Sono un ulivista. Il mio impegno politico di un decennio o giù di lì è stato fortemente orientato a ciò che in questi giorni è accaduto, con la nascita del Partito Democratico. All'assemblea dei costituenti di sabato a Milano c'ero, ed è stato un momento anche di vera emozione.
Il pullman che ci ha portato da Bologna è arrivato a Milano abbastanza tardi da farci entrare in una sala già piena, e così ci siamo dispersi alla ricerca di un posto. Io sono finito seduto per terra, proprio davanti al palco. Da solo, a ricordare i congressi e le assemblee passate nell'asinello prima e nella Margherita poi. E a percepire il clima dell'assemblea e i pensieri, oltre che le parole, dei protagonisti di quel momento fondativo.
Ero, e sono, fortemente interessato alla tensione verso il rinnovamento. Consapevole che il PD è un grande risultato ed il punto di arrivo dal punto di vista del contenitore, ma che dal punto di vista della sostanza il PD è "soltanto" uno strumento potenzialmente formidabile. In questo senso, una storia che comincia davvero adesso.
Non sono rimasto deluso: la tensione verso il rinnovamento c'è, eccome. Chi si aspettava discorsi fumosi e vaghi, è stato smentito. La sfida ad un sistema politico troppo spesso bloccato ed incapace di decidere è stata lanciata. Il discorso di Walter Veltroni è stato chiaro. Vocazione maggioritaria, maggioranze omogenee, no alla frammentazione, candidati decisi dagli elettori, rifiuto degli attuali schemi comunicativi, all'attacco senza sconti su temi che vanno dall'ambiente alla sicurezza, no alle correnti, necessità di una classe dirigente all'altezza della sfida e delle potenzialità del PD fra gli elettori. Non c'era solo attenzione e consenso nella platea dei costituenti, c'era anche preoccupazione: saremo all'altezza della sfida?
In questo senso, del discorso di Veltroni va colto, accolto e preservato anzitutto il respiro, il livello della sfida. E' importante che la discussione che ci impegnerà nei prossimi mesi sia capace di partire da qui e non di arretrare su dinamiche interne. Si potrà discutere di soluzioni e di merito, ma va mantenuta la centralità del riferimento agli elettori che ci aspettano al varco sulla sostanza del progetto e sulla nostra capacità di realizzarlo.
Infine, si dovevano prendere le decisioni pratiche per poter procedere con celerità. Necessaria quindi la votazione in conclusione del dispositivo organizzativo (anche se in effetti poteva essere svolta con modalità migliori). E ora avanti, un lavoro importante ci attende.
lunedì 29 ottobre 2007
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1 commento:
Infine, si dovevano prendere le decisioni pratiche
Non dico "innanzitutto" che peccherei di radicalismo utopistico, ma quell'infine a qualche smaliziato come me dice tutto quello che si voleva sentire dire (e non mi si dica che non faccio autocritica ;-)
:-)
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