martedì 25 gennaio 2011

La prima(ria)vera di Bologna

"Comincia la primavera di Bologna" ha detto Virginio Merola nel commentare il risultato della primaria-vera del 23 gennaio, ed è un augurio che ci teniamo stretto. Ma se il futuro è ancora tutto da costruire, il voto di domenica dice già cose importanti, che faremo bene a tenere a mente. Alcune indicazioni sono evidenti, altre meno: vi propongo la mia analisi.

Primo, l'alta partecipazione legittima fortemente lo strumento delle primarie. E' vero che oltre 28 mila votanti non sono un record assoluto, come ci ricordano gli esperti, ma mai come stavolta sono un risultato oltre le attese. Perché nonostante tutti i nostri sforzi tanti bolognesi neanche sapevano che ci fossero le primarie: quelli lontani dalla politica, che non leggono i giornali e a cui il postino aveva messo l'unica comunicazione mandata a tutti nella buca della pubblicità. Poi perché c'erano motivi che potevano indurre ad una non partecipazione al voto come forma di protesta contro le vicissitudini della politica bolognese o per disgusto dalla politica nazionale. Oggi c'è chi dice che il declino berlusconiano ha spinto la gente al voto: io penso che sia una reazione possibile, come però è possibile che lo spettacolo offerto a livello nazionale possa dequalificare tutta la politica e spingere a non partecipare. Infine, e più importante, stavolta c'erano parti politiche che avevano scommesso sul flop della partecipazione. Infatti...

Secondo, la sconfitta di chi aveva scommesso sul flop delle primarie. Non erano mica solo giornali e politologi a "gufare"! Vi ricordate a novembre la profezia di Rutelli: «A gennaio altri candidati»? E in dicembre Casini: «Altro che primarie o non primarie, queste sono discussioni catacombali». E le discussioni primarie-sì primarie-no nel bel mezzo della campagna? E le forze politiche che si erano defilate in attesa di vedere come andava? Insomma, c'era chi scommetteva sul flop, e non solo fuori dal nostro campo politico. Quindi c'era una opzione non-voto che era tutta politica, finalizzata a scaricare il vincitore di primarie-flop il giorno dopo il voto. Questa opzione politica è stata semplicemente disintegrata.

Terzo, le primarie sono state vere. Chi oggi dice che l'esito era scontato, dice una bugia grande come una casa. Se il confronto fra Virginio e Amelia non fosse stato aperto ad ogni risultato, ci sarebbe stato il videomessaggio di Vendola per Amelia il giorno prima del voto? Non credo proprio. Vedo che solo qualche esponente della destra ha finora osato affermarlo apertamente, per cercare di distogliere lo sguardo dal problema che da oggi hanno in casa loro: il candidato del centrosinistra c'è, il loro no e chissà quando ci sarà.

Quarto, il confronto è stato corretto. Di questo grande merito va dato ai tre candidati, che si sono sempre confrontati nel massimo rispetto reciproco. E poi ai tanti che hanno animato il dibattito. Ho letto tante dichiarazioni di voto pro-Virginio, pro-Amelia, pro-Benedetto: è il modo giusto. Solo pochi si sono mossi "contro", in effetti ho visto qualche brutta mail, ma questo ha squalificato anzitutto chi l'ha scritta. Io avevo amici che hanno sostenuto Amelia o Benedetto, non ci sono state ombre fra noi per il fatto di avere avuto convinzioni diverse, questo è davvero importante ed è lo spirito delle primarie.

Quinto, Virginio ha vinto le primarie nettamente. Amelia ha avuto certamente un risultato importante e significativo, e anche Benedetto si è fatto onore, ma il margine di oltri 22 punti percentuali (qualcuno ricorderà le voci su sondaggi che davano due punti di distacco solo qualche giorno fa) è tale da conferire una grande forza alla candidatura di Virginio Merola.

Sesto, la campagna di Virginio si è svolta su due fronti: uno teso a mobilitare l'elettorato tradizionalmente vicino al partito, l'altro volto a convincere l'elettorato di opinione. Quindi giri nei mercati e confronti nei circoli, ma anche il comitato civico "Banda Larga" e una capacità di interlocuzione ad ampio raggio. Un candidato con una storia alle spalle che significa esperienza amministrativa e saper fare, ma non chiuso nel passato e quindi capace di un progetto per il futuro di Bologna. Un candidato che va in mezzo agli anziani, ma che si rivolge ai giovani con un forte appello. Un candidato che viene dalla storia dell'impegno della sinistra e non se ne vergogna, ma al tempo stesso è impegnato per il rinnovamento del partito e la costruzione del PD. Non era una scommessa semplice: se si sbilanciava troppo sul partito si beccava l'etichetta del candidato d'apparato, se si smarcava troppo dal partito rischiava di disorientare tanti militanti. Invece è riuscito a comunicare che venire da una storia non vuol dire nè essere paracadutati dall'alto nè essere incapaci di dialogare anche con le tante risorse civiche di Bologna. Su questa linea può e deve continuare.

Settimo, la capacità di essere convincente su entrambi i fronti, oltre che la chiave del successo nelle primarie e un motivo di speranza per il futuro di Bologna, è anche un segno importante per il PD e il suo futuro. E' evidente in questo senso la sintonia con il segretario Raffaele Donini, giustamente indicato come vincitore morale per avere difeso con convinzione le primarie anche quando lo scetticismo imperava, e autore, non dimentichiamolo, di una importante svolta di rinnovamento interno a metà di gennaio. E' un connubio simboleggiato dall'accostamento a Maurizio Cevenini, che generosamente ha ricordato che Merola ha le competenze che a lui da tanti non venivano riconosciute, e si è messo a disposizione di Virginio sul versante in cui Maurizio ha tanto da insegnare a tutti noi, quello del rapporto con i cittadini. E' infine racchiuso nel sostegno a Merola di Piergiorgio Licciardello, il leader della minoranza congressuale. Ricordiamo le elezioni interne al partito della primavera scorsa. Per alcuni Donini, a dispetto delle sue promesse di rinnovamento, rischiava di essere il candidato della continuità, e il "nuovo PD" ha candidato Licciardello raccogliendo un quarto dei consensi. Se Donini si fosse rimangiato le promesse, saremmo oggi in uno scenario completamente diverso. Invece Donini ha tenuto fede al suo impegno di rinnovamento, a partire dalle primarie, e ha trovato nella minoranza di Licciardello un importante sostegno. Questo asse ha tenuto nella difesa delle primarie, e oggi molti sostenitori della nuova stagione che avevano votato Donini si sono ritrovati con altri sostenitori della nuova stagione che avevano votato Licciardello: insieme, a sostenere la candidatura di Virginio Merola.

Anche Virginio dimostrerà, anzi sta già dimostrando, che si sbagliano coloro che si ostinano a cucirgli addosso etichette tutte rivolte al passato. Che un nuovo PD è possibile. Che un nuovo progetto per Bologna è possibile. Che possiamo difendere il meglio del nostro passato attraverso il coraggio di cambiare. Questa è la prospettiva, questa è la primavera che auguro alla mia città.

venerdì 21 gennaio 2011

Perché sostengo Virginio

Virginio Merola ha la vocazione, ha le competenze, è una persona perbene.

Per motivare il mio sostegno nelle primarie per Bologna di domenica 23 gennaio 2011 potrei cavarmela così, con 12 sole parole. Ne spendo qualcuna in più per spiegare cosa intendo.

1) Virginio ha la vocazione a fare il Sindaco di Bologna. Chi guarda al Sindaco da lontano vede i privilegi e i benefici, ma non si rende conto di come sia una scelta di vita totalizzante, che occupa tutto il tempo e l'energia, ti trascina in un vortice di impegni, ti sottopone a tensioni fortissime, sempre sotto i riflettori; e per quanto uno possa stare continuamente sul pezzo, comunque non basta mai. Per questo ci vogliono persone molto motivate. Virginio lo è: avrebbe potuto scegliere di andare in Parlamento, per citare un incarico di grande prestigio e molto meno usurante, ma il suo sogno è Bologna. Al tempo stesso, Virginio è una persona normale, e questa è quasi un'eccezione. Infatti, spesso avere fortissime motivazioni pare coincidere con personalità dall'ego straripante: ne abbiamo avuti vari esempi di recente sia fra i sindaci eletti che fra gli aspiranti tali. Io penso invece che noi Bolognesi abbiamo tanto bisogno di avere come Sindaco semplicemente uno di noi. Per questo motivo ero contento della disponibilità di Maurizio Cevenini, e per questo stesso motivo credo che Virginio rappresenti una grande opportunità. Perché sa a cosa va incontro, ha le motivazioni e la sicurezza di sé per farlo, ma al tempo stesso non si crede un dio in terra, per fortuna.

2) Virginio ha le competenze per fare il Sindaco di Bologna. Questo pochi possono metterlo in discussione, e non è cosa da poco conto. Ha fatto per 10 anni il presidente di un quartiere che ha più di 60 mila abitanti, più o meno come Imola, l'ha fatto stando sul territorio e fra le persone. Per 5 anni ha fatto l'assessore comunale, varando il nuovo Piano Urbanistico (diciamolo: siccome è fatto molto bene, se n'è parlato poco). Ha promosso una partecipazione vera e concreta: mentre io tenevo il tavolo sull'elettrosmog, lui teneva i laboratori di urbanistica partecipata, e sono state le esperienze più avanzate nella nostra città di partecipazione dei cittadini alle decisioni. Conosce i problemi, ha un'idea precisa di cosa occorre fare fin da subito. La competenza non è qualcosa che si possa mettere fra parentesi, ci vuole! Certo, non è che il Sindaco possa fare tutto da solo, può e deve farsi aiutare. Ma se doveste essere operati da un chirurgo, vi accontentereste di sapere che avrà al fianco dei bravi aiutanti? Certo, ci vogliono dei buoni collaboratori, un bravo anestesista e così via, ma io vorrei che il chirurgo che mi deve operare sia anzitutto bravo e capace lui stesso. Per questo voglio mettere Bologna nelle mani di un amministratore che la ama e che è anche capace di curarla come merita. Infine, la competenza è anche una condizione indispensabile per essere indipendente, e l'indipendenza per il Sindaco è una qualità essenziale.

3) Virginio è una persona perbene, che è un prerequisito indispensabile sempre e oggi più che mai necessario per il Sindaco di Bologna. Perbene vuole dire anzitutto che è una persona onesta e limpida sul piano personale. Perbene vuole anche dire che si impegna non per perché fare il Sindaco sia un mezzo per arrivare altrove, ma per perseguire fino in fondo l'interesse della città. Perbene vuole quindi dire lavorare per il bene di Bologna, fare per-bene. Perbene vuol dire anche avere l'umiltà necessaria per stare dentro un gioco di squadra, senza necessariamente essere il primattore, e questo Virginio lo ha dimostrato tante volte nella sua vita politica, al punto che oggi lo accusano di essere un grigio funzionario, che è per l'appunto il modo di offendere uno che ha saputo avere l'umiltà di fare gioco di squadra. Perbene vuol dire al tempo stesso saper dire di no quando ti chiedono di fare una cosa che non puoi proprio condividere, anche se questo mette a rischio il tuo futuro politico, e questo Virginio lo ha fatto nel 2008 quando di fronte alla richiesta della nomenclatura di convergere su Delbono ha risposto “no, grazie” e si è candidato alle primarie. Perbene vuole infine dimostrare coi fatti di credere in ciò che si dice: Virginio crede davvero nel progetto del PD, e nelle primarie, e lo sta ampiamente dimostrando.

Sono queste dunque le ragioni fondamentali per il mio sostegno alla candidatura di Virginio. Io gli sono amico, è vero, ma se è per questo ho un ottimo rapporto anche con Amelia e Benedetto e diversi amici fra i loro sostenitori. L'amicizia è utile casomai per dirgli con schiettezza quello che penso, come ho sempre fatto, anche nelle occasioni in cui non siamo d'accordo sul merito di una questione. E' in questi casi che si misura la stoffa di una persona, e posso testimoniare che Virginio sa ascoltare. Posso anche testimoniare che le fatiche del decennio di politica bolognese che abbiamo alle spalle e che abbiamo attraversato spesso insieme, lo hanno temprato. L'augurio che gli faccio, e che faccio a tutti noi, è che usi quella tempra per arrivare a Palazzo d'Accursio e da lì guidi Bologna verso il cambiamento di cui tanto ha bisogno.