Premetto che sono convinto che nel PD debbano davvero mischiarsi i partiti costituenti insieme ai tanti cittadini che decideranno di condividere questa nuova avventura. E che per rendere credibile il mescolamento, anche le cariche rappresentative non possono che essere diverse e plurali. Quindi il tema non è quello di pretendere o giustificare un monocolore da parte di nessuno, ma semplicemente di comprendere il modo giusto per raggiungere questa rappresentazione plurale.
Un modo è appunto quello per cui i partiti costituenti si suddividono a priori i posti di responsabilità, poi ognuno (nelle vecchie case) decide chi mettere nelle caselle di cui dispone. Questo sarebbe un vero disastro, sia perchè provocherebbe una reazione di disgusto da parte dei cittadini che certo non sperano (e anzi temono) che il PD sia una fusione a freddo dei vecchi gruppi dirigenti di DS e DL, sia perchè finirebbe per privilegiare i soggetti più fortemente identitari all'interno dei vecchi partiti, invece di figure capace di abbracciare e rappresentare l'intero PD.
E infatti la forza della candidatura di Walter Veltroni, e della presenza insieme a lui di Dario Franceschini, nasce proprio dal fatto che sia Veltroni che Franceschini sono figure non soltanto fortemente credibili ma anche realmente rappresentative dell'intero PD, e non solo dei partiti da cui singolarmente provengono. Se il riferimento nazionale è quello, sul piano locale non possiamo certo volare così basso.
Il modo giusto è individuare persone capaci di rappresentare il PD nel suo insieme, con generosità e intelligenza da parte di tutti, privilegiando il confronto e la ricerca del miglior candidato ad ogni livello. Dopodichè, incrociando le informazioni provenienti dai vari territori, chi ha responsabilità di coordinamento ad un livello più ampio verificherà che il risultato d'insieme sia coerente con le premesse.
In sostanza: non prima la divisione e poi scelte separate nelle vecchie case, ma mescolamento e generosità reciproca con una verifica successiva per validare il risultato d'insieme.
Un modo è appunto quello per cui i partiti costituenti si suddividono a priori i posti di responsabilità, poi ognuno (nelle vecchie case) decide chi mettere nelle caselle di cui dispone. Questo sarebbe un vero disastro, sia perchè provocherebbe una reazione di disgusto da parte dei cittadini che certo non sperano (e anzi temono) che il PD sia una fusione a freddo dei vecchi gruppi dirigenti di DS e DL, sia perchè finirebbe per privilegiare i soggetti più fortemente identitari all'interno dei vecchi partiti, invece di figure capace di abbracciare e rappresentare l'intero PD.
E infatti la forza della candidatura di Walter Veltroni, e della presenza insieme a lui di Dario Franceschini, nasce proprio dal fatto che sia Veltroni che Franceschini sono figure non soltanto fortemente credibili ma anche realmente rappresentative dell'intero PD, e non solo dei partiti da cui singolarmente provengono. Se il riferimento nazionale è quello, sul piano locale non possiamo certo volare così basso.
Il modo giusto è individuare persone capaci di rappresentare il PD nel suo insieme, con generosità e intelligenza da parte di tutti, privilegiando il confronto e la ricerca del miglior candidato ad ogni livello. Dopodichè, incrociando le informazioni provenienti dai vari territori, chi ha responsabilità di coordinamento ad un livello più ampio verificherà che il risultato d'insieme sia coerente con le premesse.
In sostanza: non prima la divisione e poi scelte separate nelle vecchie case, ma mescolamento e generosità reciproca con una verifica successiva per validare il risultato d'insieme.
Solo così si può nutrire la speranza di uscire dai vecchi schemi e proporre volti in cui tutti gli elettori del PD si possano riconoscere.
Un mio prozio è stato missionario salesiano per molti decenni in Cina. Mi ricordo che raccontava di come i cinesi rappresentavano inferno e paradiso. L'inferno era una tavolata lunga e stretta, apparecchiata dai due lati, in cui i commensali avevano una ricca ciotola di riso davanti ma disponevano di bacchette troppo lunghe e dunque non riuscivano a mangiare il riso che gli scivolava via dalle bacchette. Il paradiso era del tutto analogo. A questo punto immancabilmente l'interlocutore gli suggeriva che sicuramente nel paradiso le bacchette erano della lunghezza giusta in modo che tutti potessero mangiare. Invece no, rispondeva, le bacchette erano troppo lunghe come quelle dell'inferno, ma ogni commensale le usava per portare il cibo alla bocca di chi gli stava di fronte, e in questo modo tutti riuscivano a sfamarsi.
E' una immagine che ho sempre trovato molto bella, perchè chiarisce che spesso a parità di condizioni per fare la cosa giusta occorre solo scegliere un approccio generoso rispetto a quello egoistico che verrebbe spontaneo, e alla fine il risultato è migliore per tutti.
3 commenti:
Assessore, le faccio una domanda intima solo perchè questo è il suo blog personale. Mi rendo conto, comunque, che non le sarà possibile rispondermi intimamente (dopotutto questo è un blog: dovremmo per questo diventare, appunto, intimi).
Non le è mai punta vaghezza che il Partito Democratico sia cosa che non interessa nessuno fuorchè i politici di professione?
Vede, c'è una poco avvincente analogia con le fusioni e i cambiamenti di nome delle banche italiane: cambiare le insegne, cambiare la carta intestata, cambiare qualche direttore diventato doppione vista la fusione, rafforzare l'accresciuto potere delle solite note eminenze grigie manovranti... ma a chi apre un conto corrente che può importare di questo?
Vede, sempre parlando solo di banche, quanto è stato difficile per una straniera "esercitare" in Italia. Vede anche che, stando così le cose, si son detti - questi della banca straniera - "se è stato così difficile per noi, perchè comportarci in Italia come nel resto d'Europa: nessun altro straniero verrà mai a farci concorrenza qui. Facciamo condizioni migliori dello 0,0001% rispetto alle altre banche, così per non inimicarcele e spartiamoci la torta che in Italia, vai a capire perchè, è ricchissima per il settore".
Infatti un operaio, un impiegato non ha nessun vantaggio mai dalla fusione delle banche. Salvo forse qualche svantaggio (chi paga secondo lei le nuove, necessarie insegne al neon per tutti gli sportelli dello stivale?).
Abbiamo a governarci, democratica espressione degli elettori (siamo quello che mangiamo, non penso affatto che gli Italiani non si meritino la loro classe politica, anzi), malfattori, personaggi immorali e compromessi, cariatidi immarcescibili e giovani desolanti. La politica è diventata, se mai non lo era stata per noi, una sorta di paradiso in terra per chi riesce ad occuparsene al giusto livello.
Crede che a qualcuno a parte che ai politici importi la storia del partito di Occhetto da quando alla Bolognina ne cambiò per la prima volta il nome? PDS, DS, PD secondo lei, a noi?
Ci pensi, quando passerà la prossima volta nella sua banca.
Per la maggior parte delle persone e nella maggior parte dei casi, la nascita di un nuovo partito non è certo un evento interessante. Questo perchè l'esigenza del nuovo partito, che di solito nasce per frazionamento da uno esistente, è sentita da un numero ristretto di persone.
Ma non è questo il caso del PD: primo, perchè sono molti anni che questo nuovo partito viene largamente "richiesto" dagli elettori; secondo, perchè non nasce per frazionamento ma per aggregazione rispetto alle forze pre-esistenti; terzo, perchè va a coprire uno spazio politico che risponde dal punto di vista storico al crollo del muro e alla fine di una stagione che ha occupato gran parte del XX secolo.
Poi, a qualcuno legittimamente non interesserà, ma interessarsi agli eventi storici non è evidentemente obbligatorio.
Assessore, penso che la storia politica dell'Italia in questi anni sia in qualche modo riassunta dal sesto paragrafo del mio intervento. Con le dovute eccezioni: a destra, nel centro e a sinistra. Certo non si può pretendere di costruire qualcosa mantenendo l'establishment e - grazie a Dio - anche le eccezioni (mantenendone il carattere di eccezionalità).
Come vede questa storia interessa agli Italiani (poco, come ormai poco interessa loro di tutto: l'Italiano pensa al suo orticello e la classe politica fa per lo più lo stesso operando nel registro che le è consono).
La ringrazio senz'altro per la risposta, par mio obbligatoriamente assoggettata a quanto espresso nel mio primo paragrafo; ma a lei in fin dei conti importa che la sua banca la tratti bene o che la sua banca sia diventata una delle più grandi d'Italia grazie ad accorpamenti e cambi di dirigenza o più semplicemente vorrebbe che il suo conto corrente le costasse quanto ai Tedeschi, ai Francesi, agli Spagnoli, (...) costano i loro?
Mi sembra di cogliere un travisamento della richiesta di cambiare la storia da parte degli Italiani: metà o quasi di essi desidererebbe, stante la classe politica attuale, poter essere lasciata libera e impunita di fare un pò quel che le pare (che ad arrangiarci, seppur ai margini o fuori della legge, siamo storicamente bravi), l'altra metà auspicherebbe una rinascita dell'etica civile (come scrive Curzio Maltese sul Venerdì di questa settimana) per poter essere onesti onestamente amministrati senza sentirsi fessi.
Che c'entra con queste due esigenze la nascita di un falsamente nuovo partito che dietro un unico simbolo raggruppa le solite persone?
Io rimango dell'idea che ci siano cose più importanti (ma più difficili) a cui lavorare; mi rendo peraltro conto di scivolare pericolosamente nella sterile speculazione filosofica: ci mancherebbe che dicessi "perchè invece del PD non pensate ai bambini che muoiono di fame nel mondo?".
Auguro ogni bene alla politica italiana che vive per pensare a sè stessa (cambiare tutto per non cambiare niente), solleticandola con l'invito a paragonare la sua soddisfazione per la buona riuscita del PD a quella provata riducendo di un milione di euro il costo delle disinfestazioni per le larve della zanzara tigre (velleità storiche a parte, è ovvio).
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