mercoledì 26 marzo 2014

News del 26 marzo 2014

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Cari tutti, è arrivata la primavera (speriamo da vari punti di vista). L'impegno di ognuno di noi continua e voglio, come di consueto, darvi qualche aggiornamento.

Il riconoscimento dei caregiver

L'approvazione della legge sul riconoscimento e sostegno del caregiver familiare è un passo importante perché riconosce il ruolo delle persone che su base volontaria si prendono cura di una persona cara con problemi di salute o comunque non autosufficiente. Approvato dopo un dibattito duro, è un modo per riconoscere che i bisogni di salute della nostra società necessitano non solo di una sanità efficiente ma di un'alleanza larga che valorizzi le forme di socialità. E' un punto di partenza per cominciare a sperimentare concretamente modalità di integrazione e coinvolgimento nel prendersi cura delle persone.

Il piano dei rifiuti

Raccolta differenziata al 70%, riduzione del 25% della produzione pro-capite dei rifiuti urbani, riciclaggio al 65%, diminuzione del numero di impianti attivi a partire dalle discariche e dagli stessi inceneritori: sono alcuni degli obiettivi del piano regionale di gestione dei rifiuti adottato dalla Giunta. C'è polemica sulla tempistica di chiusura degli impianti per il timore che nei nostri termovalorizzatori arrivino rifiuti da altre regioni. L'iter in commissione è cominciato, prossimamente il confronto il aula.

Fusioni e montagna

E' arrivato in commissione il progetto di fusione dei comuni di Porretta Terme e Granaglione. E' sicuramente un passo avanti, ma c'è anche la sensazione che si potesse fare di più in termini di accorpamenti. Peraltro, in varie zone della nostra montagna si moltiplicano segnali di affaticamento e pericoli di scollamento, con eccessi di conflittualità ma soprattutto col rischio di perdere occasioni importanti per quel territorio.

Bando casa per le giovani coppie

E' uscito un bando regionale per allocare 7 milioni di euro per l'acquisto dell'abitazione e favorire l'accesso alla prima casa di proprietà a giovani coppie ed altri nuclei familiari: è un tassello dell'azione regionale per costruire una filiera dell'abitare.

Altre delibere e risoluzioni

Nel 2013 è cresciuto il ritmo dei lavori dell'Assemblea Legislativa regionale. Approvato il piano integrato sul gioco d'azzardo per il contrasto, la prevenzione e la riduzione del rischio di dipendenza da gioco patologico, previsto dalla legge di recente approvazione. Sbloccati 150 milioni di potenzialità di spesa per imprese, enti locali e mondo del lavoro grazie alla legge regionale in materia di patto di stabilità territoriale. Varata una risoluzione per chiedere l'intervento del governo sul dissesto idrogeologico del territorio, in particolare montano (attenzione, perché la situazione peggiora anno dopo anno). Varato il piano triennale per l'integrazione dei cittadini stranieri (nella nostra regione sono il 12,2% della popolazione). Allocati dalla Regione 52 milioni sul fondo sociale per il 2014, per famiglie, adolescenti, carcere.

Un paio di riflessioni

Una riflessione che vi propongo dal mio sito riguarda la centralità della riforma della legge elettorale: non è solo per cancellare un vergognoso ritardo, ma è fondamentale per non tornare indietro. Inoltre vi parlo dell'importanza di scegliere le battaglie giuste sull'elettrosmog, dove non è il wi-fi il problema: peraltro è un concetto che vale anche in generale…
Un caro saluto e alla prossima,
Giuseppe

venerdì 21 marzo 2014

Elettrosmog, meglio fare le battaglie giuste (non contro il wi-fi)

wifiOgni giorno va in scena il derby fra conservazione e innovazione, con gli innovatori stretti nella morsa degli avversari che sovente si muovono con classica manovra a tenaglia. Da una parte infatti ci sono i soloni pronti a giustificare l'immobilismo: si è sempre fatto così, non si può fare diversamente, la decisione è già stata assunta, le procedure non ci consentono di fare altrimenti, rischiamo di perdere i finanziamenti, e così via. Ma a dar loro manforte sovente arrivano i professionisti della protesta, i talebani della contestazione, quelli disposti a tutto – magari in perfetta buona fede – pur di opporsi anche a cioè che è del tutto ragionevole, col risultato di screditare qualunque sforzo sia invece focalizzato là dove invece occorrerebbe impegno e capacità di mettersi in discussione.
No, non ho scritto queste righe come incipit per un post sulle sinergie sostanziali fra Grillo e Berlusconi o per descrivere i pericoli che attendono il PD guidato da Renzi (anche se in effetti il ragionamento di fondo ci starebbe tranquillamente), bensì a valle di un incontro cui ho partecipato coi genitori di una scuola elementare a proposito dell'installazione del wi-fi nella scuola frequentata dai loro figli. Un'esperienza interessante ma anche faticosa, da cui sono uscito con un po' di amaro in bocca per il dispiacere di vedere tante energie (potenzialmente positive) malamente sprecate.
Nella prima parte hanno parlato gli esperti. Hanno spiegato che l'hotspot wi-fi è un apparecchietto con una potenza di 100 milliwatt (almeno 20 volte meno di un telefono cellulare) da cui stiamo distanti alcuni metri (quindi con emissioni 20 mila volte inferiori ad un cellulare tenuto all'orecchio), che si attiva solo quando utilizzato e la cui emissione non cresce in modo significativo al crescere del numero di dispositivi collegati. Poi sono state spiegate le emissioni, sia dal punto teorico che pratico coi risultati di una misurazione fatta in un'altra scuola che dimostravano valori tutti inferiori a 1 V/m vicino all'apparecchio e sotto la sensibilità strumentale (e al fondo elettromagnetico) all'interno delle classi scolastiche. Infine sono state illustrate le precauzioni relative alla collocazione degli hotspot (in alto e nei corridoi).
Nella seconda parte un gruppo di genitori ha palesato le ragioni della propria opposizione, tutta basata sul "su Internet ho trovato che c'è chi sostiene che fa male comunque", su testi di risoluzioni presentate in assemblee elettive (anche se non approvate) e sulla decisione di alcune scuole in vari paesi del mondo di vietare il wi-fi all'interno del proprio istituto. Insomma, se c'è chi ne parla male qualcosa di vero potrebbe anche esserci, e dunque "siccome per mio figlio voglio il meglio allora non voglio il wi-fi". Sentivo un senso di smarrimento profondo, una sfiducia cosmica e una assoluta indisponibilità ad ascoltare le ragioni. E' un sintomo importante e da non sottovalutare. E prima di buttare la croce su quei poveri genitori, dobbiamo chiederci chi ne porta le colpe.
In primo luogo si deve interrogare la comunità scientifica: possibile che ci siano a piede libero professori vari e sedicenti esperti che propagano come verità interpretazioni distanti fra loro in modo siderale, senza che la comunità scientifica sia in grado non dico di dire quale è la cosa giusta in assoluto ma quantomeno di restringere la forbice nei limiti del ragionevole? Non è infatti particolarmente difficile trovare chi sostiene che i limiti italiani (6 V/m dove c'è permanenza di persone) siano sbagliati di un ordine di grandezza, ma in ambo le direzioni! Ovvero c'è chi pensa che siano più giusti quelli di altri paesi europei (40 V/m e oltre) ed altri che invece dicono che dovremmo calarli a 0,6 V/m (che equivale a dire che dovremmo evacuare le grandi città, per dire).
Una seconda chiave di lettura è la scarsa cultura scientifica diffusa nella popolazione, per cui tanti quando sentono parlare di numeri hanno l'impressione che li si voglia fregare. D'altra parte, se le persone avessero una percezione reale del significato delle statistiche, nessuno fumerebbe, nessuno giocherebbe alle varie lotterie e… nessuno si preoccuperebbe delle emissioni elettromagnetiche del wi-fi.
In terzo luogo penso alla sfiducia nei punti di riferimento, politica inclusa, per cui se non c'è nessuno di cui posso fidarmi allora faccio ogni battaglia sia capace di toccare i miei tasti emozionali, al di là di ogni aspetto di razionalità. "Non importa che l'emissione sia bassa – diceva ieri sera un genitore – io per mio figlio voglio evitare anche quel rischio". Dunque, visto che stiamo parlando di valori che l'Arpa considera come il fondo elettromagnetico di una città, secondo lei dovremmo evacuare la città di Bologna? "Io mica abito a Bologna, anzi sono venuto ad abitare fuori città per un motivo": una bella risposta che ci parla dell'individualizzazione sfrenata anche delle richieste di salute (corrette o sbagliate che siano).
E' proprio dalla razionalità che invece dobbiamo essere capaci di ripartire, e di coinvolgere le persone nelle battaglie giuste che meritano di essere combattute e vinte. L'elettrosmog è senza dubbio uno dei problemi che dobbiamo considerare, ma vale la pena di farlo là dove dobbiamo combattere la giusta battaglia per il principio di precauzione. Penso all'inquinamento elettromagnetico degli elettrodotti e degli apparati di trasformazione, dei ripetitori radiotelevisivi e naturalmente delle antenne per la telefonia mobile. Questi sono i temi su cui occorre attenzione e anche la voglia dei cittadini di combattere battaglie che abbiano senso.
Dobbiamo avere coscienza che in Italia i limiti sono fra i più bassi in Europa: 6 V/m dove c'è permanenza di persone e 20 V/m nei luoghi aperti e di passaggio (questi i limiti per le alte frequenze, quelle di radio-tv e telefonia mobile). Quando noi o i nostri figli andiamo in giro per il mondo, teniamo conto che in altre nazioni i limiti sono molto più alti. Ma non dobbiamo accontentarci dei 6 V/m, perché la sfida concreta è quella di riuscire a dare il servizio cercando di minimizzare l'impatto. E' quello che abbiamo fatto dal 2004 al 2009 con il tavolo di concertazione sulla telefonia mobile nel Comune di Bologna, riuscendo concretamente a collocare le antenne in modo da soddisfare le esigenze di trasmissione ma trovando soluzioni con impatto inferiore: perché devo accontentarmi di 4 V/m in un palazzo quando posso fare in modo di limitare a 1,5? Ho in mente tanti casi concreti di questo tipo…
Purtroppo la capacità dell'amministrazione comunale di incidere sulle scelte dei gestori è calata drasticamente in virtù di leggi nazionali che hanno privilegiato la tutela della capacità di fornire il servizio (ossia l'interesse dei gestori) rispetto agli spazi per minimizzare le emissioni a carico dei cittadini, depotenziando le leggi regionali (come la LR 30/2000 della Regione Emilia-Romagna che a questo punto forse è il caso di rivedere) e vanificando esperienze belle e significative come quella bolognese. Leggi nazionali sorte forse sulla base della considerazione che essendo impossibile gestire l'onda dei sentimenti popolari tanto vale non stare nemmeno a discutere. Mentre è vero il contrario: se si fa uno sforzo vero nella direzione giusta, le buone pratiche sono possibili!
Per questo percepisco il dirigismo della legislazione nazionale e la contestazione aprioristica di alcuni genitori sentiti alla riunione di ieri come due facce della stessa medaglia, di una società che stenta a definire e collocare giustamente gli spazi di partecipazione e di azione della pubblica amministrazione locali, che percepisce il confronto come una perdita di tempo per motivi opposti (cercare di tenere a bada le paure da un lato e combattere gli apparati cattivi dall'altro)  e quindi ognuno si rifugia nelle sue prerogative alimentando un muro contro muro da cui perdiamo tutti.
Serve davvero la capacità di scegliere le giuste battaglie, e di combatterle in modo serio: anche sull'elettrosmog. Lasciamo stare il wi-fi che non è il problema e riprendiamo in mano il tema di elettrodotti ed antenne radiotelevisive e cellulari.

mercoledì 12 marzo 2014

Legge elettorale, la priorità è disincagliare la nave

Ricordo Pierluigi Bersani che, parlando del conflitto d'interessi qualche anno fa durante una Festa dell'Unità, spiegava che in altre nazioni una legge in merito sarebbe stata inutile, perché la sensibilità diffusa sul punto è tanto forte da precludere il rischio senza che siano necessarie leggi specifiche: altrove "sarebbe come vietare per legge di mettersi le dita nel naso", diceva con una delle sue efficaci metafore. Peccato appunto che in Italia gli anticorpi nel corpo della società civile non siano sufficienti ad combattere tali patologie…
E' vero, abbiamo un sistema immunitario piuttosto depresso (politicamente parlando). Colpa del ventennio berlusconiano? Di una tradizione di italianità furbesca? Di un declino morale più ampio? Non lo so, ma di sicuro abbondano casi in cui sentiamo sostenere impavidamente tesi che in un paese civile non avrebbero alcuna cittadinanza, spesso con scarsa memoria e con rocambolesche inversioni dei ruoli. Un classico, come ho già ricordato in passato, è ad esempio la richiesta di accorpamento di elezioni diverse in un unica data (election day), spesso sostenuto o negato ad anni alterni dall'una parte politica o dall'altra a seconda delle convenienze.
Così accade che a volte si alzino ondate di indignazione per argomenti che in altre occasioni nessuno aveva ritenuto irrinunciabili, oppure che cose molto discutibili (eufemismo) passino nel silenzio e nell'acquiescenza generale. Questo alla lunga genera un senso di malessere diffuso, la sensazione di stare nel pantano, e proprio per questo è necessario disincagliarsi, superare la palude e ripartire di slancio. Anche questo motiva le speranze che tanti italiani ripongono nel governo di Matteo Renzi e l'apprezzamento per la schiettezza (a volte anche un po' ruvida) con la quale il Presidente del Consiglio e segretario del PD affronta gli argomenti.
Ovviamente se lo scopo è disincagliare la nave e non affondarla, occorre tenere bene in conto la posizione degli scogli.
Nel dibattito parlamentare di questi giorni, disincagliare la nave vuol dire varare finalmente una legge elettorale degna e maggioritaria. Con la consapevolezza che sulle regole occorre trovare convergenze ampie sia all'interno dei partiti che fra diverse forze politiche. Ma soprattutto ricordando che da molti, troppi anni si sono presi impegni a parole sul varo di una legge che sono sempre stati disattesi. A forza di fallimenti nel trovare una formulazione in grado di superare il famigerato Porcellum, la Consulta ha abrogato tutto precipitandoci verso una legge proporzionale che è un rischio enorme per un'Italia che non merita di essere consegnata alle larghe intese senza alternative.
noporcellumE' dunque indispensabile legiferare, facendo la legge migliore possibile ma senza lasciare che le difficoltà che si incontrano possano costituire un alibi per non procedere. Per questo è una notizia importante l'approvazione della legge avvenuta oggi alla Camera dei Deputati. Un primo passo e (speriamo) un punto di non ritorno.
Certo ci sono cose che lasciano l'amaro in bocca, ed anche vincoli che abbiamo dovuto (purtroppo) subire per riuscire a procedere.
Sul tema della parità di genere (di cui si sta molto discutendo) non abbiamo assistito ad un bello spettacolo. E' importante che il PD abbia affermato di voler comunque praticare la parità, ma questa affermazione non è bastata a metterci al riparo da sorprese nel voto segreto né ha evitato che nel PD si scatenasse una bagarre interna. Pensateci, è davvero singolare che la questione appaia dividere il PD, partito che ha comunque scelto di attenersi al principio di parità, e non le forze politiche che non hanno assunto impegni in questo senso: ed è un "regalo" che ci siamo fatti da soli… Dopodiché, se al Senato sarà possibile fare di meglio nella legge tanto meglio, e se per Forza Italia la parità di genere costituisce un problema abbia l'onestà di dirlo.
E che dire dell'artificio (di cui si dibatte molto meno) che ha ridotto la validità della nuova legge elettorale alla sola Camera dei Deputati? Chi ha paura di una legge funzionante? Vi viene in mente un solo paese europeo in cui un tale artificio non sarebbe stato accolto come – appunto – mettersi le dita nel naso? E' come pensare di scongiurare il pericolo di una malattia facendo sparire le medicine…
Insomma, non è un momento facile, e siccome divisioni e polemiche fanno notizia, tanti sentono il bisogno di "dare una mano" buttando benzina sul fuoco, come i giornali online che hanno accompagnato la navigazione della legge con titoli tipo "la Camera salva le liste bloccate", come se non fossero noti da tempo i contenuti dell'accordo trovato sulla legge elettorale. In questa grande confusione, Matteo Renzi manovra fra gli scogli per disincagliare la nave e noi stringiamo i denti e andiamo avanti: ma quanta fatica…