martedì 15 maggio 2007

Dopo il Family day (il PD e i DiCo)

Avendo detto con chiarezza il mio pensiero il giorno prima del Family Day, ora che si è svolto credo sia giusto tirare un po' di somme.
La manifestazione si è svolta per lo più secondo le previsioni, con una larga partecipazione, in maggioranza bella e gioiosa, di famiglie. Ma ci sono state anche alcune note stonate: ad esempio i cartelli "Più bimbi e meno Bindi" e le magliette con "Prodi è un ammazza-famiglie". Non è quindi un caso la presenza politica della CdL al gran completo, a partire da Berlusconi, Fini e Casini, e solo di qualche politico di centrosinistra.
Il giorno dopo, come facilmente prevedibile, è scattata la trappola sui DiCo, col centrodestra all'attacco per la loro immediata archiviazione (facendo la figura dei difensori della famiglia nonostante il nulla da loro realizzato a sostegno delle famiglie in cinque anni di governo), e il centrosinistra sulle spine.

Morale: come previsto, la manifestazione aveva due messaggi. Il primo a favore della famiglia, concetto risultato largamente condiviso (almeno a parole, poi vedremo cosa si riuscirà a fare nel concreto). Il secondo contro i DiCo, che ha incontrato la piena condivisione del centrodestra e che pone invece seri problemi al centrosinistra, e in particolare al costituendo Partito Democratico.
Io credo che il tema centrale sia proprio la relazione fra PD, DiCo e Family Day.

La situazione politica vede il PD come un traguardo ormai a portata di mano, con buona pace di coloro che hanno sempre remato o tifato contro. La linea politica è chiaramente individuata e condivisa in molti campi, salvo che in quello relativo ai temi etici. Su questi ultimi, serve trovare una posizione comune che, su un terreno laico, risulti accettabile sia da chi è cattolico che da chi non lo è. La proposta dei DiCo nasce anzitutto da questa esigenza, riconoscendo diritti ai conviventi senza confusioni o equiparazioni con la famiglia fondata sul matrimonio. Io penso che il testo messo a punto dal governo sia un buon punto di incontro, ed il fatto che ci abbia lavorato Rosy Bindi (già vicepresidente nazionale di Azione Cattolica, fra l'altro) mi pare che possa essere considerato una buona garanzia.

Ma in questo contesto, i vescovi italiani hanno dichiarato un'offensiva senza precedenti: prima con dichiarazioni del cardinal Ruini, poi con la nota della CEI, infine con la manifestazione del Family Day (e spero che nessuno si offenda se dico che l'hanno indetta i vescovi: tutte quelle firme autorevoli dei vertici di tante organizzazioni ecclesiali su un testo che non è stato minimamente discusso non dico dalla base, ma nemmeno dai quadri intermedi delle diverse associazioni, sarebbero del tutto impensabili in un contesto che non sia quello di una indicazione perentoria giunta dall'episcopato).
Ora, se la proposta di DiCo fosse stata quella di adottare sul tema la legislazione spagnola, forse si sarebbe poteva comprendere una reazione di questa portata. Ma per il merito della questione, essa appare francamente spropositata. Pertanto credo valga la pena di chiedersi perché, e a che cosa possa portare la strategia che ha prodotto il Family Day.

E qui francamente vedo solo due possibilità.

La prima è che si voglia tirare la coperta del PD un po' di più verso i valori del Family Day, chiedendo sostegno concreto per le famiglie (e questo, lo ripeto, è sacrosanto, anzi l'unico vero difetto nel percorso dei DiCo è stato quello di non accompagnarli con una serie di misure a sostegno della famiglia) e mirando a portare qualche modifica alla legge sui DiCo nel suo percorso parlamentare. Se lo scopo fosse questo, pur ritenendo un po' sproporzionato lo schieramento di forze rispetto all'obiettivo da conseguire, credo che permangano spazi di lavoro sufficienti per procedere in modo costruttivo.

La seconda possibilità è invece che si voglia far saltare il banco del PD, definendo il no ai DiCo in termini ultimativi, un no e basta. Visto dall'altra parte, è un po' come se ai cattolici venisse presentata come condizione per entrare nel PD l'abolizione del matrimonio, per fare un esempio. Ora, è vero che chi nel PD sta chiedendo con forza forme di tutela per le convivenze non è andato alla contro-manifestazione di piazza Navona; è vero che i DS hanno già visto una parte del loro partito prendere commiato dal PD anche su questi temi; ma proprio per questo non si può pretendere che essi accettino senza colpo ferire di vedere buttare a mare un pezzo del programma del governo che era stato condiviso.

Per questo certe dichiarazioni fanno proprio male. Come quella di ieri a Repubblica della sen. Binetti: "Con buona pace di Bindi e Franceschini, i DiCo devono essere messi da parte." Mi auguro che non accada, ma se i teodem decidessero di giocare la partita fino al punto di rottura nella costruzione del PD, a quel punto si imporranno delle scelte di coerenza sugli impegni che tutti abbiamo preso.

Concludendo, di fronte al bivio fra le due possibilità, io caldeggio senza riserve di prendere la prima strada, anche perché la seconda, come si è già visto, sarebbe una curva pericolosa: a destra. E non possiamo proprio permettercela.

1 commento:

gpar ha detto...

[Alessandro Canelli mi ha mandato per e-mail questo commento pregandomi di inserirlo nel blog]

Mi dispiace, ma secondo me l'ottica va ribaltata.
Se si voleva il consenso dei vescovi bisognava verificarlo prima, non correre dietro alle richieste DS dando per scontato che nessuno avrebbe detto nulla.
Si può essere convinti delle proprie idee, ma bisogna verificarle con molta umiltà e non "lagnarsi" poi di essersi trovati scoperti sul fronte che si pensava proprio. E pensare che i vescovi si imoegnino a sabotare il PD, beh, se il PD lo facciamo dando per scontate le cose e disprezzando chi non è d'accordo, il sabotaggio ce lo stiamo già facendo in casa. Mi sa che il Family Day è stato salutare per tutta la politica.
Alessandro Canelli