domenica 9 dicembre 2012

Tutti per Bersani adesso, ma nella verità

Ad una settimana di distanza del ballottaggio è calata l'adrenalina da primarie ma sono rimaste forti alcune sensazioni. La prima e più importante è la gratitudine.
Un grazie di cuore va anzitutto ai tanti volontari con cui ho condiviso questa campagna: ho avuto la conferma di amici di lungo corso, ho riscoperto persone che avevo perso un po' di vista, ho conosciuto ed apprezzato persone nuove. Un grazie grande va a Matteo Renzi, perché il tema di fondo che ha posto (no, non la rottamazione ma l'idea di un modo nuovo di essere centrosinistra) resta, più forte di prima. E pur sconfitto, la sua sfida ha cambiato più di quanto non si percepisca. E poi grazie ai tantissimi che lo hanno scelto nell'urna: vorrei stringere la mano ad ognuno di loro, in particolare ai 33 mila che lo hanno votato nel nostro territorio bolognese, e dire loro che non li lasceremo soli.

Grazie anche a chi ha fatto scelte diverse, compresi quelli che mi hanno detto “mi dispiace ma Renzi non mi convince”. Ci sono persone che aspettavano con sincerità il cambiamento che in queste primarie è arrivato, ma non l'hanno riconosciuto: la colpa non è loro ma nostra, le loro perplessità ci raccontano gli errori che abbiamo fatto e che dobbiamo correggere.

Grazie infine a tutti coloro che si sono spesi per rendere belle queste primarie, e sono tanti, tantissimi: i sostenitori leali e corretti dei vari candidati, i volontari nei seggi e negli uffici elettorali, gli esponenti con cui ci siamo incrociati in dibattiti e confronti corretti e rispettosi, le persone con responsabilità nel partito e nelle istituzioni che si sono spese come me per mantenere alta la coscienza che dopo le primarie saremmo stati di nuovo tutti insieme.

Faccio invece più fatica a ringraziare coloro che invece di fare campagna per il proprio candidato l'hanno fatta tutta in negativo contro Matteo Renzi, con toni ed argomenti che mi hanno affaticato, soprattutto quando si trattava di persone a cui voglio bene e con cui ho condiviso in passato battaglie che non posso dimenticare. A loro vorrei dire vi voglio ancora bene, ma non possiamo non riflettere insieme sui motivi di tanta ostilità e di tanta incomprensione. E infatti la seconda sensazione non è né rabbia né amarezza, ma solo desiderio di verità.

Ha vinto Pierluigi Bersani, e ora siamo davvero “Tutti per Bersani”. Adesso, non prima, quando quello slogan sembrava ricordarci quanti pochi fossimo rispetto ai sostenitori del segretario, o ammonirci quasi che avessimo preso un abbaglio ad essere altrove. Quando leggo i commenti che parlano di una prevedibile sconfitta vista l'evidente sproporzione organizzativa, penso che è vero (la sproporzione era evidente ovunque, e qui a Bologna più che altrove) e che proprio alla luce di ciò abbiamo avuto un risultato straordinario. Ma al tempo stesso che l'esito fosse incerto è dimostrato dalla tensione sulle regole dell'ultima settimana, con errori da ambo le parti: quelli dalla nostra parte li abbiamo pagati subito, domenica scorsa; speriamo di non dover pagare più avanti quelli altrui. Sto pensando alle persone che si sono sentite respinte rispetto al loro desiderio di votare al ballottaggio: ho già scritto della notte passata a leggere le loro lettere, ed ogni volta che sento qualcuno (che non le ha lette) liquidare la questione con un “potevano pensarci prima” io soffro.

Ora chi come me ha sostenuto Matteo Renzi è chiamato a sostenere Pierluigi Bersani, in primis cercando di motivare coloro che hanno votato per Renzi alle primarie a votare per Bersani alle elezioni. E' uno sforzo che io intendo compiere davvero, ma nella verità. E verità richiede che venga riconosciuto che Matteo Renzi ha proposto un modo nuovo di essere centrosinistra, fatto proposte che non è obbligatorio condividere ma che hanno piena legittimità ad essere considerate foglie delle comuni radici e non ogm. La sua proposta ha convinto quanti fra noi si sono riconosciuti in quell'idea di cambiamento ed anche tante persone che si erano allontanate dalla politica o deluse da altre opzioni. 

Questo è il fondamentale presupposto per considerare i suoi voti un patrimonio potenziale su cui puntare alle elezioni. In questo senso è un problema aver sentito persone, anche con ruoli di responsabilità, sostenere che Matteo Renzi fosse uno che con la sinistra non ha nulla a che vedere, uno di destra che ha sbagliato partito, come Pietro Ichino ed altri suoi sostenitori, un berluschino, uno che a votarlo sono stati “gli altri”, “gli infiltrati”. Per questo mi rivolgo a chi ha pensato e detto queste cose, invitando tutti ad uno sforzo di confronto e di verità. A chi oggi invita giustamente a dismettere il "noi e loro" per riconoscere che c'è soltanto un noi, faccio presente che se c'è un noi non doveva e non deve esserci spazio per quel genere di argomenti.

Non mi spaventa l'ostilità, né mi preoccupano gli eccessi verbali da competizione, ma - a parte che una cosa è il dissenso, altro è la delegittimazione - qui emerge soprattutto una mancanza di comprensione, una visione chiusa e proprietaria di ciò che sia essere di sinistra. Sono nodi da sciogliere: se vogliamo i voti di chi si è riconosciuto nella proposta di Renzi, non possiamo semplicemente spazzare la polvere sotto il tappeto. E questo a maggior ragione oggi: in pochi giorni l'Italia è tornata a precipitare nell'emergenza, il Caimano è tornato e proverà a trascinarci nell'abisso, e per combatterlo abbiamo bisogno di unità vera e non solo di facciata.

Tutti uniti dunque, tutti per Bersani, ma con il coraggio della verità. Per i cinefili, lasciatemi citare Matrix (che a sua volta cita Alice): pillola rossa per tutti! E vedrete quant'è profonda la tana del bianconiglio...

Nessun commento: