martedì 6 agosto 2013

DCA, l’assurda epidemia che scuote le nostre certezze

bilancia-dcaChi ricorda i racconti dei nostri nonni sulla fame che hanno patito in tempo di guerra non può fare a meno di chiedersi quanto si sarebbero stupiti di fronte a persone che, pur disponendo di cibo più che a sufficienza, scelgono di non alimentarsi e scomparire. Ma anche noi, abitanti di Bologna "la grassa", noi emiliano-romagnoli che vantiamo una fortissima tradizione culinaria ed agro-alimentare, per non dire delle feste paesane (e del PD) fondate anzitutto sui tortellini, non possiamo non sentirci interpellati di fronte all'anoressia e agli altri disturbi del comportamento alimentare (DCA).
E' una vera epidemia in atto, che coinvolge tanti giovani (e tante giovanissime), espressione di un disagio profondo che mina nelle fondamenta la credibilità di una società in cui l'avere "tutto" sembra essere il filo conduttore delle passioni e delle speranze, ma che evidentemente non è sufficiente a motivare cervelli e cuori ad affrontare la vita. L'apparente assurdità della malattia dovrebbe spingerci ad una riflessione sui modelli e sui messaggi, ma la nostra è una società che fatica a mettersi in discussione: e come con altre cose scomode, si preferisce rimuovere il problema delegando alla sanità il compito di cura (e guarire?) i "malati".
Pertanto non è giusto lasciare che del tema si occupino soltanto i sanitari: una maggior consapevolezza sociale del fenomeno ci aiuterebbe quanto meno ad intercettare i fili sottili ed invisibili del pensiero attraverso cui si propaga questo male dell'anima, soprattutto fra i più giovani e le più giovani. Poi per fortuna disponiamo di professionisti capaci ed appassionati, di associazioni motivate e generose, di un sistema sanitario che lotta per essere all'altezza.
Ed è proprio sull'aspetto sanitario che si concentra una mia interrogazione la risposta mi è arrivata in questi giorni e fa il punto della situazione, a cominciare dai numeri. Questi sono i pazienti in trattamento per DCA nel sistema sanitario della Regione Emilia-Romagna:
ANNO201020112012
Classi di età12-1718-3012-1718-3012-1718-30
ANORESSIA681588217275191
BULIMIA1012399014114
ALTRI DCA381285014448160
Totali per età116409141406137465
Totale RER525547602
Il percorso clinico a livello regionale si è avviato nel 2000; nel 2004 sono state emesse le prime linee guida; nel 2009 è stato avviato un programma triennale per strutturare un team sui DCA nei vari territori della Regione. Con risultati positivi ma anche con la consapevolezza che c'è ancora strada da fare ("il modello a rete non è stato pienamente implementato in tutti i territori provinciali", e si verifica il "persistere di sistemi a scarsa integrazione organizzativa"). Con la consapevolezza che non è semplice coinvolgere la necessaria multidisciplinarietà ("medici, psicologi, nutrizionisti, educatori, infermieri, dietisti…", e "psichiatria, psicologia clinica, neuropsichiatria infantile, pediatria, medicina nutrizionale…").  Con strumenti ancora da mettere a punto ("per realizzare studi epidemiologici approfonditi su base regionale deve essere implementata la piattaforma informatica in via di progettazione…").
Ora c'è un team che sta lavorando sul nuovo piano triennale 2013-2015. Seguiamo la questione e vediamo se si possono fare ulteriori passi avanti. Su questo tema tornerò senz'altro, con riflessioni più meditate, ma ho ritenuto importante intanto condividere la risposta alla mia interrogazione.
Ma non dimentichiamo l'enorme sofferenza di tante famiglie coinvolte da una malattia in cui non ci sono batteri o virus da combattere ma un male sottile e terribile; ricordiamoci che questa epidemia ci interpella tutti; rendiamoci conto che solo mettendo in discussione il nostro modello di società potremo trovare soluzioni migliori non solo per combattere il disagio dei più o meno giovani invischiati nei DCA, ma anche per dare risposte più vere ai nostri figli e a tutti noi.

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