venerdì 19 dicembre 2014

Civis, l’assoluzione non basta

civisSulla vicenda Civis ieri è arrivata la sentenza di assoluzione da parte della Corte dei Conti rispetto alla citazione che aveva toccato tra gli altri anche me come componente della giunta guidata da Sergio Cofferati. Una vicenda che a causa del processo davanti alla magistratura contabile ho avuto l'occasione nei mesi scorsi di riprendere in mano e studiare in modo abbastanza approfondito. Sono così venuto a conoscenza di fatti che erano successi e ho visionato documenti che non conoscevo, e non solo perché nella giunta bolognese dell'epoca ero assessore alla sanità, quindi non direttamente coinvolto sul tema mobilità: come me non li conoscevano neanche i colleghi di allora.

Nell'ottobre 2004, la Giunta Cofferati appena insediata prese a mano il complesso tema delle infrastrutture ereditato dalla Giunta Guazzaloca, che aveva sul finire del proprio mandato aggiudicato l'appalto per il Civis, lasciando un groviglio irrisolto di conflitti aperti con la Regione e la Provincia. In quel contesto si decise di variare il tracciato del Civis, dispiegandolo fra il centro della città e San Lazzaro, mentre in direzione Borgo Panigale venne prevista la metrotranvia. Questo permise di mettere a punto un disegno organico, di risolvere i conflitti con le altre istituzioni e di non perdere i finanziamenti statali, e comportò la soppressione della parte di tracciato del Civis verso Borgo Panigale.

Proprio da quella parte si trovava il sottostralcio funzionale (Sottopasso Via Persicetana di Borgo Panigale – Via Battindarno Capolinea) di cui la gara d'appalto richiedeva ai concorrenti il progetto esecutivo e che era originariamente previsto come primo cantiere a dover partire. Dopo la variazione del tracciato quella progettazione non venne utilizzata. L'accusa della Procura contabile alla Giunta di cui ho fatto parte era quindi di aver determinato un inutile esborso di circa 1,25 milioni di euro, corrispondenti alla progettazione di quel sottostralcio poi pagata da ATC all'ATI (associazione temporanea di imprese) che aveva vinto l'appalto.

L'accusa era fondata sul presupposto (sbagliato) che doveva essere chiaro alla Giunta Cofferati nel momento della sua decisione che quell'esborso si sarebbe determinato. Viceversa, come la sentenza di assoluzione della Corte ha riconosciuto, era chiaro nella gara d'appalto che la progettazione di quella tratta doveva essere predisposta a cura e spese dei partecipanti alla gara, e che quindi non era in ogni caso da pagare da parte dell'Amministrazione.

Questo aspetto, decisivo per la sentenza, non è certamente esaustivo della vicenda che è molto più complessa e articolata, e che non ho la pretesa qui di riassumere in tutta la sua complessità. Ma credo sia esemplificativo di un tema che non può essere delegato completamente alla magistratura, perché è di competenza della politica. Io credo che abbiamo il dovere di capire bene come sono andate le cose, comprendere se e quali errori sono stati commessi, individuare le eventuali responsabilità (che potrebbero essere semplicemente politiche e/o tecniche, quindi non nella sfera di competenza della magistratura contabile o ordinaria) e prendere provvedimenti per evitare che si ripetano in futuro.

Sono quindi contento della sentenza di assoluzione, ci mancherebbe. Ma ora, chiusa la vicenda processuale, non posso e non voglio fare finta di non vedere che ci sono domande che attendono risposta. Risposte che dobbiamo a noi stessi e a tutti i cittadini che hanno diritto di sapere cosa non abbia funzionato nella vicenda Civis. Vicenda che a questo punto è stata fortunatamente risolta dalla giunta Merola per quanto riguarda il futuro, ma sul cui passato mi pare occorra un supplemento di approfondimento.

Una prima domanda è posta implicitamente dalla sentenza, che sottolinea che la progettazione di quello stralcio funzionale non era da pagare. Allora perché mai ATC si impegnò a pagarla nel novembre 2004 in un accordo con l'ATI di cui non eravamo a conoscenza e poi la pagò nel 2008? Una risposta sarebbe gradita.

Civis, l'assoluzione non basta
Giuseppe Paruolo

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