Al di là dei lavori in corso che porteranno ad un deciso aggiornamento della struttura del portale, in quella che abbiamo chiamato Iperbole 1.5, la chiave di volta è rappresentata dal salto di qualità che abbiamo identificato come progetto Iperbole 2.0.
Riporto alcuni stralci del documento, lasciando naturalmente alla lettura dello stesso per maggiori dettagli.
L’idea di fondo è di rivoluzionare il concetto del portale "verticale" e "piramidale" di una Pubblica Amministrazione, trasformandolo in luogo di scambio "orizzontale" di informazioni fra gli utenti, giungendo ad un concetto di piazza virtuale, dove il sapere è condiviso in una sostanziale metafora di "Wikipedia" sulla città e sui servizi di Bologna.
In Iperbole 2.0, contenuti informativi pubblicati dall’Amministrazione consentiranno agli utenti registrati di interagire, con commenti o contributi come approfondimenti, traduzioni di intere pagine o contenuti multimediali a corredo, prodotti dagli utenti e opportunamente validati. In questo processo gli iperboliani potranno assumere un ruolo da protagonisti, nel contesto di un meccanismo di approvazione e di valutazione del grado di attendibilità dei redattori.
I tre principali attributi della nuova Iperbole dovranno essere:
- Interattiva: non più un’unica voce, ma un coro di voci che discutono e arricchiscono il sapere collettivo.
- Personalizzabile: non più un unico aspetto, ma l’aspetto più adatto alle esigenze di ogni singolo utente, sia egli un professionista o un assiduo lettore.
- Aperta: non più un’unica lingua, ma tutte le lingue degli utenti. Non più una sola piattaforma, ma tante applicazioni che si integrano dal mondo opensource.
Insomma, vogliamo un'apertura bilanciata da strumenti che evitino confusioni. Si tratta cioè di andare verso un modello di portale che integri i contributi di utenti e collaboratori esterni per arricchire (potenzialmente in modo enorme) i contenuti; e contemporaneamente, per evitare di far navigare l'utente in un insieme di informazioni di cui non è chiara l'origine, l'attendibilità, il livello di aggiornamento, sviluppare (nel contesto preferibilmente di una collaborazione di tipo europeo con altre città) strumenti software e procedure per fornire in ogni momento dati precisi sulla validità di quanto si sta leggendo.
Al di là dei dettagli maggiori già contenuti nel documento, perseguire questa strada ora significa scrivere nei dettagli un progetto, condividerlo con altre città europee, finanziarlo e realizzarlo. Al di là di quanti sono coinvolti in tutto questo per funzione e per lavoro, vorrei sottoporre agli iperboliani l'idea del coinvolgimento di un comitato di utenti, con funzione consultiva e (perchè no?) anche di collaborazione operativa. Tanto per cominciare da subito a praticare quanto si predica. Che ne dite?
5 commenti:
mi scusi Paruolo se insisto
Lei dispone di ricerche di mercato in grado di suffragare la sostenibilità economica del progetto degli schermi?
Dispone di un calcolo costi/benefici fatto da competenti?
Dispone di uno studio o di studi che, al di là della sua percezione/impressione certifichino l'utilità dello strumento proposto e la sua capacità di mobilitare le (sacrosante e benvenute) energie dei fruitori?
Dispone di un sondaggio o di una ricerca che certifichi il gradimento per gli schermi (e soprattutto per il rumore che produrranno) e della relativa spesa?
grazie in anticipo per la cortese risposta
mazzetta
Mi sa che gli schermi negli androni dei palazzi finiranno per essere una stupida palla al piede per il progetto di rinnovamento che l'assessore ha in mente.
Ci vedo insomma lo stesso fenomeno suscitato dai DICO che stanno immobilizzando i discorsi sulla famiglia e sul sociale a livello nazionale rallentando la discussione e l'approvazione delle riforme.
Invece sarebbe interessante -insisto- parlare del "come" e del "se" il progetto riuscirà a decollare.
Non siamo nati ieri, sappiamo le invidie ed i giochi di potere che ci sono a Palazzo d'Accursio. Sappiamo anche che questa amministrazione già intravede la fine del mandato e sta facendo di tutto per tirare in porto più cose possibili.
Mi chiedo: basteranno due anni per fare tutto questo?
Non sarebbe meglio invece utilizzare questo tempo per ISTITUZIONALIZZARE la comunicazione pubblica nell'area metropolitana di Bologna?
Un punto nel documento mi ha particolarmente colpito: l'ammissione di non aver fatto abbastanza negli anni passati per INTEGRARE il know-how sviluppato dalla Regione Emilia-Romagna con quello dei comuni e delle provincie emiliane, di cui avrebbe beneficiato anche Bologna.
Oggi accade quindi che se Ferrara ha bisogno di un appicativo on-line per far pagare l'ICI se lo deve pagare da sola e così Bologna, Modena etc. Lo STESSO applicativo con le stesse funzionalità.
D'accordo per il social networking ed il web collaborativo... ma non sarebbe meglio prima investire sui servizi per i cittadini, facili da usare e riutilizzabili (perché no, rivendibili) da altri comuni?
Questo credo che questa amministrazione debba fare in questi anni che le rimangono: gettare le basi per FARE SISTEMA.
Mi perdoni la malizia: come mai pianifica Iperbole 2.0 ammettendo di avere in cantiere Iperbole 1.5?
Voglio dire: che necessità (la prego, non politichese) c'è di passare per la versione 1.5? E' necessario aggiornare il portale (1.5) se lei auspica di poterlo radicalmente modificare (in 2.0)?
E' una questione di tempo (s'inizia ora a parlare di 2.0, rischieremmo di rimanere 5 altri anni con la 1.0), di soldi (che avete già investito per la 1.5, anche se il futuro è la 2.0: è quindi un peccato mandare perso l'investimento fatto ed è meglio giustificarlo realizzandola compiutamente, la 1.5), di..?
La ringrazio per metterci a parte delle sue idee sull'evoluzione del portale e della rete civica cittadina.
Nella Giunta di martedì scorso abbiamo discusso il documento, e mi sono impegnato per martedì prossimo ad apportare alcune modifiche. Ne approfitterò per chiarire meglio anche quel che mi chiede iomè|mazzetta, ossia l'approccio al tema della sostenibilità.
Pur non pensando che il tema schermi sia una palla al piede, sono d'accordo che questo aspetto non debba monopolizzare tutta l'attenzione. E sul fare sistema sono d'accordo con Carlo.
La domanda di effebi: c'era un'evoluzione in corso, che io ho già trovato, che abbiamo chiamato Iperbole 1.5. E' da portare a termine, perchè rappresenta un importante passo avanti. Ma anche quando (abbastanza a breve) sarà a regime, a mio avviso non ci avrà fatto riguadagnare la posizione di avanguardia cui credo Bologna possa aspirare. Per questo iniziamo da subito a pensare alla 2.0. Qui non c'è politichese: anzi, in politichese di solito si ragiona dicendo adesso facciamo questo e poi al futuro penseremo. Invece in campo tecnico è normale che mentre viene portato a termine uno sviluppo software venga progettato lo step successivo.
Proprio perchè è vero che vogliamo provare a fare il massimo entro fine mandato, ma è anche vero che vorremmo provare ad esprimere una capacità di progetto capace di guardare anche oltre.
molte grazie per la risposta.
Non mancherò di seguire con interesse le sue idee in merito.
E di comunicarle, se le interessa, le mie: dopotutto in Italia siamo tutti commissari tecnici della nazionale, primi ministri, allenatori di basket... e poi altrimenti le mie sarebbero solo lagne, in aperto contrasto con il nome del blog ;-)
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