Ieri da Feltrinelli c'è stata la presentazione del libro "Cocaparty", che sono stato invitato a recensire e che quindi ho avuto l'opportunità di leggere nei giorni scorsi. Un bel libro ma di difficile digestione, ho detto anche agli autori, Federica Angeli ed Emilio Radice, bravi e simpatici giornalisti della redazione romana di Repubblica: perchè racconta una verità scomoda, storie vere e purtroppo diffuse di giovani e cocaina; ma forse sarebbe meglio dire ragazzini, visto che i protagonisti hanno dai 12 ai 17 anni.
Incredulità: è la reazione dominante. Incredulità del ragazzo che si fa di coca, che non si considera un drogato fino a che non gli capita l'incidente o la reazione violenta. Incredulità della famiglia, con genitori distanti o che comunque preferiscono non sapere. Incredulità di noi che leggiamo, che preferiremmo pensare che non sia così semplice trovare e sniffare cocaina anche per dei bambini o poco più.
Ma se ci pensiamo, tante notizie che leggiamo sui giornali, tanti incidenti, tanta violenza, trova così una spiegazione. Tanto quanto l'eroina era fuga dalla realtà, e i drogati in fondo degli emarginati, così la cocaina è il modo di cavalcare la realtà con un ego potenziato, da supereroe, un modo di scacciare le angosce e accedere direttamente al sesso e al potere, proiezione deformata di ciò che la società propone nelle menti di ragazzini che non si fanno domande e trovano nella coca la finta soluzione.
Nel libro c'è il ragazzo con la famiglia disgregata che diventa baby-pusher, la ragazza brasiliana presa dalla favela per fare la corriera, la giovanissima prostituta rumena che diventa imprenditrice del sesso e della droga. Ma ci sono anche il figlio di buona famiglia che si diverse con gli amici a incendiare campi nomadi, la ragazza bene che prova per gioco e finisce coi filmini hard su Internet, il ragazzino delle medie che si fa di coca per non sentirsi escluso dai compagni; tutte esistenze in apparenza normali, ma in realtà di un vuoto devastante. Al punto che la testimonianza del parcheggiatore abusivo, che si lamenta di come questi giovanissimi si buttino via, è la metafora più amaramente divertente del libro.
Non è facile fare fronte. A Bologna ci proveremo con un ambulatorio dedicato a questi, che in gergo tecnico si chiamano "consumatori atipici". Ossia drogati che non sembrano in apparenza drogati. Ma è chiaro che quello che si può fare con medici e psicologi è poca cosa, quando c'è una cultura che ti porta in una direzione e la cocaina si propone come una scorciatoia nella stessa direzione, utile per essere accettato. E' un ribaltamento di prospettiva che sarà molto più faticoso contrastare.
Il primo passo però è prendere coscienza, e Cocaparty in questo è davvero d'aiuto. Purtroppo...
Incredulità: è la reazione dominante. Incredulità del ragazzo che si fa di coca, che non si considera un drogato fino a che non gli capita l'incidente o la reazione violenta. Incredulità della famiglia, con genitori distanti o che comunque preferiscono non sapere. Incredulità di noi che leggiamo, che preferiremmo pensare che non sia così semplice trovare e sniffare cocaina anche per dei bambini o poco più.
Ma se ci pensiamo, tante notizie che leggiamo sui giornali, tanti incidenti, tanta violenza, trova così una spiegazione. Tanto quanto l'eroina era fuga dalla realtà, e i drogati in fondo degli emarginati, così la cocaina è il modo di cavalcare la realtà con un ego potenziato, da supereroe, un modo di scacciare le angosce e accedere direttamente al sesso e al potere, proiezione deformata di ciò che la società propone nelle menti di ragazzini che non si fanno domande e trovano nella coca la finta soluzione.
Nel libro c'è il ragazzo con la famiglia disgregata che diventa baby-pusher, la ragazza brasiliana presa dalla favela per fare la corriera, la giovanissima prostituta rumena che diventa imprenditrice del sesso e della droga. Ma ci sono anche il figlio di buona famiglia che si diverse con gli amici a incendiare campi nomadi, la ragazza bene che prova per gioco e finisce coi filmini hard su Internet, il ragazzino delle medie che si fa di coca per non sentirsi escluso dai compagni; tutte esistenze in apparenza normali, ma in realtà di un vuoto devastante. Al punto che la testimonianza del parcheggiatore abusivo, che si lamenta di come questi giovanissimi si buttino via, è la metafora più amaramente divertente del libro.
Non è facile fare fronte. A Bologna ci proveremo con un ambulatorio dedicato a questi, che in gergo tecnico si chiamano "consumatori atipici". Ossia drogati che non sembrano in apparenza drogati. Ma è chiaro che quello che si può fare con medici e psicologi è poca cosa, quando c'è una cultura che ti porta in una direzione e la cocaina si propone come una scorciatoia nella stessa direzione, utile per essere accettato. E' un ribaltamento di prospettiva che sarà molto più faticoso contrastare.
Il primo passo però è prendere coscienza, e Cocaparty in questo è davvero d'aiuto. Purtroppo...
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