giovedì 5 maggio 2011

Promesse leghiste

Siamo ormai alla vigilia del voto amministrativo, con cui avrà termine il commissariamento di Bologna. Un commissariamento lunghissimo di oltre 450 giorni, frutto della fredda decisione del governo Berlusconi di lasciare Bologna a bagnomaria il più a lungo possibile.

Eppure a caldo il Consiglio Comunale aveva votato un ordine del giorno all'unanimità per chiedere al governo di andare al voto al più presto, ovvero "di predisporre tutti gli strumenti necessari atti a consentire il ricorso alle urne in tempi abbreviati rispetto a quelli attualmente previsti". Ma quell'appello rimase lettera morta.

Vorrei rievocare quei momenti con alcune parole di Manes Bernardini nella seduta del 27 gennaio 2010: "Una città intera oggi si sente ufficialmente senza Sindaco e quindi la melina che alcune forze politiche vogliono fare per non portare al più presto al voto, come tutti noi abbiamo chiesto, con un ordine del giorno votato lunedì scorso all’unanimità dal Consiglio Comunale di Bologna, è un atto vile nei confronti della nostra città! È un atto meschino nei confronti di tutti i bolognesi che oggi si meritano una Amministrazione in carica che deve governare la nostra città e che non può soggiacere a logiche di partito, di potere o di convenienza partitica sul giorno più opportuno per andare al voto. Qui bisogna andare al voto subito! Il Ministro dell’Interno con grande responsabilità ha dichiarato che è già pronta la possibilità per andare al voto a marzo, sta a voi e a tutti noi fare sì che quello che abbiamo votato lunedì sia la volontà politica di Bologna. Perché, ripeto, qui abbiamo una città intera che ci guarda, abbiamo una Italia intera che ci guarda e stiamo diventando la barzelletta del nostro Paese".

Pochi giorni dopo quelle parole il povero Bernardini si rese conto che la melina non la stava facendo il Pd, come lui sospettava in quel momento, ma il suo Governo; della grande disponibilità del suo Ministro dell'Interno si persero le tracce; su Bologna ci siamo dovuti sentire dire (dal governo Berlusconi!) che non si potevano fare provvedimenti "ad hoc".

Anche se Bernardini si è poi prontamente allineato, e oggi lo troviamo candidato, le sue parole di allora rimangono: non aver portato Bologna subito al voto è stato un atto vile.

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