lunedì 18 novembre 2013

C’è molto di più in quel 35% (cronache bolognesi)

20131116ritrattinelcircolopdOltre il 35%: è quanto ha raccolto la mozione Renzi nella consultazione interna agli iscritti al PD nel territorio bolognese. Nel breve commento che ho messo sul sito della rete bolognese dei comitati Renzi ho spiegato che è importante un risultato fra gli iscritti che supera la percentuale ottenuta un anno fa fra gli elettori (peraltro in una primaria diversa, allora si sceglieva il candidato premier della coalizione). E ho detto grazie agli iscritti che hanno votato Matteo Renzi e a tutti coloro che hanno lavorato sodo per arrivare a questo risultato.
L'eredità che questa tornata di assemblee di circolo mi lascia personalmente va però molto oltre. Sono stato in sette circoli del PD a presentare la mozione, e di molte altre assemblee di circolo mi è stato raccontato. E' stata una bella occasione per incontrare i militanti del nostro partito e per ascoltare le loro ragioni. Inoltre è stato istruttivo ascoltare i presentatori delle altre mozioni: per Cuperlo ho incrociato Gabriella Montera, Carlo Castelli, Stefano Caliandro, Simonetta Saliera, Luisa Guidone, Claudio Mazzanti e Salvatore Caronna. Per Pittella Lanfranco Fanti, Giuseppe De Biasi e Anna Salfi. Per Civati Marco Pallini, Valentino Testoni, Elly Schlein, Federico Mucciarelli, Umberto Rusciano, Antonio Mumolo e Andrea Gentili.
L'aspetto che più mi ha colpito, inutile girarci intorno, è stato il clima nei circoli e fra le persone. Un clima molto diverso da circolo a circolo, in alcuni casi sideralmente diverso, e con qualche risvolto specifico rispetto ai candidati in gioco in questo congresso.
Da un lato, in diversi circoli il fatto di dividersi su mozioni diverse mi è parso che fosse sinceramente accettato, accolto nell'alveo di una dinamica democratica interna e non fonte di particolare allarme o frustrazione. Soprattutto quando persone molto vicine fra loro nelle dinamiche interne al circolo si sono pronunciate per candidati diversi, si è creato un clima privo di eccessi di tensione ed è subentrata una naturale accettazione del fatto che ognuno possa con libertà esercitare la propria opzione. In un comune della provincia è capitato ad esempio che i primi due interventi dal pubblico siano stati del sindaco che si è dichiarato per Cuperlo e del segretario del circolo che ha optato per Renzi: siccome sindaco e segretario vanno molto d'accordo, il loro è stato un gesto che ha immediatamente rilassato la platea. In questi circoli Cuperlo e Renzi sono vissuti, come pure Civati e Pittella, come opzioni possibili: dovrebbe essere sempre così, almeno in teoria.
All'estremo opposto ci sono circoli (e persone) che fanno fatica ad accettare la competizione congressuale. Sono circoli in cui tutti gli interventi sono andati a favore di un candidato (Cuperlo) e non è proprio capitato di sentire pareri diversi. Alcune di queste riunioni si svolgono in luoghi che grondano storia, dove l'icona più recente è la foto di Enrico Berlinguer, poi ci trovi ritratti di Togliatti e a volte anche busti di Lenin, in qualche caso è stato aggiunto un Moro o un De Gasperi per dar conto della presenza di altre storie nel PD.  Lì capisci che quando ti parlano della storia del nostro partito facendola cominciare dal 1921 ti stanno comunicando un sentimento sincero, la gente che dice "povero Bersani" fra le lacrime soffre davvero. Al di là dell'elogio di Cuperlo e della critica aspra nei confronti di Renzi, comprendi di trovarti di fronte a persone che hanno il timore che la storia politica che ha segnato tutta la loro vita (fra mille traversie, svolte e cambi di nome, ma comunque senza soluzione di continuità) possa con Renzi terminare, e questo è per loro vera fonte di angoscia.
Naturalmente quelli che ho descritto sono i due estremi, poi ci sono situazioni intermedie in cui i piani si sovrappongono e si intersecano. Ad esempio ci sono circoli in cui percepisci che sia considerato normale il dividersi fra candidati diversi, purché ciò riguardi persone che hanno provenienze politiche diverse. Sono luoghi dove c'è una tendenza a fare blocco fra persone che sentono come un dovere vivere come gruppo coeso la continuità della propria storia politica che parte dal PCI. Pertanto non fa problema che chi nel PD non proviene dalla loro storia possa sostenere un candidato diverso da quello che sostengono loro (Cuperlo), mentre non sempre c'è altrettanta serenità al pensiero che ci possano essere persone con la loro storia che sostengono un altro candidato in generale, e Renzi in particolare.
Di fronte a tutto questo credo sia giusto utilizzare sia il cervello che il cuore. Con la ragione occorre cercare di fare presente l'indispensabilità di un cambiamento e portare elementi di riflessione. Ad esempio, se nel PD fosse davvero contenuto ancora il PCI, dove sono finiti i 150 mila iscritti di un tempo? Siete sicuri che la vostra fedeltà non sia stata negli anni lo scudo per una sostanziale conservazione? Siete così certi che chi vi dipinge Renzi come un pericolo per la sinistra lo faccia in modo disinteressato? Ma non basta: bisogna spiegare che Renzi è un'opportunità, anche per loro. Che il partito che vogliamo è un partito più largo e più partecipato, coinvolgente anche per i giovani. Che mettere al centro il pensiero del governo dell'Italia è quello che dovrebbe fare ogni partito. Che riconoscere gli errori non è un segno di debolezza, ma un modo per acquistare forza e credibilità. Che ritroveremo noi stessi sono in una proiezione di apertura e di cambiamento. E in questo senso Renzi non è l'uomo solo al comando ma semmai il capitano che gioca per la squadra per portarla alla vittoria. Perché è vero che occorrono argomenti per convincere, ma prima ancora è con il cuore che occorre capire queste persone, rassicurarle e accompagnarle nel futuro.
E' anche alla luce di tutto questo che occorre leggere la straordinarietà del risultato di queste convenzioni bolognesi. Lo stupore di alcuni compagni che dopo assemblee col 100% di interventi pro Cuperlo aprono le urne e trovano consensi per Renzi certo minoritari ma significativi e soprattutto inattesi. L'importanza dei dirigenti, e voglio dare atto ai presentatori della mozione Cuperlo (e anche agli altri) che ho incrociato di aver giocato nei termini corretti e democratici di una competizione leale, promuovendo il proprio candidato senza demonizzare i competitori (ho qualche sporadica segnalazione di qualche eccesso da parte di qualche altro presentatore, ma pazienza).
Poi ci sono singoli casi che fanno eccezione e storie che meriterebbe di essere raccontate una ad una. Circoli dove Renzi ha prevalso nettamente, a volte in modo prevedibile e a volte invece in modo decisamente inatteso. Si potrebbe anche parlare della netta differenza fra Bologna città e i comuni della provincia (dove Renzi ha preso più del 40% fra gli iscritti).
Ho letto un articolo dell'Huffington Post sul circolo della Bolognina (non mi ero accorto della presenza di un cronista in sala). La Bolognina ha un segretario renziano semplicemente perché è un militante stimato dagli altri, ed è davvero un bel segno (in altri circoli il solo dirsi a favore di Renzi sarebbe stato motivo sufficiente per non farlo segretario). Oltre lui c'era solo un'altra persona renziana dichiarata, quindi 18 voti in quel circolo sono comunque un gran risultato.
Bisognerebbe raccontare dell'ultranovantenne di un circolo di San Donato (dove Cuperlo ha vinto largamente ma anche Renzi ha preso dei voti) che ha preso la parola e ha detto che ha la tessera del partito da 70 anni ma vota Renzi perchè è il futuro. O di alcuni anziani che ti dicono che votano Cuperlo perchè è il "loro" candidato ma sono consapevoli che sono stati fatti troppi errori e che quindi adesso tocca a Renzi, e aggiungono con un po' di malinconia venata di dolcezza "vedete di far bene".
E che dire a quella compagna che guardandomi negli occhi mi ha detto in assemblea che se avesse vinto Renzi avrebbe dovuto riflettere se restare o andarsene "dopo 42 anni di militanza in questo partito"? E' una brava persona e io le ho risposto che mi dispiaceva che dicesse così. Ma avrei voluto abbracciarla e spiegarle che l'8 dicembre Renzi diventerà segretario senza il suo voto ma poi sarà anche il suo segretario, e – sarà perché sono un inguaribile ottimista – io sono convinto che fra po' di tempo anche lei arriverà a riconoscere che non c'è niente di cui vergognarsi nel militare nel Partito Democratico guidato da Matteo Renzi.

giovedì 7 novembre 2013

Ancoraggi sicuri in un mare agitato

mareagitatoNon è semplice in questi giorni andare in giro – anche e soprattutto nei circoli del PD – come consigliere regionale. Tante persone mi fanno domande su questioni che anch'io ho come loro letto sui giornali e su cui neanch'io ho tutte le risposte che loro vorrebbero da me. In questo mare molto agitato, occorre tenere saldi e se possibile condividere come ancoraggi sicuri alcuni fatti e alcuni principi.
Primo, la politica deve fare la sua parte senza delegare ad altri i propri compiti. Si può discutere se i provvedimenti adottati dalla Regione Emilia-Romagna siano sufficienti o meno, ma è un fatto che la nostra Regione abbia per prima abolito i vitalizi, limitato le spese e infine cancellato le voci di rappresentanza dalle spese ammissibili per i gruppi consiliari. Per questo il costo pro-capite a carico dei cittadini è il più basso d'Italia ed è stato preso come riferimento per tutte le altre regioni nel decreto varato dal governo Monti per il taglio dei costi della politica.
Secondo, legalità e rispetto delle regole. E' giusto che la magistratura faccia gli accertamenti che ritiene e da parte di tutti noi ci deve essere rispetto e fiducia per il suo lavoro.
Terzo, etica e sobrietà. Il denaro pubblico non va usato solo nel rispetto formale delle regole ma con uno stile che sia in linea con i principi in cui diciamo di credere. E' una sensibilità anzitutto personale ma è anche elemento di condivisione e di identità. Non possiamo delegarlo né alle indagini della magistratura né alle indiscrezioni giornalistiche.
Quarto, rispetto per le persone. Chi è raggiunto da accuse o richieste di chiarimenti non può sottrarsi alle necessarie spiegazioni, ma occorre anche fare attenzione a non assecondare un meccanismo mediatico che rischia di macinare tutti indifferentemente. Esempio: non sarà stata una mossa brillante lasciarsi scappare un rimborso per la toilette, ma mettere alla gogna una persona come nemico del popolo per una cosa del genere mi pare davvero irrispettoso.
Quinto, trasparenza ed equilibrio. In un clima come l'attuale invocare il diritto alla privacy appare un modo per svicolare, e non credo ci siano valide alternative al cammino verso la piena trasparenza. Al tempo stesso non può nemmeno valere il "potete pagarvelo da soli" su tutto senza distinzioni. Chi ha esperienza di lavoro in una qualsiasi azienda, sa che quando si va in trasferta vengono rimborsate spese ragionevoli secondo regole chiare: è troppo sperare che anche la politica riesca a rientrare fra le cose normali, superando l'attuale schizofrenia fra regole a maglie larghe e abolizione di ogni rimborso?
Sesto, ruolo e responsabilità. Se sei un consigliere regionale e ad essere chiamato in causa è un tuo collega, il tuo compito è anzitutto esercitare il tuo ruolo nell'istituzione. Per questo nei giorni scorsi ho scelto un profilo meno pubblico di quello che alcuni mi suggerivano. Ora apprezzo il passo indietro fatto dall'ormai ex capogruppo a tutela del PD e per potersi meglio difendere dalle accuse.
Settimo, elogio della parsimonia. In una società che spinge ad essere brillanti e a consumare sempre di più, io credo che invece la parsimonia nell'uso delle risorse sia un valore. Lo è per le risorse finite come quelle ambientali, personalmente credo lo sia (entro certi termini) anche nell'uso delle finanze personali, lo è sicuramente nell'uso del denaro pubblico.
Sono paletti credo di buon senso, che ognuno dovrebbe tenere a mente per cercare di applicarli prima di tutto a se stesso. Io sono il penultimo arrivato in Regione, ma ho fatto in tempo ad aver diritto al vitalizio: quando abbiamo fatto la legge che consentiva ai singoli di rinunciare io, come diversi altri colleghi, ho rinunciato.
Siccome in questi giorni tanti mi chiedono delle spese di rappresentanza, ogni volta devo spiegare che dall'inizio dell'anno sono state totalmente abolite (nel solco di un processo di autoriforma che dimostra una consapevolezza in questo mandato della necessità di ridurre costi e privilegi della politica), e che attualmente non solo non si può chiedere il rimborso di un pranzo ma nemmeno di un biglietto del treno. Nei primi sette mesi in cui ho esercitato il mio mandato ed erano ancora previste quelle voci di spesa, ho fatto attenzione nel mio contribuire alle spese del gruppo consiliare. E con chi insiste, e fra il serio e il faceto mi chiede conto delle mie cene in quel periodo, taglio corto e spiego che me ne sono mai fatte rimborsare.
Finisco dicendo che questi sette punti sono solo premesse rispetto a ciò che sostanzia il lavoro politico-amministrativo. Per noi consiglieri regionali la sostanza è fare delle buone leggi e contribuire ad un'amministrazione capace di dare risposte adeguate ai bisogni dei propri cittadini.  Dobbiamo essere capaci di uscire da questa situazione per riaffermare una politica capace di farsi misurare su ciò che di buono è stata capace di fare. Siccome sono convinto che di buoni argomenti ne abbiamo, cerchiamo di fare presto.

martedì 5 novembre 2013

Cup2000 e ICT socio-sanitario regionale

cup-2000-255x170.jpgE' sbagliato affrontare il tema come se riguardasse solo l'azienda Cup 2000 e il suo futuro: il tema centrale è l'utilizzo dell'ICT in ambito sanitario, le enormi possibilità non solo in termini di semplificazione, trasparenza e sicurezza dei processi, equità nell'accesso e archiviazione delle informazioni, ma anche l'evoluzione del modo di curare ed assistere le persone, l'organizzazione degli ospedali e della medicina del territorio, le nuove frontiere della domiciliarità, la declinazione di temi come la sussidiarietà e il coinvolgimento del volontariato, le nuove possibilità per la medicina d'iniziativa attraverso l'incrocio delle informazioni e gli screening mirati, una strutturazione tecnologica capace di anticipare e declinare la modalità cloud, l'emergere di nuovi paradigmi di ricerca e di approccio clinico.
Si tratta di frontiere che dobbiamo avere la capacità di percorrere non a rimorchio dell'innovazione che si porta avanti altrove, ma manifestando una capacità nostra che finora abbiamo dimostrato solo a sprazzi. E questo non solo per arrivare primi, ma per segnare la via, per guidare l'evoluzione del mercato e delle tecnologie. La consapevolezza di avere un sistema socio-sanitario di eccellenza ci mette nelle condizioni per ricercare una leadership anche nell'ICT in questo campo.
E' chiaro che se questi sono i nostri obiettivi, ne consegue che:
  • occorre una visione di prospettiva relativa all'ICT socio-sanitario capace di fare un salto di qualità rispetto a quanto si è fatto finora
  • se non ci fosse una società come Cup2000 dovremmo porci il tema di crearla, dunque proviamo a viverla come una risorsa e non come un problema
  • se Cup2000 dev'essere lo strumento per realizzare una visione di innovazione coraggiosa e capace di prospettiva, occorre rafforzarne i punti di forza e rimuoverne o almeno modificarne i punti di debolezza
Nella riflessione sui punti di forza e quelli di debolezza di Cup2000, dunque in vista di un rilancio del suo ruolo, io credo che il documento approvato dall'assemblea dei soci faccia fare alcuni importanti passi in avanti. Infatti chiarisce alcune questioni che a mio avviso non dovrebbero più essere oggetto di dibattito. Provo brevemente ad elencarle partendo dai concetti.
Primo, serve una chiara focalizzazione ed è sbagliato stare su troppe partite. Io credo che la totipotenza sia una malattia giovanile dell'informatica. Il ruolo di Cup2000 è e deve essere nell'ambito dell'ICT socio-sanitario regionale. E' facendo un minor numero di cose per un numero maggiore di aziende sanitarie che Cup2000 potrà trovare il suo equilibrio ed anche una sua maggiore competitività.
Secondo, è sbagliato mescolare troppi ruoli: non si può essere contemporaneamente sopra il mercato e dentro il mercato, per di più tenendo al proprio interno aree che giocano parti sostanzialmente diverse. Serve un posizionamento chiaro che eviti sovrapposizioni inutili coi fornitori o con altre società e funzioni del sistema regionale. Da questo punto di vista le linee guida approvate dai soci parlano ad esempio delle funzioni di digitalizzazione, io credo che una riflessione completa dovrebbe riguardare anche i servizi di data center, sui quali da un punto di vista logico mi pare che serva un'unica strategia regionale senza inutili duplicazioni.
Terzo, è del tutto sensato che i servizi di call center e di sportellistica non debbano essere gestiti internamente a Cup2000. Per chiarezza, penso che sarebbe stato opportuno fare questa scelta già da tempo. C'è ovviamente un tema di tutela del personale su cui l'attenzione dovrà essere massima. Ma è del tutto sensato che la soelta di tenere al proprio interno servizi dove l'acquisizione di un nuovo cliente comporta una crescita lineare del numero degli addetti, peraltro in un settore in cui le prospettive di sviluppo futuro viaggiano largamente su altri binari, costituiva un inibitore semplice alle prospettive di sviluppo della società. In questo ambito voglio accendere un segnale di attenzione: occorre tutelare alcuni aspetti concettuali nei servizi di prenotazione che attualmente sono garantiti, quali unitarietà e integrazione delle agende, visione d'insieme, terzietà e verificabilità. Su questi temi occorre un approfondimento di dettaglio funzionale prima di procedere a spacchettamenti e non dopo. Ne va della qualità dei servizi resi ai cittadini.
Quarto, viene ribadita la scelta della società in house. Qui so che c'erano altre ipotesi ma non vi nascondo che mi hanno sempre lasciato molto perplesso. Anche e soprattutto perché venivano evocate senza fare chiarezza sui punti che ho appena citato, che sono indicazioni a mio avviso giuste in ogni caso ma che sarebbero state indispensabili per considerare l'eventualità di quotazioni in borsa o similari. La mia convinzione nasce comunque dalle premesse iniziali: il settore è troppo strategico per essere anche solo in parte esternalizzato.
Quinto, è giusto chiarire che la società non debba necessariamente produrre in proprio il software. Anche in questo caso però aggiungo una precisazione rispetto alle linee guida approvate dai soci: a mio avviso non è giusto dare un'indicazione a non produrre software in nessun caso, ma chiarire che la società deve muoversi con libertà per massimizzare il servizio ai soci. Ciò significa porsi su un piano superiore a quello dei fornitori, dunque non avere l'angoscia di competere con essi che magari induce a sviluppare software proprietari anche dove non è strettamente necessario per legare e fidelizzare il proprio cliente. Ma proprio perché Cup2000 deve porsi sopra i fornitori con un reale spazio di intervento non deve a mio avviso limitarsi a disegnare il collage di soluzioni più idoneo ma esercitare una funzione di guida del mercato: e per poterla esercitare davvero si deve essere in grado di fare in proprio dei pezzi di lavoro – solo quando e se serve – e in ogni caso possedere le competenze necessarie a comprare soluzioni non a scatola chiusa ma con la capacità di guardarci dentro e cambiare dove necessario.
Ora, nell'accogliere le linee guida come un importante passo avanti, è necessario chiarire che esse sono soltanto un punto di partenza. E' chiaro che deve esserci piena attenzione all'occupazione e alla gradualità dei processi di transizione. Ma fatto salvo ciò, sarebbe un errore grave vedere queste linee guida come una sforbiciata volta a ridurre e così a risolvere i problemi. Al contrario, è importante che esse siano il punto di partenza per riprendere a volare. A volare, non a traccheggiare, spero di essere stato chiaro.
Per questo è fondamentale che si chiuda il gap che negli ultimi anni ha con ogni evidenza caratterizzato i rapporti fra i soci e la gestione, e che anche in questi giorni con le polemiche sui numeri abbiamo avuto occasione di riverificare. Fra soci e gestione occorre invece che ci sia massima coesione per avere insieme massima determinazione. Ci sono sfide che non possiamo permetterci di perdere, e Cup2000 dev'essere lo strumento d'elezione per un cambio di passo del ruolo dell'ICT nell'ambito socio-sanitario regionale. Per questo dico volare, e non per compiacere chi ha a cuore le sorti di Cup2000: perché ne ha bisogno la il nostro sistema socio-sanitario, la nostra Regione, i nostri cittadini. 
[Traccia dell'intervento in Assemblea Legislativa - seduta del 5 novembre 2013]