domenica 30 dicembre 2007

Parliamo di sostanza, per piacere

Intervento di Virginio Merola e mio pubblicato ieri dal Corriere di Bologna sotto il titolo: "Avanti. Con o senza Sergio".

Prendiamo congedo dal teatrino autoreferenziale della vecchia politica, perché vogliamo parlare solo di ideali e di cose concrete: Bologna ha bisogno di dosi massicce di infrastrutture, di innovazione, di interventi sul sistema educativo e del welfare, per essere città accogliente e accessibile, per restare bella.

Queste misure si decidono e si avviano in un mandato e si portano a termine nell’altro. Questo abbiamo detto agli elettori candidando Cofferati, assieme al fatto che Guazzaloca non era stato un intervallo, ma il prodotto anche di una crisi della sinistra bolognese come forza efficace di governo.

In questi primi tre anni e mezzo sono stati fatti notevoli investimenti in scuole e servizi sociali. Per le infrastrutture sono in via di cantiere il tram e il people mover, si sta completando il progetto del metrò, il passante autostradale ha buone prospettive, il casello Fiera è già aperto, la tangenziale è ormai riqualificata, la nuova rete dei poliambulatori si sta affiancando al sistema ospedaliero. Nel 2008 conosceremo il progetto della nuova stazione e partirà lo studio di fattibilità per le ex aree militari, sarà approvato il piano urbanistico, partiranno le sperimentazioni per un nuovo supporto domiciliare agli anziani e per nuovi canali di comunicazione con i cittadini.

Questo è solo un primo elenco. Da gennaio proponiamo al Partito Democratico di fare politica, informare sull’azione amministrativa del Comune e ascoltare critiche e proposte, dire come vogliamo affrontare il futuro della città. Abbiamo appena eletto tante nuove persone, insieme a Veltroni e Caronna. Forse non sono note come coloro che hanno ricoperto prestigiosi incarichi in un passato che oggi vorrebbero restaurare. Ma non per questo sono meno importanti, anzi in loro sta molto del futuro del Pd e del rinnovamento della politica a Bologna.

In questi anni hanno preso corpo una posizione conservatrice ed una rinnovatrice in tutti i partiti del centrosinistra, sulle scelte concrete: sulla sicurezza, sul ruolo delle aziende partecipate dal Comune, sul piano del traffico, sul ruolo delle categorie economiche, sul sistema infrastrutturale, sul lavoro, sull’innovazione, sull’educazione, sui giovani. Su questi temi, più che di laboratori, c’è bisogno di una discussione chiara e dire basta sia alle rendite di posizione che all’abitudine di fare opposizione stando in maggioranza.

Per questo ci auguriamo che si trovi un accordo che ci consenta di arrivare alla fine del mandato. E che il tempo che manca alle elezioni ci aiuti a fare il Pd, ed intanto che possa nascere una sinistra radicale unita per elaborare con essa un programma davvero comune. Ma se questo non dovesse accadere, il Pd deve prepararsi a parlare ai cittadini sulla base di un programma, su cui costruire la coalizione, e non viceversa. Con la consapevolezza che, con Cofferati o senza, il problema sarà lo stesso: quale progetto e quali azioni concrete per Bologna.

venerdì 28 dicembre 2007

Il rischio di tornare indietro

Intervistato da un quotidiano, ho detto che nei momenti di grande trasformazione, come quello che stiamo vivendo, vi sono grandi opportunità ma anche grandi rischi, a Roma come a Bologna. E il rischio principale che vedo è usare l'opportunità della trasformazione per tornare indietro invece che per andare avanti. Da questo punto di vista, trovo deludente ad esempio sentire continuamente evocare nel dibattito cittadino le categorie della nostalgia e la bolognesità come virtù taumaturgica.

Primo esempio: Zani e molti altri si sono accaniti contro Merighi, che ha detto che in un’epoca di risparmio energetico il riscaldamento all’aperto ha poco senso, quasi che avesse proposto il coprifuoco e la rinuncia a sacre abitudini consolidate nei secoli. Io invece faccio fatica a credere che l'aperitivo all'aperto in dicembre sia un diritto fondamentale da garantire. Anzi, in un posto normale quella di Merighi sarebbe stata un'affermazione ovvia, ma evidentemente non a Bologna.

Secondo esempio: Grillini ed altri nel centrosinistra hanno cominciato ad usare contro il sindaco l’argomento della bolognesità. Si tratta per lo più di persone che avevano sostenuto Cofferati nel 2004, e mi risulta che già allora fosse originario di Cremona. Intendiamoci, è legittimo che dissentano sul modo di governare la città, ma evocando il tema della bolognesità faccio presente a Grillini che non importi che si scomodi, il candidato naturale resta Guazzaloca: che ha governato malissimo, ma è certamente bolognese doc.

Mi pare che da questi esempi si colga un ritardo preoccupante del dibattito politico rispetto alle sfide che invece abbiamo di fronte. Invece di attardarci in una nostalgia di maniera per un piccolo mondo antico di esistenza dubbia e sicuramente non credibile come riferimento in proiezione futura, dobbiamo impegnarci nel concreto dei problemi, superando i luoghi comuni. Dobbiamo dimostrare ai commercianti che si possono fare affari anche in una città che non soffoca nello smog. Garantire ai giovani la possibilità di lavorare in città e non solo di studiare e divertirsi. Fornire agli anziani gli strumenti per poter vivere in casa propria il più a lungo possibile. Rilanciare il ruolo logistico della nostra città alla luce dell’evoluzione della tecnologia, e così via. Tutti temi difficili e faticosi, ma sono quelli i nodi veri se vogliamo portare Bologna nel futuro.

Il tema che pongo è di merito, anche se le risposte che trovo oggi sui giornali non mi pare che raccolgano l'invito. Qui non si tratta di essere cofferatiani o anticofferatiani, e tentare di riportare il tutto ad una divisione su questa linea di confine è poco utile alla città. E' vero che il Sindaco ha uno stile diretto che a volte risulta ruvido, ma a volte sarebbe utile provare a discutere della luna e non del dito che la indica. Una gara fra politici che litigano fra loro facendo a gara a lisciare il pelo agli elettori è una cosa già vista, ed non ci serve rivederla.

domenica 23 dicembre 2007

Buon Natale

Senza la pretesa di brillare per originalità, ma anche con la speranza di raggiungere persone cui non sono riuscito a dirlo altrimenti: Buon Natale!

venerdì 21 dicembre 2007

Una visita al PS

L'altro giorno ho fatto con piacere una visita al Pronto Soccorso dell'ospedale Sant'Orsola. L'occasione era l'ampliamento che si è realizzato di recente per migliorarne la situazione logistica, in attesa che fra 4 anni circa ci sia il nuovo PS nel Polo Chirurgico che dovrà essere costruito.

L'ampliamento è dovuto in parte al recupero dei locali ex Sert, ed in parte alla costruzione di una nuova ala a fianco del corridoio principale. Non è una grande cosa, ma è comuque importante anche per dimostrare che non siamo fermi in attesa del nuovo PS.

Il piacere è dovuto a due ordini di motivi. Il primo è la sensazione di aver lasciato un segno tangibile di cui potranno usufruire le persone che si recano in quel PS. Infatti, non è poco essere finalmente riusciti a spostare altrove il Sert dopo quasi 30 anni (era lì dal 1978), e lì c'è il mio zampino. Poi girando per vedere i nuovi locali, vedevo gli schermi con i pazienti e i tempi d'attesa previsti, e anche quella (modestamente) è un'idea mia. Tra l'altro c'è chi ha apprezzato anche fra i blog.

Il secondo è il ritrovarmi fra professionisti in cui l'alto tasso di competenza si coniuga con un elevato livello di umanità. Perchè in ospedale è importante la logistica e la tecnologia, ma non quanto le persone che ti curano.

Insomma, anche se sui giornali il giorno dopo la notizia è andata al più in qualche breve, mi ha fatto davvero piacere, e qui voglio scriverlo.

domenica 16 dicembre 2007

L'importanza della donazione

Nel carosello di impegni, che verso le feste si intensifica, ci sono alcune occasioni speciali cui cerco sempre di non mancare: sono quelle che riguardano il tema della donazione.

Negli appuntamenti coi donatori di sangue incontri soprattutto donatori, a quelli relativi alla donazione di organi incontri i riceventi. In entrambi i casi, capisci di trovarti di fronte persone che hanno ben chiaro che nella vita la dimensione del "dono" è fondamentale. Al di là degli evidenti risvolti sanitari, comunque importantissimi, in una società così segnata dall'egoismo abbiamo un grande bisogno di sintonizzarci su questa lunghezza d'onda.

Ecco perchè a distanza di tanti anni un caso come quello di Nicholas Green continua ad interpellarci, ed è stato bello nell'anno che ora va a chiudersi avergli intitolato un parco pubblico della nostra città: per ricordare a tutti noi l'importanza di essere donatori.

Anche oggi, agli auguri di Natale delle associazioni di trapiantati, si capiva che la lingua parlata dai cittadini trapiantati, dalle loro famiglie, dal personale sanitario, dai dirigenti e dai politici era la stessa, e che aveva una profonda risonanza umana che ci aiutava a comprendere il senso dell'impegno di ogni giorno. Un senso da esportare...

venerdì 14 dicembre 2007

W i fotografi

Si avvicina il Natale e siamo tutti più buoni: evito quindi di sottolineare che un giornale a caso non pare essersi accorto che fra le priorità del 2008 ci sono anche alcuni "miei" progetti che aveva dato per morti e sepolti.

Anzi, vorrei rivolgere un pensiero di vera simpatia per le persone che lavorano nel circo dei media. Per esempio i fotografi e i cineoperatori, che sono costretti spesso a correre dietro a noialtri, e che forse preferirebbero fotografare altro. Come li capisco! Ieri, in compenso, li ho fotografati io...

Fotografi a Palazzo d'Accursio

mercoledì 28 novembre 2007

La guerra dei funghi

Premesso che i funghi (da mangiare) non mi sono mai piaciuti, ho assistito come tutti all'esplosione della guerra dei funghi (stufe nei dehors) sui giornali bolognesi. E confesso che quel che ho letto mi è piaciuto poco.

Tutto parte da un'osservazione di Claudio Merighi che rileva come poco sensata dal punto di vista del contenimento dei consumi l'abitudine di riscaldare l'aria all'esterno dei locali, e invita a provvedere diversamente.

FungoNella vita normale gli potevano rispondere in vari modi: che ci sono altre abitudini dannose ed inutili sprechi da superare, che nel complesso dei consumi i funghi riscaldanti hanno un'impatto limitato, che per trovare soluzioni alternative ci vuole tempo e denaro. Tutte osservazioni legittime, purchè accompagnate dall'ovvia ammissione che in effetti ha ragione, il riscaldamento esterno non ha molto senso in generale, e in particolare ora che si sta (faticosamente) prendendo coscienza che occorre una cultura di risparmio energetico.

Non occorreva che partisse una guerra. Poteva essere una riflessione utile, che ci aiutava a pensare ad un aspetto che si poteva dare per scontato e invece non lo è. Poi magari un bar avrebbe potuto eliminare i funghi mettendo un cartello che spiegava perchè, e forse ci sarebbero state persone più disposte ad andare in quel bar che in un altro che garantiva tepore esterno nel modo che conosciamo. Insomma, "food for thought" come si dice in inglese, l'occasione per una riflessione.

Invece, con uno stile ormai collaudato, sui giornali è partito il caso.
Fase 1: estremizzare il pensiero (di Merighi), individuare un nemico (i commercianti), definendo nel modo più violento possibile il tema. Ecco allora la guerra, anzi la crociata, anti fungo. Dall'altra parte, i commercianti sulle barricate. E così via.
Fase 2: parte il tiro al piccione. E qui se ne son viste di belle: Merighi comico, allucinante improvvisazione, e via discorrendo.
Fase 3: qualunque cosa dica Merighi (o altri) per riportare il tema nei termini originali è destinata all'insuccesso. Infatti oggi un giornale scrive "Merighi costretto alla resa", un altro "Merighi non retrocede", a seconda di come interpretino il fatto che abbia semplicemente ripetuto la sua osservazione iniziale.

Per finire una domanda e un'osservazione.

La domanda: quanto spazio hanno dato i giornali che in questi giorni si sono riempiti di guerre sui funghi alla presentazione (avvenuta poche settimane fa) da parte della Giunta del Piano Energetico? Vi suggerisco la risposta: pochissimo.

L'osservazione: è fenomenale che oggi si scopra che Repubblica di Torino ha qualche giorno fa riportato il parere sul tema (uguale a quello di Merighi) di Mercalli, meteorologo di Fazio in TV, come riflessione sulla prossima visita di Al Gore. E invece Repubblica di Bologna ha usato l'occasione per provare a fare passare da cretino non solo Merighi, ma anche altri (vedi post precedente).

Ora diranno che con questo scritto anch'io mi sono schierato nella guerra ai funghi, senza cogliere l'invito ad esercitare il pensiero e soprattutto facendo finta di non capire che mi schiero contro chi usa la forzatura e l'insulto per fare informazione o per comparire in essa.

Così si è persa (anche stavolta) l'occasione per una riflessione sul tema energetico. Mah. Chissà cosa ne penserebbe Al Gore...

martedì 27 novembre 2007

Le mie perle bizzarre (secondo Repubblica)

Il dileggio non è mai simpatico, ma quando si basa su elementi di fatto largamente imprecisi se non falsi allora diventa insopportabile. L'articolo che mi riguarda dell'edizione bolognese di Repubblica di oggi è di questo tipo. Naturalmente so che spiegarlo ai pochi lettori del mio blog vale ben poco rispetto alle migliaia di lettori del quotidiano in questione, ma la sproporzione non cancella la verità, e la dignità non si compra a peso.

Vediamo cosa dice su di me oggi Repubblica, in un articolo che titola di "amministrazione creativa" da parte della Giunta di cui faccio parte, con in risalto "tre anni di proposte bizzarre degli assessori finite nel cestino". Secondo il quotidiano, io avrei "collezionato un buon numero" di "perle usa e getta", come "il kit antidroga destinato ai padri di famiglia che volevano fare il test ai propri figli", "la radio interattiva rivolta ai nonni magari per farli chattare con assistenti sociali e associazioni di volontariato", "la TV del comune che sarebbe dovuta finire in tutti i palazzi, così il cittadino mentre aspetta l'ascensore può avere informazioni sul traffico".


Ma veniamo al merito.

Sul kit antidroga ho risposto ad una interpellanza in consiglio comunale dicendo che rifiutavo il modello Milano, ma non mi sentivo di escludere per il futuro l'inserimento del kit nel contesto delle nuove attività svolte dai servizi sulle nuove dipendenze. Dopo che la polemica politica ha finto che il tema fosse "Bologna come Milano", abbiamo continuato ad approfondire il tema di merito (che non è il kit in sé, ma il sostegno alle famiglie di fronte alle nuove tossicodipendenze) nelle sedi tecniche, e presto vedrà la luce un nuovo servizio.

Il progetto indicato come "la radio interattiva per i nonni" è un progetto triennale 2007-2009 cofinanziato dall'Unione Europea, che sta procedendo secondo i tempi prefissati. Il fatto che sia innovativo richiede di sviluppare nuovi strumenti e per questo, come ho sempre spiegato, la sperimentazione pratica comincerà solo nel corso del 2008. Le modalità innovative con cui intendiamo mettere in rete gli anziani coinvolgendo volontariato e associazionismo, oltre ai servizi sociali e sanitari, stanno però già suscitando un significativo interesse a livello internazionale.

Il progetto degli schermi informativi da collocare in città, oltre che spiegato nel piano di comunicazione che trovate nel link qui a lato e che data maggio 2007, sta procedendo. Come ho avuto modo di spiegare in passato alla stampa, stiamo mettendo a punto un bando che prevedo faremo nella primavera del 2008 e conto di poter iniziare la sua concreta sperimentazione entro la fine del 2008. Anche su questo sto ricevendo molti segni di interesse, soprattutto a livello europeo.

Come vedete, non si tratta affatto di promesse da marinaio, nè di idee finite nel cestino. Si tratta in molti casi di progetti complessi, che come tali richiedono un tempo di sviluppo, che non ho mai nascosto. Proprio perché non sono banali, capisco che qualcuno possa provare a screditarli classificandoli come bizzarri. Ma vedremo alla fine chi avrà avuto ragione.

Bene, adesso voi sapete qualcosa che migliaia di lettori di Repubblica invece ignorano.

venerdì 16 novembre 2007

Sul Canile cattiva informazione

Cani Ogni tanto - come in questi giorni - compare su alcuni giornali qualche fiammata sulla gestione del canile municipale. Il meccanismo è semplice: qualcuno lancia un'accusa, che finisce in grande nel titolo. Se il giornalista è corretto, mi chiama, e io racconto loro come stanno le cose, ma della mia spiegazione viene estratta al più una frase e riportata in piccolo nel testo dell'articolo, giusto per dire che l'assessore "si difende". Lo stesso accade se, come alcuni giorni fa, si riunisce una commissione consiliare che per oltre tre ore discute del tema. Aver fornito spiegazioni convincenti è utile per i presenti, ma non per i lettori: per loro, il titolo è dato da un commento di un'animalista presente fra il pubblico, e di tre ore di discussione e di spiegazioni non rimane alcuna traccia.

Intendiamoci: sui giornali sono premiate la brevità e l'incisività, e cosa c'è di più breve ed incisivo di un'accusa violenta sul fatto che gli animali non sono trattati bene, o che il canile è mal gestito, o che ci sono sprechi indegni, o che l'assessore ha torto? La risposta invece è più articolata: occorre raccontare anni di impegno e di risultati, che hanno portato alla situazione di oggi che ha certo ancora ampi margini di crescita, ma che comunque è decisamente e progressivamente migliorata nel corso degli anni trascorsi.

Cane Io penso che ai lettori interesserebbe conoscere qualcosa di più delle battute contrapposte e spesso poco sensate che gli arrivano. Capisco che possa essere faticoso per un giornalista applicarsi al tema e cercare di capirci qualcosa prima di mettersi a scrivere, ma poi si vede anche la differenza. Siccome in passato alcuni giornalisti questo sforzo l'hanno fatto, non penso sia un caso che i lettori dei loro giornali di solito hanno l'opportunità di capirci qualcosa. Altri invece potrebbero (e dovrebbero) fare molto, molto meglio.

Per parte mia ho deciso nei prossimi giorni di fare raccogliere il materiale dagli uffici e scrivere un piccolo dossier su tutta questa vicenda, che metterò a disposizione sul mio blog. Può essere che qualche cittadino sia interessato a conoscere meglio la vicenda e potrà farlo. Se poi il dossier lo volesse leggere anche qualche giornalista distratto, tanto meglio.

venerdì 9 novembre 2007

Un piccolo esempio di buona amministrazione

Alla conferenza stampa di stamattina sull'attivazione dello sportello relativo all'Unione Europea (Antenna Europe Direct) sono stato colpito dal calore dei ringraziamenti di persone che avevano conosciuto ed usufruito del servizio dello sportello negli anni passati (quando si chiamava Info Point Europa) e che evidentemente ne sentivano la mancanza da quando era stato chiuso per problemi di bilancio nel 2005.

Siamo riusciti a riaprirlo presentando un progetto insieme all'Assemblea legislativa della Regione Emilia Romagna. Questa collaborazione, oltre che a qualificare ulteriormente il progetto e ad ottenerci il finanziamento della UE, ci ha consentito di riattivare il servizio con costi sostanziosamente inferiori a quelli di prima.

Tutti sono stati contenti. Me lo dico da solo: un piccolo esempio di buona amministrazione. Per gli interessati, il riferimento è qui.

lunedì 29 ottobre 2007

Il PD di Walter Veltroni

Sono un ulivista. Il mio impegno politico di un decennio o giù di lì è stato fortemente orientato a ciò che in questi giorni è accaduto, con la nascita del Partito Democratico. All'assemblea dei costituenti di sabato a Milano c'ero, ed è stato un momento anche di vera emozione.
Milano 27-10-2009, Assemblea Costituente, foto di *Flor*Il pullman che ci ha portato da Bologna è arrivato a Milano abbastanza tardi da farci entrare in una sala già piena, e così ci siamo dispersi alla ricerca di un posto. Io sono finito seduto per terra, proprio davanti al palco. Da solo, a ricordare i congressi e le assemblee passate nell'asinello prima e nella Margherita poi. E a percepire il clima dell'assemblea e i pensieri, oltre che le parole, dei protagonisti di quel momento fondativo.

Ero, e sono, fortemente interessato alla tensione verso il rinnovamento. Consapevole che il PD è un grande risultato ed il punto di arrivo dal punto di vista del contenitore, ma che dal punto di vista della sostanza il PD è "soltanto" uno strumento potenzialmente formidabile. In questo senso, una storia che comincia davvero adesso.

Non sono rimasto deluso: la tensione verso il rinnovamento c'è, eccome. Chi si aspettava discorsi fumosi e vaghi, è stato smentito. La sfida ad un sistema politico troppo spesso bloccato ed incapace di decidere è stata lanciata. Il discorso di Walter Veltroni è stato chiaro. Vocazione maggioritaria, maggioranze omogenee, no alla frammentazione, candidati decisi dagli elettori, rifiuto degli attuali schemi comunicativi, all'attacco senza sconti su temi che vanno dall'ambiente alla sicurezza, no alle correnti, necessità di una classe dirigente all'altezza della sfida e delle potenzialità del PD fra gli elettori. Non c'era solo attenzione e consenso nella platea dei costituenti, c'era anche preoccupazione: saremo all'altezza della sfida?

In questo senso, del discorso di Veltroni va colto, accolto e preservato anzitutto il respiro, il livello della sfida. E' importante che la discussione che ci impegnerà nei prossimi mesi sia capace di partire da qui e non di arretrare su dinamiche interne. Si potrà discutere di soluzioni e di merito, ma va mantenuta la centralità del riferimento agli elettori che ci aspettano al varco sulla sostanza del progetto e sulla nostra capacità di realizzarlo.

Infine, si dovevano prendere le decisioni pratiche per poter procedere con celerità. Necessaria quindi la votazione in conclusione del dispositivo organizzativo (anche se in effetti poteva essere svolta con modalità migliori). E ora avanti, un lavoro importante ci attende.

martedì 23 ottobre 2007

Problemi di comunicazione?

Mi fanno un po' sorridere i meccanismi automatici che si annidano nel dibattito politico e si ripetono con una certa periodica cadenza. Uno di questi è il tormentone sulla comunicazione.
Vediamo come funziona. Se porti in Giunta un piano sulla comunicazione e provi a dire che occorre un salto di qualità nella comunicazione fra amministrazione e cittadini, ti becchi al volo uno o più editoriali che nella sostanza dicono: pensate a governare, che la comunicazione viene da sè. Manco si parlasse di propaganda...

Megafono Poi esce qualche sondaggio che fa discutere, e magari qualcuno argomenta che si fanno un sacco di cose ma che i cittadini non le conoscono, ed ecco che il problema diventa di comunicazione. Vista nei due sensi: come colpa di non comunicare abbastanza, oppure come scusa dietro cui nascondersi.

Io semplicemente penso che Bologna, come tutte le grandi città e non solo, sia chiamata ad una decisa evoluzione del rapporto comunicativo fra l'amministrazione e i cittadini. Perchè la comunicazione è una parte del lavoro di amministrazione, non un di più per raccontare il resto. Perchè sono disponibili nuovi strumenti e nuove tecnologie per impostare un rapporto nuovo. Perchè occorre riconoscere che i giornali inseguono il dibattito politico - per usare un eufemismo - più che l'informazione in senso stretto. Perchè in ogni caso la personalizzazione, la localizzazione geografica, il livello possibile di partecipazione impostabili coi nuovi strumenti non sono comunque raggiungibili con mezzi tradizionali.

Questo è il senso e l'ispirazione del piano di comunicazione che la Giunta ha approvato nella scorsa primavera. Alcune azioni previste nel piano sono state finanziate e sono partite. Altre sono partite cercando altrove la fonte di finanziamento. Altre ancora sono in attesa di copertura finanziaria, e speriamo nel bilancio 2008.

Quindi altro che sondaggi, altro che polemiche di giornata, altro che argomenti del solito dibattito col fiato corto, un po' provinciale e chiuso dentro le mura. Fuori, il mondo sta cambiando e ci chiama ad un impegno per stare al passo. E' una sfida per tutti, anche per Bologna. In questo senso sì, abbiamo problemi di comunicazione...

giovedì 18 ottobre 2007

Walter & Salvatore

Il 14 ottobre 2007 rimarrà una data storica. Lo sarebbe stata comunque, ma è bello constatare che milioni di cittadini abbiano scelto di partecipare alla costituzione del Partito Democratico andando a votare in tutta Italia. Da questo punto di vista, il risultato di partecipazione viene prima dei risultati dei singoli candidati. E, almeno da questo punto di vista, nel PD abbiamo vinto tutti.

Detto questo, sono naturalmente contento della vittoria sia di Walter Veltroni in Italia che di Salvatore Caronna in Emilia-Romagna. Ho già detto perché ho scelto di sostenerli e non sto qui a ripeterlo. Hanno vinto con un risultato che conferisce loro tutta la forza necessaria per dare corpo al rinnovamento che gli elettori chiedono. Sentendo le loro parole e leggendo le loro prime interviste, la speranza rimane anzi se possibile aumenta: non è poco, credetemi.

mercoledì 10 ottobre 2007

La mia dichiarazione di voto

Ho quattro cose da dire in vista della consultazione di domenica prossima 14 ottobre.
Sono democratico perciò decido io 1) Io vado a votare per il Partito Democratico.
L’abbattimento degli ultimi steccati e la creazione di un partito in cui possano riconoscersi anche tanti che sono già oltre DS e Margherita è quanto gli elettori chiedono all’Ulivo da tanti anni: è importante quindi riconoscere che questo è un punto di arrivo. Poi, è chiaro che il contenitore da solo non basta e bisognerà lavorare sui contenuti, sul rinnovamento, sul merito. In fondo, vale ancora il motto di D’Azeglio “fatta l’Italia, si tratta di fare gli italiani”: fatto il PD, dovremo lavorare sui contenuti e sugli uomini che lo rappresentano. Ma questo non è un buon motivo per stare alla finestra né per non riconoscere la portata storica di quanto accade il 14 ottobre. Vale per tutti, e a maggior ragione per chi come me è ulivista da sempre.

2) Per la segretaria nazionale voto per Walter Veltroni.
Non è detto che Veltroni sia il più vicino a me dal punto di vista identitario fra i candidati alla segreteria del PD, ma sono convinto che sia quello che meglio può rappresentare il nuovo partito nella fase che si apre. A chi gli contesta il sostegno di buona parte di DS e Margherita, rispondo che, pur apprezzando l’impegno nella competizione di Bindi e Letta, il fatto che tanti riconoscano la candidatura di Veltroni come la migliore non mi pare un buon motivo per negargli il mio sostegno. E ritengo un valore aggiunto la sua collaborazione con Franceschini. Dopodichè è vero che fra chi sostiene Veltroni c’è chi mi convince di più e chi mi convince di meno, ma lo stesso si può dire per chi sostiene Bindi e Letta: in ogni caso rimane un gran lavoro da fare per promuovere chi merita e retrocedere chi demerita (il rinnovamento è poi questo).

3) Per la segreteria regionale voto per Salvatore Caronna.
Non è solo una questione d’età, ma conosco bene Caronna e so che, a dispetto di una immagine esterna non sempre accattivante, è una persona seria, capace di stare al merito delle questioni e delle persone. So che è convinto nel portare avanti un’opera di rinnovamento della classe dirigente che per certi versi è già iniziata negli anni precedenti e che, oltre ad aver contribuito alla vittoria nelle amministrative del 2004, gli ha procurato anche qualche nemico. Non a caso oggi chi non lo apprezza cerca di dipingerlo, a seconda dell’interlocutore, come un uomo d’apparato (quando ne parla con la società civile) o come un non degno erede della vecchia dirigenza del PCI (se invece l’interlocutore è un nostalgico del partitone). Siccome io so che le cose non stanno così, lo sostengo con convinzione.

4) Ma in ogni caso, l’importante è andare a votare!
Può votare chi ha più di 16 anni con 1 euro, il documento d’identità e la tessera elettorale. I seggi sono aperti dalle 7 alle 20 di domenica 14 ottobre 2007. L’elenco dei seggi completo è su www.ulivo.it. In particolare, segnalo i seggi in Bologna città e quelli nei comuni della provincia. Infine, un ottimo vademecum con tutti i facsimili delle schede tratto dal sito di Caronna.

domenica 30 settembre 2007

In sala operatoria coi codici di lancio

Al di là dell'accertamento di responsabilità e dei doverosi provvedimenti conseguenti, la tragedia del S. Orsola con lo scambio di cartelle sta aprendo una riflessione anche su come migliorare le procedure, come giusto ed opportuno. Infatti, accando ad una forte responsabilizzazione degli operatori occorre anche pensare a come le procedure possano impedire o individuare tempestivamente l'eventuale errore che dovesse intervenire. Segue qualche parere personale.

Leggo della necessità di individuare con precisione l'identità dell'operatore che carica un esame nel sistema o effettua altre operazioni: giusto. Leggo anche dell'opportunità di una identificazione elettronica (braccialetto o altro si vedrà) che segua il paziente in ogni passaggio. Credo che sia un obiettivo da perseguire non solo nell'ottica della sicurezza ma anche del miglioramento del servizio: una personalizzazione con cui avere accesso da ovunque agli esami del paziente. Su questo si sta lavorando, ed occorre proseguire in questa direzione, ma ci vorrà ancora un po' di tempo.
Red Button Nel frattempo, se si vuole pensare ad una modalità di verifica che sia relativamente rapida da mettere a punto, si potrebbe prendere spunto dalle procedure militari per il lancio dei missili, rese famose da numerosi film sulla guerra fredda. Come ricorderete, non bastava la chiave: occorreva anche che i codici di lancio combaciassero sbloccando il sistema.

Così, associando un codice agli esami che "contenga" un riferimento all'identità dell'assistito, si potrebbe pensare ad una procedura che, prima di un intervento chirurgico, preveda l'immissione dei codici degli esami chiave sulla base dei quali viene effettuata l'operazione. La verifica dei codici significherebbe, tra l'altro, che l'identità del paziente per ognuno degli esami risulta confermata, evitando ciò che purtroppo nei giorni scorsi è accaduto.

venerdì 28 settembre 2007

Una morte che si doveva evitare

Lo scambio di una pratica può causare un'errata trascrizione, la perdita di un volo, una spesa inutile, una coda da rifare, a seconda che avvenga in un ufficio catastale, in un aeroporto, in uno studio professionale o in un ufficio postale. Grattacapi di cui ognuno farebbe a meno volentieri, ma nulla in confronto a ciò che può accadere se succede in un'ospedale. Qui anche un errore banale può fare stare male o far morire persone, gettare famiglie nel dolore, troncare carriere, rovinare vite...

Pensavamo tutti che da noi a Bologna queste cose non potessero succedere. Perchè è inaccettabile che succedano. Invece è accaduto, purtroppo. Cordoglio, piena trasparenza, fare piena luce ed adottare tutti i provvedimenti del caso: sono le cose che ora possiamo e dobbiamo fare.

Non è però serio cogliere l'occasione per gettare discredito su tutta la nostra sanità, che è e resta d'eccellenza, d'altra parte è giusto archiviare l'accaduto come un singolo eccezionale episodio senza cercare di comprendere cosa possiamo fare per impedire che un eventuale errore umano venga individuato quando ormai è tardi.

E allora avanti con una riflessione anche sulle tecnologie, su controlli incrociati, identificazioni digitali. Con la consapevolezza che si può fare di più, si può fare meglio. Ma anche sapendo che, per quanto si possano raffinare le procedure, resterà sempre uno spazio dove la bravura di un operatore sanitario può salvare una vita, ed un errore può perderla. Purtroppo...

venerdì 21 settembre 2007

Quel metrò è nudo, chiaro o no?

Il Comitato dei Garanti del Comune ha bocciato la proposta di referendum de “Il Metrò che vorrei”. Per me, che ho sempre sostenuto l’inammissibilità di quel quesito referendario, dovrebbe essere una buona notizia. E in parte lo è, per l’esito fattuale di evitare un referendum assurdo. Ma non posso, e non voglio, nascondere il mio disagio per le motivazioni del giudizio che sono riportate sui giornali, per alcune dichiarazioni a commento, per il modo con cui la notizia viene presentata dalla stampa.

Ho già detto in precedenza di quel che penso della sostanza della questione: bel progetto, quello proposto dall’associazione “Il Metrò che vorrei”, ma del tutto insostenibile. È banale: non mi dispiacerebbe avere un’auto da corsa, ma visto che non posso permettermela non è che vado a cena a casa e chiedo a moglie e figli se preferiscono una Ferrari o una Punto. Questa semplice norma di buon senso evidentemente non attecchisce nella realtà politico-economica della nostra città.

MetròCi sono giornali che hanno continuato per mesi a parlare di quel progetto come realizzabile, ospitando “autorevoli” pareri a supporto (e mai o quasi pareri tecnici contrari, al massimo polemiche politiche). Esperti che hanno evitato di dare giudizi per non entrare in una polemica “politica”. Autorevoli esponenti del nostro mondo finanziario ed imprenditoriale che, dichiarando di fidarsi del giudizio tecnico di altri, hanno gioiosamente sottoscritto la proposta di referendum. Da ultimo, alcuni garanti sono riusciti a votare a favore della proposta di referendum, immagino anche loro prescindendo dal giudizio di merito sul progetto. E quelli che l’hanno per fortuna bocciata (onore al merito), non si sono concentrati sull’assurdità oggettiva della proposta, ma su questioni attinenti ai tempi e al non poter tornare indietro rispetto alle scelte fatte fino ad ora.

Morale della favola: chi legge i giornali non capisce nulla del merito di cui si stava discutendo, se non che da destra dicono una cosa e da sinistra l’altra. E temo che gli resti l’impressione che il progetto del “Metrò che vorrei” fosse praticabile ma sia stato bocciato solo per motivi amministrativi, se non addirittura politici. E infatti il giorno dopo, ognuno continua a sostenere la bontà delle proprie tesi, incuranti del merito che, lo ripeto a costo di risultare antipatico, a mio avviso non sta né in cielo né in terra.

Conclusione: nell’attesa di una proposta di referendum per proporre Bologna come capitale degli Stati Uniti che potrebbe essere bocciata col motivo di evitare disagi agli abitanti di viale Lenin conseguenti al necessario cambio di denominazione della strada, oppure del ripristino della funivia di San Luca con un prolungamento fino a Fatima, cui si potrebbe obiettare che dovendo obbligatoriamente aggiungere il portoghese nei cartelli questi risulterebbero di difficile lettura, godiamoci per ora la bocciatura amministrativa della proposta di una metropolitana che era irrealizzabile, punto e basta, ma era evidentemente difficile dirlo.

Postilla: se non si ha mai il coraggio di confrontarsi chiaramente sul merito, la politica rischia di ridursi ad un teatrino incomprensibile. E di fatto si forniscono argomenti ai promotori del V-day e affini. Chiaro o no?

mercoledì 19 settembre 2007

La banca del DNA e un piccolo consiglio

Ho ascoltato qualche sera fa Francesco Rutelli proporre l'introduzione anche in Italia della banca dati del DNA. E' una proposta importante, sia dal punto di vista della sicurezza che da quello dell'innovazione tecnologica. Ho percepito in Rutelli anche un'attenzione al tema della privacy, e questo è bene. Ma vorrei segnalare a lui e al governo che non c'è solo il problema dello sfruttamento dei dati genetici per altri fini, certamente da evitare. C'è anche un tema, complesso ma importante, di uguaglianza dei cittadini di fronte alla legge.

Il tema lo ha affrontato il dr. Wood nel recente convegno che abbiamo ospitato a Bologna del Forum Società della Conoscenza della Rete Eurocities. Chi vuole trova l'intervento qui. Cito solo una domanda. Nella banca dati genetica del Regno Unito, la popolazione di colore è assai più rappresentata che quella bianca: è giusto? E quali sono le conseguenze dal punto di vista pratico?

Insomma, è giusto andare verso la realizzazione di una base di dati che può essere importante per migliorare la sicurezza dei cittadini. Ma occorre farlo tenendo conto dei temi (grandi) che andare in questa direzione inevitabilmente implica.
Insomma: adelante, Francesco, ma con juicio...

martedì 11 settembre 2007

La mia prima volta alla Festa dell'Unità

L'idea nasce casualmente. Ero a mangiare al ristorante Terre di Siena, che è gestito dai territori della bassa in cui peraltro abito, e Sandro viene a propormi un turno di servizio. Benissimo, rispondo, anche perchè ho l'abitudine di essere conseguente rispetto alle cose che dico. Mi presenta subito il capo, la Novella, che mi fa scegliere la sera che preferisco, e ci diamo appuntamento alle 19:30. Più tardi ho imparato anche che su quella mia scelta qualcuno ci ha giocato i numeri al lotto e ha anche vinto...

Quella sera arrivo puntuale, e mi presento alla Novella. Mi fa scegliere il servizio, opto per cameriere, inutile pretendere di iniziare da ruoli di maggiore responsabilità. C'è anche la Loretta, che mi fa da tutor nell'apprendistato. La macchina del servizio è bene oliata, io sostanzialmente smisto ai tavoli quel che mi manda a portare Simone. In servizio c'è parecchia gente che conosco, o per via della politica come Lorenzo, o magari anche solo di vista in paese: mamme di compagne di scuola della mie figlie grandi, ma c'è anche Eleonora che ha fatto la prima elementare con Pietro che è il mio più piccolo.

Nessun problema ai tavoli, ovviamente c'è qualcuno che conosco, poi c'è qualcuno che non conosco ma conosce me. Così, quando mi chiamano normalmente è per chiedere del pane o qualcosa del genere, ma qualcuno chiama anche il cameriere per lamentarsi di qualcosa che non va nella sanità della nostra città. Insomma, ci può stare. Alle 22:30 chiude il ristorante, e poco dopo stacco anch'io.

Insomma, per la prima volta anch'io ho fatto il volontario alla Festa dell'Unità. Potenza del Partito Democratico...

domenica 9 settembre 2007

La metà di Grillo e del V-day

Non ho la minima voglia di confrontarmi col V-day con analisi pensose che sono sicuro leggeremo in questi giorni del tipo "sintomo di un malessere", "campanello d'allarme" e così via.

Piazza Maggiore durante il V-day
Faccio un'unica premessa. Che l'Italia abbia dei seri problemi da risolvere per considerarsi non dico migliore, ma quantomeno paragonabile ad altre democrazie occidentali, è un fatto. Che per risolvere tali problemi occorra un salto di qualità della politica è un altro fatto, come pure che molti italiani pensino che l'attuale classe politica non sia all'altezza.

Detto questo, quando ascolto Beppe Grillo parlare sono d'accordo con circa metà delle cose che dice e delle proposte che fa. Anzi: diverse sono cose sacrosante. Quindi che problemi ci sono? Ne vedo due.

Primo, l'altra metà di cose non le condivido perché, per trascinamento, pagano la tendenza ad esagerare e a fare di tutta l'erba un fascio, tendendo a buttare via il bambino con l'acqua sporca. E su queste vedo un po' difficile discuterne, perchè ho l'impressione che il verbo di Grillo sia un po' all'insegna del prendere o lasciare.

Secondo, la realizzazione delle riforme giuste (ovvero la metà con cui concordo) richiederebbe da parte di chi grida in piazza al V-day di saper distinguere nella classe politica (per così dire) fra buoni e cattivi, per spingere e supportare i buoni sulla strada delle riforme attese. Altrimenti, se tutti i gatti di notte sono bigi, continueranno a scegliere le caste (plurale) e nulla cambierà.

Se Grillo e il movimento che è sceso in piazza riusciranno a risolvere questi due punti, dal V-day potrà venire molto di buono. Altrimenti, temo che sarà un'occasione perduta.

sabato 8 settembre 2007

Facci un favore: non votarlo

Caro Zani, ho letto la tua intervista sul giornale di oggi, nella quale critichi Caronna ma sostieni che, per lealtà verso il partito dei DS, lo voterai ugualmente in quella che definisci un'elezione dal risultato scontato.

Vedi, io penso che il PD che vogliamo costruire non sia il PCUS, e francamente credo che nemmeno i DS lo siano più. Te lo dico da uomo libero, che ha lottato in tutti questi anni perchè l'ipotesi ulivista del PD prendesse piede, e che sta vivendo anche questo passaggio con il tranquillo coraggio di scegliere l'ipotesi che ritiene migliore, al di là di ogni pseudo-disciplina dei partiti di provenienza.

Per questo ti dico: fai un favore a te stesso e al PD. Se davvero pensi quello che hai detto, non votare Caronna.

PS Complimenti a La Repubblica per la sagace scelta di mettere in pagina due interviste, apparentemente una favore e una contro la candidatura di Caronna, ma nella sostanza tutte e due contro.

mercoledì 5 settembre 2007

La prima volta della zanzara tigre nostrana

C'è chi dice che "c'è sempre una prima volta". In realtà non è vero che c'è sempre, ma è vero che può capitare. E stavolta è capitato, per la prima volta, che la zanzara tigre nel nostro territorio fosse non solo un insetto fastidioso ma il veicolo per la trasmissione di una malattia.

Zanzara Vero è che il virus Chikongunya non è il peggio che potesse capitare (per intenderci, un'influenza bella pesante, ma non di più) e che stiamo facendo tutto il possibile per evitare che la cosa si diffonda. Ma comunque è un precedente che ci dimostra che quel che consideravamo possibile ad altre latitudini ma non da noi, purtroppo è possibile anche qui. Dal punto di vista del nostro atteggiamento mentale verso la zanzara tigre, fa una bella differenza.

Il messaggio per tutti è quello di prendere sul serio (bisognava farlo da prima, e adesso a maggiore ragione) la necessaria opera di prevenzione con i trattamenti larvicidi nei tombini e l'eliminazione dei ristagni d'acqua non necessari.

Dopodiché, è chiaro che da oggi guarderemo alla zanzara con occhi un po' diversi...

martedì 4 settembre 2007

Non riusciranno a farmi litigare...

Capisco che i giornalisti facciano il loro mestiere, ma chiederei la cortesia di non essere troppo interpretato. Un'agenzia di stampa di pochi minuti fa legge nella parola "dinosauri" un riferimento alla candidatura regionale di Antonio La Forgia. Ma così non è.

Con Antonio, che stimo, in passato abbiamo condiviso molte battaglie. Semplicemente in questo frangente io penso che il rinnovamento che La Forgia propone sia un processo già cominciato e ritengo che Salvatore Caronna possa portarlo avanti più efficacemente. Per questo sostengo Caronna. Ma con Antonio non riusciranno a farmi litigare...

lunedì 3 settembre 2007

Il PD non sarà l'ennesima occasione perduta

E' un periodo caldo per il PD. Nei giorni scorsi sono andato alla Festa dell'Unità a sentire nell'ordine Franceschini, Fassino, Bersani e Veltroni: tutti davvero bravi. Sono tante le persone interessate. Tutti, più o meno, apprezzano le cose che sentono dire. Solo, si domandano: ma sarà questa la volta buona per rinnovare davvero la politica? O anche il PD sarà l'ennesima occasione perduta? Non è che alla fine saranno sempre i soliti noti a portare avanti la solita politica? La mia risposta è (come al solito) in tre punti.
Primo, il PD è comunque una conquista: come l'unità d'Italia, o la Repubblica. Non è detto che fatta l'unità d'Italia Vittorio Emanuele II sia stato il miglior re possibile, ma intanto l'Italia c'era anche per chi sarebbe venuto dopo. Idem per la Repubblica. Il PD è il partito per il nuovo secolo, la casa comune a lungo attesa da tantissimi elettori.

Secondo, le premesse per fare bene ci sono: ne discorsi dei leader (che hanno avuto aspetti per nulla banali e scontati, chi li ha ascoltati in questi giorni con una certa attenzione non può non essersene accorto), nella mobilitazione e nell'interesse delle persone, nei meccanismi che sono stati messi in moto (un'elezione aperta a tutti, una testa un voto), nel mescolamento che ormai procede in modo irresistibile, nell'aria di rinnovamento (quanto meno) generazionale che si respira.

Terzo, il resto del rinnovamento sarà da conquistare sul campo. Non credo a colpi di bacchetta magica. Certo, ci sono bravi da promuovere e scarsi che bisognerebbe rimandare in panchina. Ma se non si può pretendere che gli scarsi (e i dinosauri) lascino il campo spontaneamente, è illusorio anche pensare di poter procedere a colpi di spugna, sostituendo in blocco la classe dirigente: anche perchè scarsi e bravi ci sono non solo fra chi è in carica ma anche fra chi pretende, non sempre a ragione, di rappresentare il nuovo che avanza. Quindi abbiamo bisogno che il PD si attrezzi a dare ai suoi aderenti le informazioni e gli strumenti per giudicare, premiando chi ha meritato e retrocedendo chi invece ha operato male. Tutto qui. Vi pare poco?

lunedì 20 agosto 2007

Feste, egemonie e scelte per il PD

Cambiare o no il nome alle Feste dell’Unità? All’inizio pensavo che la riedizione di questa polemica fosse un modo per riempire i giornali d’agosto, ma mi sbagliavo. In realtà chi chiede di cambiare il nome alla festa intende paventare il rischio di una egemonia DS sul PD. In questo senso dunque il tema è più ampio ma anche più locale a regioni come la nostra a forte radicamento diessino.

Sulla questione specifica ho già detto che la scelta del nome dovrà farla il PD, e che trovo sbagliato farne il tema di un braccio di ferro fra DS e Margherita. Se proprio se ne volesse parlare ora, mi piacerebbe sentire più generosità, con diellini disposti a confermare il nome e diessini disposti a cambiarlo.

Ma è chiaro che se invece si parla del nome della festa per alludere ad altro, e si imposta la discussione come uno scontro per l’egemonia, si rischia di leggere sui giornali quello che stiamo leggendo, con Sposetti che parla di museruole e Andreatta che accusa la Margherita di tacere per convenienza. Nel prendere atto che si è persa una ulteriore occasione per un confronto costruttivo sul PD, sul tema della supposta egemonia e delle supposte convenienze voglio dire tre cose.

1 – Ho fatto in prima linea la battaglia per la costruzione dell’Ulivo-PD, anche quando altri coltivavano legittimamente altre opzioni. Oggi che il PD sta finalmente concretizzandosi vorrei dire una cosa a coloro che magari erano scettici ma si sono convinti ed oggi stanno lavorando per questa casa comune: grazie! Quello che per anni è stato il sogno di alcuni oggi è il progetto comune, mi sembra più importante sottolinearlo con forza piuttosto che mettersi a dare pagelle e a dire che anche il nuovo partito non va poi così bene. Anche in questo ragionamento sta la mia scelta di sostenere Walter Veltroni, piuttosto che candidature che da un punto di vista identitario mi sarebbero state magari più vicine. Né reputo casuale che sia Walter Veltroni che Dario Franceschini siano figure che meglio di altri sanno parlare oltre le appartenenze pregresse.

2 – Adesso che abbiamo il PD, si tratta di dargli corpo e contenuti, e non ci si può accontentare che sia una somma sintetica decisa da qualcuno per tutti. Ma qui bisogna entrare nel merito, non bastano le etichette. Non possiamo cavarcela dicendo che uno va bene o non va bene perché è stato segretario, come non è automatico che chi ha avuto importanti ruoli istituzionali o nomine politiche possa tranquillamente appropriarsi dell’etichetta di rappresentante della società civile, e così via. Occorre avere il coraggio di entrare nel merito, di giudicare le opzioni in campo, di evitare di fare di tutte le erbe un fascio.
Dico la mia: ci sono processi di rinnovamento faticosamente avviati e che ora meritano di trovare spazio nel PD e io vedo la candidatura di Salvatore Caronna come parte di questo processo. Per dirla ancora più chiara, credo che rispetto al bisogno di rinnovamento della classe dirigente del PD, Caronna faccia parte della cura e non della malattia. Per questo lo sosterrò per la segreteria regionale. Se così non fosse stato, mi sarei dato da fare per sostenere una candidatura alternativa. Senza farmi condizionare né in un senso né nell’altro dal moloch della presunta egemonia diessina.

3 – La battaglia per le regole e i nomi da dare alle cose è importante, ma non potrà continuare all’infinito. Per il 14 ottobre ci sarà “una testa un voto”, è un bel risultato, va benissimo: ma ora è vero e bisogna pedalare. Così, pensare di esorcizzare il pericolo di un’egemonia cambiando il nome alla festa non mi pare una risposta adeguata: è evidente che si potrebbe tranquillamente cambiare nome e comunque vedersi concretizzare una egemonia diessina, o viceversa tenere il vecchio nome ma come patrimonio di un vero rimescolamento. In ogni caso, se si vuole mescolare davvero e magari anche trovare un nome che vada bene a tutti, temo che non ci si possa esimere dal fare i tortellini insieme per poter poi discutere non solo del nome della festa ma anche di tante altre cose. Come al solito, capita che sul territorio siano più avanti, come in quel paese della bassa dove da anni i volontari dei DS e della Margherita vanno insieme a lavorare ad entrambe le feste dei due partiti, all’insegna del siamo insieme nell’Ulivo ed insieme si vince o si perde. E adesso che c’è il PD, dovremmo fare anche di più

martedì 14 agosto 2007

Lobby e regole, debolezze, informazione

Un mesetto fa mi è capitato di essere invitato a parlare di un argomento un po' inconsueto. Il titolo era: "Lobby: pressione indebita o legittima difesa degli interessi?". Durante il convegno la tesi prevalente, che in questi termini condivido, era che l'attività di rappresentanza degli interessi è meglio che avvenga in modo trasparente e regolamentato, e non che sia costretta a scegliere fra non esserci (impossibile) ed esserci in modo sotterraneo (appunto).
In quell'occasione mi sono un po' scatenato su alcuni concetti a me cari, peraltro rilevanti anche nel contesto del discorso sulle lobbies.

Primo: finché rimarrà un così ampio divario fra le regole e la loro applicazione, non potremo dirci una nazione civile. In Italia si continuano a fare norme (troppo) rigide per poi applicarle solo approssimativamente.
Anche volendo trascurare i comportamenti formalmente non a norma ma in pratica diffusissimi e tollerati (chi usa sempre le cinture di sicurezza sul sedile posteriore?), siamo pieni di esempi in cui la legislazione in pratica dice al cittadino: fregami pure, ma entro certi limiti. Questo è il senso di fondo degli accertamenti fiscali (se dichiari sotto una certa soglia vieni rivoltato come un calzino, ma se stai sopra sei abbastanza tranquillo), degli estimi catastali (la legge dice che se dichiari in compravendita un valore non inferiore alla stima ufficiale, sei esentato da controlli), e del combinato disposto fra le leggi anti-pirateria (ispirate alla filosofia che vediamo negli spot nei cinema: copiare è come rubare) ed il fatto che sui supporti vergini siamo costretti a pagare un sovrapprezzo alla SIAE per i diritti d'autore (nell'ipotesi che se uno compra un CD vuoto, sicuramente ci copierà sopra qualcosa illegalmente).
Civiltà è il contrario: regole chiare ed anche meno inutilmente roboanti e poi una serena loro applicazione.

Secondo: sblocchiamo il gioco al ribasso, per cui tutti frenano sulle riforme. Gli interessi di parte si mobilitano sempre e comunque per difendere i propri privilegi, mai per chiedere maggiori diritti che spesso sarebbero dovuti ma che vanno a toccare privilegi di altre categorie.
Se ognuno gioca in difesa, alla fine vince la conservazione. E l'Italia è un paese destinato al declino, se non sarà capace di cambiare. Perché si finisce di fare la somma di tante debolezze: non di forze, perché le forze implicano dinamismo e capacità di cambiare, alla ricerca di un migliore punto di equilibrio. Sono contento che questo tema sia quantomeno evocato sia dal governo che nel percorso costituente del PD.

Terzo: in tutto questo quadro, abbiamo bisogno di comunicare il merito delle cose e non restare semplicemente ancorati all'immagine che ci viene restituita da mezzi di informazione che sono parte non disinteressata del gioco politico ed economico; e che non solo tendono a usare pesi e misure molto diversi a seconda delle convenienze, ma soprattutto spesso rinunciano ad informare il lettore del reale merito delle questioni. Su questo non chiedetemi degli esempi, perchè potrei averne un po' troppi da citare...

venerdì 10 agosto 2007

Degrado in via Stalingrado...

Appellarsi al senso civico dei cittadini non è certo l'unica strada per combattere il degrado (e per questo siamo tutti impegnati in diverse direzioni) ma è importante: se ognuno di noi ci mettesse un pò di senso civico in più, la nostra città sarebbe migliore.

Per questo occorre ricordare che non si imbrattano i muri, la carta non si butta per terra, le cacche dei cani vanno raccolte e così via. Fra i tanti fenomeni che sarebbe meglio evitare c'è quello di usare i pali della luce e dei semafori per attaccarci avvisi di vario genere.

Conosco persone che lo fanno per annunciare il matrimonio di un amico, ma che finita la cerimonia passano a staccare i cartelli: sarebbe meglio non farlo in assoluto, ma almeno loro hanno il buon gusto di passare a ripulire.

Bisognerebbe ricordarlo anche a chi ha seminato di avvisi via Stalingrado, e poi li ha lasciati lì a deteriorarsi sui pali della luce e dei semafori. Per usare parole dell'on. Fini, mi sentirei di dire che in effetti "occorre bonificare certe zone della città". Giusto?

mercoledì 8 agosto 2007

Comunicare in agosto? Meglio di no...

E' agosto, le notizie scarseggiano, se sei l'unico assessore in sede capita che i giornalisti ti facciano domande su tutto o quasi. Ieri ho risposto ad alcune domande. L'ho fatto in punta di forchetta, per così dire. Non è bastato. Quel che oggi è scritto sui giornali ha solo una vaga somiglianza con quel che ho detto. Sono stufo della tattica per cui un pensiero esposto in modo riflessivo e dialogante diventa un proclama, che poi viene sbattuto in testa ad interlocutori vari che non so se non aspettano altro che rilanciare ancora o se sono sottoposti anche loro allo stesso trattamento.

Comunque non voglio prendermela con nessuno. Ho sbagliato io, la prossima volta starò zitto.

Primo caso, la richiesta di cabine blindate per gli autisti dei bus. Ho risposto che il tema non è di mia competenza, e inoltre non conoscevo nel dettaglio la questione. Quindi, specificando che davo un parere personale ed in senso generale, ho detto che spesso in tema di sicurezza si possono ottenere risultati migliori utilizzando tecnologie "leggere" come sensori e dispositivi di controllo che non "pesanti" come blindature e catenacci, unitamente a procedure di pronto intervento e di sicurezza.

Ho aggiunto che l'introduzione di dispositivi di sicurezza non può essere sostitutivo della costruzione di un clima di coesione sociale e solidarietà che disincentivi i malintenzionati, che in ogni caso è sempre possibile che una persona fuori controllo possa creare problemi, e che sul tema occorre tenere conto della sicurezza non solo degli autisti ma anche dei passeggeri. Ho concluso dicendo che comunque era bene che sul tema ci fosse un confronto ed un approfondimento, in cui tutti è bene si facciano carico dei diversi punti di vista.

Lascio giudicare a chi legge se il mio pensiero è stato riportato correttamente da frasi come: "Atc, no del Comune alle cabine blindate", "Nonostante le cabine chiuse siano in cima ai desiderata degli autisti Atc, l'assessore Paruolo non esita a demolirle", "Il Comune boccia le cabine chiuse per migliorare la sicurezza degli autisti".

Secondo caso, ci sono segnalazioni di zanzare tigre in città. Rispondo dicendo che è tipico del periodo feriale che da parte di privati si sospenda il trattamento larvicida, e quindi esplodono piccoli focolai contro cui possiamo intervenire solo a posteriori. E concludo con un appello a non sospendere i trattamenti, perchè le zanzare non vanno in vacanza. Rispetto alle segnalazioni di zanzare, fornisco anche i numeri delle segnalazioni ricevute dagli uffici comunali.

Ad ieri, a fronte di 168 segnalazioni di cittadini (16 Borgo Panigale, 31 Navile, 12 Porto, 13 Reno, 12 San Donato, 19 San Vitale, 30 Santo Stefano, 13 Saragozza, 22 Savena) sono stati eseguiti 50 sopralluoghi dalla AUSL, 63 sopralluoghi dalla Polizia Municipale, 54 interventi della ditta che ha l'appalto dei trattamenti nelle aree comunali, 24 interventi da parte di settori comunali, 9 interventi da parte di altri enti su richiesta del Comune.

Spero sia chiaro, tutto questo è parte del servizio che il Comune garantisce ai cittadini. Mi sembra che i numeri dimostrino che a segnalazione corrisponde intervento. Ho molte mail di cittadini che dopo aver segnalato e ricevuto risposta, ringraziano dell'efficienza.

Cosa diventano questi numeri sui giornali di oggi? "Troppe zanzare, pioggia di proteste sul Comune", "Parecchi bolognesi, 168 per la precisione, puntano il dito contro Palazzo d'Accursio".

No comment.

martedì 7 agosto 2007

Le auto inquinanti dei vigili urbani

Sul caso, sollevato dal Corriere, del parco auto largamente non a norma Euro 4 della Polizia Municipale di Bologna, sono stato interpellato ed ho risposto quanto segue.

1. Occorre un piano di ammodernamento delle auto non solo dei vigili ma di tutta l'amministrazione comunale che porti ad avere tutto il parco auto a norma.

2. Il comune obiettivo di auto circolanti in regola con le migliori norme anti-inquinamento va perseguito con la necessaria gradualità ed attenzione alle specificità dei diversi comparti. Il fatto che ci siano regole specifiche per i privati diverse da quelle per i veicoli commerciali e quelle relative ai mezzi di servizio è giusto, purchè naturalmente sia evidente che con modalità diverse si tende però ad un unico fine.

3. Alla domanda se ci sono problemi finanziari a procedere al rinnovo del parco auto ho risposto che non conosco gli importi necessari nè le disponibilità di bilancio, ma che indubbiamente è ragionevole tenere in considerazione anche questi parametri nel mettere a punto il piano di adeguamento di cui sopra.

Non so se dall'articolo dell'altro giorno si capiva bene il mio pensiero. Mi piacerebbe solo sapere se chi oggi si prende la briga di rispondermi in modo un po' sbrigativo non è davvero d'accordo su quel che ho veramente detto sul tema, e nel caso perchè...

giovedì 2 agosto 2007

Noiosi

Bologna, 2 agosto: come ogni anno si ricordano le vittime della strage alla stazione (e tutte le altre vittime del terrorismo) con una manifestazione in cui il popolo e le istituzioni si stringono attorno ai familiari delle vittime. Non è solo celebrazione, ma certo memoria. E' anche l'occasione per fare il punto sull'accertamento della verità.

In questo contesto, c'è chi testardamente cerca di cogliere l'occasione per contestare, cosa sbagliata e scorretta anche quando ci fossero motivi seri ed urgenti per cui manifestare. Nel caso specifico poi, i fischi al ministro Damiano sono stati una cosa veramente ridicola. Se non fosse che i problemi d'identità sottesi da quei comportamenti rischiamo poi di pagarli tutti, mi verrebbe da definirli davvero soltanto così: noiosi.

sabato 28 luglio 2007

Per il PD serve generosità

Sul Corriere di Bologna di oggi alcuni miei colleghi di partito sembrano riproporre lo schema secondo cui la costruzione del PD (e in particolare l'individuazione dei segretari regionali e provinciali) dovrebbe avvenire secondo una suddivisione dei posti fra DS e Margherita decisa a priori. La cosa non mi sorprende, visto che purtroppo ogni volta che una coalizione deve scegliere candidati condivisi questo è il sistema proposto dai più, ma ciò non toglie che sia insensato e che quindi debba essere assolutamente superato nel momento in cui diamo vita al PD.
Premetto che sono convinto che nel PD debbano davvero mischiarsi i partiti costituenti insieme ai tanti cittadini che decideranno di condividere questa nuova avventura. E che per rendere credibile il mescolamento, anche le cariche rappresentative non possono che essere diverse e plurali. Quindi il tema non è quello di pretendere o giustificare un monocolore da parte di nessuno, ma semplicemente di comprendere il modo giusto per raggiungere questa rappresentazione plurale.

Un modo è appunto quello per cui i partiti costituenti si suddividono a priori i posti di responsabilità, poi ognuno (nelle vecchie case) decide chi mettere nelle caselle di cui dispone. Questo sarebbe un vero disastro, sia perchè provocherebbe una reazione di disgusto da parte dei cittadini che certo non sperano (e anzi temono) che il PD sia una fusione a freddo dei vecchi gruppi dirigenti di DS e DL, sia perchè finirebbe per privilegiare i soggetti più fortemente identitari all'interno dei vecchi partiti, invece di figure capace di abbracciare e rappresentare l'intero PD.

E infatti la forza della candidatura di Walter Veltroni, e della presenza insieme a lui di Dario Franceschini, nasce proprio dal fatto che sia Veltroni che Franceschini sono figure non soltanto fortemente credibili ma anche realmente rappresentative dell'intero PD, e non solo dei partiti da cui singolarmente provengono. Se il riferimento nazionale è quello, sul piano locale non possiamo certo volare così basso.

Il modo giusto è individuare persone capaci di rappresentare il PD nel suo insieme, con generosità e intelligenza da parte di tutti, privilegiando il confronto e la ricerca del miglior candidato ad ogni livello. Dopodichè, incrociando le informazioni provenienti dai vari territori, chi ha responsabilità di coordinamento ad un livello più ampio verificherà che il risultato d'insieme sia coerente con le premesse.

In sostanza: non prima la divisione e poi scelte separate nelle vecchie case, ma mescolamento e generosità reciproca con una verifica successiva per validare il risultato d'insieme.
Solo così si può nutrire la speranza di uscire dai vecchi schemi e proporre volti in cui tutti gli elettori del PD si possano riconoscere.
Un mio prozio è stato missionario salesiano per molti decenni in Cina. Mi ricordo che raccontava di come i cinesi rappresentavano inferno e paradiso. L'inferno era una tavolata lunga e stretta, apparecchiata dai due lati, in cui i commensali avevano una ricca ciotola di riso davanti ma disponevano di bacchette troppo lunghe e dunque non riuscivano a mangiare il riso che gli scivolava via dalle bacchette. Il paradiso era del tutto analogo. A questo punto immancabilmente l'interlocutore gli suggeriva che sicuramente nel paradiso le bacchette erano della lunghezza giusta in modo che tutti potessero mangiare. Invece no, rispondeva, le bacchette erano troppo lunghe come quelle dell'inferno, ma ogni commensale le usava per portare il cibo alla bocca di chi gli stava di fronte, e in questo modo tutti riuscivano a sfamarsi.

E' una immagine che ho sempre trovato molto bella, perchè chiarisce che spesso a parità di condizioni per fare la cosa giusta occorre solo scegliere un approccio generoso rispetto a quello egoistico che verrebbe spontaneo, e alla fine il risultato è migliore per tutti.

domenica 22 luglio 2007

Piccoli esempi di cattiva politica

Non voglio prendere l'abitudine del solo post domenicale a commento delle notizie degli ultimi giorni, ma ormai anche oggi va così...

Fra i fatti dell'ultima settimana voglio citarne tre che denotano a mio avviso una visione distorta della politica, in cui si esalta l'interesse di parte e si mettono in secondo piano gli interessi della collettività. Insomma, cattiva politica.

Il primo caso è la polemica sulla nomina del componente del comitato dei garanti dopo le dimissioni di Marcello Napoli, che il centrodestra richiede con urgenza. C'è qualcosa che non torna. La proposta di referendum sul metrò era evidentemente inammissibile, per una questione di logica e buon senso prima ancora che da un punto di vista giuridico. Inammissibile perchè pretendeva di confrontare un progetto bello ma insostenibile con un progetto meno bello ma realizzabile. Mi sarei aspettato un pronunciamento unanime dai garanti, su una questione così evidente da essere perfino banale. Anche perchè nei collegi dei garanti, la comune competenza giuridica a volte viene prima del punto di vista della parte politica che ti ha nominato. E invece no: 3 contrari e 2 a favore. Ecco perchè il centrodestra si è sempre sottratto ad un confronto serio sull'impresentabilità del loro stesso quesito, ed ecco perchè sul nome "condiviso" c'è tanta tensione...

Il secondo caso è quello dei gettoni di presenza percepiti dai consiglieri che firmano e poi se ne vanno. Ho già detto nel post precedente cosa penso in generale delle polemiche sui costi della politica. Aggiungo solo che non ci vorrebbe poi tanto per evitare mezze figure per l'appunto evitabili, per non alimentare polemiche sterili, per contribuire a tenere alta l'attenzione sulle temi importanti che vengono affrontati invece di prestare il fianco ad un ulteriore svilimento della politica di cui davvero non si sente il bisogno.

Il terzo caso è il sit-in degli immigrati ex-occupanti di via Malvezza sotto casa del sindaco accompagnati da esponenti del PRC. C'è un aspetto di cattivo gusto e di attacco personale. Poi c'è la messa a rischio della sicurezza di una persona che è attualmente sotto scorta. Infine, non si sfugge all'impressione che ci siano settori del PRC locale che hanno alcuni "assistiti" che per far valere i loro diritti alternano azioni dimostrative eclatanti ad occupazioni abusive. Cos'hanno di più costoro dei tanti altri che versano in situazioni precarie e che chiedono aiuto, magari iscrivendosi a graduatorie che ne valutino oggettivamente i requisiti? Forse hanno la tessera del PRC medesimo, ma non mi pare che ciò possa essere ritenuto un lasciapassare utile per stare fuori dalla legalità...

domenica 15 luglio 2007

I risparmi della politica

Va di moda parlare dei costi della politica e guardare con la lente d'ingrandimento le spese connesse al mandato degli amministratori. Così, fra libri-inchiesta sulla casta dei politici, disegni di legge di stampo draconianio e inchieste giornalistiche che spaziano dalle spese di viaggio all'uso del cellulare, il tema rimane fatalmente circoscritto alle auto blu, benefits, indennità e dintorni.

Intendiamoci: occorre che ci sia serietà nell'utilizzo del denaro pubblico, quindi alcune delle storture di cui si parla sono certo da eliminare o da correggere, e se ci sono sprechi occorre intervenire con decisione. Ma detto questo, mi piacerebbe che ci si ricordasse di un paio di concetti semplici semplici.

Primo, che il giudizio quasi sempre dipende dal merito. Per esempio, può essere uno spreco un viaggio da 200 euro e non esserlo uno da 1500, semplicemente perchè quest'ultimo era effettivamente utile o necessario e l'altro no. Ma siccome è difficile entrare nel merito, nessuno o quasi lo prende in considerazione.

Secondo, che gli sprechi o i risparmi più significativi che dipendono da chi amministra sono associati alle decisioni che vengono assunte più che alle spese personali. Cosa me ne faccio di un amministratore integerrimo se poi assume decisioni che sprecano milioni di euro? Chiaramente non sto dicendo che preferisco un farabutto che assuma decisioni intelligenti, ma che il campo delle decisioni non può essere sempre lasciato "in bianco"...

Faccio un esempio, sobriamente perchè non voglio che diventi anche la mia una lagnanza. Un esempio piccolo, se si vuole, ma significativo.

Per la disinfestazione relativa alla zanzara tigre, il Comune di Bologna spendeva circa 1,4 milioni di euro all'anno (dal 2002 al 2004). Quando ho assunto la responsabilità politica di questa partita ho preso alcune decisioni che hanno migliorato anche il servizio (sdoppiando l'appalto, assegnato con un bando, dai controlli), e che ci hanno portato a ridurre la spesa a circa 400 mila euro l'anno.

Con 1 milione di euro di risparmio all'anno per i cittadini di Bologna su questa singola voce, il bello è che posso legittimamente pensare (per così dire) di essermi pagato lo stipendio fino al 2075.
Il brutto invece è pensare che se per caso non avessi fatto nulla di diverso in materia da ciò che si faceva prima, probabilmente nessuno se ne sarebbe accorto. A proposito, in quanti lo sapevate?

venerdì 6 luglio 2007

Per piacere, non facciamo confusione

La pubblicazione a puntate sui giornali delle intercettazioni telefoniche relative all'inchiesta sul S. Orsola mi spinge ad alcune considerazioni.

Emerge un aspetto assolutamente preoccupante e di rilevanza penale, soprattutto per la salute dei cittadini, di asservimento nelle prescrizioni farmacologiche a logiche di scambio con ditte farmaceutiche. Al di là dell'inchiesta giudiziaria, su questo punto dobbiamo assumere provvedimenti che assicurino una vigilanza più alta, anche a livello locale.

Vi è poi uno spaccato relativo a concorsi universitari, anche questo penalmente rilevante, e anche qui l'inchiesta farà il suo corso, come giusto. Però sarebbe ipocrita non cogliere che questo è uno dei tanti segnali che emergono in tutta Italia sulla degenerazione dei concorsi universitari. E che quindi occorre in intervento legislativo che modifichi norme evidentemente inadeguate, promuovendo una meritocrazia capace di premiare chi vale e di retrocedere chi opera male.

L'ultimo aspetto riguarda brani di intercettazioni relativi a nomine di direttori generali delle aziende sanitarie, di competenza delle istituzioni. Qui nessuno individua aspetti penali, ma è evidente che mettere tutto nello stesso calderone ha come risultato quello di conferire anche a questo aspetto una luce quantomeno moralmente riprovevole.

Pochi hanno infatti la pazienza di entrare nel merito, verificare per intero le linee di condotta, guardare alla sostanza delle scelte. E' quindi sufficiente che il proprio nome sia coinvolto in una conversazione per gettare ombre.
Su questo aspetto credo che ci voglia il coraggio di essere molto chiari, e di rivendicare fino in fondo la piena legittimità per chi rappresenta le istituzioni a contribuire alla costruzione delle decisioni. Naturalmente con alcune avvertenze.

Primo, come già ricordato dal Sindaco, occorre avere rispetto dei ruoli. La Regione nomina i direttori generali (nel caso del S. Orsola di concerto con l'Università). Comune e Provincia guidano la Conferenza Territoriale Socio Sanitaria (che rappresenta gli Enti locali nei confronti delle aziende sanitarie ai sensi della LR 29/2004, tra l'altro esprimendo parere sulla nomina del Direttore dell'AUSL e sulla conferma dei direttori generali delle aziende, votando i bilanci e così via) e quindi è del tutto naturale che la loro opinione venga sentita dalla Regione sulla decisione da assumere.

Secondo, è fondamentale che le scelte siano orientate a mettere la persona migliore a svolgere la funzione data, perché il merito resta fondamentale (anche se pochi paiono ricordarlo). In questo senso occorre anche sapere dire dei no e non soltanto dei sì, mi pare evidente.

Terzo, qui stiamo parlando di persone. Se in Consiglio Comunale quando si parla di persone viene segretata la seduta, francamente non si capisce perché possa essere considerato normale o addirittura giusto che frasi espresse in colloqui riservati nel contesto di valutazioni inerenti persone debbano finire sui giornali anche quando non hanno nulla a che vedere con il merito dell'inchiesta penale.

Non credo sia giusto. Io non solo rivendico con forza la correttezza del mio operato ma chiedo che venga rispettata la riservatezza di cose dette in un contesto che non solo non ha alcuna rilevanza penale, ma che è proprio dell'esercizio della funzione istituzionale che mi compete. E' chiedere troppo?

mercoledì 4 luglio 2007

Confermo: sono un bravo ragazzo

Confermo: sono un bravo ragazzo. Ed ho l'abitudine, nell'assumere un nuovo incarico, di incontrare le persone che hanno un ruolo nel settore e chiedere loro informazioni.

Meglio non dire tutto quel che penso sull'utilizzo da parte dei giornali delle intercettazioni telefoniche. Il caso di oggi è relativo ad un'indagine sui concorsi universitari, ma naturalmente sui giornali il tutto prende la piega di un grande pettegolezzo, toccando fatti e persone che non c'entrano nulla, e che francamente non si vede perchè debbano essere presi in mezzo.

Su di me Repubblica riporta la frase seguente: l'assessore comunale alla Sanità Paruolo viene definito dalla preside Landini "un bravo ragazzo", che le avrebbe chiesto "di tutto e di più". Da altri giornali si capisce che stava parlando di un colloquio fra lei e me avvenuto nel settembre 2004 (io ero appena insediato) e che pertanto le avevo chiesto molte informazioni, ma Repubblica questo non lo spiega. Giornalismo malizioso, per andarci leggeri...

martedì 3 luglio 2007

Uno schema da cui uscire

[Estratto da un mio articolo uscito sull'ultimo numero de Il Mosaico]

Seguendo le cronache politiche bolognesi, che sembrano ridursi ad un referendum a favore o contro il sindaco Cofferati, spesso ho l’impressione che la personalizzazione del dibattito rischi di mettere in secondo piano i nodi di merito sul presente ed il futuro della nostra città. (...)

Proprio perché impegnato ogni giorno sulla sostanza dei problemi, mi piacerebbe vedere la realtà delle cose un po’ più considerata. In questo modo si darebbero giudizi più equilibrati, perché dire aprioristicamente che va tutto male o che va tutto bene non è dare giudizi, ma è fare propaganda. (...)

Si corre il rischio di basare i propri giudizi solo sulle sensazioni, ricordando ad esempio le tante polemiche che hanno tenuto banco sui media, ma senza ricondurle alle ragioni su cui si sono consumate.
Così, ci si ricorda che c’è stata una polemica coi commercianti (ma su cosa? su Sirio e sugli orari, e chi aveva ragione?), coi comitati antismog (sulla sospensione della ZTL al sabato, ma i dati cosa dicono?), con le associazioni sportive (sui bandi per i centri sportivi, ma era forse giusto non farli?) e così via.
Prescindendo dal merito, si sommano motivi di scontentezza anche quando sono su sponde opposte, e tutto diventa una lamentela indistinta e poco utile.
Poi naturalmente ci si ricorda solo delle polemiche, che occupano lo spazio maggiore sui giornali, mentre le notizie positive senza contrasti scivolano via, come la rete dei poliambulatori, il miglioramento delle liste d’attesa e dell’accessibilità dei pronto soccorsi, il percorso partecipato per la telefonia mobile, la rete Internet wireless, solo per citare alcuni esempi. (...)

Per concludere, vogliamo provare a chiederci se questa continua e diffusa ricerca dell’uomo forte da adulare incondizionatamente oppure su cui scaricare tutte le colpe non sia anch’essa un segno della decadenza della nostra città?
Chi ci restringe in questo schema, o peggio ancora è passato dal fanatismo nel 2004 all’ostracismo nel 2007, non aiuta la coalizione del centrosinistra a recuperare le ragioni dello stare insieme e del progetto comune. (...)

[Se ti interessa, leggi l'articolo completo]