giovedì 30 ottobre 2008

Io e le primarie del PD

Provo a fare il punto della situazione dopo venti giorni in cui sono successe davvero molte cose.

Comincio dicendo che la decisione del sindaco Sergio Cofferati di non ripresentarsi per motivi familiari va rispettata, punto e basta. Mi sarebbe piaciuto però che ci fosse stato il tempo, fra la presa d'atto della sua scelta e il via alle candidature per le primarie, per una fase di riflessione, ascolto e dialogo nel PD e nella città che purtroppo è invece mancata.
Il sindaco, con l'invito ai vertici del PD ad individuare il suo successore entro un giorno, immagino ritenesse preferibile un fulmineo avvicendamento, mentre secondo me era meglio correre il rischio di una fase di incertezza pur di avere il tempo per prendere atto della nuova situazione e provare a costruire dal basso ipotesi condivise di soluzioni per il futuro.

Detto questo, va dato atto ai vertici del partito, ed in particolare a Salvatore Caronna, di aver abbracciato con chiarezza la strada della consultazione primaria. "Decideranno in molti e non in pochi, la scelta del candidato avverrà con una procedura trasparente e chiara e non dall'alto" ha detto Caronna il 10 ottobre. Ed ha aggiunto, ed anche questo lo condivido, che è maturo il tempo perchè la candidatura sia espressione della classe dirigente del PD bolognese e che ci sia un passaggio generazionale.

Ora ci troviamo con quattro candidati alle primarie ed occorre comprimere in questo mese e mezzo la fase di ascolto e confronto ed il percorso di scelta delle idee e del candidato. Credo che il modo giusto per farlo sia quello di vivere queste primarie per quello che dovrebbero essere: un sano e sereno confronto fra opzioni (non avversari) ed idee, aperto e trasparente, col pieno rispetto di tutti e dunque senza timore di dire come la si pensa, una grande occasione per coinvolgere tanti cittadini. E con la consapevolezza comune che un minuto dopo l'esito saremo tutti compatti a sostenere il candidato che emergerà da questo processo democratico.

Venendo ai quattro candidati, premetto che ho il privilegio di averli conosciuti tutti da vicino, di aver motivo di stima per tutti e quattro, di essere in ottimi rapporti con tutti loro. Non è una frase di circostanza. Con Flavio e Maurizio siamo stati consiglieri comunali nel mandato precedente, e Virginio era allora presidente di quartiere. Fare opposizione insieme è un percorso che tempra ed unisce. In particolare con Flavio abbiamo lavorato fianco a fianco nello stesso gruppo per la comune appartenenza allo stesso partito. Maurizio, per dire, è il capitano della squadra di calcio del consiglio in cui gioco da ormai quasi dieci anni. Nella preparazione del 2004 ho conosciuto Andrea, e l'ho aiutato nella "mission impossible" di vincere a S. Stefano mettendogli a fianco le migliori intelligenze di cui disponevo. E poi naturalmente questi anni (complicati, accidenti, ma anche costruttivi) di lavoro fianco a fianco con Virginio nella giunta Cofferati.

Dovendo fare una scelta fra loro, mi pare innegabile che Flavio e Virginio siano quelli con una maggiore esperienza amministrativa. E fra i due, vedo meglio Flavio come specialista (valentissimo economista, con una grande esperienza al bilancio e alle finanze di Comune e Regione) e Virginio come generalista (presidente di quartiere per dieci anni al Savena, poi con la delega all'Urbanistica in questo mandato che ha portato alla costruzione del PSC). Se stessimo parlando di un incarico di governo sui temi dell'economia, anche ad altissimo livello, direi senz'altro Flavio. Ma dobbiamo individuare il miglior candidato a sindaco, e per questo - senza nulla negare ai meriti degli altri - la mia preferenza va a Virginio.

Io vengo dal quartiere Savena e conservo là il mio radicamento territoriale. Conosco molti cittadini che hanno stimato Virginio come presidente di quartiere e sono felici di poterlo sostenere in questa candidatura. Il fatto che abbia lasciato un bel ricordo mi pare un ottimo punto di partenza.

La posizione espressa da Virginio sul lavoro della giunta di cui entrambi facciamo parte mi convince pienamente: continuità sulle cose buone che riteniamo di aver correttamente impostato o realizzato, e al tempo stesso capacità di autocritica sui temi dove possiamo fare di meglio. Ho detto da sempre che dire che va tutto bene (o tutto male) è per forza sbagliato. Occorre l'intelligenza di riconoscere i punti di forza e quelli di debolezza, valorizzare i primi e modificare i secondi.

Sulla partecipazione Virginio ha le carte in regola, avendo gestito il processo partecipato relativo all'urbanistica che, a mio avviso, è stata una delle esperienze più avanzate condotte in questo mandato - insieme al tavolo sull'elettrosmog che ho gestito io, consentitemi di aggiungere - e che rimane un esempio da estendere ad altri campi.

Dobbiamo lasciarci alle spalle le vecchie appartenenze e ragionare sul nostro futuro. Sono convinto che Virginio abbia davvero a cuore la costruzione del "nuovo" PD, con il rispetto delle sue diverse ispirazioni e sensibilità, e soprattutto con la tensione ideale a guardare avanti.

Sono passate poche ore da quando la mia posizione sul tema primarie è stata espressa pubblicamente, nel giornale di stamattina. Ho incontrato e parlato in queste ore con diverse persone che sento vicine, e che hanno fatto o si accingono a fare scelte diverse dalla mia in vista delle primarie. Ci siamo salutati e parlati con immutato affetto e rispetto reciproco. Sono queste cose che, più di tante altre, mi fanno sentire orgoglioso di essere parte di questa storia.

mercoledì 8 ottobre 2008

La guerra dimenticata del Congo

Un amico prete salesiano scrive: "Sono angosciato dalle notizie che arrivano dalla nostra Comunità salesiana di Goma (località Ngangi) nella Repubblica Democratica del Congo. La guerra che si sta intensificando ha già fatto 4 milioni di morti, più di un milione di sfollati, violenze di ogni genere su donne e bambini, ma non riscuote l'attenzione dei nostri mezzi di comunicazione!"

E rilancia un messaggio di Padre Mario, che da Goma scrive: "Siamo con la ripresa della guerra, la città di Goma é praticamente accerchiata dall'esercito di Kunda che impedisce i rifornimenti. Rimane soltanto il passaggio verso il Rwanda (Gisegny e Bukavu) con certi rischi. L'aeroporto oggi é ancora aperto, ma non sappiamo qualle sarà lo scenario domani. Oggi nel centro sono presenti 2782 minori."

Padre Mario Perez, missionario salesiano, è il direttore del Centro Don Bosco di Goma Ngangi, nella Repubblica Democratica del Congo. Dal 1998 ha cominciato a raccogliere, in collaborazione con alcuni Enti internazionali che glieli affidano, tutti i bambini e bambine, persi, abbandonati, orfani, ex bambini soldato, bambine di strada, ragazze madri, ecc. di qualunque etnia o religione provenienti da tutta la regione.

In dieci anni, la guerra e l'insicurezza sociopolitica hanno devastato la zona est della Repubblica Democratica del Congo, lasciando circa 4 milioni di morti e milioni di rifugiati. Le elezioni di stato del 2006, hanno portato un soffio di speranza e di impegno in tutto il paese, tuttavia le violazioni dei dritti umani hanno continuato a moltiplicarsi, in particolare nell'Est del paese, dove i combattimenti e l'insicurezza continuano a persistere.

Nella regione del Nord Kivu inoltre si è raggruppata una parte di ribelli che ancora oggi terrorizza la popolazione. Nel 2007, gli scontri, a qualche decine di chilometri da Goma, hanno obbligato 857.000 persone a spostarsi per sfuggire ai combattimenti e all'insicurezza, malgrado la presenza di 25.000 uomini delle Nazioni Unite. Questi profughi vivono tuttora in campi di raccolta in condizioni disperate senza poter coltivare i campi per nutrirsi.

In queste condizioni la città di Goma – nella provincia del Nord Kivu – ha visto arrivare e installarsi in situazione di precarietà centinaia di migliaia di rifugiati, venuti dalle campagne dove i combattimenti continuano e dove l'insicurezza resta il problema maggiore. In dieci anni la popolazione si è triplicata passando approssimativamente da 200.000 a 800.000 abitanti compresi gli sfollati, più della metà sono giovani.

Nel gennaio 2008 si è riunita a Goma una conferenza di pace composta da più di 1500 delegati di tutte le forze presenti ed è stato firmato un accordo di pace. Ma questo accordo tutt'ora non viene rispettato.

Fonte: VIS.