venerdì 23 dicembre 2016

News del 23 dicembre 2016

20161223newsCari tutti, eccoci agli auguri per le festività e al consueto aggiornamento mensile.

Buon Natale e auguri di ogni bene

Non è semplice fare gli auguri in questo clima di crescente preoccupazione e pessimismo, e non solo per le notizie tristi che ci arrivano da varie parti del mondo. C'è confusione, la verità appare celata dietro strati di doppiezza e strumentalità, siamo sommersi da notizie false o distorte. Anche coloro che in buona fede cercano di portare un contributo, finiscono sovente per non comprendersi a vicenda. L'augurio quindi che mi sento di fare è quello di non perdere la speranza, il desiderio di dialogare al di là di ogni steccato, la voglia di impegnarsi per costruire un mondo migliore. Speriamo davvero di riuscirci, e in ogni caso l'importante è non smettere mai di crederci e di provarci. Buon Natale, dunque, e il meglio per l'anno che sta per cominciare.

Varato il bilancio della Regione

I principi ispiratori della manovra di bilancio 2017-2019 possono essere così sintetizzati: pressione fiscale invariata; contenimento delle spese di funzionamento; attuazione delle scelte fondamentali del programma di mandato. Le priorità di spesa: potenziamento degli interventi sullo stato sociale attraverso il fondo per la non autosufficienza; mantenimento dei fondi sulle politiche sociali a fronte della riduzione delle risorse statali; investimenti in particolare contro il dissesto idrogeologico, per le infrastrutture viarie e il trasporto pubblico locale. In particolare, ci sono 45 milioni di euro sulla messa in sicurezza del territorio, la protezione civile, la prevenzione e tutela ambientale e della montagna. Prosegue l'impegno riguardante gli investimenti sulla viabilità locale, di valorizzazione delle risorse naturali e culturali, riqualificazione urbana delle città, riduzione del digital divide. Segnalo anche l'attenzione riservata all'artigianato, con l'obiettivo di restituire centralità al settore ed alla micro e piccola impresa, sostenendone lo sviluppo e l'integrazione tra saperi tradizionali, innovazione e nuove tecnologie.
Nel contesto della manovra di bilancio ho presentato un emendamento, approvato, per finanziare la legge sulle Pro-loco di cui sono stato primo firmatario. Ho inoltre sottoscritto altri emendamenti che sono stati inseriti nella legge per il sostegno all'editoria, alle politiche per la montagna, per la viabilità e infrastrutture regionali, per il sostegno all'artigianato, per il supporto dei non udenti, per le politiche di prevenzione ed educazione sul tema sicurezza, per le rievocazioni storiche, per il sostegno alle attività educative e aggregative a favore degli adolescenti, sui fondi per le politiche forestali e per il finanziamento per le biblioteche.

La legge sul contrasto alla povertà

La Regione Emilia-Romagna ha varato una legge che prevede un sostegno economico per persone e famiglie povere che si impegnino in progetti di impegno sociale o inserimento lavorativo. Questo sostegno è stato definito "reddito di solidarietà" e prevede, per chi si impegna in progetti di inserimento, un contributo fino a un massimo di 400 euro al mese per un anno, che potrà essere richiesto da nuclei familiari anche unipersonali, con ISEE pari o inferiore a 3.000 euro. Su questa legge vengono stanziati 35 milioni di euro, che si aggiungono ai 37 milioni dello Stato per il Sostegno all'inclusione attiva (Sia) sul nostro territorio. Potrebbe interessare 80 mila persone, corrispondenti a circa 35 mila nuclei familiari residenti in regione e in condizioni di grave difficoltà economiche: famiglie composte soprattutto da giovani coppie con tre o più figli a carico, single, anziani con bassissimo reddito.

Personalmente credo sia importante che il provvedimento preveda un sostegno finalizzato ad aiutare le persone e le famiglie in difficoltà a superare il momento critico e tornare a camminare sulle proprie gambe. Sono invece molto critico con l'idea che possa esservi un reddito "di cittadinanza", un concetto che rischia di essere deresponsabilizzante, come ho provato a spiegare nel mio intervento che trovate in questo post. Le persone vanno supportate in un quadro di diritti e di doveri che le aiutino a trovare il proprio posto all'interno della comunità. Per questo non concordo con chi dipinge questa legge come una specie di reddito minimo, e credo che invece sarà importante che venga applicata in modo pieno e corretto.

Brevi dalla Regione

Audizione in commissione per acquisire pareri e osservazioni sulla proposta di legge finalizzata a promuovere e valorizzare le associazioni e le manifestazioni di rievocazione storica, riconoscendone il ruolo di promozione culturale.

Auguri di buon lavoro al nuovo Garante delle persone private della libertà personale, Marcello Marighelli, eletto nei giorni scorsi dall'Assemblea e che succede a Desi Bruno, cui va tutto il mio ringraziamento per il lavoro svolto con impegno e passione in questi anni: qui alcuni dati significativi a questo proposito.

Continua a calare la disoccupazione: nei primi nove mesi del 2016 è scesa al 7,1%. Nel terzo trimestre dell'anno aumentano gli occupati: +2,5% che riporta la situazione al di sopra del livello di occupazione pre-crisi (3^ trimestre 2008). Un andamento che premia gli sforzi compiuti fin qui, col Patto per il lavoro ed altro, e su cui occorre perseverare.

Provvedimenti regionali e notizie

Treni: rinnovato oltre il 70% dei treni veloci, arriva sui binari il sesto Vivalto sulla Piacenza-Bologna-Rimini. Ricostruzione e legalità: ai Vigili del Fuoco i mezzi sequestrati nell'inchiesta Aemilia. Ricostruzione: inaugurate le nuove scuole per 156 ragazzi a Camposanto (Mo), finanziamento di circa 7 milioni. Fondo per la non autosufficienza: 471 milioni nel 2016 (più del Fondo nazionale) a sostegno di anziani e disabili. Ammortizzatori sociali: platea più ampia e fondi maggiori per la cassa integrazione in deroga, le risorse passano da 25,5 a 32,5 milioni di euro. Lavoro: nasce la Rete attiva per il lavoro, soggetti privati accreditati collaboreranno con i Centri per l'impiego. Sociale: oltre 30 milioni per il contrasto a povertà ed esclusione sociale, abbattimento barriere architettoniche e aiuti per pagare l'affitto. Misure di sostegno: proroga per tutto il 2017 di esenzione ticket e farmaci gratuiti a cittadini senza lavoro o colpiti dal sisma. Case della salute: in Emilia-Romagna sono 84, programmate altre 38, per circa 52,6 milioni di euro. Sanità: 2.581 nuovi medici, infermieri, operatori, per un investimento da 25 milioni. Midollo osseo: donazioni in crescita, iscritto il potenziale donatore numero 4.000. Specializzazione medica: 35 contratti di formazione specialistica in più, rispetto a quelli statali, finanziati con 875 mila euro di risorse regionali. Nuovo Fascicolo Sanitario Elettronico: online dal 13 dicembre, attivati finora 260.727 fascicoli, perlopiù da donne tra i 30 e i 44 anni. Mangiare più informati: dal 13 dicembre obbligatoria l'etichetta con tutte le informazioni nutrizionali. Agricoltura: riduzione dei gas serra con il progetto Climate ChangER. Energia: al via dal 1° gennaio 2017 il Programma regionale per le Diagnosi energetiche PMI. Imprese: 19 progetti selezionati per il premio "Innovatori responsabili", le migliori esperienze realizzate sui temi dello sviluppo sostenibile. Startup innovative: oltre 2 milioni per 30 progetti finanziati col Programma operativo regionale Fesr 2014-2020. Cinema e audiovisivi: finanziati percorsi per oltre 300 persone con un investimento di 900 mila euro. Premio Cassin: consegnato in Assemblea legislativa il riconoscimento a tre neolaureate con tesi in materia di diritti umani. Siamo nati per camminare 2017: adesioni entro il 20 gennaio alla campagna regionale per la mobilità sostenibile.

Bocciata la riforma costituzionale

Al referendum del 4 dicembre ha prevalso in modo netto il "no" alla riforma costituzionale. Chi, come me, pensava che fosse una buona occasione per far fare un passo avanti alle istituzioni italiane, è dispiaciuto perché la ritiene un'occasione mancata. Ma anche tanti che l'hanno respinta ora sono di fronte al problema di costruire un'alternativa credibile a ciò che hanno rifiutato. Si è aperta una fase ancor più complicata (se mai ce ne fosse stato bisogno) della politica italiana, e si tratta di comprendere quali proposte andranno a confrontarsi alle elezioni politiche, che non potranno tanto tardare.

La questione dei vaccini è segno di un problema ampio

Come ho già detto il mese scorso, la Regione ha stabilito che per accedere ai nidi d'infanzia occorre aver ottemperato all'obbligo vaccinale. L'obiettivo è affrontare un fenomeno che ci ha portato al di sotto delle soglie di sicurezza per l'immunità di gregge, visto che in Emilia-Romagna la copertura è scesa sotto al 95% richiesto. Credo che il rifiuto di vaccinare i propri figli, con le conseguenze sulla salute di tutta la comunità, sia in realtà segno di un problema più ampio che si pone nel confine fra le ragioni dell'individuo e quelle della collettività, fra gli argomenti della scienza e la disinformazione. Ho scritto un articolo uscito sul n. 51 de "Il Mosaico" che trovate a questo link.

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Un caro saluto e alla prossima,
Giuseppe

News del 23 dicembre 2016
Giuseppe Paruolo

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lunedì 19 dicembre 2016

La questione dei vaccini è segno di un problema ampio

vacciniL'uso di Internet come mezzo di comunicazione di massa ha comportato enormi conseguenze sull'accesso alle informazioni. È straordinario che oggi, nel mondo connesso, anche dal più sperduto villaggio basti uno smartphone per avere accesso ad una mole di informazioni sterminata, di gran lunga superiore a quella che si può trovare nella più fornita delle biblioteche. Ma quello che per un verso è un grande passo avanti nella democrazia – le cui potenzialità positive si sono intuite da subito – presenta anche un potenziale negativo – che è stato sicuramente sottostimato – dovuto al fatto che in rete può viaggiare anche la stupidità, la disinformazione, il raggiro.

Oggi su Internet coesistono informazioni di valore grande, medio, piccolo ma anche un colossale insieme di sciocchezze. Informazioni fuorvianti che non sono solo spontanee ma in alcuni casi finalizzate ad obiettivi specifici e organizzate in modo strutturato. Un fenomeno che meriterebbe di essere meglio conosciuto, visto che su Internet e sui social si combattono battaglie virtuali in cui persone reali si mescolano ad eserciti di personalità fittizie che cercano di indirizzare le opinioni. Per il singolo utente non è semplice valutare la qualità delle informazioni, e chi non ha il tempo o i mezzi per confrontare fonti diverse rischia di prendere per buone informazioni che non lo sono affatto.

Gli interessi in gioco sono molteplici, di tipo commerciale, sociale, politico. Oggi anche nella testata giornalistica più seria non mancano le notizie di contorno fatte ad arte per attirare l'attenzione del navigatore. E se lo fanno le testate serie, figuriamoci cosa accade in altre meno serie, che sovente inondano il web con notizie "acchiappaclick" costruite ad arte al solo scopo di attrarre visitatori sui propri siti, usando spesso notizie distorte o inventante di sana pianta. Nel mondo vi sono movimenti politici che hanno investito pesantemente in questo tipo di comunicazione fuorviante, e sarebbe interessante valutare quanto questo fenomeno abbia pesato anche sulle competizioni politiche ed elettorali svolte fin qui. Di sicuro, se la competizione avviene a botte di notizie che hanno dell'incredibile (spesso in senso stretto), non c'è da stupirsi se poi tendono a prevalere le strategie più estreme e i soggetti con meno scrupoli, e se tutto questo si traduce in un degrado civile diffuso e in un preoccupante aumento dell'animosità in rete.

Sono convinto che uno dei motivi fondanti del fenomeno della crescente avversione ai vaccini da parte di segmenti significativi della popolazione sia proprio la difficoltà di comprendere il confine fra notizie sensate e bufale prive di ogni fondamento che girano in rete. Ciò fa sì che vengano ritenute credibili tesi anti-vaccini che l'intera comunità scientifica ricusa. Naturalmente questo non significa che tutte le proposte che vengono dalle ditte farmaceutiche vadano prese per oro colato: ma per l'appunto che occorre un approccio scientifico, indipendente ed obiettivo.

Un altro fattore che incide nella questione è il fatto che si è ormai affievolito il ricordo di quando la gente moriva per alcune malattie. L'avversione ai vaccini, insieme a malattie come l'anoressia per esempio, sono cose che i nostri nonni – che sapevano cosa fosse la fame o cosa significasse morire di difterite – non capirebbero. Loro salutarono come un enorme passo avanti la disponibilità dei vaccini, che all'epoca erano peraltro molto più impattanti di quelli disponibili oggi.

Oggi invece qualcuno è portato a credere (sbagliando) che alcune malattie siano relegate nel passato (lo sono solo nella misura in cui ci si vaccina) e che qualunque malattia capiti possa comunque essere curata (non è sempre vero, e poi bisogna vedere con quali costi).

Ma non possiamo parlare dei vaccini senza considerarne la dimensione collettiva. Qui non si tratta di proteggere solo il singolo individuo che, se vaccinato, si sottrae al pericolo di contrarre una malattia. Qui parliamo di proteggere la collettività, perché se il numero dei vaccinati è molto alto (oltre il 95%) allora scatta anche la cosiddetta immunità di gregge, ovvero sono protetti anche i (pochi) soggetti non vaccinati, perché l'agente patogeno in pratica non trova il modo per raggiungerli. Siccome ci sono persone che, per immunodeficenze o altri problemi di salute, non possono vaccinarsi, costoro sono quindi protetti se tutti gli altri soggetti che possono vaccinarsi lo fanno.

Ecco perché penso che l'altra colonna portante dell'avversione ai vaccini sia la cultura dell'individualismo. E' un tema che ovviamente investe molti altri aspetti della nostra vita in modi diversi ma tutti preoccupanti. Nei vaccini l'individualismo si traduce nel fatto che il concetto dell'immunità di gregge venga usato per richiedere che il proprio figlio non venga vaccinato, tanto sono tutti gli altri ad esserlo. Si traduce nella minaccia di adire le vie legali per pretendere che venga riconosciuto il diritto a disobbedire ad una legge dello stato (quella che definisce l'obbligo di alcuni vaccini). Si traduce nella richiesta di alcuni genitori (una novità che ho imparato proprio in questi giorni) che dopo non aver fatto ai propri figli le vaccinazioni obbligatorie, vanno dal pediatra in questi giorni per chiedere la vaccinazione contro il meningococco B (negli ultimi mesi ci sono stati diversi casi in Toscana e la preoccupazione sta crescendo).

Di fronte a tutto ciò possiamo limitarci a prendere atto dell'assurdità che scarica su una pratica positiva come quella vaccinale paure del tutto infondate? Fermarci ad analizzare il diffondersi di queste convinzioni? Magari notando come questo fenomeno interessi in genere persone istruite e non povere, e che abbia una distribuzione sul territorio non omogenea (nella nostra regione l'epicentro "no-vax" è con ogni evidenza nel riminese). Oppure possiamo provare a fare qualcosa per cercare di invertire la tendenza.

La decisione assunta dalla Regione Emilia-Romagna, approvando una legge sul sistema dei nidi d'infanzia a novembre 2016, è stata semplice: chi non ottempera all'obbligo vaccinale, non può richiedere l'accesso ai nidi. E' una decisione che mette in chiaro le responsabilità, e affronta un fenomeno che nel frattempo ci ha condotto al di sotto delle soglie di sicurezza per l'immunità di gregge: in Emilia-Romagna la copertura è stata del 93,4% nel 2015 mentre nel 2010 era al 96,5%; se poi consideriamo la sola zona di Rimini siamo ormai all'87,5%.

E' un faro acceso sul problema, che insieme alla campagna informativa che verrà fatta, speriamo possa produrre un cambiamento nella cultura e nelle abitudini. Le istituzioni dimostrano così di fare la loro parte, ma non vanno lasciate sole. Un ruolo importante, anche per motivare la politica, l'hanno giocato i genitori pro-vaccini che si sono dati da fare sui social network, portando la discussione proprio nelle piazze virtuali dove la strategia vaccinale era stata denigrata e messa in crisi. Anche questo forse è un segno dei tempi: non possiamo accettare supinamente che il mondo connesso sia un brodo di coltura per teorie infondate che ci fanno tornare indietro di decenni. Quindi rimbocchiamoci le maniche e proviamo tutti a fare la nostra parte.

[Mio articolo uscito sul numero 51 de "Il Mosaico"]

La questione dei vaccini è segno di un problema ampio
Giuseppe Paruolo

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mercoledì 14 dicembre 2016

La legge regionale di contrasto alla povertà

aiutareIl tema della povertà è purtroppo di stringente attualità. Viviamo in un mondo interessato da fenomeni di immensa portata, come la globalizzazione, l'innovazione tecnologica, le migrazioni, il cambiamento climatico. Fenomeni che hanno innescato trasformazioni su ampia scala, tuttora in corso, in settori chiave dell'economia, del lavoro, dei prezzi al consumo, con importanti risvolti in termini sociali e culturali. Nel nostro Paese tali cambiamenti, insieme alla stagnazione politica e alla conseguente mancanza di riforme – hanno avuto un peso importante nella lunga crisi economica culminata nel 2011. La stagione di riforme che ha caratterizzato gli ultimi tre anni, riportandoci dal segno meno al segno più in economia, è peraltro già a rischio. Ma questo è un altro discorso.

La povertà ci interpella, e richiede da parte nostra risposte adeguate. Di fronte ad essa, siamo anzitutto chiamati a condividere un pensiero comune, e a liberarci – se possibile – da illusioni, scorciatoie, strumentalizzazioni. Anzitutto, sarebbe una illusione terribile delegare completamente la soluzione al mercato, senza cogliere l'impetuosa crescita delle disuguaglianze che tendono a concentrare potere e ricchezza nelle mani di pochi e ad ampliare il divario che esiste fra essi e le moltitudini, causando l'aumento del numero di coloro che sono o si percepiscono poveri e con lo schiacciamento dei ceti medi. Parimenti illusorio sarebbe pensare di risolvere i problemi con un approccio puramente conservatore, come se le soluzioni trovate nel secolo scorso potessero continuare ad applicarsi anche nel mutato quadro economico e sociale, ovvero considerando le risorse a disposizione come se fossero una invariante. Infine, se l'approccio conservatore è inadeguato, a maggior ragione lo è quello che tende a spostare tutto quanto nella categoria dei diritti da esigere, ovviamente lasciando spopolata la categoria dei doveri. Dire che casa e reddito sono diritti di cittadinanza e quindi implicitamente affermare che ci si possa limitare ad esigerli non è una soluzione, e non soltanto perché mancano le necessarie coperture economiche.

E' chiaro che casa e reddito sono elementi di base per vivere una vita dignitosa. Ma un conto è promuoverli per tutti, in un quadro coerente di diritti e di doveri, ben altro è immaginarli come semplice riscossione di un diritto di cittadinanza. Continuare ad affermarlo spinge verso una deriva culturale che si va diffondendo, e che non ci aiuta. Non dobbiamo stupirci se c'è chi pensa che sia un diritto occupare abusivamente le case sfitte e spinge persone in difficoltà a farlo, c'è chi li induce a rifiutare proposte per giocare al rialzo, c'è chi giustifica le occupazioni. E ancora: c'è chi pensa che verificare i requisiti di chi risiede in case pubbliche sia un inopportuno accanimento; c'è chi affitta un'abitazione e poi si fa assistere da avvocati specializzati in modo da evitare di pagare l'affitto senza per questo essere sfrattati. Gli esempi potrebbero continuare.

Anche sulla promessa di un reddito di cittadinanza corriamo, a mio avviso, analoghi rischi. E' facile prometterlo per catturare consensi, ma il rischio è che passi un messaggio che invita a una deresponsabilizzazione. Dico di più: il rischio è assecondare la tendenza adolescenziale che sta contaminando da diversi punti di vista la nostra società. Ricorderete il giovane protagonista di "Jack Frusciante è uscito dal gruppo" che si chiede perché mai dovrebbe studiare sacrificando la propria serenità, se l'obiettivo finale è lavorare per guadagnare soldi che in fondo servirebbero proprio per divertirsi. Obiettivo che può raggiungere direttamente senza dover studiare e poi lavorare, ma semplicemente usufruendo delle risorse dei genitori. Il rischio è quindi proporre un reddito di cittadinanza come diritto esigibile rinunciando a inserirlo in un contesto di doveri e di impegni.

Il tema che pongo non è quello di non aiutare le persone che vivono momenti di difficoltà, che hanno perso il lavoro, che per vari motivi hanno bisogno di aiuto. E' nostro dovere farlo, ma oltre al loro bisogno materiale dobbiamo prestare attenzione anche al bisogno di senso, di giocare un ruolo positivo all'interno della comunità. In questo ci viene incontro l'art. 1 della nostra Costituzione, quando ci dice che "L'Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro". Questo ci ricorda che il primo aiuto da dare a chi, pur essendo abile, non ha un lavoro, è proprio quello di aiutarlo a trovarne uno e con esso il proprio posto nella società: diritti e doveri vanno insieme, è una questione di dignità. Bene quindi che la legge di cui stiamo discutendo contempli il finanziamento di progetti personalizzati di reinserimento, un modo per aiutare entro un orizzonte temporale limitato persone che vivono situazioni di difficoltà a rialzarsi e a camminare con le proprie gambe.

Per questo non apprezzo che si dipinga questo provvedimento come a una forma più o meno mascherata di reddito minimo. Non ho firmato il progetto di legge proprio per il dubbio che qualcuno voglia presentarlo come tale o spingere ad applicarlo in questa direzione. Ho presentato diversi emendamenti proprio per rendere chiaro che il progetto di inserimento di cui parla la legge non dovrà e non potrà essere un pro-forma, un pezzo di carta da interpretare come una mera esigenza burocratica. Manifesto fin d'ora l'intenzione di vigilare sull'applicazione della legge, e credo che si tratterà nei fatti di una sperimentazione. Stiamo impegnando su questo fronte una fetta significativa del nostro bilancio. Se riusciremo a realizzare uno strumento efficace per sostenere persone che si trovano nel disagio e nella povertà nel fare un cammino che consenta loro di uscire da questa situazione e tornare ad essere autosufficienti, avremo raggiunto l'obiettivo che ci stiamo prefiggendo e ne sarò felice. Viceversa, se questo strumento dovesse ridursi ad un surrogato di un reddito minimo, dico fin d'ora che in quel caso faremmo meglio a destinare queste risorse a modalità diverse e più efficaci per contrastare la povertà ed aiutare coloro che sono in situazione di bisogno.

[Testo del mio intervento in aula durante la discussione sulla L.R. "Misure di contrasto alla povertà e di sostegno al reddito"]

La legge regionale di contrasto alla povertà
Giuseppe Paruolo

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venerdì 2 dicembre 2016

Un’occasione da non perdere

bastaunsiArriviamo al voto del 4 dicembre dopo averne sentite di cotte e di crude, soprattutto da parte di chi vuole che il voto sia "di pancia" per capitalizzare nel no alle riforme costituzionali le diverse istanze di malcontento. Sui social network girano bufale di ogni genere (un esempio tra tanti: questo) per seminare dubbi fra gli elettori e nascondere il fatto che la riforma proposta semplicemente concretizza l'idea di una Camera delle regioni e delle autonomie locali al posto dell'attuale Senato come doppione della Camera dei deputati. Se avete dubbi rileggetevi la tesi n. 4 dell'Ulivo (che risale alla campagna del 1995/96 per l'elezione di Romano Prodi), concetto peraltro poi ripetuto in molte altre occasioni. Ora, finalmente, votando Sì si può realizzare ciò di cui si parla da decenni, insieme ad altre semplificazioni e razionalizzazioni positive anche se certo non esaustive. Consiglio, per chi è interessato ad una approfondita analisi nel merito, la disamina della riforma pubblicata sul sito di PerDavvero.

Mentre non trovo fondata la posizione di chi vota no alla riforma costituzionale per avversione al governo o al premier (per esprimersi su quello ci saranno le elezioni), comprendo chi si oppone perché ha paura che uno snellimento delle procedure possa essere utilizzato in futuro da un governo sgradito per varare riforme che non condivide. E' una posizione coerente (ma anche un vizio tipicamente italiano): preferire un sistema ingessato ad uno in cui il Paese possa essere governato. Viceversa, chi comprende la necessità che la democrazia ha bisogno sia che i cittadini possano scegliere chi li governa, sia che chi è chiamato a governare risponda del proprio operato senza dover sottostare (o dare la colpa) ad un sistema farraginoso e pieno di contraddizioni, votando Sì può contribuire a un passo avanti per il nostro Paese. Un passo avanti, nulla di più, ma sempre meglio che stare fermi o andare indietro. Ricordiamoci che è l'inconcludenza della politica che spinge verso esiti "alla Trump", e temo che chi voterà No per timore di Trump non si renda bene conto che è proprio il No che rischia di favorire quella deriva.

(dalla newsletter del 30 novembre 2016)

Un'occasione da non perdere
Giuseppe Paruolo

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