mercoledì 30 maggio 2007

Avanti il merito (ma servono anche le retrocessioni)

Sabato scorso sono andato alla consegna delle borse di studio e dei premi agli studenti più meritevoli dell'istituto Aldini Valeriani Sirani. Un momento importante, secondo me, in cui quei ragazzi capiscono che studiare e meritare serve e soprattutto viene (almeno un po') riconosciuto. Ed è proprio dell'importanza del merito che ho provato a parlare loro.

L'importanza del merito dal punto di vista sociale: unico baluardo rispetto ad una società in cui facciano carriera solo i figli di qualcuno che è già arrivato e può spianare loro la strada.
L'importanza del merito dal punto di vista dei risultati concreti per tutta la nostra società: se abbiamo bravi insegnanti ad insegnare, bravi medici a curare, bravi ingegneri a costruire, c'è un chiaro beneficio per tutti.

Ma siccome a parole sono capaci tutti, dobbiamo avere il coraggio di dire che per avere la possibilità di far salire i migliori occorrono anche gli strumenti per fare scendere i peggiori. E questo è quel che manca nell'Italia di oggi: ci sono tantissimi bravi insegnanti, ma se ve ne capita uno psicopatico (e può capitare) non c'è speranza se non attendere che vada in pensione; se un docente universitario decide di appendere il cervello al chiodo (e può capitare), comunque nessuno lo può toccare; se un chirurgo non ha proprio una bella mano (e può capitare) difficilmente lo si potrà dirottare verso incombenze meno rischiose per il paziente. E così via.

A tutti quelli cui, appena si parla di giudicare il merito, si rizzano i capelli in testa perché temono ingiustizie e differenze, e che invece sono molto rassicurati dai ruoli e dalle anzianità di servizio come unica misura su cui costruire una carriera, bisognerebbe chiedere di fare qualche conto. E calcolare quale enormità ci sta costando, come sistema-paese, questa subcultura fintamente egualitaria che perpetua le rendite di posizione e fa emigrare all'estero i più bravi.

Potrei poi aggiungere qualcosa sull'importanza del merito delle questioni contrapposto alla cultura dell'immagine e degli slogan. Quella per cui, per fare solo un esempio, nel dibattito politico che si svolge sui giornali oggi va così di moda il parere privo di sfumatura: va tutto male, oppure va tutto bene, l'importante è non sforzare troppo i neuroni dei lettori in un'analisi che vada alla sostanza (inevitabilmente differenziata e ricca di sfumature) delle cose. E qui il discorso si farebbe lungo…

domenica 27 maggio 2007

Le telecamere del futuro

Ieri il Corriere ha riportato in un articolo alcune mie affermazioni sulle nuove tecnologie di videosorveglianza di cui discuteremo in un convegno europeo che stiamo organizzando per fine giugno.

In effetti si fa un gran parlare di telecamere, che stanno sempre più diffondendosi nelle città. E' però bene tenere presente che oggi come oggi esse vengono usate sostanzialmente per la registrazione, che è poi a disposizione degli inquirenti e delle forze di polizia impegnate a cercare (dopo) il colpevole di un reato. E naturalmente, in vista di questa possibilità, per il ruolo di dissuasione che esse esercitano.

Invece, l'utilizzo in tempo reale (guardo il monitor, vedo un reato che viene commesso, faccio intervenire immediatamente chi di dovere) è di fatto limitato solo ad alcune installazioni di massima sicurezza, dove ci si può permettere il personale che guardi in continuazione le immagini. Questo è però destinato a cambiare, appena saranno disponibili su ampia scala sistemi software capaci di guardare i flussi video in tempo reale e allertare l'operatore. A quel punto con pochissimo personale si potrà tenere sotto controllo un numero davvero grandissimo di telecamere, perchè tanto ci penserà il sistema a filtrare le immagini e fare passare solo quelle che si riferiscono a violazioni della sicurezza.

Come utilizzare questa possibilità? Come conciliare l'accresciuta capacità di controllo automatico con il rispetto della privacy delle persone, ma anche con il modo di pensare, di percepire e di vivere la città? Come tenere insieme una maggiore sicurezza evitando una disumanizzazione dei luoghi di vita? Sono queste le domande che è bene che iniziamo a porci da subito (e di cui discuteremo nel convegno citato).

Vorrei anche rassicurare un cittadino che subito mi ha scritto, preoccupato del fatto che parlare di tecnologie disponibili fra qualche anno potesse implicare il non fare niente nel frattempo per risolvere i problemi di sicurezza nella città. Non è così, naturalmente: oggi facciamo con quel che c'è, ma è anche importante alzare la testa e guardare le prospettive dietro l'angolo.

venerdì 25 maggio 2007

Più tumori ma meno morti

Mentre le questioni di lana caprina continuano a prendere ogni giorno paginate di giornale, ogni tanto spuntano notizie che ci parlano di problemi molto seri che siamo chiamati ad affrontare. Capita così che oggi l'Espresso pubblichi dati sull'incidenza dei tumori confrontando dati centrati sul 1990 con dati centrati sul 2000.

Si tratta di uno studio statistico, e bisognerebbe parlare di come la statistica finisce normalmente sui giornali (per fare un esempio: "scusi - chiede un giornalista - avete i nomi di quelli che si sono ammalati a causa delle polveri sottili?"), ma il discorso sarebbe lungo. Qui mi limito a dire tre cose.

1) +23% di tumori al colon fra i maschi ma -12% di mortalità per lo stesso tumore; resta uno dei cancri più diffusi (dopo quello ai polmoni e alla prostata), e molto di più si può fare per guarire attraverso lo screening avviato nella nostra regione (quindi se vi chiamano, andateci!).

2) Il cancro ai polmoni fra gli uomini è l'unico che cala (-14%), a dimostrazione che la lotta al fumo evidentemente serve a qualcosa, ma resta ancora il più diffuso (83 casi su 100.000 abitanti) e soprattutto il più mortale (71 casi mortali, subito dopo c'è il colon con 17). Per contro, fra le donne cresce (va a 18 casi) ed è l'unico in cui cresce anche la mortalità (14 casi, secondo solo ai 25 casi del tumore al seno).

3) L'aumento generalizzato dei tumori ci chiama ad un approfondimento sugli inquinanti e l'ambiente. La diminuzione generale della mortalità (ad esempio su 120 casi di tumore al seno la mortalità è scesa a 25 casi, ossia circa il 20%) è indice dei progressi della medicina.

La morale è scontata, ma giova richiamarla: occorre fare di più sulla prevenzione e gli stili di vita (a partire dal fumo, non è ancora abbastanza); insistere sugli screening e la diagnosi precoce; approfondire le conoscenze sulle cause ambientali per lavorare nella direzione di risanare l'ambiente ma anche evitando di alimentare paure incontrollate e indimostrate che ci porterebbero a dire che siccome va tutto male, va tutto anche bene.

Quanto lavoro c'è ancora da fare!

domenica 20 maggio 2007

Ovviamente, lasciate in pace la Madonna di San Luca (e anche noi)

E' vero, anche io non mi sono sottratto e ho diligentemente dichiarato ai giornali che è sbagliato offendere il sentimento religioso della città e che chi vuole esprimere le proprie idee è tenuto a farlo senza perdere di rispetto agli altri o invadere una sfera (quella religiosa, appunto) che deve restare al riparo dalla polemica politica.

L'ho detto perchè doveroso. Ma qui, vorrei dire della fatica di dover partecipare o assistere a queste fiere dell'ovvietà, che periodicamente (spesso) riempiono le pagine dei giornali.
Sì, fiere dell'ovvietà. Vorrei sapere se davvero c'è qualcuno che pensi sia giusto o rispettoso fare le chiassate che nei giorni scorsi hanno preso di mira la devozione alla Madonna di San Luca. Io credo proprio nessuno, compresi coloro che ne sono stati protagonisti: anzi, l'hanno fatto proprio perchè sapevano che la mancanza di rispetto avrebbe spalancato loro lo spazio mediatico su cui poter dire la loro.

Il risultato è sotto gli occhi di tutti: fiumi di inchiostro su un argomento importante ma non per questo meno ovvio, con spazi concessi da ogni giornale a chi gli sta più simpatico (tanto al di là dei superlativi, non è che ci siano da dire cose molto diverse), e ancora una volta i problemi meno "notiziabili" (seppur importanti) non vengono nemmeno riportati.

Capisco, il mondo dell'informazione ha le sue regole, ma vorrei pensare ad un modo per evadere dalla trappola continua in cui rischiamo di impantanarci...

venerdì 18 maggio 2007

Ok sul piano di comunicazione

Nella seduta di martedì scorso, la Giunta ha approvato il piano per la comunicazione. Ora nel link a destra (nella sezione "In discussione") trovato il documento nella sua versione licenziata dalla Giunta. E' stato costituito un gruppo di lavoro che nel giro di due mesi dovrà metterne a punto gli aspetti necessari per passare poi alla parte operativa (istruendo fra l'altro anche l'indispensabile tema delle risorse, per essere chiari). Quindi se ci sono commenti, suggerimenti o altro, siete ancora in tempo a dare il vostro contributo.

martedì 15 maggio 2007

Dopo il Family day (il PD e i DiCo)

Avendo detto con chiarezza il mio pensiero il giorno prima del Family Day, ora che si è svolto credo sia giusto tirare un po' di somme.
La manifestazione si è svolta per lo più secondo le previsioni, con una larga partecipazione, in maggioranza bella e gioiosa, di famiglie. Ma ci sono state anche alcune note stonate: ad esempio i cartelli "Più bimbi e meno Bindi" e le magliette con "Prodi è un ammazza-famiglie". Non è quindi un caso la presenza politica della CdL al gran completo, a partire da Berlusconi, Fini e Casini, e solo di qualche politico di centrosinistra.
Il giorno dopo, come facilmente prevedibile, è scattata la trappola sui DiCo, col centrodestra all'attacco per la loro immediata archiviazione (facendo la figura dei difensori della famiglia nonostante il nulla da loro realizzato a sostegno delle famiglie in cinque anni di governo), e il centrosinistra sulle spine.

Morale: come previsto, la manifestazione aveva due messaggi. Il primo a favore della famiglia, concetto risultato largamente condiviso (almeno a parole, poi vedremo cosa si riuscirà a fare nel concreto). Il secondo contro i DiCo, che ha incontrato la piena condivisione del centrodestra e che pone invece seri problemi al centrosinistra, e in particolare al costituendo Partito Democratico.
Io credo che il tema centrale sia proprio la relazione fra PD, DiCo e Family Day.

La situazione politica vede il PD come un traguardo ormai a portata di mano, con buona pace di coloro che hanno sempre remato o tifato contro. La linea politica è chiaramente individuata e condivisa in molti campi, salvo che in quello relativo ai temi etici. Su questi ultimi, serve trovare una posizione comune che, su un terreno laico, risulti accettabile sia da chi è cattolico che da chi non lo è. La proposta dei DiCo nasce anzitutto da questa esigenza, riconoscendo diritti ai conviventi senza confusioni o equiparazioni con la famiglia fondata sul matrimonio. Io penso che il testo messo a punto dal governo sia un buon punto di incontro, ed il fatto che ci abbia lavorato Rosy Bindi (già vicepresidente nazionale di Azione Cattolica, fra l'altro) mi pare che possa essere considerato una buona garanzia.

Ma in questo contesto, i vescovi italiani hanno dichiarato un'offensiva senza precedenti: prima con dichiarazioni del cardinal Ruini, poi con la nota della CEI, infine con la manifestazione del Family Day (e spero che nessuno si offenda se dico che l'hanno indetta i vescovi: tutte quelle firme autorevoli dei vertici di tante organizzazioni ecclesiali su un testo che non è stato minimamente discusso non dico dalla base, ma nemmeno dai quadri intermedi delle diverse associazioni, sarebbero del tutto impensabili in un contesto che non sia quello di una indicazione perentoria giunta dall'episcopato).
Ora, se la proposta di DiCo fosse stata quella di adottare sul tema la legislazione spagnola, forse si sarebbe poteva comprendere una reazione di questa portata. Ma per il merito della questione, essa appare francamente spropositata. Pertanto credo valga la pena di chiedersi perché, e a che cosa possa portare la strategia che ha prodotto il Family Day.

E qui francamente vedo solo due possibilità.

La prima è che si voglia tirare la coperta del PD un po' di più verso i valori del Family Day, chiedendo sostegno concreto per le famiglie (e questo, lo ripeto, è sacrosanto, anzi l'unico vero difetto nel percorso dei DiCo è stato quello di non accompagnarli con una serie di misure a sostegno della famiglia) e mirando a portare qualche modifica alla legge sui DiCo nel suo percorso parlamentare. Se lo scopo fosse questo, pur ritenendo un po' sproporzionato lo schieramento di forze rispetto all'obiettivo da conseguire, credo che permangano spazi di lavoro sufficienti per procedere in modo costruttivo.

La seconda possibilità è invece che si voglia far saltare il banco del PD, definendo il no ai DiCo in termini ultimativi, un no e basta. Visto dall'altra parte, è un po' come se ai cattolici venisse presentata come condizione per entrare nel PD l'abolizione del matrimonio, per fare un esempio. Ora, è vero che chi nel PD sta chiedendo con forza forme di tutela per le convivenze non è andato alla contro-manifestazione di piazza Navona; è vero che i DS hanno già visto una parte del loro partito prendere commiato dal PD anche su questi temi; ma proprio per questo non si può pretendere che essi accettino senza colpo ferire di vedere buttare a mare un pezzo del programma del governo che era stato condiviso.

Per questo certe dichiarazioni fanno proprio male. Come quella di ieri a Repubblica della sen. Binetti: "Con buona pace di Bindi e Franceschini, i DiCo devono essere messi da parte." Mi auguro che non accada, ma se i teodem decidessero di giocare la partita fino al punto di rottura nella costruzione del PD, a quel punto si imporranno delle scelte di coerenza sugli impegni che tutti abbiamo preso.

Concludendo, di fronte al bivio fra le due possibilità, io caldeggio senza riserve di prendere la prima strada, anche perché la seconda, come si è già visto, sarebbe una curva pericolosa: a destra. E non possiamo proprio permettercela.

venerdì 11 maggio 2007

Family day

"Chiediamo al Parlamento di attivare - da subito - un progetto organico e incisivo di politiche sociali in favore della famiglia." Condivido queste parole, tratte dal manifesto "Più famiglia" che è la base della mobilitazione del Family Day. Sono cose che penso e dico da anni, insieme a molti altri, fra cui anche gli amici dell'associazione familiare di cui faccio parte e che è fra i promotori della manifestazione. Da anni, con risultati scarsi o nulli.

Adesso però tante associazioni cattoliche sentono il bisogno di mobilitarsi. Sarà forse perchè in realtà quel che si vuole impedire è l'approvazione dei DiCo?

Risposta diplomatica: ma no, non è per quello, in fondo la piazza di domani chiede solo più sostegno per la famiglia, ci rafforza nelle nostre convinzioni e nella necessità di aiutare di più la famiglia.

Risposta onesta: esatto, è proprio per quello. Inutile far finta di niente, non è una manifestazione principalmente pro-famiglia, è una manifestazione innanzitutto anti-DiCo: "le esperienze di convivenza non necessitano di un riconoscimento pubblico che porterebbe inevitabilmente a istituzionalizzare diversi e inaccettabili modelli di famiglia".

Quindi, se siamo onesti, dobbiamo fare i conti con l'ispirazione del Family Day. Forse molti di quelli che ci andranno lo faranno con motivazioni diverse, ma resta il fatto che nell'ispirazione di chi ha promosso l'iniziativa la battaglia contro i DiCo non è un aspetto marginale, ma centrale. E quindi non serve glissare, far finta di niente, cercare di mascherare e ricucire lo strappo. Dobbiamo farci i conti, invece.

Quindi io lo dico: non sono d'accordo. Perchè così si promuove un'impostazione difensiva e di arroccamento: la famiglia tradizionale difende le sue prerogative, che a parte il riconoscimento giuridico non si capisce poi quali siano. E la difesa della famiglia rischia di diventare semplicemente un no ai DiCo.

Invece, bisognerebbe tenere insieme le due cose.
Da un lato il riconoscimento di forme di tutela per le convivenze di altro tipo, proposte peraltro nei DiCo senza nessuna equiparazione che sarebbe sbagliata e fonte di confusione.
Dall'altro sottolineare che la famiglia, in crisi da mille punti di vista, va davvero aiutata con iniziative concrete: sgravi fiscali, agevolazioni, servizi, sussidi, in particolare a favore delle famiglie con figli, e così via.
Insomma, servirebbe fare una battaglia "per" e non una battaglia "contro".

Come avrebbe reagito la classe politica se milioni di persone si fossero mobilitate per dire che non era sufficiente solo fare i DiCo ma che serviva anche uno sforzo straordinario a favore della famiglia (sì, quella costituzionale)? L'unica risposta poteva essere quella di mettere mano a politiche concrete a favore della famiglia.

In questo modo invece, molti si riempiranno la bocca dicendo che difendono la famiglia semplicemente opponendosi ai DiCo, e senza bisogno di fare nulla di concreto. E gli altri rischieranno di passare per anti-famiglia solo per aver considerato anche i diritti di altre forme di convivenza, a prescindere dal loro impegno sul terreno della concretezza.

Si poteva fare di meglio? Altroché!

giovedì 10 maggio 2007

Moschea (e lagne)

Da anni gli islamici bolognesi non dispongono di un luogo adatto al loro culto, e gravano pesantemente su una zona del tutto inadatta (la Croce del Biacco) che ogni venerdì viene invasa da svariate centinaia di automobili e persone, portando all'esasperazione i residenti.

La soluzione proposta dalla Giunta è, senza fare alcun regalo, di designare un'area adatta che loro possano acquisire (in zona Caab) e in cui possano esercitare il proprio culto senza disturbo per altri, e al tempo stesso dare vita ad un comitato per controllare la trasparenza dei finanziamenti ed il rispetto dei diritti di donne e minori.

Ecco che immediatamente si attiva il partito di chi vuole che i problemi rimangano irrisolti. Gli argomenti che si sentono spaziano dal "ma che bisogno c'è di una moschea?" al "diventeremo un centro di attrazione per tutti i musulmani", dal "è offensivo pensare a forme di controllo" al "ma loro nei loro paesi ci fanno costruire le chiese?". Naturalmente nessuno di questi fa proposte alternative per risolvere il problema, che indubitabilmente esiste. O per migliorare la proposta della Giunta. Ecco perchè non sono argomenti: sono lagne.

martedì 8 maggio 2007

La nuova Iperbole

Dopo aver dato spazio all'aspetto relativo ai video diffusi in città, vorrei qui introdurre la rivisitazione del portale Iperbole, trattata nel documento al capitolo 3.
Al di là dei lavori in corso che porteranno ad un deciso aggiornamento della struttura del portale, in quella che abbiamo chiamato Iperbole 1.5, la chiave di volta è rappresentata dal salto di qualità che abbiamo identificato come progetto Iperbole 2.0.
Riporto alcuni stralci del documento, lasciando naturalmente alla lettura dello stesso per maggiori dettagli.

L’idea di fondo è di rivoluzionare il concetto del portale "verticale" e "piramidale" di una Pubblica Amministrazione, trasformandolo in luogo di scambio "orizzontale" di informazioni fra gli utenti, giungendo ad un concetto di piazza virtuale, dove il sapere è condiviso in una sostanziale metafora di "Wikipedia" sulla città e sui servizi di Bologna.

In Iperbole 2.0, contenuti informativi pubblicati dall’Amministrazione consentiranno agli utenti registrati di interagire, con commenti o contributi come approfondimenti, traduzioni di intere pagine o contenuti multimediali a corredo, prodotti dagli utenti e opportunamente validati. In questo processo gli iperboliani potranno assumere un ruolo da protagonisti, nel contesto di un meccanismo di approvazione e di valutazione del grado di attendibilità dei redattori.

I tre principali attributi della nuova Iperbole dovranno essere:
  • Interattiva: non più un’unica voce, ma un coro di voci che discutono e arricchiscono il sapere collettivo.
  • Personalizzabile: non più un unico aspetto, ma l’aspetto più adatto alle esigenze di ogni singolo utente, sia egli un professionista o un assiduo lettore.
  • Aperta: non più un’unica lingua, ma tutte le lingue degli utenti. Non più una sola piattaforma, ma tante applicazioni che si integrano dal mondo opensource.

Insomma, vogliamo un'apertura bilanciata da strumenti che evitino confusioni. Si tratta cioè di andare verso un modello di portale che integri i contributi di utenti e collaboratori esterni per arricchire (potenzialmente in modo enorme) i contenuti; e contemporaneamente, per evitare di far navigare l'utente in un insieme di informazioni di cui non è chiara l'origine, l'attendibilità, il livello di aggiornamento, sviluppare (nel contesto preferibilmente di una collaborazione di tipo europeo con altre città) strumenti software e procedure per fornire in ogni momento dati precisi sulla validità di quanto si sta leggendo.

Al di là dei dettagli maggiori già contenuti nel documento, perseguire questa strada ora significa scrivere nei dettagli un progetto, condividerlo con altre città europee, finanziarlo e realizzarlo. Al di là di quanti sono coinvolti in tutto questo per funzione e per lavoro, vorrei sottoporre agli iperboliani l'idea del coinvolgimento di un comitato di utenti, con funzione consultiva e (perchè no?) anche di collaborazione operativa. Tanto per cominciare da subito a praticare quanto si predica. Che ne dite?

domenica 6 maggio 2007

Esempi di utilizzo dei video

Premessa: voglio solo fare degli esempi concreti e capaci di evocare suggestioni e dibattito, e questo non è certo l'elenco ufficiale degli utilizzi dei video...

Esempio 1: notizie utili
Ci sono veramente diversi esempi possibili: c'è una strada chiusa per lavori nella zona dove è collocato il condominio; domani previsto molto caldo, si consiglia a anziani e bambini di non uscire nelle ore centrali della giornata; quale è la farmacia di turno oggi più vicina. E poi quelle locali: la riunione in quartiere; l'avviso condominiale. E così via.

Esempio 2: antenne e informazione (partecipazione alle decisioni)
A Bologna abbiamo circa 400 antenne per la telefonia mobile. Per collocarle, è importante scegliere i luoghi con cura e minimizzare i campi elettromagnetici nelle aree dove le persone vivono e lavorano. Da due anni abbiamo attivato un processo partecipato, facciamo incontri nei quartieri, cerchiamo di informare via Internet e di persona. Ma nonostante tutto capita sempre di incontrare qualcuno che protesta perché nessuno gli aveva detto nulla. Se sul video condominiale apparisse per tempo l'informazione che in Comune è arrivata la richiesta di collocare una nuova antenna nella zona e dove e quando se ne discute, credo che il tema informazione sarebbe in gran parte risolto.

Esempio 3: zanzara tigre e cittadini attivi (partecipazione operativa)
Per combattere la zanzara tigre occorre fare in modo capillare la prevenzione (eliminare i ristagni d'acqua e mettere i prodotti larvicidi in quelli ineliminabili). Ma basta che un condominio non faccia il trattamento ed ecco che la ci sono zanzare per tutto il circondario. Per questo stiamo investendo molto nel migliorare i controlli, sia nelle aree pubbliche (servizio appaltato dal Comune) che in quelle private. Dall'anno scorso stiamo "reclutando" cittadini attivi per aiutarci a mantenere un controllo capillare del territorio. Il problema è reclutarli, formarli, ma poi anche mantenere le comunicazioni con loro (attualmente sono alcune centinaia, ma va tenuto presente che a Bologna ci sono oltre 20 mila condomini) ed è chiaro che a questo scopo dei meccanismi automatici sono assolutamente necessari. Va da sé che non sempre il cittadino attivo è anche un provetto utente di Internet, per cui i canali che paiono più interessanti sono il cellulare (SMS) e quando ci saranno, i video condominiali.

Postilla per i naviganti provenienti dal blog degli umarells.
Qualche settimana fa stavo passando da piazza Maggiore, quando un umarell mi ferma e mi dice: "Assessore Paruolo, io sono uno dei suoi uomini". E io: "In che senso, scusi?". E lui: "Sono un cittadino attivo", e via ad elencarmi tutti i tombini in cui aveva riscontrato una esecuzione imperfetta del trattamento larvicida. Non è che noi reclutiamo cittadini attivi solo fra gli umarells. Ma è un fatto che il tipo di attività che chiediamo di fare, come voi facilmente comprenderete, è abbastanza in linea con le loro preferenze. In definitiva, la campagna dei cittadini attivi contro la zanzara tigre potrebbe essere un esempio (virtuoso) di utilizzo delle energie degli umarells a vantaggio dell'intera collettività. Pensateci…

sabato 5 maggio 2007

Video per gli umarélls?

Come primo argomento da discutere su questo blog avevo previsto lo sviluppo dei servizi Internet, ossia Iperbole 1.5 e soprattutto Iperbole 2.0. Pensavo che fosse la prima cosa su cui avrebbero reagito i bloggaroli, e peraltro si tratta di un argomento di una certa complessità e che richiederà lavoro ed approfondimenti.

Invece, prendo atto che le vicende di ieri sera e notturne portano l'attenzione sul progetto che nel documento è trattato al paragrafo 4.3 (Video diffusi in città) su cui mi arrivano varie obiezioni e richieste di spiegazione. Rispondo, sperando che ciò contribuisca a rendere più chiara l'idea e la discussione.

[CarlettoMazzone]: Non è vero che non sarebbe a spese dei cittadini. E' vero invece che non avete la minima idea di come finanziare il progetto (...) è uno di quei giornalini che mi danno gratis al semaforo, con la differenza che è su schermo. Dici che costa meno mettere su tutto sto ambarandan di un giornalino che è GRATIS?

Parliamo di sostenibilità finanziaria. Attualmente in diversi luoghi di passaggio (stazioni etc) vengono installati schermi pubblicitari, utili solo a far guadagnare chi li gestisce e chi li ospita. E' un trend in crescita, che continuerà ad espandersi finchè permane un saldo finanziario positivo dalla vendita della pubblicità. Visto che i video costeranno sempre meno, luoghi via via meno frequentati diventeranno appetibili, e alla fine arriveranno anche nei condomini, cominciando da quelli più grandi. A un certo punto poi il mercato tenderà alla saturazione. E tutto questo accadrà in modo magmatico, veicolando solo o quasi solo pubblicità. Quali vantaggi per i cittadini? Al più un piccolo introito economico per il condominio che, diciamo nel 2010, consentirà l'installazione di uno schermo pubblicitario nell'androne.

Naturalmente a quel punto avremmo perso una grande occasione, perchè se al Comune venisse in mente di sfruttare quel nuovo canale per uno scopo non solo pubblicitario ma anche informativo, entrerebbe in un mercato già saturo e farebbe molta fatica a promuovere una cosa del genere.
Dunque oggi, precorrendo il mercato, abbiamo l'opportunità di sfruttare l'introito pubblicitario per finanziare un nuovo canale di informazione per i cittadini. Non so di preciso quale sia il potenziale finanziario che si potrebbe ricavare dalla pubblicità (e infatti inizieremmo con una sperimentazione) ma io penso che si debba puntare ad andare in pari: fare il minimo di pubblicità possibile, solo quella che serve a sostenere i costi dell'ambarandan per non andare nelle tasche dei cittadini. Se ci riusciamo, mi pare che il vantaggio sia evidente.

Dopodichè, a regime potrebbe esserci della comunicazione cartacea che potrebbe essere superata da questo strumento: pubblicità nelle buchette, avvisi, cartelli appiccicati alle pareti, e altro ancora. Siamo sicuri che sarebbe un male? E poi bisogna pensare ai costi; meglio uno strumento flessibile, capace di operare anche in tempo reale, e che ti paghi con la pubblicità, oppure i costi di stampa e distribuzione da sostenere ogni volta che si deve avvisare di qualcosa?

[Bufalo]: Il punto che mi storce è che gli schermi sono pensati appositamente per gli umarèlls, cioè è un prodotto per gli anziani e non per i giovani: la complessità delle informazioni che vi sarebbero rappresentate (e anche molto di più, con l'aggiunta dell'interattività) sono quelle accessibili da internet per mezzo del pc ... solo che è dura far imparare al nonno l'uso del computer, non è vero? Piuttosto, il comune potrebbe fare sviluppare per i "tardoni" - per ragioni anagrafiche, generazionali, culturali - una periferica (come una tastiera semplificata) per l'uso dei siti d'interesse pubblico e sociale...

Nulla in contrario sull'alfabetizzazione informatica degli anziani, anzi! E ben vengano iniziative che aiutano chi non sa usare Internet ad avvicinarsi. Ma siamo sicuri che sia giusto dire ad un cittadino (o se preferite ad un umarèll) o Internet o niente? Se l'ICT ci offre delle possibilità per informare anche i meno tecnologici, perchè non farlo? Se leggete il documento, anche in 4.2 si parla di modi innovativi di comunicazione con gli anziani. Io credo che si debba andare in quella direzione. Naturalmente puntando a fare cose utili e a farle bene (ed è sul come riuscirci che preferirei concentrare il dibattito).

[iomè]: la scelta del suo assessorato, in linea con le scelte comunicative del sindaco, è quella della comunicazione senza diritto di replica, più che comunicazione sembra pubblicità; sembra che la giunta (non la città) voglia piazzare uno schermo quasi in ogni luogo per far sentire la propria esistenza ai cittadini (...) un televideo condominiale non ci serve, senza pensare alla difficoltà di farne uno strumento di qualità sufficiente; non vorrei infierire, ma il livello delle -trasmissioni- che si vedono sugli autobus è pessimo, la loro utilità è meno di zero.

La qualità è un tema a cui porre attenzione. Quante innovazioni non hanno funzionato all'inizio perchè erano "fatte male", e una volta realizzate per bene hanno funzionato eccome! Se volete un esempio preso dal mondo dell'informatica, qualcuno di voi si ricorda il dibattito su Windows 3.0? E dei tanti che dicevano di voler restare al DOS che funzionava molto meglio di quell'altro stupido programma a finestre che crashava di continuo?

Sul tipo di informazioni, naturalmente occorre fare attenzione, non dev'essere un canale pubblicitario della Giunta, ma realmente informativo. Questo è davvero centrale, e richiede anche dell'inventiva. Nel prossimo post vorrei provare a raccontare come mi è venuta l'idea e che tipo di informazioni potrebbero andare su questo canale. Ma mi aspetto anche che vengano suggerimenti e idee ulteriori.

Per adesso mi fermo qui, rimandando il resto al prossimo post...

venerdì 4 maggio 2007

Il progetto sulla comunicazione

Un anno fa il Sindaco Cofferati mi ha conferito la delega sulla Comunicazione, aggiungendola a quella alla Salute che avevo dall'inizio del mandato amministrativo.
Mi sono dedicato sei mesi circa a studiare il presente, ed altrettanto per progettare il futuro. A questo punto, ho ritenuto mio dovere fare la proposta perché possa aprirsi una discussione e si possa poi rapidamente realizzare quel che decideremo di fare.

Il titolo che ho scelto è: "Una nuova fase per Bologna nella comunicazione coi cittadini". Il focus del documento è quindi sulla comunicazione fra il Comune e i cittadini, e in particolare sulla comunicazione diretta, cioè non mediata da giornali e televisioni. Primo, perché oggi la tecnologia ci consente di progettare cose fino a ieri impensabili. Secondo, perché oggi più che mai c'è davvero bisogno di una informazione "di servizio", ossia che informi nel senso primario del termine. So che detta così può sembrare un po' dura, ma occorre anche il coraggio di dire che una riflessione sul ruolo svolto dai media sarebbe opportuna.
Non ho trattato in questo piano aspetti relativi alla comunicazione interna e all'organizzazione della macchina comunale, anche se naturalmente una nuova impostazione della comunicazione esterna avrà poi dei riflessi anche interni. In compenso ho cercato di guardare avanti con lungimiranza, e credo che alcune delle proposte contenute siano effettivamente coraggiose. Qualcuno pensa che siano troppo coraggiose, ma questo è appunto uno dei temi su cui mi piacerebbe confrontarmi.

Ecco, il senso di questo blog nasce anche dal desiderio e dalla consapevolezza di raccogliere contributi positivi che mi e ci aiutino a progettare al meglio la comunicazione coi cittadini.
Ci sono diversi aspetti su cui voglio confrontarmi non solo all'interno della Giunta, non solo a livello tecnico e politico, non solo col mondo accademico e industriale del settore, ma anche con chi ritiene di poter dare un proprio contributo di idee su questo argomento.
Al tempo stesso, credo che sia giusto sottolineare che sono convinto che le discussioni siano utili se poi approdano ad una concreta realizzazione. È giusto dirlo, perché per l'appunto c'è una distinzione fra (1) le chiacchiere, (2) le polemiche, e (3) le discussioni costruttive: io scelgo l'opzione (3).
Nei prossimi post illustrerò i vari aspetti del documento, in modo da ordinare le idee e la discussione. In ogni caso, il documento in forma integrale è disponibile per chi vuole qui.
Grazie fin d'ora a chi raccoglierà in senso positivo questa mia disponibilità.

Per coerenza, ma non soltanto

Martedì scorso ho presentato in Giunta la mia proposta su come migliorare la comunicazione coi cittadini.
In essa una parte importante è dedicata alla comunicazione diretta e all'uso di strumenti innovativi anche sul web, come i blog. Ecco perché oggi per me aprire un blog è innanzitutto una scelta di coerenza.
Non è però l'unico motivo: sento la mancanza di un canale diretto per comunicare, e spero che questo possa servire allo scopo.

Il titolo del blog riflette l'idea che ci sia davvero tanto da fare per la nostra città e che ci sia bisogno di rimboccarsi le maniche senza concedere troppo spazio alle lamentele. Troppe volte invece a Bologna ci si lagna e basta, avvitandosi in discussioni inutili e guardandosi l'ombelico. Intanto rischiamo tutti di perdere treni fondamentali per il futuro di tutti noi. Invece c'è bisogno di discutere, magari vivacemente, del merito delle cose, ma sempre ricordandosi che siamo sulla stessa barca e navighiamo o affondiamo insieme.

Aprendo un blog sono conscio di correre alcuni rischi. Per questo perdonate la pedanteria, ma come si dice: patti chiari, amicizia lunga.

  1. Grazie fin d'ora a chi visiterà questo blog e a chi contribuirà con commenti.
  2. Grazie a chi vorrà dare contributi in positivo, e anche a chi contribuirà con critiche. Ma cancellerò i commenti insultanti e anonimi.
  3. Questo blog è personale, non istituzionale. Se avete bisogno di rivolgervi all'istituzione, per piacere andate sul sito ufficiale del Comune di Bologna. Se volete notizie su di me, andate sul mio sito.
  4. Vorrei provare a parlare di politica e amministrazione, intesa come interesse pubblico e generale. Per chi vuole trattare casi personali è vivamente pregato di rivolgersi all'URP, o se ha bisogno di me di scrivermi una e-mail.
  5. Le mie deleghe sono Salute e Comunicazione: preferirei restare sugli argomenti di cui porto una diretta responsabilità.
  6. Il tempo che potrò dedicare al blog è limitato, perdonate quindi se non potrò rispondere a tutti e su tutto.

Grazie!