mercoledì 6 marzo 2013

La frontiera del genoma deve avere anche una valenza regionale

Una parte consistente del futuro di tutti noi si gioca sulle frontiere della tecnologie e dell’innovazione, temi su cui dobbiamo smettere di dibattere astrattamente (siamo tutti d’accordo sull’enunciazione teorica) per arrivare a valutare il merito delle questioni: riconoscendo i passi avanti che si sono fatti e soprattutto mettendo a fuoco ciò che occorre fare per essere davvero competitivi.
Nei giorni scorsi ho interpellato la Giunta dell’Emilia Romagna per conoscere la situazione in Regione dei sequenziatori genomici di nuova generazione (NGS: Next Generation Sequencers). Si tratta di macchine che permettono di decodificare il DNA, con enormi implicazioni in molti campi di ricerca, in sanità nella cura innovativa di molte patologie, nello sviluppo di diversi segmenti industriali e produttivi.
Questi sistemi hanno due caratteristiche fondamentali che occorre tenere presente: sono parecchio costosi e producono enormi quantità di dati. Inoltre l’efficacia della ricerca o dell’utilizzo non risiede solo nell’accesso ai sistemi ma anche a dati con cui effettuare confronti. Per questo è un campo in cui è fondamentale (e non banale) mettere a punto strategie di condivisione non solo nell’uso delle macchine ma anche e soprattutto nella memorizzazione e condivisione dei dati.
La risposta che ho ricevuto restituisce un quadro interessante, con qualche passo avanti ed una certa sensibilità, ma anche con la chiara sensazione che occorrerebbe una visione strategica un po’ più robusta.
In particolare è un bene che sia in corso di elaborazione una mappa delle strumentazioni realizzate con o senza finanziamenti regionali (e un peccato che non ci sia già). E’ interessante che il sistema acquistato a Modena sia stato collocato in un centro (CGR) non finanziato dalla Regione in quanto non indicato fra i laboratori proposti dall’Università di Modena e Reggio Emilia fra i Tecnopoli. E’ senz’altro positivo che Aster abbia suggerito ad IOR di collaborare con CGR, evitando duplicazioni. Non è bene che la Regione ignori se vi sono altri sequenziatori in strutture sanitarie, a parte quello presente nel Centro Giorgio Prodi del Policlinico S. Orsola-Malpighi. Bene infine che vi sia stato un incontro di recente per parlare di condivisione dei dati, ma il fatto che sia stato promosso “dal basso” insieme all’elenco degli enti partecipanti – interessante ma certamente non esaustivo di chi nella nostra Regione ha competenze e responsabilità nel settore – è un ulteriore segnale che sarebbe invece opportuno che l’iniziativa venisse promossa direttamente dalla Regione nel quadro di una visione strategica da mettere a punto nel contesto dei Tecnopoli.

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