzola"!), i vari articoli in cui annuncia che sta per realizzare il suo sogno (cioè acquistare la Roma, essendo lui originario di quella città), le sue vicissitudini nella difesa di Amanda Knox e poco altro.

Ora, nulla da dire sull'avvocato Tacopina, ma è chiaro che ancora non si sa chi ci sia dietro, e quindi è molto difficile dare un giudizio su una vendita annunciata e peraltro non ancora conclusa. Per questo la mia battuta: se il Comune si fosse presentato in una qualsiasi operazione con un prestanome senza chiarire chi ci fosse dietro, ce ne avrebbero dette (eufemismo) di tutti i colori. Quindi ribadisco: spero che la questione si chiarisca in senso positivo, ma è evidente che al momento non è nè chiara nè positiva.

Dopodichè, il fatto che Alfredo Cazzola se la prenda coi politici che hanno fatto dichiarazioni preoccupate e misurate come la mia, come se da queste dichiarazioni potesse derivare alcunchè, mi pare solo un modo di mettere le mani avanti rispetto ad una conclusione su cui evidentemente comincia a nutrire lui stesso più di un dubbio.

Ma quel che è davvero incredibile, e che stento a credere, è che io (come altri) dovrei tacere in quanto portatore di un cognome "non bolognese". Siamo alla questione etnica?

Io sono nato e vissuto da sempre a Bologna, da padre campano e madre ligure, e porto il cognome che ho senza alcuna vergogna, fiero anzi dei sacrifici dei miei nonni e dei miei genitori che mi hanno aiutato ad essere quello che sono, e cercando ogni giorno di dare un contributo positivo alla mia comunità. E non aggiungo altro.

giovedì 26 giugno 2008

Lepida e la Community

Martedì scorso all’Arena del Sole la Regione ha presentato in grande stile la Community Network costruita attorno alla rete a banda larga Lepida, che connette e sempre più connetterà le pubbliche amministrazioni dell’Emilia Romagna.

L’idea di farsi una rete “in proprio” non è naturalmente l’unica possibile. Per di più, i rischi per un’amministrazione pubblica di uscire dal seminato tendono a crescere significativamente quando si diventa proprietari di un’infrastruttura che, come questa, sta sulla frontiera dell’evoluzione tecnologica. D’altra parte, si massimizzano anche le opportunità di innovazione e di risparmio: il problema per l’appunto è saper cogliere queste ultime ed evitare i rischi.

Tutto questo per dire che va dato merito alla Regione Emilia Romagna non tanto e non solo di aver sostanziosamente finanziato la rete Lepida, ma per il modo con cui ha impostato le cose, per aver condotto fin qui la vicenda con capacità e misura. L’enfasi messa sui servizi innovativi, l’aver scelto una modalità “leggera” per la società di supporto, l’attenzione ad una immediata valorizzazione delle opportunità di risparmio sono tutti elementi importanti.

E lo è soprattutto la Community Network, ovvero la strutturazione della partecipazione alle scelte da parte dei Comuni e degli Enti coinvolti nella rete. Apparentemente potrebbe sembrare solo buonismo partecipativo, ma in realtà è una premessa indispensabile per fare sul serio innovazione, che la Regione ha colto e che dovremmo riuscire ad affermare maggiormente anche a livello nazionale ed europeo.

Vi sono infatti due rischi opposti nell’introduzione dell’ICT nella pubblica amministrazione e nello sviluppo dell’e-government. Da un lato il rischio di un centralismo che confeziona soluzioni valide per tutti, che quindi in teoria realizza la massima economia di scala, ma che l’esperienza ci dimostra andare spesso tutt’altro che nella giusta direzione. Basti solo l’esempio dell’esperienza ormai ultradecennale della carta di identità elettronica per comprendere quanto male ci può fare un centralismo sordo alle richieste degli utilizzatori. Dall’altro lato il rischio dell’anarchia e dello spreco: ognuno si confeziona le sue soluzioni, con il bel risultato di sviluppare prodotti simili e magari incompatibili per fare le stesse cose.

Per questo la comunità degli utilizzatori è la chiave di volta per poter rendere reali parole come economie di scala, efficacia, standard comuni, interoperabilità. Non è buonismo, è realismo innovativo: peraltro l’80% dei servizi di e-government in Europa sono attualmente forniti dai Comuni. Le città devono essere quindi chiamate a giocare un ruolo di primo piano in questa partita, e la Regione Emilia Romagna ha fatto molto bene a farlo.

mercoledì 18 giugno 2008

Pensieri sulla civetta

Torno sulla civetta del Comune, che in questa fase di rodaggio sto seguendo con una certa assiduità, per condividere qualche pensiero.

a) Non è niente male vedere le edicole che espongono la locandina comunale e sentire le reazioni delle persone comuni (che sono tutte positive, o almeno quelle che riferiscono a me lo sono). Sulla strada che faccio abitualmente in scooter la mattina per recarmi in Comune incontro 5 edicole, e dopo i primi giorni ora tutte espongono la civetta.

b) E' interessante la ricerca della misura della notizia. Confesso di essere attirato dall'approccio minimalista, perchè anche dalle piccole cose si capisce che cosa succede, ma comunque si tratta di un mezzo con le sue caratteristiche e limitazioni, e va usato tenendone conto. A modo suo, è un esperimento di comunicazione.

c) Sono naturalmente grato a tutti gli edicolanti che espongono la nostra locandina, ma due persone meritano di essere citate.

Il primo è Giuseppe Marchica, segretario provinciale del maggior sindacato degli edicolanti, che ci ha aiutato nel percorso di costruzione dell'iniziativa: se adesso c'è un nuovo servizio comunale legato alle edicole, lo dobbiamo molto anche a lui.

Il secondo è Daniele Carella, capogruppo di Forza Italia in Consiglio Comunale e roccioso oppositore della nostra Amministrazione, che gestisce un'edicola "storica" a Porta San Vitale e che espone la locandina, dimostrando di saper distinguere fra il ruolo politico in Comune e quello di operatore professionale. L'ho già ringraziato di persona, ma voglio farlo anche pubblicamente.

sabato 14 giugno 2008

Un quiz sull'umorismo giornalistico

Voglio proporvi un quiz sull'umorismo di un importante quotidiano locale, che ogni mattina ci regala (si fa per dire) un sorriso in prima pagina: il "Bolognino" di Repubblica. Tra parentesi trovate già anche le risposte...

1) Da quanti giorni sono presso le edicole le "civette" del Comune di Bologna? (3)
2) Quante volte da allora il Bolognino si è dedicato alle civette? (3)
3) In questo modo quante volte ha ripetuto in prima pagina che "tutto questo ci costa 40 mila euro"? (3)
4) Quanto costano le civette? (100 euro al giorno circa fra stampa e distribuzione, più 10 mila iniziali per l'acquisto dei portalocandina)
5) Quante volte Repubblica ha detto in prima pagina, per fare solo un esempio, che sulla zanzara tigre siamo riusciti a migliorare il servizio risparmiando 1 milione di euro all'anno? (1, tra le righe)
6) Quanto costa una doppia pagina centrale a pagamento su Repubblica Bologna (in bianco e nero)? (40.440 euro)

Comunque spero che Repubblica continui a seguire le nostre civette: così comincerà a scrivere di notizie che finora ha per lo più snobbato.

domenica 1 giugno 2008

Bologn...A

Ebbene sì, sono interista, fin da bambino, un po' affascinato dall'Inter del 1971 e un po' per opposizione ad un padre ed un fratello juventino. Ma Bologna è la mia città, e come si può non gioire o soffrire per la "nostra" squadra? Da quasi 10 anni poi gioco nella squadra del Consiglio Comunale, ed è un onore portarne i colori rossoblù. Insomma, non rinnego l'Inter ma forza Bologna!

Morale della favola, oggi ero allo stadio anch'io, a godermi una festa bellissima (la partita un po' meno in verità, ma oggi non era la cosa più importante), con mio figlio di 8 anni che ormai è un grande appassionato. Sono perfino riuscito a fare una foto col cellulare al rigore segnato da Marazzina...

venerdì 30 maggio 2008

Screening, e poche storie

Sto rigirando fra le mani l'ultimo report arrivato sui risultati di due anni di screening sul tumore del colon-retto nel territorio dell'AUSL di Bologna. E sto pensando ai numeri.

220.725 inviti validi, 88.877 adesioni, 4.658 positivi al primo livello (sangue occulto fecale). Di questi: 869 colonscopie rifiutate, 971 dati ancora in elaborazione, 2817 colonscopie eseguite. E fra queste 247 diagnosi di cancro (che dovrebbero arrivare a circa 300 quando i dati saranno tutti elaborati).

Penso ai 247 che hanno ricevuto una brutta notizia, ma che in grande maggioranza si sono così potuti curare da un brutto cliente, che se fatto aspettare ti fa poi del male senza tanti complimenti.

Ma penso anche che, con questi numeri, avremo individuato per tempo 300 dei circa 1000 casi che avremmo potuto scoprire se l'adesione allo screening fosse stata completa. 700 persone che rischiano inutilmente la vita solo perchè hanno pigramente cestinato un invito fatto per tutelare la loro salute.

Ci sono altri dati interessanti: leggermente meglio l'adesione delle donne (41%) rispetto agli uomini (39%), meglio la bassa (44%) della città (38%), poche le differenze fra le diverse fasce d'età interessate (fra i 50 e i 70 anni). Ma il dato generale è che in effetti possiamo fare di meglio. Anzi, dobbiamo.

mercoledì 28 maggio 2008

Le ragioni di una continuità amministrativa

Sto leggendo sulle agenzie di stampa dichiarazioni di sindaci che auspicano una continuità amministrativa e la ricandidatura a Bologna del sindaco Cofferati.

Al di là del messaggio, che ovviamente non può che farmi piacere, mi sembra importante sottolineare le motivazioni portate, che partono dal lavoro fatto sul piano urbanistico e della mobilità, sulla pianificazione sociale e sanitaria, e così via.

Perché è di questo che abbiamo bisogno, di andare sulla concretezza dei temi, facendo un bilancio serio, con ottimismo ma anche senza trionfalismi, del lavoro svolto e dei risultati di questa amministrazione, e di ciò che occorre ancora fare.

La sensibilità degli amministratori è un importante punto di partenza, ed ora abbiamo bisogno di andare oltre, di confrontarci con la base e coi circoli del PD, con i cittadini, riscoprire insieme a loro il senso e la piena attualità delle ragioni di un secondo mandato amministrativo.

Ed è per questo che mi auguro, nel pieno rispetto per le scelte di natura personale, che l'autorevolezza del sindaco Cofferati possa essere ancora messa al servizio di un progetto di innovazione di Bologna che, partendo dal lavoro fatto in questi anni, abbia l'ambizione di coinvolgere sempre di più tutta la città.

domenica 25 maggio 2008

Arriva la civetta del Comune

Foto da Flickr by *Luana*Quando alcuni mesi fa un amico mi ha suggerito di mettere nelle edicole, accanto alle civette dei principali quotidiani locali, una civetta del Comune, l'idea mi è subito piaciuta: sono convinto che possa avere un ottimo rapporto prezzo/prestazione. E siccome di soldi ce ne sono davvero pochini, l'unica è affidarsi alle idee brillanti.

Da qualche tempo i preparativi erano quindi cominciati, e fra qualche giorno cominceremo, ma non ce l'ho fatta a fare del tutto la sorpresa: la notizia è trapelata, ieri ne ha scritto il Corriere. Per problemi vari oggi non sono riuscito a vedere i giornali, ma stasera ho letto on-line il commento acidino di Pierluigi Masini sul Resto del Carlino.

Per rispondere potrei fare un lungo discorso, ma preferisco fare solo un esempio, e sarei davvero interessato a sapere cosa ne pensa il commentatore del Carlino.

L'esempio è il ciclo di incontri dal titolo "Il tumore oggi", di cui trovate qui il programma. Diversi fra i migliori oncologi bolognesi, insieme a rappresentanti di associazioni e istituti impegnati in quel campo, informano e discutono coi cittadini un tema che purtroppo tocca molte famiglie da vicino. Le uniche occasioni di solito sono il colloquio personale col medico oppure il convegno scientifico, e volevamo offrire un'occasione in più: un'occasione da cittadini.

Ci sono già stati tre incontri. Io ho partecipato a tutti, e li ho trovati molto interessanti, in alcuni momenti perfino commoventi. Sono venuti i cittadini informati dal tam tam via mail, dai volantini distribuiti nelle farmacie e negli urp cittadini, raggiunti col passa parola. Inutile nasconderselo, la stragrande maggioranza dei bolognesi non sa dell'iniziativa.

Avevo chiamato per tempo alcuni importanti quotidiani, e prima di tutti il Carlino, informandoli dell'iniziativa e suggerendo una certa attenzione. Resto convinto che ci sarebbero lettori interessati a leggere le cose che vengono raccontate in quegli incontri. Ora, qualcuno sa indovinare l'esito delle mie raccomandazioni? O vuol sapere quanti comunicati stampa, ogni volta che c'era una nuova serata, sono stati serenamente ignorati dai giornali? Lo potete immaginare...

Non mi sto lamentando: prendo solo atto che i giornali hanno il pieno diritto di decidere quali notizie pubblicare e quali ignorare. Qualcun altro è bene però che prenda atto che i cittadini hanno diritto ad essere interessati anche a cose che non interessano i giornali. E vorrei provare a fare qualcosa in più per informarli. Tutto qui.

mercoledì 14 maggio 2008

Su due ruote

Moto e bicicletta come passione, o come necessità per muoversi in mezzo al traffico, o ancora come cartina di tornasole per intravedere non solo i pregi ma anche i difetti della società in cui viviamo.

E allora, pescando solo dagli ultimi giorni, alcune menzioni d'onore.

Al terzo posto, nella categoria accoglienza agli immigrati, il ciclista che l'altro ieri è passato col rosso all'incrocio fra via Stalingrado e via Creti. Nella sua tuta di gara, ha cominciato a fare lo slalom fra le macchine che stavano passando (col verde), e siccome ha dovuto dribblare anche un lavavetri che era in mezzo all'incrocio, gli ha fatto un gran urlo: della serie, spostati parassita che io devo passare col rosso.

Al secondo posto, nella categoria risparmio energetico, uno scooterista che ho avuto a fianco lunedì scorso lungo lo stradone via Gandhi - Tolmino - Sabotino. Guidava un Sh 150, e ad ogni semaforo rosso spegneva il motore, per poi ripartire di scatto anche sull'abbrivio del motorino di avviamento. Al primo semaforo rosso mi sono incuriosito, al quarto ho capito che era proprio un'abitudine. Mi è rimasta la curiosità di sapere il motivo: forse il costo della benzina è salito al punto da indurre anche questo tipo di risparmio? O è per diminuire l'inquinamento? Boh.

Il primo posto, nelle categorie sicurezza stradale e amore per gli animali, va indubbiamente al guidatore dello scooter che potete vedere nella foto scattata a Porta Castiglione venerdì scorso. Ciclomotore 5o cc, bambino sul sellino posteriore, cane in mezzo ai piedi (se guardate bene nella foto lo vedete). Naturalmente doveva sembrargli una situazione assolutamente sicura, perchè poi è partito a razzo facendo lo slalom in mezzo alle auto con assoluta tranquillità.

Facendo il mestiere che faccio, mi capita spesso di incontrare personaggi che eufemisticamente potremmo definire pittoreschi. Sono sempre stato convinto che il Comune sia un po' un catalizzatore capace di attrarre le persone più strane da ogni dove. Ma anche girando per strada e guardandosi intorno, se ne vedono parecchi anche allo stato brado...

lunedì 12 maggio 2008

Sulle antenne e sui campanili

Un quotidiano cittadino trova intrigante che un "assessore cattolico" chieda di installare un'antenna per cellulari sul campanile di una chiesa. Omette però di spiegarne il motivo, e vorrei rimediare alla dimenticanza.

I cittadini di solito gradiscono i cellulari ma non le antenne. Il Comune in passato si è limitato a svolgere burocraticamente il suo compito, autorizzando le richieste entro i limiti di legge (6 V/m nelle case). Ma così, tante delle 322 antenne installate fino al 2004 si avvicinano molto al limite, anche quando erano possibili scelte diverse meno impattanti.

Per questo dal 2004 abbiamo scelto di uscire da una posizione burocratica di comodo, creando un tavolo dove si cerca tutti insieme (compresi i comitati di cittadini) la soluzione migliore: noi non possiamo legalmente rifiutare un'antenna, ma metterla nel posto più idoneo sì. Non è quindi un caso che in questi ultimi anni delle 56 antenne autorizzate solo 8 siano "critiche", 8 "medie" e ben 40 "buone".

Il ruolo attivo del Comune ha spinto anche altri Enti a rivedere posizioni del passato in cui, per evitare guai, rifiutavano comunque di ospitare le antenne, anche se poi finivano per essere messe in posizioni più critiche.

Un gestore telefonico ci chiede di installare un'antenna in via Gigli, e le simulazioni ci mostrano che alla massima potenza il campo si avvicinerebbe ai 6 V/m in molte case. Nei mesi scorsi abbiamo cercato inutilmente alternative ottimali. Sul campanile di Chiesanuova le punte massime sarebbero entro i 3 V/m.

Sulla base di questi dati, è mio dovere considerare questa ipotesi, come è nel pieno diritto della proprietà decidere come comportarsi. Questo è il motivo per cui ho chiesto alla Curia una disponibilità a valutare questa ed altre situazioni. Come ha ricordato Mons. Vecchi, la Curia deciderà se concedere una deroga motivata alla prassi di non mettere antenne sui campanili.

Come si vede, l'unico scopo è tutelare al meglio la salute dei cittadini, nel pieno rispetto delle finalità delle strutture.

[mio intervento pubblicato su Avvenire Bologna 7 il 11.05.2008]

giovedì 8 maggio 2008

Tumori, se ne parli

Era un po' una scommessa, portare i clinici e gli esperti a parlare ai cittadini su "Il tumore oggi". Ieri la prima serata, e per chi è venuto c'è stata l'opportunità di partecipare ad un incontro che a me è sembrato davvero molto utile.

Non posso qui fare un resoconto completo, ma è stato intessante ascoltare Angelo Martoni che ha introdotto spiegando che i tumori sono in aumento ma la mortalità è in calo; Stefano Ferrari parlare di come nell'osteosarcoma in 30 anni si sia passati dalla certezza dell'amputazione con una sopravvivenza inferiore al 5% ad una chirurgia non distruttiva e una sopravvivenza ormai al 70%; Alba Brandes illustrare i progressi nella cura di vari tumori, da quello al seno a quello al cervello; Roberto Lemoli spiegare come si sia passati da una sopravvivenza praticamente nulla per le leucemie al 55% per le leucemie mieloidi acute con trapianto di midollo, ed in alcuni casi particolari fino al 95% dove si è trovato il farmaco davvero idoneo; il tutto con la attenta conduzione di Giovanni Frezza. E ancora le testimonianze di Franco Pannuti per l'ANT, di Giancarlo De Martis per la Fondazione Seragnoli, di una rappresentante della LILT, le domande del pubblico...

Una serata utile per discutere da cittadini, e quindi in un ambito non sanitario, di un tema importante e con cui tante persone sono chiamate a confrontarsi. Un tema di cui non è sempre facile parlare. Ma vale la pena. La poesia di un ex malato di cancro letta da Angelo Martoni ieri sera era intitolata proprio così: "Se ne parli".

giovedì 1 maggio 2008

Pedonalizziamo!

Nel 1984 i bolognesi si sono espressi per la pedonalizzazione del centro storico, che non è stata poi attuata. Ci siamo detti che, a distanza di anni, si sarebbe dovuto procedere con gradualità e partendo da alcune zone. Stiamo finalmente iniziando con la zona universitaria.

L'esigenza di salute di questa città, l'aria che respiriamo, le malattie a cui esponiamo noi stessi e i nostri figli ci impongono di agire, di cominciare davvero a cambiare stile di vita e modo di fruire della città.

Se qualcuno ha voglia di dare suggerimenti sulle modalità, discutiamone: le critiche costruttive credo debbano essere sempre salutate come un contributo positivo.

Ma dire semplicemente no, continuare a lisciare il pelo a quella parte di noi stessi che ha paura di cambiare, mi sembra francamente molto deludente. Che vogliamo aspettare? 24 anni di attesa non sono abbastanza?

martedì 22 aprile 2008

Alitalia, addio

Inutile dire che non sono contento del risultato elettorale che riconsegna la guida dell'Italia a Berlusconi. Non sono contento soprattutto per l'Italia, che temo dovrà pagare un prezzo alto a questa scelta degli elettori. E il ritiro dell'offerta di acquisizione di Alitalia da parte di Air France è già il primo segnale, o meglio il primo prelievo dalle tasche degli italiani.

Nei giorni scorsi ho seguito con grande disagio il dibattito nazionale sul futuro di Alitalia. Per quanto si possa criticare il percorso disegnato dal governo Prodi, si deve riconoscere che alla fine si era palesato un acquirente solido e credibile come Air France. Sul tema io la penso semplicemente così: a quel punto l'offerta di Air France era da accettare, punto e basta.

Invece ne abbiamo sentite veramente di tutti i colori: che se prevaleva Air France avrebbero privilegiato il turismo francese rispetto a quello italiano, che Malpensa sarebbe stata automaticamente votata alla rovina, che i sacrifici occupazionali erano inaccettabili, che dovevamo difendere l'italianità della compagnia, ed anche che se emergeva una cordata italiana con un offerta migliore anche solo di un euro sarebbe stata da preferire.

Chi ha seguito il dibattito sa che quasi tutte le sciocchezze sopra riportate sono state dette da Berlusconi e dal centrodestra. Quasi: qualcuna è stata detta anche da parte nostra. Come si fa a pensare che sia preferibile una cordata italiana solo per una questione di prezzo, quando è evidente che non c'è in Italia una compagnia aerea nemmeno lontanamente paragonabile in quanto a competenze e solidità ad Air France/KLM? E vogliamo parlare del lungimirante ruolo svolto dal sindacato anche in questa occasione? Davvero, c'è da far loro i complimenti...

Morale della favola: da parte nostra un'eccessiva timidezza, da parte sindacale un'ottusa mancanza di lungimiranza, da parte di Berlusconi e del centrodestra quintali di populismo e la bocciatura dell'unica soluzione veramente sensata che era rimasta sul tappeto. Un trionfo...

Adesso Air France ha preso commiato, e Alitalia purtroppo finirà male.

giovedì 10 aprile 2008

Il mio appello al voto

PD In queste ore, com'è naturale, si moltiplicano gli appelli al voto, e anch'io voglio fare il mio. Capisco che sia scontato da parte mia chiedere il voto per il Partito Democratico. E per chi ieri sera era in piazza Maggiore e ha sentito parlare Veltroni, non ho bisogno davvero di aggiungere altro.

Credo però che sia importante dirlo: pur con tutti i suoi limiti, il PD è l'occasione concreta per costuire sui valori in cui credo una proposta innovativa capace di guidare il cambiamento di cui l'Italia ha tanto bisogno.

In un finale di campagna elettorale che si sta incattivendo, il problema però non è il folklore, ma la mancanza di senso dello stato, gli ammiccamenti alla criminalità organizzata, la mancanza di scrupoli... Tutte ragioni in più per votare PD!

mercoledì 9 aprile 2008

Nuovi servizi per la cremazione

Ieri si è tenuta una commissione consiliare per discutere, su mia richiesta, del nuovo polo crematorio presso il cimitero. Per una curiosa coincidenza, lo stesso giorno mi è giunta la lettera di una cittadina che si lamenta del servizio inerente la cremazione. Oggi purtroppo solo "Il Bologna" rende conto di quanto detto ieri in commissione. Comunque ho scritto la risposta alla signora, che riporto qui di seguito.

Gentile Signora, rispondo, come assessore comunale competente in materia cimiteriale, alla sua lettera inviata al Resto del Carlino che ci ha inviato in copia.
Lei segnala l'inadeguatezza dell'attuale servizio di cremazione, e onestamente non posso darle torto. Stiamo lavorando per dare anche a Bologna un servizio all'altezza, anche in considerazione del fatto che sempre di più i bolognesi fanno questa scelta per i loro defunti: l'anno scorso un terzo dei residenti defunti sono stati cremati.
Proprio ieri pomeriggio, su mia richiesta, si è riunita la Commissione consiliare competente per esaminare il progetto del nuovo polo crematorio, e per assumere un orientamento fra le due opzioni tuttora possibili, e cioè se collocarlo ancora in Certosa riqualificando gli spazi attuali oppure se costruirlo ex novo presso il cimitero di Borgo Panigale.
Come vede quindi stiamo procedendo, ma voglio brevemente riassumerle i motivi per cui questo percorso sta prendendo più tempo di quanto sarebbe stato desiderabile.
Il Comune di Bologna ha scelto, nel 2002 (con sindaco Guazzoloca), di affidare il servizio cimiteriale ad Hera. Dopo l'affidamento di tutta la gestione dei cimiteri, ci si è accorti che sulla cremazione una concessione era già in corso nei confronti della Socrem. Per risolvere il potenziale conflitto, si diede quindi vita ad una società mista, che si chiama per l'appunto HeraSocrem. La concessione ad Hera prevedeva peraltro un ammontare di investimenti sul cimitero per i primi 7 anni (2003-2009) di circa 12 milioni di euro. In realtà, stime effettuate successivamente (durante il presente mandato) hanno mostrato che per la manutenzione straordinaria urgente ci sarebbe stato bisogno di una cifra circa doppia, e le assicuro che purtroppo basta fare un giro nei nostri cimiteri per farsi un'idea di quanto lavoro ci sia ancora da fare per riportarli all'opportuno decoro.
Visto che il contratto con Hera stipulato nel 2002 non prevede le risorse necessarie per procedere efficacemente, e considerato che Hera ci ha formalmente segnalato di non essere più interessata alla gestione cimiteriale, da oltre un anno ci siamo orientati a togliere la concessione ad Hera per trasferirla ad una nuova società di gestione. Il complesso percorso formale avviato in questo senso dovrebbe essere ormai alla conclusione, e nelle prossime settimane mi auguro quindi di poter portare la delibera in Consiglio Comunale. Appena avremo la nuova società cimiteriale installata, una delle massime priorità sarà la messa a punto del nuovo polo crematorio, su cui nel frattempo stiamo finendo di definire il progetto come la Commissione consiliare svoltasi ieri dimostra. Aggiungo che nei mesi scorsi abbiamo emesso un'ordinanza sulla cremazione per disporre l'utilizzo di feretri e materiali ecocompatibili, ai fini di minimizzare le emissioni ambientali dei forni, a dimostrazione di un'attenzione che non è mai comunque venuta meno sul tema di cui stiamo parlando.
Un'ultima osservazione riguardo il ruolo dell'associazione Socrem. Nata oltre un secolo fa per battersi per la possibilità di essere cremati, vinta la sua battaglia da alcuni decenni ha mutato il proprio ruolo, che oggi la vede attiva, oltre che nei confronti dei propri associati, nell'operatività del servizio di cremazione a Bologna. Socrem da tempo chiede che il Comune affidi a loro l'esclusiva del servizio di cremazione. Ma, come ho detto a loro anche pubblicamente, mentre sono certo che continueremo a riconoscere loro un ruolo nel futuro scenario in via di definizione, non mi sento oggi di scorporare il servizio di cremazione dal complesso dei servizi cimiteriali: si tratta di un asset strategico in prospettiva futura, di cui non mi pare giusto privare la società comunale che fra pochi mesi comincerà a gestire i servizi cimiteriali.
Spero di averle così spiegato non solo i processi in corso, ma anche le ragioni per cui ho ritenuto di tutelare l'interesse pubblico mettendo in fila le questioni coinvolte nei termini che le ho illustrato. Ormai siamo alla conclusione di un percorso lungo e faticoso, e quindi a breve potremo chiedere a chi gestirà il cimitero di procedere con la massima priorità alla costruzione del nuovo polo crematorio e alla ristrutturazione dei servizi inerenti la cremazione.

Cordiali saluti.