martedì 28 dicembre 2010

No, non mi ci riesco ad abituare

Per piacere non venitemi a raccontare che ci si abitua a tutto, non è vero. Evitate anche di dire che i politici sono tutti uguali, è falso ed è un modo per compiacere i peggiori. Sarebbe bene anche astenersi dai luoghi comuni come il fatto che ogni mondo è paese, che si stava meglio quando si stava peggio e via discorrendo.

L'Italia scivola al 67° posto nell’indice sulla corruzione stilato, come ogni anno, dall’ong Transparency International, meglio di noi anche il Ruanda. Libertà di stampa, Italia 49.ma per Reporters sans frontieres, alla pari con il Burkina Faso. Continuano ad arrivarci queste indicazioni da chi ci guarda da fuori. Normalmente vengono accolte da sospiri o sorrisetti.

Intanto in questi giorni, dopo aver archiviato per ora il calciomercato dei parlamentari, le ultime notizie ci regalano pagine appassionanti. Si spazia da presumibilmente finte indiscrezioni su finti attentati a spericolate arrampicate sugli specchi, ovviamente presunte, sul modo di riuscire a dire che una legge fatta per affermare una diversità davanti alla legge non contrasterebbe col principio costituzionale per cui davanti alla legge tutti i cittadini dovrebbero essere uguali. Insomma, forse si riuscirà a dimostrare che il cavallo bianco di Napoleone è nero.

Nel frattempo, la volgarità regna sovrana. Avete dubbi? Andate su Google immagini e scrivete "prima pagina libero". Ecco alcuni titoli: "Bel pirla", "Quei froci degli spagnoli", "Obama abbronzato, embè?", "In mano a imbecilli", "Il guaio è la gnocca", "Ecco il Soviet", "Veronica velina ingrata", "Vincono i rompiballe", e così via. Il titolo di oggi è "I falliti attaccano Libero". E vabbè...

E poi, vedere la politica da vicino non è necessariamente un vantaggio. Certo, in politica ci sono per fortuna anche persone oneste che cercano di fare del loro meglio, e nella mia esperienza è più facile conoscerle di persona che arrivare ad individuarle dalla lettura dei giornali. Ma avendo notizie di prima mano si moltiplicano anche le fatiche. Capita infatti di vedere agnelli mascherati da lupi e lupi mascherati da agnelli, buoi che danno del cornuto all'asino (molto spesso), irresponsabili che si cimentano in continui "gesti di responsabilità", un frullatore di "valori fondanti" che durano lo spazio di un mattino, lo "spirito di servizio" o addirittura l'amore talmente citati da tali mostri e vampiri che agli onesti che ce l'hanno per davvero passa quasi la voglia di parlarne.

Bene, io rivendico il mio diritto a non abituarmici. Dopo un anno, questo 2010, davvero faticoso, è troppo facile e del tutto irrealistico augurarci che il 2011 ci porti la soluzione di tutti i problemi: non succederà, è chiaro. Ma un po' più di verità, questo sì, voglio davvero augurarmela, insieme con il diritto di indignarsi anche di fronte alla reiterazione dei misfatti. Se misfatti sono, tali restano. E un po' più di verità sarebbe già un primo passo...

giovedì 28 ottobre 2010

L'importanza di mantenere la parola data

Le esitazioni e le tentazioni di questi giorni, successivi al ritiro di Maurizio Cevenini, mi fanno tornare in mente un episodio dei primi del giugno 2003.

I partiti dell'Ulivo nei mesi precedenti avevano faticosamente costruito un percorso per la scelta del candidato sindaco alle elezioni del 2004, dialogando con un insieme di associazioni: erano gli anni dei girotondi e i partiti dimostravano così apertura alla società civile. Alla fine avevamo definito insieme non primarie ma un'assemblea con regole precise nella composizione, nei meccanismi per le candidature, nel sistema di voto. Tutti d'accordo? Tutti d'accordo.

Improvvisamente emerse l'ipotesi della candidatura di Sergio Cofferati. Ma insieme alla sua disponibilità ci fece sapere che doveva ricevere una richiesta unanime da parte dell'Ulivo, senza la bega di sottoporsi al voto di un'assemblea con altri candidati. Ne discutemmo in una lunga riunione di sei ore ai primi di giugno nella piccola sede di via Caldarese, assediati dai giornalisti che non capivano il perché del prolungarsi dell'incontro. Io allora ero segretario della Margherita e la responsabilità del prolungarsi della riunione fu mia.

Il motivo è presto detto: io credevo allora come credo oggi che una delle ragioni che allontanano i cittadini dalla politica sia la sensazione che i criteri adottati siano funzionali a scelte decise altrove e fatte sulla base di ben altre motivazioni. Quando i criteri cambiano in corsa la finzione emerge in modo palese.

Quando ad esempio un politico dice che ci vuole una donna, il più delle volte non lo pensa in generale ma lo dice perché ha in mente una ben specifica candidatura femminile. Così di volta in volta serve un giovane, no serve un saggio, serve un amministratore già sperimentato, no serve un candidato civico, serve uno dei migliori, no serve un candidato popolare, serve un cattolico, no serve un laico, dalle primarie non si torna indietro, no potremmo anche non farle. Cosa ne deduce un cittadino? Che lo si sta prendendo in giro. Possiamo dargli torto?

Per questo quel 6 giugno 2003 io ero contrario a cancellare con un colpo di spugna il percorso assembleare che avevamo faticosamente definito. La mia proposta fu semplice: Cofferati si candidi all'assemblea, accettandone le regole. Impossibile. La maggior parte degli altri segretari di partito voleva dire sì e basta. Non solo, le associazioni con cui avevamo condiviso il percorso ci fecero trovare una lettera, in cui in sostanza dicevano ai partiti: non sarete mica così biechi da chiedere a Cofferati di sottoporsi all'assemblea? Quella che per loro era nata come lo strumento per non delegare ai soli partiti la scelta del candidato, ora pareva essere un tritacarne e un modo di ostacolare l'arrivo del messia. Incidentalmente, si noti che diverse di quelle associazioni anni dopo osteggiarono duramente il "paracadutato" Cofferati.

Insomma, in quella riunione ero piuttosto solo. Cofferati non accetterà mai, mi dicevano, e sarà un disastro. Ora non voglio farla lunga, alla fine l'assemblea restò in piedi ma senza altri candidati (ricorderete che per un bel pezzo Cofferati andò in giro dicendo di essere "candidato a candidato") ed io quel giorno segnalai la mia insoddisfazione per il compromesso raggiunto con un'astensione. L'astensione fece ovviamente scalpore, fu interpretata sui giornali come un segno di "divisione", quasi nessuno si prese la briga di scriverne il motivo.

Ma qui non mi interessa la rievocazione. Voglio parlare al presente. Il segretario Donini ha detto che si sarebbero fatte le primarie, lo statuto e i regolamenti fissano le regole per la partecipazione, chi vuole e raccoglie le firme necessarie può candidarsi. Ha detto anche che in presenza di più candidati del Pd, il partito sarebbe stato arbitro e non parte. Bene, da lì non si può tornare indietro. Ben vengano dunque candidati civici, migliori, briscoloni di ogni genere, ma nelle regole che il Pd e la coalizione si sono dati. Senza eccezioni per nessuno.

Se si candida qualcuno di talmente autorevole che tutti si riconoscono nella sua candidatura, sarà l'assenza di altri candidati a segnalarci che quel candidato è unico. Mentre l'aspirazione ad essere candidato unitario è giusto che ci sia in tutti, ma è appunto vincendo le primarie che si diventa il candidato unitario della coalizione.

Lo so, c'è chi dice che più candidati del Pd sarebbero un segno di divisione ed evoca il 1999, e c'è chi dice che servono candidati unici. Magari a dirlo sono persone che hanno votato i regolamenti e gli statuti che prevedono le primarie con più candidature, e che in altri momenti hanno invocato "finalmente" primarie vere. Lo so che lo dicono, e non mi sorprendo affatto, per tanti tenere fede agli impegni presi è solo una delle opzioni possibili. Però hanno torto.

Il ritiro di Cevenini può giustificare un rinvio, ma non si può tornare indietro. Se qualcuno stesse pensando di fare pasticci, sappia fin d'ora che c'è chi non è d'accordo. E soprattutto non si venga poi a dire che eravamo tutti d'accordo, che la responsabilità è di tutti. Come per la scelta di Delbono, non è vero che siamo tutti ugualmente responsabili. Basta lacrime di coccodrillo. Ricordatevelo dunque. Cambiare le carte in tavola? Not in my name.

sabato 2 ottobre 2010

Addio, Paolo

Stamattina la notizia della prematura scomparsa di Paolo Zucchelli mi ha colpito come una frustata. Paolo è uno dei clinici che ho sentito più vicino nei miei anni alla sanità del Comune di Bologna, una delle persone da cui ho imparato di più e che ho apprezzato dal profondo del cuore.
Ha fatto tantissimo in particolare per il settore della raccolta del sangue e dei donatori, un campo cruciale per salvare tante vite ogni giorno negli ospedali dell'Emilia Romagna e di tutta Italia. L'ultima grande soddisfazione che avevamo condiviso e su cui avevamo collaborato era stata l'inaugurazione della splendida Casa del Donatore di Sangue dell'Avis all'Ospedale Maggiore.
Ma non posso qui mettermi a fare l'elenco delle tante cose belle fatte da Paolo Zucchelli, sono davvero troppe, o dei molti progetti su cui avevamo lavorato fianco a fianco. La cosa certa è che non lo dimenticherò, e sono certo che siamo davvero in tanti che non lo dimenticheremo.
Addio, Paolo, e grazie per tutto.

martedì 28 settembre 2010

Giovanni Bersani se lo merita davvero

Da Bruxelles, dove sono per lavoro in questi giorni, ho letto della proposta del conferimento del Nobel per la pace a Giovanni Bersani e delle tante adesioni che la proposta sta raccogliendo. Chi mi conosce sa che diffido in generale delle adesioni unanimistiche, ma in questo caso non posso che dichiararmi davvero e profondamente d'accordo con la proposta. E' stata la mia reazione immediata, che confermo dopo essermi chiesto perche' la trovo davvero cosi' convincente, ed e' un pensiero che voglio condividere.
Certo, Giovanni Bersani e' una persona che ha ricoperto incarichi importanti e prestigiosi, che ha contributo con la lotta e con l'impegno alla (ri)costruzione del nostro paese, che ha aiutato a dare una prospettiva di casa, lavoro, dignita' ed impegno a tante persone sul nostro territorio e in paesi lontani, che ha saputo andare oltre le cariche e le onorificenze continuando ad impegnarsi ogni giorno sul piano sociale e volontario, che dall'alto della sua ormai veneranda eta' ci da' ogni giorno una lezione di lucidita', di umilta', di impegno.
Sono tutte cose vere e probabilmente sarebbero gia' piu' che sufficienti, eppure sento che c'e' qualcosa di piu'. Me lo sono chiesto, e la risposta che mi sono dato, il motivo che corona il ragionamento e mi convince in pieno, e' costituito dal suo interesse profondo per le cose che accadono sia vicino che lontano, dalla sua passione per il merito delle proposte possibili e dell'azione conseguente su cui attivarsi. Una passione viva e concreta, che riscontro ogni volta che ho la fortuna di parlargli, e che purtroppo non e' cosi' facile trovare al giorno d'oggi nella nostra classe politica e non solo.
Per questo abbiamo tanto da imparare da Giovanni Bersani.
Per questo sono orgoglioso di essergli amico.
Per questo approvo e sostengo la sua candidatura al Nobel per la Pace.

giovedì 23 settembre 2010

Un nuovo modello di assistenza agli anziani, un progetto da continuare e sostenere

Oggi sono intervenuto all'istruttoria sul welfare promossa dal Comune di Bologna.
Di seguito il testo del mio intervento.

Grazie dell'invito. L'argomento è ampio e potrei parlare di molte cose, anche in ragione della responsabilità che ho avuto come amministratore in questo ambito. Preferisco però limitarmi ad alcune affermazioni di principio per poi concentrare il mio contributo su un tema specifico che ritengo meriti un'attenzione maggiore.

La riforma dei servizi sociali varata dalla Giunta di cui ho fatto parte si basava, o a mio avviso doveva basarsi, su alcuni capisaldi, che vorrei brevemente richiamare.
a) Il decentramento: è l'elemento che è emerso con maggiore evidenza. Ora, è certamente importante portare i servizi il più vicino possibile al cittadino, ma il decentramento non può essere inteso come uno scaricare pari pari i problemi sui quartieri. Se la riforma viene percepita solo lungo l'asse del decentramento è chiaro che si corre il rischio di perdere altre dimensioni importanti.
b) L'integrazione è un altro fattore fondamentale: anzitutto l'integrazione fra sociale e sanitario, con un recupero di un rapporto di piena collaborazione con l'AUSL, ma anche con gli aspetti educativi (realizzata per ora solo nel Comitato di Distretto) e in prospettiva ancora più ampia protesa ad abbracciare settori come la casa e così via. L'ottica che mette al centro il cittadino ci richiede di guardare ai bisogni della persona in modo complessivo, senza spezzettarli lungo le esigenze organizzative della pubblica amministrazione.
c) Ma il terzo non meno importante elemento è la separazione fra le funzioni di gestione da un lato e quelle di indirizzo, pianificazione e controllo dall'altro. E' una distinzione utile al rapporto fra la politica e la macchina amministrativa, ma non soltanto. E' un errore grave continuare a pensare che chi gestisce debba anche pianificare e controllare: ne va a scapito della qualità ma soprattutto l'incombenza della gestione finisce per schiacciare la progettualità.
Oggi nella sanità, dove la gestione è affidata alle aziende sanitarie ed è quindi chiaramente separata, il rischio è quello di pensare che le aziende possano anche decidere la politica sanitaria. Per questo è stato importante riconquistare un ruolo al Comune, esplicitando la delega alla salute e ricoprendo un ruolo importante nella Conferenza Territoriale Socio-Sanitaria. Per questo ritengo sia stato un errore della Giunta Delbono togliere il riferimento alla salute nella denominazione del settore, e fare passi indietro da un impegno in prima linea sulla definizione della politica sanitaria.
Viceversa, nei servizi sociali che sono di competenza comunale è ancora da conquistare pienamente l'idea che chi pianifica non debba per forza anche gestire. E' una sfida presente anche nei contratti di servizio delle ASP e nei rapporti fra il settore centrale e i servizi decentrati. Ma è una sfida importante, da combattere e vincere.
Tutti e tre questi assi sono portanti, e nel loro insieme sono presupposto e riferimento per compiere il salto di qualità, ossia vincere le sfide del futuro attraverso l'innovazione.

E qui vengo al tema specifico su cui vorrei richiamare l'attenzione di tutti.
In relazione alla sfida che ci è posta dall'allungamento della vita e dal conseguente aumento della quota di popolazione anziana e spesso sola, bisogna dire cose chiare.
E' certo importante poter ricoverare gli anziani in case di riposo, case protette e residenze sanitarie assistite. Ma è sufficiente e finanziariamente sostenibile in prospettiva? Chiaramente no.
Le attuali esperienze di assistenza domiciliare e di e-care hanno certo l'effetto positivo di consentire agli anziani di restare nelle loro abitazioni. Ma hanno sinora consentito di contenere i costi in modo significativo e quindi sono già un modello su cui puntare anche sotto il profilo della sostenibilità? Anche qui la risposta è no.
Questi due no ci dicono con chiarezza che occorre definire un nuovo modello di assistenza che coniughi domiciliarità con flessibilità e costi inferiori, se vogliamo arrivare ad uno schema davvero efficace e sostenibile. Questo è dunque il punto chiave su cui investire.
Prima di proseguire faccio presente che sui posti letto e sulla attuale assistenza domiciliare si sono concentrate tutte o quasi le risorse aggiuntive arrivate attraverso il fondo per la non autosufficienza, che invece costituiva (e costituisce) l'occasione d'oro per fare investimenti e non semplice incrementare la spesa corrente.

Negli anni in cui ho avuto la responsabilità della salute (e per alcuni mesi anche dei servizi sociali) questo è un tema che mi sono posto con forza, e su cui ho ispirato una risposta che si è fatta prima proposta e poi progetto.
Quali sono i cardini di questo progetto, che al momento costituisce l'unico serio tentativo – a mio avviso – di definire un nuovo modello di domiciliarità sostenibile?
1. La flessibilità: ci serve un sistema che vada oltre lo schema attuale in cui ci sono gli assistiti da una parte e i non assistiti dall'altra. Ci sono anziani che hanno esigenze di assistenza limitate ma che oggi restano fuori dal sistema di assistenza finché le loro condizioni non si aggravano: invece sarebbe meglio essere in grado di aiutare un poco anche chi ha poco bisogno, oltre che aiutare tanto chi ha tanto bisogno.
2. Il coinvolgimento del volontariato e dell'associazionismo: non in senso accessorio ma come veri protagonisti del sistema. Peraltro, se vogliamo rendere sostenibile lo schema, questo è un punto essenziale. E in cambio cosa dare? Non soldi, ma un servizio condiviso di cui possono usufruire anche per le loro attività sociale.
3. Tecnologia di punta, non sostitutiva del rapporto fra le persone ma al contrario orientata al supporto dei rapporti interpersonali, dotata di interfacce semplici da utilizzare da parte degli anziani di oggi (dunque tv e telecomando) oppure del tutto invisibili. E naturalmente capace di una vera e piena condivisione delle informazioni e del loro aggiornamento.
4. Possibilità di aggiungere facilmente (come semplici “plug-in”) servizi, sensori, dispositivi di telemedicina, naturalmente abbattendone in modo significativo i costi visto che l'infrastruttura di comunicazione ne costituisce ad oggi la voce maggiore.
5. Schema aperto ai contributi esterni, con una scelta architetturale che definisce con chiarezza i confini e le scelte tecnologiche, e sulla base di quelle scelte capace e pronta ad ospitare sia iniziative istituzionali che del privato sociale (e non solo).
6. Per avviare questo processo virtuoso, la priorità è la messa in rete, trovando anche le forme più opportune ed innovative di collegamento.

Abbiamo definito un progetto con queste caratteristiche. Lo abbiamo presentato ad un bando europeo col nome Oldes, ottenendo un finanziamento di 2,5 milioni dall'Unione Europea, che lo ha evidentemente ritenuto lungimirante.
Abbiamo avviato la sperimentazione in un quartiere di Bologna (Savena) coinvolgendo le associazioni delle anziani, che hanno aderito ed abbracciato il progetto con vero entusiasmo (vedi articoli sul periodico dello SPI).
In Europa abbiamo presentato il progetto in diverse occasioni, suscitando sempre molto interesse e in tanti ci hanno chiesto di vedere quali risultati saremmo riesce a raggiungere.

Insomma, io credo davvero che valesse e valga la pena di portarlo avanti con decisione. Invece, è accaduto che l'amministrazione Delbono non lo ha ritenuto degno di investimenti, stornando alcune voci che erano previste su di esso. Ed ora quel progetto, come molto altro, è nel limbo in attesa che si trovi un luogo dove decidere se e come continuare.

So che qualcuno penserà che “Paruolo sta difendendo il suo progetto”. Faccio notare che io non ho costruito sulle mie idee alcuna rendita di posizione, anzi al contrario ho regalato le mie idee alla mia città. Proprio questo mi mette però nelle condizioni di poter difendere con forza le cose in cui credo, che è quello che sto facendo. Ora, è possibile che altri abbiano una visione diversa, ma vi prego ditemela, spiegatemi, discutiamo. Ma non venitemi a raccontare che così com'è il sistema può reggere all'impatto del cambiamento demografico. Che basta parlare di bilancio per costruire un nuovo welfare. O che basta fare un po' di telefonate o distribuire un po' di telesalvalavita per ritenere di essere all'avanguardia sull'e-care. Andatelo a raccontare in Europa, e vediamo se riuscite ad ottenere un finanziamento di qualche spicciolo.

Ogni volta che ho parlato di questi temi mi sono sentito dire bravo, hai ragione, è proprio vero. Magari dalle stesse persone che poi al dunque dimostrano di avere altre priorità. La stanchezza della gente della politica nasce proprio dalla sensazione che ai politici non interessi davvero il da farsi, solo occupare la scena. Ecco perché ai tanti che parlano di Bologna come una città in declino, senza idee, vorrei dire che c'è di peggio. E il peggio è avere le buone idee in mano e non sapere nemmeno riconoscerle. Questo è esattamente il caso dello sforzo in atto che va sotto il nome del progetto Oldes, e che invito chi ha responsabilità in Comune e nella politica di riconoscere e sostenere.

sabato 18 settembre 2010

Elemosina da buttare

Ieri mattina sulla metropolitana di Roma un episodio che merita di essere raccontato. Salgo di corsa alla stazione Termini sull'ultimo vagone della linea B, e sono proprio in fondo al treno. Più avanti arriva nel vagone una donna che spiega ad alta voce i suoi guai e poi comincia a passare dai passeggeri chiedendo l'elemosina con un cestino ricavato da un giornale. Raccoglie un po' di spicci e arriva in fondo alla carrozza, dove fra gli altri ci sono anch'io. Si guarda intorno, capisce che il treno lì finisce, guarda gli spicci nel suo cestino improvvisato, e appena il treno si ferma e si aprono le porte si affaccia fuori, svuota il contenuto del cestino sui binari e si allontana. Facce sgomente fra i passeggeri che hanno assistito alla scena, in particolare di coloro che le avevano dato qualcosa.

Confesso di non essere incline a dare l'elemosina per strada. A volte lo faccio, ma in generale trovo più giusto sostenere le associazioni che aiutano gli ultimi: sono risorse spese meglio, e si evita di dare spazio a storie di ricatti o di veri e propri racket che a volte stanno dietro a chi mendica. Che dire poi delle leggende metropolitane che ci raccontano delle ricchezze di alcuni noti mendicanti bolognesi? E poi ci sono alcuni episodi che mi hanno fatto riflettere.

La Mercedes che si ferma all'angolo della strada, escono due donne che si tolgono le scarpe e le rimettono in macchina, girano l'angolo e cominciano a chiedere l'elemosina. La zingara che ferma me e un amico insistendo per avere qualcosa: io non le do nulla e lei manco mi considera; il mio amico invece apre il portafoglio e le porge mille lire, ma lei vede altre banconote e le vuole, e siccome lui non gliele dà lei gli urla una sfilza impressionante di maledizioni, poveretto.

E ora ci aggiungo anche la mendicante romana che dopo aver fatto il giro, svuota le offerte sui binari e se ne va. Ciliegina sulla torta, la tipa viene intercettata sul marciapiede da un controllore dell'Atac (o meglio, era una guardia giurata alla Rambo, ma sulla spalla aveva un fazzoletto giallo dell'Atac) che le chiede il biglietto. Lei glielo mostra, tutto in regola, può andare.

mercoledì 1 settembre 2010

Quale svolta per il cittadino con l'informatica in sanità

[Sintesi del mio intervento al dibattito che si è tenuto il 31 agosto 2010 alla Festa dell'Unità di Bologna]

Il rischio corrente è che si parli di sanità sui giornali solo in termini autocelebrativi quando c'è qualche inaugurazione oppure catastrofistici sull'onda di qualche episodio negativo. E che il dibattito sia circoscritto solo ad esperti ed iniziati, inevitabilmente protesi ad evidenziare i propri diversi ruoli. Ma ai cittadini che si rivolgono al sistema sanitario interessa molto la qualità delle risposte e poco quali siano le aziende o le istituzioni con cui si devono rapportare. Se vogliamo dare un contributo vero, dobbiamo quindi preoccuparci del sistema nel suo insieme, riconoscendo da un lato i grandi risultati di un passato anche recente su cui basiamo l'eccellenza del nostro sistema sanitario ma senza rinunciare a discutere con spirito critico della situazione presente e delle prospettive su cui costruire il futuro.

L'informatica può dare un contributo importante alla sanità, e deve farlo anzitutto a livello di comprensione, e per questo un grosso sforzo di semplificazione va fatto. Ad esempio, da un lato si investono milioni sulla riduzione delle liste d'attesa e dall'altro ci sono attese di mesi per determinate prestazioni: dove sta la verità? Occorre fornire indicatori quantitativi che siano semplici e fruibili per capire dove sono stati spesi i soldi e quali situazioni hanno migliorato, e che mostrino un quadro comprensibile della situazione e di come si va evolvendo.

L'informatica deve poi essere presente in modo avanzato ma non invadente o sostitutivo delle relazioni sociali. L'invecchiamento della popolazione non può essere certo risolto col potenziamento delle residenze sanitarie assistite, e al contrario serve uno sforzo straordinario per sostenere le persone anziane presso il loro domicilio. Ma se è chiaro che l'e-care sia la chiave del futuro, io dico che dobbiamo privilegiare un approccio a rete, col coinvolgimento dei corpi del volontariato e dell'associazionismo, ed una tecnologia di connessione che tenga insieme comunicazione e telemedicina, come abbiamo cominciato a fare con successo con il progetto Oldes. Progetto che la giunta Delbono ha purtroppo trascurato, e che sarebbe invece il caso di rilanciare con forza come paradigma su cui sviluppare le sfide che abbiamo di fronte. Sfida che a Bologna città, ricordiamolo, consiste nel sostenere presso le loro abitazioni 30 mila grandi anziani.

Un altro esempio in cui dobbiamo dimostrare coi fatti che si privilegia l'ottica di insieme e non di ogni singola componente del sistema sanitario è la sfida del portale della salute www.salute.bologna.it. Lanciato più di un anno fa, ma su cui occorre investire con rinnovata determinazione. Il cittadino vuole risposte dal sistema, e gli importa poco da che azienda dipenda uno o l'altro ospedale. E' la logica di fondo che ha portato alla creazione di un centro unico di prenotazione, ed è la logica su cui deve crescere l'intero sistema informativo.

La messa in rete dei medici di famiglia e la disponibilità di un fascicolo sanitario elettronico personalizzato per ogni cittadino sono tasselli fondamentali del futuro che vogliamo costruire. Un futuro che non dovrà limitarsi solo a fornire al cittadino la propria storia socio-sanitaria, ma in cui la fruibilità dei dati riferiti ad ogni cittadino ci mettano nelle condizioni di andare incontro al cittadino con una proposta di prevenzione personalizzata. Ecco dunque che al di là degli screening di massa attualmente attivi, potranno esserci molti e diversi percorsi di prevenzione rivolti in modo mirato a segmenti di popolazione sulla base della disponibilità dei dati personalizzati. Questo è il futuro a cui dobbiamo avere il coraggio di mirare da subito.

sabato 7 agosto 2010

Il dovere della trasparenza

Leggo con un po' di stupore su Repubblica della vicenda dei locali di Palazzo de' Notai assegnati a titolo gratuito e senza bando dall'assessora Mantovani nel dicembre scorso ad un'associazione culturale. Leggo che la Mantovani avrebbe dichiarato di essere passata "direttamente dall'ufficio del cerimoniale", senza bando di gara, perché si trattava di un breve periodo di tempo. Leggo che, dopo la doverosa richiesta di restituzione dei locali da parte della gestione commissariale, la questione pare ora interessare anche la magistratura.

Sono stupito perché pur essendo al tempo consigliere comunale non ne sapevo nulla, ma vedo che sono in buona compagnia perché nemmeno altri che al tempo erano assessori ne erano informati. Ma sono stupito solo un po' perché l'idea di "snellire" le procedure, l'allora assessora Mantovani l'aveva enunciata con chiarezza.

Da un articolo del Corriere del 25 novembre 2009:
La chiamata ai finanziamenti dei privati è ingessata da una burocrazia troppo stretta. Insomma, per l'assessore alla Promozione culturale Nicoletta Mantovani: «Così non funziona». Mantovani, mentre lancia l’allarme per la mancanza di fondi per gli eventi culturali nel 2010, chiede modifiche alle norme per ricevere sponsorizzazioni senza dover ricorrere a bandi, come prevede il regolamento varato dalla ex giunta Cofferati. «Non possiamo pensare di non avere la libertà di andare a bussare alle porte».
La posizione della Mantovani era chiara: lei voleva creare un ufficio ad hoc per la raccolta delle sponsorizzazioni, e sosteneva che dover passare da bandi pubblici fosse un ostacolo da rimuovere. Io, che avevo seguito il nuovo regolamento sulle sponsorizzazioni per la Giunta precedente, ritenevo che fosse una buona cosa il potenziamento della ricerca di sponsorizzazioni, anche con la creazione di un ufficio ad hoc, ma che non fosse né necessario né opportuno rinunciare a percorsi di trasparenza amministrativa.
Il confronto avvenne anche pubblicamente. Più avanti, l'articolo già citato continua:
L’ex vicesindaco Giuseppe Paruolo difende il regolamento messo a punto nello scorso mandato dalla giunta Cofferati e incalza Mantovani chiedendo «se avete seguito il regolamento» e soprattutto «con la trasparenza necessaria per muoversi in questo settore nei confronti dei diversi interessi coinvolgibili». Altrettanto netta la riposta dell’assessore. «Quello delle sponsorizzazioni è un tema fondamentale, lo sarà per i prossimi cinque anni per come ho impostato il mio lavoro. (...) Dobbiamo trovare altre risorse e la normativa di cui lei parlava», si rivolge a Paruolo, «ho intenzione di rivederla». Infatti, così «non può funzionare. Se ogni volta siamo costretti a fare un bando, ci vuole una velocità di lavoro che non è compatibile. Insieme dobbiamo trovare un modo più agile per portare avanti la questione».
Con l'occasione immediatamente successiva del Capodanno il confronto sul punto proseguì a porte chiuse col gruppo consiliare. Nell'occasione furono pochi i colleghi del Pd a darmi una mano: diversi privatamente mi dissero che pensavano che io avessi ragione, ma pubblicamente erano imbarazzati dall'ipotesi di assumere una posizione critica rispetto all'assessora, che peraltro aveva ricevuto pubblico sostegno da personaggi molto autorevoli. Il confronto interno non andò benissimo, come ricorda un articolo di Repubblica del 19 dicembre 2009:
Riunione ristretta con il capogruppo Sergio Lo Giudice e altri sei consiglieri che, a partire dall' ex assessore Giuseppe Paruolo e da Daniele Ara, hanno richiamato l'assessore a una maggiore «trasparenza», nel solco del regolamento delle sponsorizzazioni. Ma la Mantovani non ha ceduto di un millimetro, né ha promesso numeri più dettagliati. Una presa di posizione che non manca di creare tensioni nel Pd, tanto che Lo Giudice chiude il gruppo con un richiamo forte al silenzio: non commettiamo l' errore macroscopico di dividerci ora.
La traumatica interruzione del mandato avvenuta un mese dopo ha fatto sì che quella discussione sia rimasta sospesa. In questo senso ora sarebbe bene che ci fosse qualche parola di chiarezza nel Pd su quel punto in prospettiva futura. Personalmente, credo che si debba affermare che certo occorre fare di più nella capacità di attrarre fondi di privati e coinvolgere risorse della società, ma tutto ciò senza venir meno alla trasparenza ed all'evidenza pubblica che a mio avviso per un'istituzione pubblica costituisce un dovere "non negoziabile".

Spero sia chiaro che mi interessa poco polemizzare sul passato, anche se è evidente che la sospensione dei bandi da parte dell'allora assessora Mantovani non era tanto una proposta di là da venire ma una pratica concretamente attuata, come la vicenda emersa in questi giorni e l'affidamento dell'organizzazione del Capodanno ad una società esterna (BF Servizi) evidentemente dimostrano. Mi interessa la prospettiva futura, ossia che come PD chiariamo una volta per sempre cosa pensiamo di fare su questa delicata materia.

Sul passato dico solo una cosa: non sarebbe male prima o poi riuscire ad avere i conti a consuntivo del Capodanno 2010, almeno per sapere chi lo ha pagato. E' chiedere troppo?

venerdì 6 agosto 2010

Smarrimento di mezza estate

Sarebbe il momento di andare in ferie, e mettere per qualche giorno da parte le preoccupazioni. Ma non è semplice farlo, quando hai la sensazione che stiano venendo meno i punti fermi, i valori condivisi. Il contesto in cui viviamo non è normale, c'è smarrimento.

E' normale un politica in cui i più farabutti si proclamano ingiustamente perseguitati mentre perseguitano con ogni mezzo chiunque si metta sulla loro strada? E per di più tanti li trovano convincenti...

E' normale che un paese che pure disporrebbe di brillanti intelligenze e potenzialità veda invece le capacità messe in secondo piano rispetto a logiche di cricche e potentati? In questo quadro, incidenti e sciagure sono solo fatalità? Anche oggi un treno deragliato...

E' normale una società in cui può accadere che un uomo lasciato dalla fidanzata sia uscito per strada ed abbia ucciso a pugni la prima donna che ha incontrato, com'è successo oggi a Milano?

Naturalmente si può obiettare che sono cose che possono succedere, e soprattutto che sono tutti segnali indipendenti gli uni dagli altri. Ma ne siamo sicuri?

martedì 13 luglio 2010

Fra polpi, frittate e giustizialismo giacobino

foto da flickr di tinybanquet
Felicitazioni a Medicina (BO) per la frittata di cipolla più lunga del mondo, realizzata domenica scorsa con tanto di notaio per la registrazione nel Guiness dei primati. Questo senza nulla togliere ai cittadini di Canino (VT), che in aprile hanno festeggiato la frittata di asparagi più grande del mondo. Come si vede, c'è ancora spazio per chi volesse cimentarsi ad esempio con la frittata di zucchine più larga del mondo, e via di questo passo. Povere pro-loco, costrette ad inventarsi cose da matti per cercare di ritagliarsi un po' di spazio sui media.

Questo livello di sensazionalismo dev'essere una malattia globale, se è vero che il polpo Paul gode in questi giorni di grande popolarità nei cinque continenti. Ma in Italia la malattia è particolarmente acuta. Con un governo che ha ormai polverizzato tutti i record interplanetari in quanto ad inquisiti, per superare la realtà ormai grottesca occorrono armi di distrazione di massa di proporzionale devastante idiozia. E basta leggere i giornali o guardare un tg per capire che da questo punto di vista non ci facciamo mancare nulla.

Ma nonostante un livello di apatia complessiva dell'opinione pubblica paragonabile forse solo ai periodi più bui del ventennio, Berlusconi oggi riesce a parlare di clima giustizialista e giacobino. Chissà di cosa ha paura? Forse della richiesta che a pagare siano i colpevoli e non gli innocenti? Che il merito sia premiato e non vilipeso? Che i farabutti vengano messi nelle condizioni di non nuocere? Se è questo, allora è esattamente il clima di cui avrebbe bisogno la politica (tutta) e l'Italia. Sarebbero proprio queste le uova da rompere, la frittata di cui ci sarebbe tanto bisogno...

giovedì 17 giugno 2010

Ma non è vero che siamo tutti uguali...

Se sei in treno e vuoi dormire c'è sempre qualcuno vicino impegnato in animate conversazioni. Tu vorresti non ascoltarle, ma con gli occhi chiusi come fai? Stavolta il focus group che ho dovuto sorbirmi aveva come leader un tuttologo emiliano e come spalle due signori meridionali trapiantati nel torinese, tutti ampiamente nella categoria "umarell".

Si comincia con qualche considerazione sui vantaggi del treno, e fin qui siamo nell'ovvio. Si prosegue con una lunga tirata contro l'italico errore di aver privilegiato il trasporto su gomma rispetto a quello su ferro, e qui sono d'accordo. Segue aspra critica alla scelta della viabilità stradale e ferroviaria lungo l'asse Milano - Bologna - Firenze - Roma: sarebbe stato meglio fare le strade lungo le coste per evitare le gallerie! E qui già storia, geografia e buonsenso cominciano a vacillare, ma i tre continuano a concordare. Quando però il tuttologo parla di 1000 km per arrivare in Sicilia, gli altri due insorgono: sono molti di più, loro lo sanno bene.

Il tuttologo vacilla, e alla prima occasione vira su un tema di presa sicura: è sempre solo questione di soldi. Qui dà il meglio: quando sentite dire ad uno che è incorruttibile sappiate che mente, tutti abbiamo un prezzo, nessuno escluso. I suoi due interlocutori annuiscono e gli danno man forte citando una signorina reduce dal Grande Fratello che per un milione si sarebbe volentieri concessa ad un emiro sconosciuto, peccato fosse poi solo uno scherzo delle Iene. Ma il tuttologo rilancia: anche per molto meno di un milione, anzi lui per un milione è pronto ad andare a letto con un uomo in mondovisione. Insiste: l'importante è capire che ognuno di noi ha un prezzo, nessuno escluso, e chi lo nega è solo un ipocrita.

Ora non solo non riesco a dormire, ma mi sta venendo la gastrite. Questo disperato bisogno di livellare tutti nella melma è in fondo la radice di tanti nostri guai. I grandi farabutti cercano i piccoli farabutti per sentirsi grandi e al tempo stesso tacitare la propria coscienza. Competono fra loro a suon di colpi bassi, ma in fondo hanno sempre una vena di simpatia gli uni verso gli altri. L'antipatia la riservano a chi pretende di essere diverso, e magari lo dimostra pura: ah, come finge l'ipocrita! In questa chiave, quante cose della politica e della società si possono leggere...

Basta, ne ho abbastanza dei loro luoghi comuni. Ora dormo davvero, ma prima di escludere l'audio faccio in tempo ad ascoltare un'ultima perla. Qual è la colpa di Giuda? Solo quella di essersi accontentato della miseria di 30 denari. Testuale. O tempora o mores...

venerdì 21 maggio 2010

Sui concorsi una riflessione si impone

(ER) SANITA' BOLOGNA. PARUOLO (PD): CORAGGIO, CAMBIAMO I CONCORSI
EX VICESINDACO PD: O SONO A PROVA DI BOMBA O NUOVO MECCANISMO
(DIRE) Bologna, 20 mag. - Sulla vicenda specifica del concorso al Sant'Orsola sospende il giudizio ("Non so e quindi non posso dire nulla sulla vicenda specifica, chi di dovere fara' le verifiche del caso", premette). Ma sui concorsi in sanita' l'ex assessore e vicesindaco di Bologna, Giuseppe Paruolo (Pd), qualcosa da dire ce l'ha, anche alla politica: bisogna cambiare il meccanismo.
"Non possiamo non vedere questo come un ulteriore segnale di disagio sulla robustezza dei meccanismi concorsuali", scandisce chiedendo poi un atto di "coraggio". Spiega il democratico: "Rischiamo di parlare di concorsi solo per invocarli come soluzione dei problemi, salvo poi finire nelle sabbie mobili ogni volta che la loro efficacia viene messa in dubbio. E corriamo entrambi i rischi possibili: che ci siano meritevoli che vengano ingiustamente penalizzati, oppure che si gettino ombre ingiuste su vincitori ineccepibili".
Ora bisogna mettere mano a questo strumento. "Come ho detto piu' volte in passato, io credo che la politica abbia il dovere di affrontare con coraggio la materia. Non possiamo pensare che la parola concorso abbia di per se' un effetto taumaturgico. O si riesce a rendere i concorsi davvero a prova di bomba, e su questo c'e' ancora molta strada da fare, oppure vale la pena puntare tutto sulla trasparenza delle responsabilita', con meccanismi di valutazione dei risultati che si riflettano sulle carriere di giudicati e giudicanti. E' una scelta che la politica deve avere il coraggio di fare".
(Bil/ Dire) 18:36 20-05-10 [lancio di agenzia della Dire di ieri pomeriggio]

giovedì 20 maggio 2010

Che brutto autogol sul tavolo delle antenne...

Antenna per la telefonia mobile - foto di brewbooks da flickr
Un articolo pubblicato oggi ci racconta di una proliferazione di richieste di installazione di antenne per la telefonia mobile. I cittadini ricominciano a guardare con preoccupazione un tema che grazie all'esperienza del tavolo partecipato era stato affrontato e sostanzialmente risolto. E non è certo una consolazione il poter dire che l'avevo detto.

In questa crisi di credibilità della politica, che non risparmia nessuno, noi del PD continuiamo a proclamare una nostra diversità, ed assicuriamo i nostri elettori di poter dimostrare di avere a cuore la soluzione dei loro problemi. La vicenda del tavolo partecipato sulle antenne è da questo punto di vista semplicemente allucinante.<>Il tavolo partecipato in quegli anni è stata un'esperienza assolutamente positiva: erano contenti i cittadini, i comitati, i quartieri ed anche i gestori delle compagnie telefoniche avevano capito che si riusciva a fare di più con un lavoro di paziente costruzione del consenso sociale piuttosto che con i blitz alle spalle dei cittadini. Abbiamo deciso la collocazione di decine di antenne senza particolari problemi. Le prospettive erano assolutamente positive, bastava portare avanti il lavoro già impostato. Invece il tavolo è rimasto fermo per i sette mesi della giunta Delbono, e passi, e addirittura è stato sospeso (ossia cancellato) con una delle delibere dell'ultima ora nel momento delle dimissioni del sindaco. E oggi stanno maturando i prevedibilissimi frutti di quella scelta inspiegabile ed inspiegata.

Invece di riempirci la bocca di frasi fatte, tipo che in fondo stavamo governando bene quando è accaduto un imprevedibile incidente di percorso, sarebbe il caso non solo di mettere in fila le cose buone fatte - che è giusto rivendicare con forza - ma anche di riconoscere gli errori commessi. Su questa questione del tavolo partecipato delle antenne, vogliamo spiegare come siamo riusciti nell'impresa di buttare via una delle cose buone che eravamo riusciti a realizzare? Da consigliere comunale ho chiesto spiegazioni, che sto ancora attendendo. E visto che ora c'è un congresso, cosa ne pensano i candidati a segretario? Può il PD prendere l'impegno di ripristinare il tavolo partecipato appena ci sarà possibile? Sarebbe il minimo, davvero.

giovedì 13 maggio 2010

AAA cercasi persone capaci di donare

Ogni volta che incontro il tema della donazione (del sangue, degli organi, del midollo) mi convinco sempre di più di quanto esso sia importante. Come ho spesso ripetuto nei loro incontri, quando la scienza inventerà il sangue artificiale o altre soluzioni tecnologiche che ci permettano di fare a meno dei donatori, avremo risolto un problema sanitario ma verrà meno una testimonianza importante del valore civile della donazione.

Nei giorni scorsi ho partecipato ad un incontro molto interessante dei trapiantati di reni in cui si è parlato di trapianto da vivente. Siamo abituati a pensare che gli organi vengano donati da persone che muoiono, ed in effetti quasi sempre è l'unica possibilità ma non nel caso dei reni, dove c'è anche la possibilità di donazione da vivente: si può vivere anche con un rene solo.

Dal sito ANTRNaturalmente è un tema delicato non solo dal punto di vista clinico (si deve verificare la compatibilità, ma con le terapie immunosoppressive moderne non è così difficile) ma anche e soprattutto dal punto di vista psicologico e sotto gli aspetti della comunicazione e dell'informazione. Chi fosse interessato al tema specifico può contattare ad esempio all'ANTR (l'associazione dei trapiantati di rene), ma qui vorrei condividere una riflessione più ampia.

Infatti, ascoltando le raccomandazioni dei medici e le esperienze dei pazienti, guardando le persone alzarsi e raccontare che il rene con cui vivono è stato donato dal familiare che siede loro accanto, parlando a pranzo con la famiglia con cui abbiamo condiviso il tavolo, in cui la mamma aveva donato un suo rene al figlio che ora può finalmente fare una vita normale, viene spontaneo porsi delle domande. A chi saremmo disposti a donare un nostro rene, ognuno di noi? Certo alle persone che amiamo di più, ma fino a chi saremmo disposti ad arrivare?

Come sempre, l'incontro coi trapiantati e coi donatori si trasforma in uno spunto potente di riflessione. La donazione: un concetto quasi bandito nella società dell'apparenza che ci spinge tantissimo a prendere e ad avere ma pochissimo a donare. E invece di donazione ci sarebbe tanto bisogno. AAA cercasi persone capaci di donare. E non solo nella sanità, ma nella società, nella città, e (ricerca ancor più difficile) nella politica...

mercoledì 31 marzo 2010

Grazie, sono sommerso dal vostro affetto...

Ieri ho mandato un grazie a tante persone che mi hanno sostenuto in questa campagna elettorale. Era in pratica il testo del post precedente, cui avevo aggiunto una frase:

Un amico mi ha scritto: "Giuseppe, puoi essere orgoglioso della fiducia che ti abbiamo riservato". Lo sono, infatti, e credo che il vostro consenso sia un patrimonio da non disperdere assolutamente.

E concludevo: quello che abbiamo costruito insieme non finisce qui!

Mi stanno arrivando tante risposte: grazie del vostro affetto e del vostro sostegno: per me è importante sentirvi vicini. A costo di produrre un post lungo in modo anomalo, faccio un po' di copia-incolla dalle tantissime mail che mi stanno giungendo.
___________________
Ecco... mi hai fatto commuovere!! Per quel briciolino ino ino che mi riguarda, prego! Anzi grazie a te per il tuo impegno. Andare a votare è stato più bello sapendo di poter scrivere il nome di qualcuno di cui ti fidi.

E' soprattutto con il cuore che ti ho sostenuto in questa difficile e tormentata campagna elettorale; mi sono messa in contatto con diverse persone e a tutte ho cercato di comunicare i valori, l'impegno e la competenza che rappresenti come persona e che hai dimostrato nel tuo impegno politico... Caratteristiche purtroppo assai rare nell'attuale panorama politico.

So che parecchie persone dei nostri servizi ti hanno votato e sono contenta per te e andiamo avanti con coraggio e onestà mi raccomando non deluderci, ma non lo farai lo so.

Abbiamo tutti bisogno di esempi di trasparenza, onestà ed umiltà in ogni settore, ma oggi più che mai in politica. A "cose fatte" credo che sia chi ha tenuto per te che ti deve ringraziare, per l'esempio, le idee, l'entusiasmo e la coerenza. E poi ti deve ringraziare tutto il PD, per gli stessi motivi.

È stato un sogno, e comunque è stato un bel sogno pensarti in consiglio regionale. Dobbiamo comunque guardarlo in prospettiva futura. Senz'altro questa esperienza ne maturerà altre. Ti ringrazio per il lavoro che hai fatto e per portare avanti le idee che condivido. Mi auguro che all'interno del PD tu possa comunque continuare a lavorare per trasformarlo in un partito più moderno, meno ingessato e veramente democratico.

Mi dispiace molto di non avercela fatta, sono sicura che il motivo è che c'è qualcosa di più grande e importante per il tuo futuro.

Grazie a te, per l’impegno, il tempo e l’entusiasmo che ci hai messo. E complimenti anche per il risultato!

Concordo pienamente con te nel ritenere comunque l'esito delle elezioni un tuo successo personale anche contro l'apparato!

Complimenti per tutto il lavoro che hai fatto e continuiamo a lavorare.

Sei una persona che merita fiducia e appoggio e potrai contare sempre su molti amici, e poi ci saranno presto altre occasioni e devi continuare perché noi vogliamo gente giovane, in gamba e limpida come sei tu.

Grazie ancora di tutto e non perderci di vista come noi non vogliam perdere di vista te!

Ovviamente è un dispiacere sentito anche per chi ti ha votato non vederti tra i consiglieri regionali... almeno per il momento! I legami veri non si rompono.

Però davvero puoi essere orgoglioso che più di 4000 credono in te! non demordere e non perdere assolutamente la tua grinta e la tua passione... sarà per la prossima!

Devi essere sereno, hai dato il massimo.

Sei il primo dei non eletti. Un risultato importante. Hai ancora possibilità di entrare in Consiglio. Io ci spero un po'. Dovremo vederci e festeggiare ugualmente. Ora riposati e buona Pasqua. Spero che verrai a trovarci ugualmente, ora che e' nata una bella amicizia.

Ti rimane la nostra stima potentissima.

Puoi essere orgoglioso, comunque perché la sfida era forte e, comunque sei il primo dei non eletti. Ricominciamo...

Certo poteva andare meglio, ma come dici tu, a volte nella delusione fa sentire meglio sapere che molte persone ci stimano e hanno fiducia in noi.

Sono dispiaciuto per non avere il mio rappresentante in regione, ma non è tutto; sono anche contento di aver scritto Giuseppe Paruolo sulla scheda, forse, comunque, bisogna fare anche un'analisi critica del voto, della lista e del modo di fare politica; c'è bisogno di innovazione e di ritrovare la voglia di fare politica in un mondo completamente cambiato.

Grazie a te per la passione, l'impegno e l'entusiasmo che hai saputo suscitare in un tempo di "passioni tristi". Spero davvero che ci siano spazi e occasioni per continuare a ragionare e inventare qualcosa di nuovo.

So che il tuo impegno civile continuerà a manifestarsi al di là del risultato elettorale. Persone come te, animate dalla passione, sono un bene prezioso per una Società che sempre meno si riconosce nella politica.

Bravo!! Una gara solida, trasparente, allegra.

Congratulazioni per lo stile che resta comunque siano andate le cose.

Può benissimo immaginare come ci siamo sentiti noi che fino all'ultimo abbiamo sperato che entrasse nel consiglio. Così non è stato ma debbo anche dirle che 4232 voti, anche se non abbastanza, sono tanti e comunque significativi in quanto sono preferenze venute da persone che hanno creduto in lei come me, mio marito, gli amici non solo del sant'Orsola che per la prima volta sono stati coinvolti emotivamente in questa campagna elettorale. E' stata un'esperienza che non dimenticheremo e vorrei ringraziarla con tutto il cuore per la sensibilità che ha dimostrato nel descrivere ciascuno di noi.

Sono dispiaciuto che non sia andata come speravamo ma comunque il risultato è importante e il lavoro fatto in condizioni di oggettiva apatia delle persone nel recepire messaggi è stato coraggioso. Continuiamo a sostenere le nostre buone ragioni, rappresentandole con ottime persone come questa volta.

Spero che, nonostante tutto, tu possa e voglia portare avanti il tuo impegno, per il quale rinnovo il mio grazie. Bologna ha bisogno, più di ieri, di politici con idee innovative e privi di steccati ideologici, sono certo che, più che mai in questo caso, valga il detto: “chiusa una porta si apre un portone”.

Credo che questa esperienza abbia avuto comunque aspetti positivi. Avere accanto tante persone non è cosa da poco.

Sono personalmente molto dispiaciuto essendomi nel mio piccolo speso per te e conoscendo la stima che raccogli ovunque; confido che i tuoi meriti e le tue capacità possano quanto prima essere valorizzati da chi di dovere, affidandoti un giusto riconoscimento.

Ti abbiamo sostenuto con convinzione e spero ci sia la possibilità di un tuo fondamentale contributo al rilancio del PD in Bologna.

Sono dispiaciuto che non ce l'abbiamo fatta a farti guadagnare un posto in più, ma anche molto contento che le persone che si sono riconosciute nel tuo messaggio sono davvero TANTE! Dico questo perché la scelta del nostro Circolo di appoggiare la tua candidatura non è stato una semplice attività di dovere elettorale, ma un riconoscersi nel nuovo che tu proponi e nella serietà del tuo impegno.

Hai ragione: non finisce qui!

Ci sono cose ben peggiori nella vita e la vita politica non finisce qui, ci saranno tante altre occasioni nelle quali potrai far valere le tue indubbie e molteplici qualità apprezzate da 4232 elettori, di cui forse molti come me non vicini alla politica (ma che non rifuggono alle scelte politiche) e che guardano ai valori espressi ed incarnati dalle persone.

Aspetto con piacere il tuo ritorno, dispiace che non sei stato eletto ma puoi contare anche per il futuro sul mio sostegno.

Comunque conta pure anche su di me per il futuro. Mi sa che ci sia molto da fare per uscire da questa epoca di stagnazione; un ricambio generazionale e soprattutto una visione maggiormente "creativa" e non solo legata ai vincoli di bilancio è assolutamente indispensabile, pena il rischio di ritrovarsi senza proposte che non siano la nomenklatura al prossimo appuntamento elettorale.

Mi dispiace molto per come è andata ma sappiamo che non ti perderai d'animo e anzi lavorerai ancora con più vigore, come è nel tuo stile.

Nonostante tutto, ritengo che sia un punto da cui devi ripartire continuando a tenere insieme i diversi mondi che hanno contribuito a questo anche se non del tutto soddisfacente risultato.

Ci spiace moltissimo che tu non sia stato eletto: siamo convinti che avresti potuto fare veramente "la differenza". Ovviamente, come tutti i tuoi elettori, continueremo a credere in te e in quello che fai per tutti noi e speriamo di rivederci presto.

Mi dispiace moltissimo del tuo risultato personale, ma considerando che tu non hai un apparato di partito che ti sorregge considero che il tuo risultato sia stato molto lusinghiero e che valga molto di più di quelli ottenuti con le "spinte".

Sono pienamente convinta che questi voti - in un momento così delicato - siano un bel “gruzzoletto” e, che la partita NON finisca qui... Complimenti a te, Giuseppe e, a tutto il team che ti ha aiutato.

Visti i numeri direi che sia incoraggiante per te e per noi, nonostante l'amarezza per la situazione della regione e nazionale, pensare che più di 4000 persone abbiano capito che Giuseppe ha "fatto" e che potrebbe "fare" ancora delle cose, complimenti!

Credo che la stragrande maggioranza dei voti che hai ricevuto siano stati frutto di passa-parola da parte di persone che ti conoscono e stimano.

Complimenti!!! Hai avuto coraggio, ti sei lanciato con determinazione e convinzione in una sfida difficile che forse non è andata come speravi ma che comunque ti ha riconosciuto come una risorsa per il sistema politico.

Mi sembra che tu abbia ottenuto comunque con oltre 4000 preferenze un grande successo personale, che peraltro meriti.

Inutile dirti che ho davvero sperato nella tua elezione, sia per la stima e la fiducia che ripongo in te, ed anche per quel rinnovamento necessario nel contesto regionale. Bisogna, come tu dici, guardare al risultato positivo e farlo germogliare. Siamo qui per continuare a darti una mano!

Sapere che in tanti crediamo che tu possa rappresentarci, spero sia di stimolo futuro a proseguire nella strada che hai intrapreso.

La tua onestà, voglia di fare, grande iniziativa e competenza unite allo spirito di servizio che credo ti sia creato in tanti anni di attività di volontariato mi fanno sperare che le occasioni per fare qualche cosa ancora assieme non siano lontane. Non ci perdiamo di vista sicuramente.

Comunque sia andata noi tutti non molliamo perché ti conosco bene e sei una persona su cui contare e seria!!!

Ho riscoperto in queste settimane una grande persona…

Anch'io voglio dirti grazie, perché sono felice d'aver sostenuto un candidato vero e non un figurante di partito messo lì per andar a scaldare una sedia nel futuro Consiglio Regionale. Ora ricomincia la battaglia per rinnovare questo partitone che ha il fiato corto e grosso, che non riesce a dire niente di nuovo e non riesce a parlare ai ceti meno abbienti che o votano la Lega o non votano.

Stavolta è andata così, confidiamo nella prossima! Siamo comunque sicuri che il tuo contributo alla politica continuerà ad essere prezioso, nonostante le tante difficoltà, tieni duro.

Penso che tu abbia avuto un grandissimo risultato, superiore alle mie aspettative, e in contesto in cui chiedere la preferenza era spesso l'ultima cosa che riuscivi a fare, perché prima dovevi convincerli ad andare a votare, a votare Errani e a votare PD.

Ti ringrazio dei messaggi. Confermano le qualità umane che hai trasmesso nell'unico breve incontro che abbiamo avuto, ma che mi erano già note per bocca di amici. Spero in un tuo inserimento "in corsa" o in qualche incarico che, sono certo, affronteresti con il senso di responsabilità delle persone che rispettano profondamente il "bene pubblico".

Vedere tanti voti per te mi ha fatto uno straordinario piacere e nonostante tutto pensare che sei il primo dei non eletti chiaramente dispiace moltissimo anche se penso che magari ci possa essere ancora qualche altra possibilità. Penso che i tuoi principi siano stati molto apprezzati. Mi auguro che tu sia comunque pronto per altre esperienze che si riproporranno a breve in questa nostra città. Ti siamo comunque sempre vicini e pronti a supportarti in quanto persona estremamente meritevole e piena di valori veri.

Sono veramente molto contenta… queste elezioni a Bologna non erano per niente facili, veramente un buon risultato.

Confidando che il riconoscimento che hai meritato abbia un immediato seguito istituzionale, secondo le intenzioni di chi ti ha sostenuto e le tue legittime aspettative.

Io sono uno di quei 4232. Mi dispiace che tu non ce l'abbia fatta, ma spero di rivederti in lizza magari per le elezioni comunali del 2011.

4232 complimenti. Non sono stati sufficienti ma di certo ripaganti per la tua attività, che di certo non finisce qui, ma per la quale, anche in virtù di questo risultato, si dovrà comunque tenere conto negli assetti futuri.

Sono molto dispiaciuto per la non elezione. Ti dico che a tutti avevo fatto il tuo nome mettendoci la mia faccia perché conoscendoti meglio la stima nei tuoi confronti era cresciuta, ciò non toglie che per qualsiasi cosa sono a disposizione.

Credere e avere fiducia in una persona come te non è cosa difficile e faticosa...

È stato un piacere poter partecipare e certamente quanto costruito non deve essere disperso, ma utilizzato per il futuro.

Sono io che ringrazio te, per la scelta di giocarti comunque in prima persona, nonostante tutte le difficoltà che ci sono, a partire anche dal nostro Pd. Sono convinto come te che "quello che abbiamo costruito insieme non finisce qui!" e che sarà importante "non perdersi di vista"... Vedremo se i prossimi giorni ti porteranno notizie positive, come io auspico!

Siamo rammaricati perché a causa di un ridimensionamento del PD e ad un aumento notevole dell'astensionismo (come avevi previsto!!) tu non potrai essere un nostro riferimento in Regione. Ci auguriamo nonostante l'attuale delusione che il tuo impegno politico continui e di ritrovarti presto come interlocutore istituzionale.

Mi spiace per quei cattolici PD che non hanno sostenuto l'unico tale facendo un grande male al partito e al governo della Regione.

Il consenso elettorale ricevuto, a mio modo di vedere, rappresenta un risultato notevole in considerazione delle condizioni di partenza propriamente non favorevoli e consolida la tua presenza politica in modo significativo indipendentemente dalla mancata elezione. Ora si dovrebbe aprire una nuova stagione politica nella quale il Partito dovrebbe ripensare non solo le modalità di partecipazione ma anche tendere a non disperdere il patrimonio elettorale accumulato in questa competizione regionale.

La condizione di estrema debolezza in cui versa il Partito abbisogna di una attenta riflessione rivolta a dare impulso rigeneratore all'azione ed ai programmi. In questo contesto, ritengo che la tua presenza, rafforzata dal consenso ricevuto, possa assumere grande significato anche a ragione dei valori che contraddistinguono la tua persona. Non demordere e sin da subito ritrova l'entusiasmo per far sì che le persone e gli amici che hanno creduto in te possano sentirsi ricaricati ed esserti vicini per affrontare altre battaglie

Peccato non avercela fatta, però è stato comunque un risultato grandioso!

Siamo noi a doverti ringraziare.

In questi anni (lo so che parlo come un vecchio…) abbiamo incontrato diversi candidati alle diverse cariche. Quasi tutti sono stati eletti e pochi si sono rivisti in seguito. Nel mese di campagna elettorale abbiamo apprezzato la tua disponibilità, la tua correttezza e la tua umanità. Che dire, ormai è andata e il primo dei non eletti non è così male. Se qualche collega dovesse dimettersi o essere “promosso” potresti entrare. In ogni caso, buon proseguimento nel tuo impegno al nostro fianco. Noi resteremo al tuo dentro al PD.

Voglio anch'io complimentarmi con Te per il risultato raggiunto, al quale mi sento di avere contribuito. Il contesto non facile accresce il Tuo risultato. Peraltro essere il primo dei non eletti lascia auspicare il Tuo ingresso nell'Aula Consiliare Regionale, cosa che Ti auguro con affetto.

Siamo noi che dobbiamo ringraziarti per esserti messo in gioco in questo branco di lupi!! Mi è dispiaciuto davvero tanto quando ieri ho visto i risultati. Nei giorni precedenti tante persone, anche alcuni vecchi compagni di scuola, mi avevano assicurato l'appoggio, ma per questa volta non è bastato. Sono sicura che la prossima, perché una prossima CI SARA', qualunque essa sia, sono convinta che andrà bene.

Sono d'accordo con l'amico e con quello che ti scrive. Ne è valsa comunque la pena e il risultato in termini di fiducia è notevole.

Sono io a ringraziarti per l'impegno che profondi. Anche io avrei preferito di gran lunga la tua elezione per potere contare sul tuo contributo di governo. Pazienza. Ci rifaremo.

È vero sei il primo dei non eletti, ma il risultato mi pare comunque buono. E poi può darsi che qualcosa si muova tra quelli prima di te... Intanto posso dirti che almeno dalla nostra larga famiglia molto sostegno ti è sicuramente arrivato. Credo che ti sia arrivato anche da diverse persone a cui abbiamo fatto il tuo nome.

Mi dispiace molto che tu non sia stato eletto. Sono stata molto contenta di averti conosciuto, spero tanto che la nostra conoscenza possa aumentare nel tempo.

Ho passato un po' di tempo ieri ad informare le amiche e gli amici che mi avevano dato una mano a supportarti, perché in tanti mi hanno chiesto del tuo risultato personale. Anche questo è un bel segnale. Hai certamente contribuito a scompaginare i giochi dell'establishment di partito e questa è già una soddisfazione, ma ancor più importante hai confermato di poter convincere con il tuo operato e il tuo pensiero, le tue proposte tanti che prima ti conoscevano poco o per nulla. Attendiamo la formazione della giunta e non solo, continuo a covare una speranza per te.

martedì 30 marzo 2010

4232 volte grazie!

Nella notte di lunedì 29 marzo si è completato lo spoglio: in un contesto difficile per tutti ed in particolare per il Pd, e con un calo generalizzato del numero di preferenze espresse, 4232 persone hanno scritto il mio nome sulla scheda. Nella provincia di Bologna sono il primo dei non eletti.

Voglio dire grazie a tutti coloro che hanno creduto in me, la campagna elettorale è stata bella ed intensa, e quello che abbiamo costruito insieme non finisce qui!

giovedì 11 febbraio 2010

In Regione perché

Vorrei spiegarvi perché mi candido alle prossime elezioni regionali del 28 e 29 marzo, nella lista del Partito Democratico in provincia di Bologna a sostegno di Vasco Errani.

Mi candido perché ho a cuore la sostanza delle cose: negli anni scorsi ho incontrato e guardato negli occhi professionisti che ogni giorno si spendono in prima persona per far funzionare i nostri servizi, volontari che giocano un ruolo fondamentale nel rendere effettivi i diritti di tutti, cittadini con i loro bisogni, piccoli e grandi, che attendono una risposta convincente. Tutti costoro chiedono una cosa fondamentale alla politica: di non guardarsi l'ombelico, ma di prendere a cuore il loro lavoro, il loro impegno, le loro necessità. Io la politica la faccio e voglio farla così.

Mi candido perché so che la buona tradizione del passato si difende con una grande capacità di innovazione: la nostra Regione può vantare diversi risultati importanti, una tradizione di eccellenza in molti campi. Penso in particolare ai settori sanitario e sociale e a quello dell'innovazione tecnologica, che sono quelli in cui ho operato come assessore comunale di Bologna nei cinque anni passati e su cui vorrei in particolare concentrarmi se mi eleggerete. Ma per difendere i risultati raggiunti, per ribadire la centralità del servizio pubblico e metterlo al riparo da chi vorrebbe smantellarlo, non si può stare fermi: occorre andare avanti, correggere e migliorare dove occorre, innovare con lungimiranza e senza paura. A questo scopo voglio orientare le mie idee e le mie capacità.

Mi candido tenendo come faro il rapporto con gli elettori e con il territorio. Non si può fare buona politica stando chiusi nei palazzi, occorre muoversi ed incontrare le persone. Ho macinato tanta strada col mio scooter (non con la macchina blu) a Bologna negli anni scorsi, ora vorrei abbracciare il più ampio territorio provinciale che già ben conosco per i miei precedenti incarichi e per esperienza diretta di vita. Inoltre credo che si debba fare di più in termini di trasparenza e nel fornire strumenti con cui i cittadini possano verificare e controllare il lavoro di chi hanno eletto. Vorrei impegnarmi anche in questo senso, perché per me il rapporto con gli elettori è fondamentale.

Mi candido perché penso di avere le carte in regola per farlo. Non è solo questione di curriculum e di carriera, ma anche di indipendenza, di coerenza, di sapere dire dei sì quando occorre e dei no quando è giusto farlo. Dopo gli studi ho lavorato per quindici anni senza fare politica, ho una professionalità riconosciuta e un lavoro cui posso in ogni momento ritornare. Ho oltre dieci anni di esperienza amministrativa come consigliere e come assessore comunale, con incarichi di rilievo fino ad essere stato Vice Sindaco di Bologna. Credo tantissimo nella lealtà, ma non nell'ubbidienza cieca, e ho sempre fatto le scelte da uomo libero, pagando per intero il prezzo se necessario. La mia storia, anche quella più recente, sta lì a dimostrarlo. Coi fatti, non a parole.

Mi candido perché voglio bene al Partito Democratico, ma lo vorrei migliore. Ulivista da sempre, ho atteso l'Ulivo per entrare in politica e vivo il PD come il progetto che da sempre ho aspettato. Però vorrei un PD migliore di com'è, più simile a quello che i nostri elettori ci chiedono di essere, più coerente con le cose che affermiamo, più credibile. Se a voi il PD va bene così com'è, ci sono candidati migliori di me che potete votare. Ma se volete bene al PD come me e come me lo vorreste diverso e migliore, io sono a vostra disposizione per provare a cambiarlo in meglio e farlo assomigliare al progetto in cui abbiamo creduto.

Onestà, coerenza, capacità e passione non si comprano: si costruiscono, si dimostrano, a volte si pagano. Ma ne vale la pena.

martedì 2 febbraio 2010

Elettrosmog, che tristezza...

Nel repentino crepuscolo della giunta Delbono (vicenda su cui ancora non voglio fare dichiarazioni), noi del PD ci facciamo un punto di onore del fatto che si sia rapidamente approvato il bilancio e varate alcune delibere che consentono alla città di andare avanti senza traumi. "Prima viene la città" diciamo con il segretario Bersani. "La macchina è pronta, manca solo l'autista" diciamo con il capogruppo Lo Giudice. E così via.

Molto bene. Allora qualcuno può spiegarmi perché oggi devo scoprire, fra questi fondamentali provvedimenti approvati in fretta e furia dalla giunta, la delibera 25/2010 approvata il 29 gennaio scorso che decide la "sospensione delle attività del tavolo partecipato di confronto ai fini del rilascio delle autorizzazioni per la programmazione degli impianti di telefonia mobile"? Si è decisa d'urgenza la chiusura di una bella ed apprezzatissima esperienza di partecipazione portata avanti nel precedente mandato e che questa giunta si era impegnata a proseguire. Perché?!?

lunedì 25 gennaio 2010

Le dimissioni del sindaco Delbono

Oggi, 25 gennaio 2010, dopo soli sette mesi di mandato amministrativo, il sindaco di Bologna ha preannunciato le sue dimissioni in Consiglio Comunale. Alla sua comunicazione sono seguite molte dichiarazioni da parte di esponenti politici del PD e di altri partiti.
Per parte mia non ero finora intervenuto sulla vicenda politico-giudiziaria che ha portato il sindaco alla decisione odierna, e nemmeno oggi ho fatto eccezione. Non è solo per il pudore che deriva dal fatto di conoscere bene alcuni dei maggiori protagonisti della vicenda. Mi piacerebbe che ci fosse la capacità di andare oltre le frasi di circostanza per operare una riflessione più profonda.
Forse ci vuole ancora un po' di tempo.