venerdì 26 aprile 2013

Contrassegni per la mobilità dei disabili, occorre stringere i tempi


Se a volte capita che ci siano cose sulla cui utilità è lecito nutrire qualche dubbio e che però hanno iter sorprendentemente rapidi, altre volte vi sono casi nei quali è chiarissimo che la direzione imboccata è quella giusta ma dove l'iter è invece lento e sofferto.
Una banca dati condivisa (o federata) sulle targhe dei veicoli con contrassegno disabili sarebbe certamente utile: eviterebbe alle persone diversamente abili che devono recarsi in una città diversa dalla propria di fare ogni volta tutta la trafila burocratica che è necessaria per evitare la multa. Buona idea dunque, tanto che già negli Accordi di Programma 2007/2010 era stata inserita una scheda di investimento relativa "alla promozione di una banca dati regionale dei possessori di contrassegno per disabili che permetta un utilizzo legittimo e controllato del medesimo su tutto il territorio regionale".
Passano alcuni anni, e nel 2011 undici Comuni interessati al progetto (Bologna come capofila, e poi Piacenza, Parma, Reggio Emilia, Modena, Imola, Ferrara, Ravenna, Faenza, Forlì e Cesena) hanno firmato un accordo sperimentale con la Regione, cofinanziatrice del progetto. A che punto siamo nel 2013? E' quel che ho chiesto con una interrogazione. Leggete la risposta e capirete che si sta andando avanti, ma in modo tutt'altro che fulmineo.
Nel frattempo, le persone diversamente abili continuano ad impegnare tanto del loro tempo (e di quello delle PM dei vari comuni) per la burocrazia attualmente necessaria per comunicare il passaggio in altre città, e non sempre si salvano dalla multa e dalle successive procedure per farsela togliere. Mi chiedo a quanto ammonti il tempo-persona che si perde in questo modo, e confrontarlo a quello che occorre per sviluppare il database dei contrassegni. Sospetto che di fatto ci costi di più attenderlo di quanto costi farlo.
Occorre fare presto, insomma, per poi fare di più (procedere fuori regione, ad esempio). E attendiamo notizie anche per il tagliando europeo.
Contrassegni per la mobilità dei disabili, occorre stringere i tempi Giuseppe Paruolo

mercoledì 24 aprile 2013

News del 23 aprile 2013

20130423news
Cari tutti, non è un bel momento: dopo le elezioni c'è stata una lunga attesa infruttuosa, poi le brutte scivolate nell'elezione del Presidente della Repubblica. Lasciatemi dire qualche parola su tutto questo, per poi aggiornarvi sui temi di livello regionale.

Il progetto del PD chiede un forte cambiamento

Cos'è accaduto? Per mesi siamo andati avanti a colpi di (finto) unanimismo, senza sciogliere il nodo del governo e senza una linea politica davvero condivisa. Poi in pochi giorni siamo riusciti a presentare (e bruciare) due candidati fra loro antitetici: dapprima Franco Marini nell'ottica dell'accordo col PDL, caduto per la sollevazione della base e per il disaccordo dichiarato apertamente da tanti parlamentari; il giorno dopo Romano Prodi nell'ottica della rottura col PDL, acclamato e poi silurato (che vergogna) da oltre cento nostri parlamentari nel segreto dell'urna. Dopo di loro, sull'altare dello scontro governissimo sì – governissimo no abbiamo assistito ad altre pericolose oscillazioni, da un lato verso la Cancellieri (Monti/PDL) e dall'altro verso Rodotà (Grillo/Vendola). La questione è stata tamponata con la disponibilità del Presidente Napolitano, soluzione non ottimale ma comunque in grado di fermare (per ora) il mal di mare che ci stava venendo.
Ora tanti sono (siamo) arrabbiati, ma raccomando di continuare ad usare sia il cervello che il cuore. Occorre capire che il PD non è caduto perché il progetto era sbagliato da sempre, come una schiera di interessati becchini si è affrettata a sostenere: il PD non è stato ancora davvero realizzato, e chi ha a cuore quel progetto ora è chiamato ad uno sforzo straordinario per rilanciarlo. Dobbiamo fare corrispondere le parole ai fattivalorizzare la pluralità culturale in un dibattito interno vero e capace di produrre nuove sintesi, rimettere al centro gli interessi del paese ed il coraggio di rinunciare alle rendite di posizione magari sedimentate ma ormai indifendibili. Della necessità di un forte cambiamento non occorre convincere chi come me lo aveva già reclamato sostenendo Matteo Renzi alle scorse primarie, ma a questo punto direi che comincia ad essere evidente a tutti. Ora occorre "solo" cogliere l'occasione per realizzarlo.

Consumo di suolo e Passante Nord

A proposito di fare corrispondere le parole ai fatti: fra gli 8 punti programmatici varati dal PD ce n'è uno che dice: stop al consumo di suolo agricolo. Tutti nel PD applaudono, salvo poi continuare imperterriti, nella realtà locale, a portare avanti progetti che per l'appunto consumano suolo. Ovviamente ci sono sempre delle (più o meno buone) ragioni, ma non si può continuare a fare orecchie da mercante: il tema deve essere affrontato e produrre cambiamenti percepibili anche nella pratica. Fra i vari casi da monitorare vale la pena di citare il famoso (o famigerato) Passante Nord. Dopo la mia segnalazione del mese scorso, ci sono state reazioni interessanti: che la tangenziale fosse prevista a pagamento da Autostrade lo sapevamo, hanno risposto gli assessori interessati; non lo sapevamo affatto, hanno invece risposto tutti gli altri, compreso chi nel PD ha la responsabilità di seguire il tema. Bene, speravo che bastasse ad aprire una riflessione. Invece niente, si va avanti addirittura rilanciando: il penultimatum di novembre 2012 slitta a fine 2013 e si parla di progetto preliminare entro qualche mese, senza che su questo passaggio ci sia stato un confronto ed una decisione condivisa. Adesso basta, però.

Attività in Regione e varie 

Vogliamo più treni con la possibilità di caricare la bicicletta al seguito: questo il senso dell'interrogazione che ho presentato con altri due colleghi, e la risposta che abbiamo ricevuto è abbastanza promettente. Chiederemo comunque un impegno maggiore alla Regione, sul fronte degli abbonamenti ad esempio. I dettagli sono qui.
L'Assemblea Legislativa ha varato una nuova legge sul benessere animale, che stabilisce fra l'altro che un cane non può essere tenuto abitualmente alla catena. Si tratta di un passo avanti importante, ma c'è qualcosa in più da dire: trovate qui una mia riflessione.
La liberalizzazione delle aperture domenicali sta creando un sacco di problemi ai lavoratori e non porta grandi benefici agli esercizi commerciali: ben venga la proposta di restituire la competenza alle Regioni, ma leggete qui la mia proposta di soluzione basata sui turni (come per le farmacie): ne beneficerebbero consumatori, lavoratori ed esercizi commerciali, perché non farlo?
Ho ricevuto segnalazioni volte a consentire una maggiore flessibilità del calendario scolastico e le ho girate a chi di competenza. Trovate qui i dettagli. So che si tratta di contemperare esigenze diverse (da sempre il turismo preme invece per una compressione dei tempi), ma secondo me vale la pena di considerare qualche miglioramento.
Continua il dibattito sul referendum contro le convenzioni con le materne paritarie. Vi segnalo un mio intervento sui numeri fasulli che vengono diffusi, e le mie controdeduzioni su un volantino che i promotori del referendum fanno girare. L'invito che faccio a tutti i bolognesi è semplice: informatevi, non fermatevi agli slogan, prima conoscete e poi giudicate.

Segnalazioni

Il Forum delle Associazioni Familiari di Bologna organizza un corso sulla VIF (Valutazione di Impatto Familiare).
Chiudo con una segnalazione mia personale. Nei giorni scorsi, dopo una lunga malattia, il mio papà Angelo si è spento alla vita terrena e si è consegnato nel Signore alla realtà definitiva: un suo ricordo è qui.
Un caro saluto e alla prossima,
Giuseppe
News del 23 aprile 2013 Giuseppe Paruolo

sabato 20 aprile 2013

Angelo, mio padre


Angelo09
Non basta certo un post per ricordare un padre, ma anche qui pubblicamente voglio dirgli: ti voglio bene papà, sei stato importantissimo, grazie per esserci stato e grazie al Signore per averti donato alla mamma, ai miei fratelli e a me, e a tutta la nostra grande famiglia.
Fra le cose che mi ha insegnato voglio ricordare per prima la serietà nel lavoro. Era nato contadino in un posto remoto del Cilento (peraltro bellissimo nel suo genere) ed aveva sperimentato su se stesso che l'unico modo giusto per farsi strada nella vita era quello dell'impegno, della serietà, della competenza che si forma prima con lo studio assiduo e poi col continuo aggiornamento, sempre con umiltà e mai con superbia. Un valore che aveva vissuto in modo quasi eroico, fatto di marce notturne con mio nonno e con l'asino per raggiungere il paese dove c'era la scuola, di anni passati in collegio durante la guerra, di studi universitari affrontati mentre già lavorava. Lo comunicava a noi figli – che certo abbiamo avuto un'infanzia assai più semplice – con vigore e con rigore. E lasciando poco spazio alle gratificazioni: quando portavamo a casa bei voti, il suo commento era semplicemente: "hai fatto il tuo dovere". Ma sorrideva, e si capiva che sotto l'approccio burbero la preoccupazione era che non ci montassimo la testa. Lo applicava a se stesso per primo: quando si laureò in paese gli sarebbe spettato secondo tradizione il titolo di "don", lui non aveva voluto, era rimasto semplicemente Angiolino. A Bologna ancora oggi ci sono persone che lo hanno conosciuto e stimato che continuano a ricordarlo non solo per la competenza ma anche per la disponibilità nei confronti di tutti.
Era invece intransigente sull'onestà, valore su cui non accettava mediazioni, e la sua sua sobrietà ne era una conseguenza. Servitore pubblico (era nella carriera direttiva dell'ASST, l'allora azienda statale di telefonia) il suo forte senso dello Stato si traduceva nella ricerca continua dell'interesse pubblico. A volte per questo risultava scomodo, ma anche chi mal lo sopportava non poteva non stimarlo per il fatto che applicava i suoi principi prima di tutto a se stesso. Lo faceva a volte in modo perfino esagerato: mi viene da sorridere pensando ai tanti appunti presi a penna sull'interno delle buste usate, che invece di buttare apriva e riutilizzava per risparmiare sulla carta bianca. Laureato in legge, era innamorato del diritto, che vedeva come uno strumento di tutela degli onesti e dei lavoratori. Si è sempre battuto, anche in campo ecclesiale, per l'affermazione della cultura della legalità e ricordo quanto apprezzò il documento della CEI "Educare alla legalità" del 1991, alla vigilia di Tangentopoli. Sarò in grado di essere all'altezza del suo esempio e dei suoi insegnamenti? E' una cosa che mi chiedo spesso, più di quanto non ci si immagini… ogni volta che mi capita di prendere un taxi ho sempre il dubbio che lui avrebbe invece preso l'autobus, per esempio. I tempi che stiamo vivendo ci dimostrano quanto fosse attuale la sua sensibilità.
La sua attenzione al campo sociale e politico nasce su queste premesse, sul bene comune come riferimento di una società capace di essere giusta e di offrire a tutti la possibilità di esprimersi al meglio, senza trucchi e scorciatorie ma semplicemente sulla base dei meriti e dell'impegno. Fu attivo politicamente sia nell'esperienza dei nascenti quartieri (noi stavamo nell'allora quartiere Mazzini) che negli organi collegiali scolastici. Lo fece con grande passione, che certamente mi trasmise al di là di quanto ero allora disposto a riconoscergli, ma anche ponendosi dei limiti: pur essendo vicino alla DC, non si iscrisse mai al partito. Forse per il dubbio che i meccanismi interni non fossero tanto in linea coi valori in cui credeva, e forse proprio per la consapevolezza che non iscrivendosi non avrebbe fatto carriera: la sua priorità era la sua famiglia. Tra l'altro era molto attento alla formazione culturale, e ovviamente i primi che cercava di formare eravamo proprio noi figli.
In questo rapporto stretto e coinvolgente sia sul piano intellettuale che affettivo, io con lui ero alla ricerca continua di un equilibrio fra l'autonomia (da me molto rivendicata) e la vicinanza (praticata più di quanto fossi disposto a riconoscere). Così, lui era juventino e io interista. Lui considerava il liceo classico l'opzione migliore, io scelsi lo scientifico. Lui era laureato in legge ed eccelleva nelle discipline umanistiche, io presi la strada della scienza e della matematica. Scelte di cui non sono pentito e che lui accettò sempre con rispetto perché anche l'autonomia era un valore per lui. Mi sposai giovane, e uscii di casa. Come forse prevedibile, con la maturità caddero anche le fatiche nel nostro rapporto, ed ogni volta che ci vedevamo lui era un riferimento importante, mi dava consigli comunque utili anche quando decidevo di non seguirli completamente. La sua vivacità intellettuale, la sua curiosità, la sua intelligenza erano davvero un riferimento per tanti, e per noi figli in particolare.
Qui si innesta una coincidenza dolorosa. Per anni gli ho parlato di ciò che facevo, e lui ascoltava volentieri cose nel campo dell'informatica scientifica, anche se immagino che avrebbe preferito confrontarsi su temi più nel suo campo di competenza e di comprensione. Ad un certo punto ciò poteva finalmente accadere, quando io decisi di impegnarmi in politica. Era il 1999: nel marzo partecipai alle primarie del centrosinistra e successivamente a giugno fui eletto consigliere comunale. Quanto sarebbe piaciuto a lui potersi confrontare sui temi dell'impegno politico! E quanto mi sarebbe piaciuto e quanto mi sarebbe stato utile il suo aiuto nel discernimento su ciò che ho dovuto affrontare. Ma fu proprio allora, all'inizio di maggio, che lui ebbe un attacco di cuore e la manifestazione della malattia che non l'avrebbe più abbandonato. Una malattia che gli tolse prima di tutto la capacità di comunicare, colpendolo proprio dove erano maggiori le sue capacità. E che fra le altre cose tolse a lui e a me la possibilità di condividere la stagione del mio impegno politico.
In questi lunghi anni di silenzio, mentre il suo corpo deperiva e perdeva progressivamente capacità, lui ha coltivato in modo profondo la dimensione della fede e dell'amore. Come ha ricordato mia sorella durante il funerale, le ultime parole che è riuscito a dirci e che ci ripeteva volentieri finchè ne è stato capace sono state "ti voglio bene": lui, così avaro di complimenti (lui avrebbe detto smancerie). Lunghi anni in cui ha percorso il suo personale calvario, assistito con incredibile ed esemplare dedizione dalla mamma, e accettando con serenità e con fede il proprio lento consumarsi. Martedì scorso si è spento alla vita terrena, circondato dai suoi cari, e si è consegnato nel Signore Gesù alla realtà definitiva: Angelo di nome e adesso anche di fatto.
PS Curiosamente, dopo di me anche tutti i miei fratelli hanno fatto lo scientifico. Anche le prime nipoti hanno fatto scelte diverse, mentre la mia terzogenita ha scelto di fare il classico: sono sicuro che il nonno avrebbe apprezzato. Non so se è per questo che ha scelto di andarsene proprio nei minuti in cui questa sua nipote ha compiuto 18 anni.
Angelo, mio padre Giuseppe Paruolo

lunedì 15 aprile 2013

Più pause nel calendario scolastico?


calendarioNon sarebbe il caso di prevedere, anche in Emilia-Romagna come già fanno in altre regioni, una breve pausa di due-tre giorni nel calendario scolastico durante il periodo del Carnevale?
E non varrebbe la pena di anticipare l'avvio dell'anno scolastico più verso l'inizio di settembre, guadagnando giorni per aumentare un po' le pause durante l'anno ed anche per prevedere periodi di recupero e attività integrative a vantaggio di studenti in difficoltà o a rischio di abbandono?
Sono due suggestioni che ho girato per competenza all'Assessore regionale Patrizio Bianchi e al dirigente dell'Ufficio scolastico regionale Stefano Versari, chiedendo loro di valutare il modo migliore per tenere in considerazione le esigenze che esse esprimono in vista della definizione del calendario scolastico.
Ho ricevuto sollecitazioni in questo senso da due docenti che mi hanno invitato per l'appunto a ragionare sul calendario scolastico.  Il tempo di scuola è infatti un aspetto importante sia per la qualità della didattica che per le esigenze delle famiglie, e vale la pena di ragionare - fermo restando l'obbligo di svolgere i giorni di scuola previsti - sul come migliorarlo dal punto dell'efficacia formativa e nella risposta ai bisogni di ragazzi e famiglie.
Cristiana Costantini, a proposito della pausa a Carnevale, mi ha scritto: "In questo periodo dell'anno gli alunni sono molto affaticati ed il periodo che  intercorre tra le vacanze natalizie e quelle di Pasqua è molto lungo. Le pause sono fisiologiche e aiutano l'apprendimento. Inoltre in questo periodo è uso da parte delle famiglie fare una stacco per  la settimana bianca e le assenze nelle classi si susseguono per almeno un mese creando disturbo nel normale svolgimento delle attività scolastiche."
Pierluigi Giacomoni, a proposito dell'inizio dell'anno scolastico, mi ha scritto: "La maggioranza delle famiglie a settembre ha già fatto le ferie ed ha pochi soldi da spendere. Perché non pensare ad un calendario scolastico che magari preveda un'estate più breve allargando fasce di sospensione delle lezioni oggi molto ristrette? Oppure incentivar le scuole a promuovere periodi di recupero ed attività integrative durante il periodo estivo a vantaggio di studenti poco abbienti o in difficoltà scolastico o a rischio di abbandono?"
Le loro mi paiono riflessioni cui vale la pena di dare un seguito, e per questo mi sono fatto portatore delle loro segnalazioni: vedremo se e come verranno accolte.
Più pause nel calendario scolastico? Giuseppe Paruolo

venerdì 12 aprile 2013

Una soluzione per le aperture domenicali: a turno

L'apertura sempre più frequente e generalizzata degli esercizi commerciali di domenica sta creando una situazione paradossale. Oltre a penalizzare i piccoli negozi, da un lato costringe imprenditori e lavoratori a sacrificare riposo settimanale, affetti familiari, socialità domenicale; dall'altro non si registra un aumento di consumi, di occupazione e di Pil, anche perché se i supermercati sono tutti aperti la domenica, spesso lavorano per pochi clienti. Non mi pare ci sia traccia del circolo economico virtuoso in cui probabilmente si sperava.
Come siamo arrivati a questo punto? L'art. 31 del DL 201/2011, il cosiddetto "decreto Salva Italia" dal 1° gennaio 2012 ha liberalizzato definitivamente in tutto il territorio nazionale il regime degli orari degli esercizi commerciali, superando di fatto l'obbligo di chiusura domenicale e festiva dei negozi. In precedenza la competenza era regionale, e in Emilia-Romagna si era trovato un buon punto di equilibrio tra i bisogni dei consumatori, la tutela dei lavoratori e le esigenze degli operatori commerciali.
Questo è il motivo per cui Confesercenti ed altre sigle stanno promuovendo un referendum (campagna "Libera la Domenica") per abrogare quell'articolo e tornare alla situazione legislativa precedente: in pratica che le Regioni tornino ad avere voce in capitolo per la definizione e l'organizzazione degli orari. Fra chi si ha dichiarato la sintonia con quell'iniziativa, anche la Regione Emilia-Romagna.
Ma io vorrei provare a fare un passo avanti, avanzando una proposta concreta: organizzare le aperture degli esercizi commerciali come si fa attualmente per le farmacie di turno. Farebbe bene all'economia perché il negozio aperto non avrebbe una concorrenza vicina (e si farebbe a turno, così da non penalizzare nessuno), alle famiglie perché libererebbe molto personale oggi impegnato nelle aperture, ai consumatori perché potrebbero fare acquisti anche di domenica, recandosi nell'esercizio che è di turno.
A me pare una soluzione di buon senso ed in grado di fare tutti contenti e salvaguardando valori non solo economici. Che ne pensate?
Una soluzione per le aperture domenicali: a turno Giuseppe Paruolo

mercoledì 10 aprile 2013

Basta cani alla catena e una piccola riflessione

Nei giorni scorsi l'Assemblea Legislativa ha varato una nuova legge sul benessere animale, che prescrive le condizioni in cui devono essere tenuti gli animali, la possibilità di entrare negli ospedali, ma soprattutto – prima norma del genere in Italia – stabilisce che un cane non può essere tenuto abitualmente alla catena.
Zoe
La norma è stata accolta con grande soddisfazione dalle associazioni per la difesa degli animali (si legga ad esempio qui e qui) e sono convinto che si tratti di un passo in avanti positivo, sia sul piano culturale che pratico, effettuato con coraggio ma anche con equilibrio.
Il fatto che la sollecitazione sia venuta da un animalista che ha fatto uno sciopero della fame per chiedere che venisse abolita la possibilità di tenere i cani alla catena, credo che non possa essere sottaciuto e anzi deve essere occasione per una riflessione. A questo proposito vi propongo alcuni estratti del mio intervento in aula nell'occasione dell'approvazione della legge in questione.
Attraverso questa decisione dimostriamo di riuscire a interpretare e guidare un miglioramento culturale sulla relazione tra persone e animali. Personalmente sono stato impegnato molti anni su questi temi e ho avuto modo di rendermi conto che quella che non è vero che sia un tema di nicchia che riguarda solo poche persone. È evidente che ci possono essere delle tentazioni, anche estreme, su questi temi ma credo che la risposta migliore sia di prenderli sul serio e cercare di dare delle risposte concrete che non siano né voli pindarici né soluzioni al ribasso
La riflessione che abbiamo svolto in questo caso riguarda la contenzione alla catena dei cani e il principio che questa legge afferma è che non possa essere la modalità con cui gli animali vengono tenuti abitualmente. Ci sono poi tutta una serie di accorgimenti, dal provvedere ai box alla modalità con cui rapportarsi all'animale, dall'attenzione alla quantità e alla qualità del cibo al rifornimento costante dell'acqua, e sono aspetti che potranno essere ulteriormente dettagliati in sede di regolamento. Credo che sia un punto importante di avanzamento, in modo equilibrato e attento.
A valle di queste considerazioni positive vorrei fare una riflessione rispetto a uno dei motivi per i quali quest'Aula ha preso in considerazione questa legge e cioè il fatto che ci sia stata una persona che ha svolto uno sciopero della fame su questo argomento. Lo dico con grande rispetto per quelle che sono le motivazioni intime delle persone, però credo che sia doveroso svolgere una riflessione. Tocca farla noi politici rispetto all'importanza di avere antenne attente e la capacità di intercettare i problemi per tempo; devono farla i media che dovrebbero concedere visibilità alle problematiche sentite all'interno della società senza attendere gesti estremi; e credo però debbano farla anche le persone che si battono per i diritti degli animali perché – lo dico con grande pacatezza – non ritengo che sia davvero appropriato arrivare ad uno sciopero della fame su un tema come questo. Tema che è importante, ma che non dovrebbe secondo me richiedere di arrivare a forme così estreme di lotta. E non penso che debbano essere queste le modalità con cui deve essere sollecitata la politica.
Nella mia esperienza, soprattutto negli anni in cui sono stato Assessore con delega anche agli animali nel Comune di Bologna, ho conosciuto un mondo ricco di persone che vengono definite "animaliste", e insieme abbiamo affrontato diversi temi: quello del canile, un regolamento sulla fauna urbana che tuttora credo sia all'avanguardia e per cui il Comune di Bologna viene preso come riferimento. Ci siamo arrivati anche con un dibattito acceso e con modalità di interlocuzione parecchio frizzanti, però senza mai arrivare agli estremi – quali lo sciopero della fame – che secondo me dovrebbero essere riservati soltanto a questioni di rilevanza comparabile a quella dello strumento di lotta in questione.

Basta cani alla catena e una piccola riflessione Giuseppe Paruolo

lunedì 8 aprile 2013

Quanto è bello andare in bici… anche in treno!

Nelle settimane scorse ho presentato insieme ai colleghi Casadei e Zoffoli una interrogazione per chiedere l'incremento e il rafforzamento della possibilità di trasporto delle biciclette in treno. E' un servizio molto utile che va nella direzione di un modello sostenibile di mobilità, e che aveva visto addirittura una diminuzione da parte di Trenitalia negli ultimi tempi.

L'assessore Peri ha risposto promettendo un aumento significativo delle corse con servizio bici dal 2014, con un miglioramento già percepibile durante quest'anno, e con l'obiettivo di arrivare al 100% delle corse regionali. Bene!
L'auspico è che si compia un passo in più, con la possibilità di prevedere l'uso della bici anche in uno specifico abbonamento annuale, inserendolo nel progetto di integrazione tariffaria MiMuovo.
Qui c'è il comunicato sull'argomento uscito sul portale del gruppo regionale del PD, e qui ci sono il testo dell'interrogazione e la risposta completa dell'assessore.