Provo a fare il punto della situazione dopo venti giorni in cui sono successe davvero molte cose.
Comincio dicendo che la decisione del sindaco Sergio Cofferati di non ripresentarsi per motivi familiari va rispettata, punto e basta. Mi sarebbe piaciuto però che ci fosse stato il tempo, fra la presa d'atto della sua scelta e il via alle candidature per le primarie, per una fase di riflessione, ascolto e dialogo nel PD e nella città che purtroppo è invece mancata.
Il sindaco, con l'invito ai vertici del PD ad individuare il suo successore entro un giorno, immagino ritenesse preferibile un fulmineo avvicendamento, mentre secondo me era meglio correre il rischio di una fase di incertezza pur di avere il tempo per prendere atto della nuova situazione e provare a costruire dal basso ipotesi condivise di soluzioni per il futuro.
Detto questo, va dato atto ai vertici del partito, ed in particolare a Salvatore Caronna, di aver abbracciato con chiarezza la strada della consultazione primaria. "Decideranno in molti e non in pochi, la scelta del candidato avverrà con una procedura trasparente e chiara e non dall'alto" ha detto Caronna il 10 ottobre. Ed ha aggiunto, ed anche questo lo condivido, che è maturo il tempo perchè la candidatura sia espressione della classe dirigente del PD bolognese e che ci sia un passaggio generazionale.
Ora ci troviamo con quattro candidati alle primarie ed occorre comprimere in questo mese e mezzo la fase di ascolto e confronto ed il percorso di scelta delle idee e del candidato. Credo che il modo giusto per farlo sia quello di vivere queste primarie per quello che dovrebbero essere: un sano e sereno confronto fra opzioni (non avversari) ed idee, aperto e trasparente, col pieno rispetto di tutti e dunque senza timore di dire come la si pensa, una grande occasione per coinvolgere tanti cittadini. E con la consapevolezza comune che un minuto dopo l'esito saremo tutti compatti a sostenere il candidato che emergerà da questo processo democratico.
Venendo ai quattro candidati, premetto che ho il privilegio di averli conosciuti tutti da vicino, di aver motivo di stima per tutti e quattro, di essere in ottimi rapporti con tutti loro. Non è una frase di circostanza. Con Flavio e Maurizio siamo stati consiglieri comunali nel mandato precedente, e Virginio era allora presidente di quartiere. Fare opposizione insieme è un percorso che tempra ed unisce. In particolare con Flavio abbiamo lavorato fianco a fianco nello stesso gruppo per la comune appartenenza allo stesso partito. Maurizio, per dire, è il capitano della squadra di calcio del consiglio in cui gioco da ormai quasi dieci anni. Nella preparazione del 2004 ho conosciuto Andrea, e l'ho aiutato nella "mission impossible" di vincere a S. Stefano mettendogli a fianco le migliori intelligenze di cui disponevo. E poi naturalmente questi anni (complicati, accidenti, ma anche costruttivi) di lavoro fianco a fianco con Virginio nella giunta Cofferati.
Dovendo fare una scelta fra loro, mi pare innegabile che Flavio e Virginio siano quelli con una maggiore esperienza amministrativa. E fra i due, vedo meglio Flavio come specialista (valentissimo economista, con una grande esperienza al bilancio e alle finanze di Comune e Regione) e Virginio come generalista (presidente di quartiere per dieci anni al Savena, poi con la delega all'Urbanistica in questo mandato che ha portato alla costruzione del PSC). Se stessimo parlando di un incarico di governo sui temi dell'economia, anche ad altissimo livello, direi senz'altro Flavio. Ma dobbiamo individuare il miglior candidato a sindaco, e per questo - senza nulla negare ai meriti degli altri - la mia preferenza va a Virginio.
Io vengo dal quartiere Savena e conservo là il mio radicamento territoriale. Conosco molti cittadini che hanno stimato Virginio come presidente di quartiere e sono felici di poterlo sostenere in questa candidatura. Il fatto che abbia lasciato un bel ricordo mi pare un ottimo punto di partenza.
La posizione espressa da Virginio sul lavoro della giunta di cui entrambi facciamo parte mi convince pienamente: continuità sulle cose buone che riteniamo di aver correttamente impostato o realizzato, e al tempo stesso capacità di autocritica sui temi dove possiamo fare di meglio. Ho detto da sempre che dire che va tutto bene (o tutto male) è per forza sbagliato. Occorre l'intelligenza di riconoscere i punti di forza e quelli di debolezza, valorizzare i primi e modificare i secondi.
Sulla partecipazione Virginio ha le carte in regola, avendo gestito il processo partecipato relativo all'urbanistica che, a mio avviso, è stata una delle esperienze più avanzate condotte in questo mandato - insieme al tavolo sull'elettrosmog che ho gestito io, consentitemi di aggiungere - e che rimane un esempio da estendere ad altri campi.
Dobbiamo lasciarci alle spalle le vecchie appartenenze e ragionare sul nostro futuro. Sono convinto che Virginio abbia davvero a cuore la costruzione del "nuovo" PD, con il rispetto delle sue diverse ispirazioni e sensibilità, e soprattutto con la tensione ideale a guardare avanti.
Sono passate poche ore da quando la mia posizione sul tema primarie è stata espressa pubblicamente, nel giornale di stamattina. Ho incontrato e parlato in queste ore con diverse persone che sento vicine, e che hanno fatto o si accingono a fare scelte diverse dalla mia in vista delle primarie. Ci siamo salutati e parlati con immutato affetto e rispetto reciproco. Sono queste cose che, più di tante altre, mi fanno sentire orgoglioso di essere parte di questa storia.
giovedì 30 ottobre 2008
Io e le primarie del PD
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