Premesso che i funghi (da mangiare) non mi sono mai piaciuti, ho assistito come tutti all'esplosione della guerra dei funghi (stufe nei dehors) sui giornali bolognesi. E confesso che quel che ho letto mi è piaciuto poco.
Tutto parte da un'osservazione di Claudio Merighi che rileva come poco sensata dal punto di vista del contenimento dei consumi l'abitudine di riscaldare l'aria all'esterno dei locali, e invita a provvedere diversamente.
Nella vita normale gli potevano rispondere in vari modi: che ci sono altre abitudini dannose ed inutili sprechi da superare, che nel complesso dei consumi i funghi riscaldanti hanno un'impatto limitato, che per trovare soluzioni alternative ci vuole tempo e denaro. Tutte osservazioni legittime, purchè accompagnate dall'ovvia ammissione che in effetti ha ragione, il riscaldamento esterno non ha molto senso in generale, e in particolare ora che si sta (faticosamente) prendendo coscienza che occorre una cultura di risparmio energetico.
Non occorreva che partisse una guerra. Poteva essere una riflessione utile, che ci aiutava a pensare ad un aspetto che si poteva dare per scontato e invece non lo è. Poi magari un bar avrebbe potuto eliminare i funghi mettendo un cartello che spiegava perchè, e forse ci sarebbero state persone più disposte ad andare in quel bar che in un altro che garantiva tepore esterno nel modo che conosciamo. Insomma, "food for thought" come si dice in inglese, l'occasione per una riflessione.
Invece, con uno stile ormai collaudato, sui giornali è partito il caso.
Fase 1: estremizzare il pensiero (di Merighi), individuare un nemico (i commercianti), definendo nel modo più violento possibile il tema. Ecco allora la guerra, anzi la crociata, anti fungo. Dall'altra parte, i commercianti sulle barricate. E così via.
Fase 2: parte il tiro al piccione. E qui se ne son viste di belle: Merighi comico, allucinante improvvisazione, e via discorrendo.
Fase 3: qualunque cosa dica Merighi (o altri) per riportare il tema nei termini originali è destinata all'insuccesso. Infatti oggi un giornale scrive "Merighi costretto alla resa", un altro "Merighi non retrocede", a seconda di come interpretino il fatto che abbia semplicemente ripetuto la sua osservazione iniziale.
Per finire una domanda e un'osservazione.
La domanda: quanto spazio hanno dato i giornali che in questi giorni si sono riempiti di guerre sui funghi alla presentazione (avvenuta poche settimane fa) da parte della Giunta del Piano Energetico? Vi suggerisco la risposta: pochissimo.
L'osservazione: è fenomenale che oggi si scopra che Repubblica di Torino ha qualche giorno fa riportato il parere sul tema (uguale a quello di Merighi) di Mercalli, meteorologo di Fazio in TV, come riflessione sulla prossima visita di Al Gore. E invece Repubblica di Bologna ha usato l'occasione per provare a fare passare da cretino non solo Merighi, ma anche altri (vedi post precedente).
Ora diranno che con questo scritto anch'io mi sono schierato nella guerra ai funghi, senza cogliere l'invito ad esercitare il pensiero e soprattutto facendo finta di non capire che mi schiero contro chi usa la forzatura e l'insulto per fare informazione o per comparire in essa.
Così si è persa (anche stavolta) l'occasione per una riflessione sul tema energetico. Mah. Chissà cosa ne penserebbe Al Gore...
mercoledì 28 novembre 2007
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
2 commenti:
Assessore, io sinceramente non so se sia giusto, ma vedo che dopo i venticinque anni conviene per amor di sopravvivenza all'helicobacter pilori abbandonare l'intento pedagogico col mondo.
Lei auspicherebbe un giornalismo diverso, come tutti quelli che leggono, scritta da un giornalista, qualcosa di cui s'intendono o che conoscono per esserci dentro. Mi creda: tutti.
Io più che amara solidarietà non posso manifestarle; certo è che siamo quello che mangiamo, forse.
Quindi il giornalismo granguignolesco e fuori dai denti s'addice ad una civiltà trash e debosciata, come pure vi s'addice la Lega, per dire (politica facendo leva sui peggiori istinti della gente, della gente ignorante).
Fossi in lei, sarei felice di rivestire un ruolo pubblico senza che questo significhi essere come il re dei pazzi nelle celebrazioni carnacialesche d'antan (spessissimo è questo a cui siamo arrivati: nazione di fetenti rappresentata dai più fetenti di tutti).
Guardi che non è un traguardo da poco; poi io non la "conosco" (non ho fatto un'indagine à la Travaglio sulla sua storia) e magari le faccio 'sti complimenti a sproposito, però la considerazione rimane :-)
Guardi e passi, oppure, non potendo fermarli, si unisca a loro. Boh.
Caro, anzi carissimo, Assessore, un consiglio da amico: basta lagne! I giornali di questa città sono, non sorprendentemente, contigui e sinergici con una impostazione conservatrice, che al di là della retorica sulla progressista Bologna, è prevelente in questa città (e non certo solo a destra..) Paura del futuro, pigrizia, un certo atteggiamento pavido rispetto a chi anche solo pensa di mettere in discussione lo status quo, dentro il quale, molti, troppi, al di là degli aspetti esteriori fatti di estenuanti lamentele, magnano.. Merighi ha ragione da vendere a dire che certi stili di vita non ce li possiamo più permettere. Ma se è Merighi che usa come esempio i fungoni, è un coglione, se fa un documentario Al Gore prende l'Oscar e il Nobel... E non lo si spiega, non c'è verso. Dunque mai smettere di ascoltare (anche queste voci), ci mancherebbe, ma avanti con decisione su una idea di città. Tanto a Bologna, città provinciale, ammantata di una risibile spocchia metropolita, vige la regola "vedo cammello, pago cammello", e a quel punto, forse, ne parlo anche bene. Nessuno sarà disponibile a ragionare di innovazione prima di essere travolto dalla caducità di certe scelte o meglio non scelte. E' una città così. Non c'è molto da fare. Anzi, c'è molto da fare. Avanti tutta!
Posta un commento