martedì 14 agosto 2007

Lobby e regole, debolezze, informazione

Un mesetto fa mi è capitato di essere invitato a parlare di un argomento un po' inconsueto. Il titolo era: "Lobby: pressione indebita o legittima difesa degli interessi?". Durante il convegno la tesi prevalente, che in questi termini condivido, era che l'attività di rappresentanza degli interessi è meglio che avvenga in modo trasparente e regolamentato, e non che sia costretta a scegliere fra non esserci (impossibile) ed esserci in modo sotterraneo (appunto).
In quell'occasione mi sono un po' scatenato su alcuni concetti a me cari, peraltro rilevanti anche nel contesto del discorso sulle lobbies.

Primo: finché rimarrà un così ampio divario fra le regole e la loro applicazione, non potremo dirci una nazione civile. In Italia si continuano a fare norme (troppo) rigide per poi applicarle solo approssimativamente.
Anche volendo trascurare i comportamenti formalmente non a norma ma in pratica diffusissimi e tollerati (chi usa sempre le cinture di sicurezza sul sedile posteriore?), siamo pieni di esempi in cui la legislazione in pratica dice al cittadino: fregami pure, ma entro certi limiti. Questo è il senso di fondo degli accertamenti fiscali (se dichiari sotto una certa soglia vieni rivoltato come un calzino, ma se stai sopra sei abbastanza tranquillo), degli estimi catastali (la legge dice che se dichiari in compravendita un valore non inferiore alla stima ufficiale, sei esentato da controlli), e del combinato disposto fra le leggi anti-pirateria (ispirate alla filosofia che vediamo negli spot nei cinema: copiare è come rubare) ed il fatto che sui supporti vergini siamo costretti a pagare un sovrapprezzo alla SIAE per i diritti d'autore (nell'ipotesi che se uno compra un CD vuoto, sicuramente ci copierà sopra qualcosa illegalmente).
Civiltà è il contrario: regole chiare ed anche meno inutilmente roboanti e poi una serena loro applicazione.

Secondo: sblocchiamo il gioco al ribasso, per cui tutti frenano sulle riforme. Gli interessi di parte si mobilitano sempre e comunque per difendere i propri privilegi, mai per chiedere maggiori diritti che spesso sarebbero dovuti ma che vanno a toccare privilegi di altre categorie.
Se ognuno gioca in difesa, alla fine vince la conservazione. E l'Italia è un paese destinato al declino, se non sarà capace di cambiare. Perché si finisce di fare la somma di tante debolezze: non di forze, perché le forze implicano dinamismo e capacità di cambiare, alla ricerca di un migliore punto di equilibrio. Sono contento che questo tema sia quantomeno evocato sia dal governo che nel percorso costituente del PD.

Terzo: in tutto questo quadro, abbiamo bisogno di comunicare il merito delle cose e non restare semplicemente ancorati all'immagine che ci viene restituita da mezzi di informazione che sono parte non disinteressata del gioco politico ed economico; e che non solo tendono a usare pesi e misure molto diversi a seconda delle convenienze, ma soprattutto spesso rinunciano ad informare il lettore del reale merito delle questioni. Su questo non chiedetemi degli esempi, perchè potrei averne un po' troppi da citare...

1 commento:

Anonimo ha detto...

Complimenti per il blog,
molto interessante, soprattutto perchè si occupa di temi importanti.

Sul primo punto le voglio riportare subito un esempio concreto. In via Vallescura il divieto di sosta ai non residenti è segnalato con un cartello assolutamente incomprensibile, fuorviante e oserei dire NON corretto nella sua applicazione.
Anzichè mettere il classico divieto di sosta con un pannello integrativo riportante la dicitura AI NON RESIDENTI, si è optato per una soluzione "truffa": cartello di ZONA RESIDENZIALE (è un segnale con una casina e dei bambini che giocano) + pannello integrativo contente all'interno il classico simbolo del PARCHEGGIO (ma con dimensione di soli 5cm) con scritto a fianco "parcheggio ZONAD".
Ora, questo non credo sia un modo corretto per comunicare qualcosa ai cittadini. Per le seguenti ragioni:
1) è una soluzione cervellotica per dare dei divieti (talmente cervellotica che nemmeno un vigile ha saputo darmi una descrizione corretta di quel segnale)
2) il cartello ZONA RESIDENZIALE non dovrebbe essere usato per il divieto di sosta.
3) il cartello così fatto non è visibile ai guidatori. Il che contrasta direttamente con il Codice della strada.

Questo secondo me è il classico esempio di come il Comune non sappia comunicare, e di come il cittadino non venga messo nelle condizioni di rispettare i divieti.
Il che è piuttosto avvilente per un cittadino onesto...

Se non è stato tolto qualche mese fa il cartello dovrebbe essere ancora là.

Cordiali saluti,
Michele Martelli

PS: altri esempi possono essere fatti sulla mancanza di una segnalazione adeguata per la ZTL, per i parcheggi del centro...
Per non parlare dei sensi unici alla Bolognina o zona Saragozza (una trappola forse fatta per spingere il cittadino a qualche contromano sulle preferenziali?)