Ogni volta che incontro il tema della donazione (del sangue, degli organi, del midollo) mi convinco sempre di più di quanto esso sia importante. Come ho spesso ripetuto nei loro incontri, quando la scienza inventerà il sangue artificiale o altre soluzioni tecnologiche che ci permettano di fare a meno dei donatori, avremo risolto un problema sanitario ma verrà meno una testimonianza importante del valore civile della donazione.
Nei giorni scorsi ho partecipato ad un incontro molto interessante dei trapiantati di reni in cui si è parlato di trapianto da vivente. Siamo abituati a pensare che gli organi vengano donati da persone che muoiono, ed in effetti quasi sempre è l'unica possibilità ma non nel caso dei reni, dove c'è anche la possibilità di donazione da vivente: si può vivere anche con un rene solo.
Naturalmente è un tema delicato non solo dal punto di vista clinico (si deve verificare la compatibilità, ma con le terapie immunosoppressive moderne non è così difficile) ma anche e soprattutto dal punto di vista psicologico e sotto gli aspetti della comunicazione e dell'informazione. Chi fosse interessato al tema specifico può contattare ad esempio all'ANTR (l'associazione dei trapiantati di rene), ma qui vorrei condividere una riflessione più ampia.
Infatti, ascoltando le raccomandazioni dei medici e le esperienze dei pazienti, guardando le persone alzarsi e raccontare che il rene con cui vivono è stato donato dal familiare che siede loro accanto, parlando a pranzo con la famiglia con cui abbiamo condiviso il tavolo, in cui la mamma aveva donato un suo rene al figlio che ora può finalmente fare una vita normale, viene spontaneo porsi delle domande. A chi saremmo disposti a donare un nostro rene, ognuno di noi? Certo alle persone che amiamo di più, ma fino a chi saremmo disposti ad arrivare?
Come sempre, l'incontro coi trapiantati e coi donatori si trasforma in uno spunto potente di riflessione. La donazione: un concetto quasi bandito nella società dell'apparenza che ci spinge tantissimo a prendere e ad avere ma pochissimo a donare. E invece di donazione ci sarebbe tanto bisogno. AAA cercasi persone capaci di donare. E non solo nella sanità, ma nella società, nella città, e (ricerca ancor più difficile) nella politica...
Nei giorni scorsi ho partecipato ad un incontro molto interessante dei trapiantati di reni in cui si è parlato di trapianto da vivente. Siamo abituati a pensare che gli organi vengano donati da persone che muoiono, ed in effetti quasi sempre è l'unica possibilità ma non nel caso dei reni, dove c'è anche la possibilità di donazione da vivente: si può vivere anche con un rene solo.
Naturalmente è un tema delicato non solo dal punto di vista clinico (si deve verificare la compatibilità, ma con le terapie immunosoppressive moderne non è così difficile) ma anche e soprattutto dal punto di vista psicologico e sotto gli aspetti della comunicazione e dell'informazione. Chi fosse interessato al tema specifico può contattare ad esempio all'ANTR (l'associazione dei trapiantati di rene), ma qui vorrei condividere una riflessione più ampia.
Infatti, ascoltando le raccomandazioni dei medici e le esperienze dei pazienti, guardando le persone alzarsi e raccontare che il rene con cui vivono è stato donato dal familiare che siede loro accanto, parlando a pranzo con la famiglia con cui abbiamo condiviso il tavolo, in cui la mamma aveva donato un suo rene al figlio che ora può finalmente fare una vita normale, viene spontaneo porsi delle domande. A chi saremmo disposti a donare un nostro rene, ognuno di noi? Certo alle persone che amiamo di più, ma fino a chi saremmo disposti ad arrivare?
Come sempre, l'incontro coi trapiantati e coi donatori si trasforma in uno spunto potente di riflessione. La donazione: un concetto quasi bandito nella società dell'apparenza che ci spinge tantissimo a prendere e ad avere ma pochissimo a donare. E invece di donazione ci sarebbe tanto bisogno. AAA cercasi persone capaci di donare. E non solo nella sanità, ma nella società, nella città, e (ricerca ancor più difficile) nella politica...
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