Ad una settimana di
distanza del ballottaggio è calata l'adrenalina da primarie ma sono rimaste
forti alcune sensazioni. La prima e più importante è la
gratitudine.
Un grazie di cuore va
anzitutto ai tanti volontari con cui ho condiviso questa campagna: ho
avuto la conferma di amici di lungo corso, ho riscoperto persone che
avevo perso un po' di vista, ho conosciuto ed apprezzato persone
nuove. Un grazie grande va a Matteo Renzi, perché il tema di fondo
che ha posto (no, non la rottamazione ma l'idea di un modo nuovo di
essere centrosinistra) resta, più forte di prima. E pur sconfitto,
la sua sfida ha cambiato più di quanto non si percepisca. E poi
grazie ai tantissimi che lo hanno scelto nell'urna: vorrei stringere
la mano ad ognuno di loro, in particolare ai 33 mila che lo hanno
votato nel nostro territorio bolognese, e dire loro che non li
lasceremo soli.
Grazie anche a chi ha
fatto scelte diverse, compresi quelli che mi hanno detto “mi
dispiace ma Renzi non mi convince”. Ci sono persone che aspettavano
con sincerità il cambiamento che in queste primarie è arrivato, ma
non l'hanno riconosciuto: la colpa non è loro ma nostra, le loro
perplessità ci raccontano gli errori che abbiamo fatto e che
dobbiamo correggere.
Grazie infine a tutti
coloro che si sono spesi per rendere belle queste primarie, e sono
tanti, tantissimi: i sostenitori leali e corretti dei vari candidati, i volontari nei seggi e negli uffici elettorali, gli
esponenti con cui ci siamo incrociati in dibattiti e confronti
corretti e rispettosi, le persone con responsabilità nel partito e
nelle istituzioni che si sono spese come me per mantenere alta la
coscienza che dopo le primarie saremmo stati di nuovo tutti insieme.
Faccio invece più fatica
a ringraziare coloro che invece di fare campagna per il proprio
candidato l'hanno fatta tutta in negativo contro Matteo Renzi, con
toni ed argomenti che mi hanno affaticato, soprattutto quando
si trattava di persone a cui voglio bene e con cui ho condiviso in
passato battaglie che non posso dimenticare. A loro vorrei dire vi
voglio ancora bene, ma non possiamo non riflettere insieme sui motivi
di tanta ostilità e di tanta incomprensione. E infatti la seconda
sensazione non è né rabbia né amarezza, ma solo desiderio di
verità.
Ha vinto Pierluigi
Bersani, e ora siamo davvero “Tutti per Bersani”. Adesso, non
prima, quando quello slogan sembrava ricordarci quanti pochi fossimo
rispetto ai sostenitori del segretario, o ammonirci quasi che
avessimo preso un abbaglio ad essere altrove. Quando leggo i commenti
che parlano di una prevedibile sconfitta vista l'evidente
sproporzione organizzativa, penso che è vero (la sproporzione era
evidente ovunque, e qui a Bologna più che altrove) e che proprio
alla luce di ciò abbiamo avuto un risultato straordinario. Ma al
tempo stesso che l'esito fosse incerto è dimostrato dalla tensione
sulle regole dell'ultima settimana, con errori da ambo le parti:
quelli dalla nostra parte li abbiamo pagati subito, domenica scorsa;
speriamo di non dover pagare più avanti quelli altrui. Sto pensando
alle persone che si sono sentite respinte rispetto al loro desiderio
di votare al ballottaggio: ho già scritto della notte passata a leggere le loro lettere, ed ogni volta che sento qualcuno (che non le
ha lette) liquidare la questione con un “potevano pensarci prima”
io soffro.
Ora chi come me ha
sostenuto Matteo Renzi è chiamato a sostenere Pierluigi Bersani,
in primis cercando di motivare coloro che hanno votato per Renzi
alle primarie a votare per Bersani alle elezioni. E' uno sforzo che
io intendo compiere davvero, ma nella verità. E verità richiede che venga riconosciuto che Matteo Renzi ha proposto un modo nuovo di essere centrosinistra, fatto proposte che non è obbligatorio condividere ma che hanno piena legittimità ad essere considerate foglie delle comuni radici e non ogm. La sua proposta ha convinto quanti fra noi si sono riconosciuti in quell'idea di cambiamento ed anche tante persone che si erano allontanate dalla politica o deluse da altre opzioni.
Questo è il fondamentale presupposto per considerare i suoi voti un patrimonio potenziale su cui puntare alle elezioni. In questo senso è un problema aver sentito persone, anche con ruoli di responsabilità, sostenere che Matteo Renzi fosse uno che con la sinistra non ha nulla a che vedere, uno di destra che ha sbagliato partito, come Pietro Ichino ed altri suoi sostenitori, un berluschino, uno che a votarlo sono stati “gli altri”, “gli infiltrati”. Per questo mi rivolgo a chi ha pensato e detto queste cose, invitando tutti ad uno sforzo di confronto e di verità. A chi oggi invita giustamente a dismettere il "noi e loro" per riconoscere che c'è soltanto un noi, faccio presente che se c'è un noi non doveva e non deve esserci spazio per quel genere di argomenti.
Non mi spaventa l'ostilità, né mi preoccupano gli eccessi verbali da competizione, ma - a parte che una cosa è il dissenso, altro è la delegittimazione - qui emerge soprattutto una mancanza di comprensione, una visione chiusa e proprietaria di ciò che sia essere di sinistra. Sono nodi da sciogliere: se vogliamo i voti di chi si è riconosciuto nella proposta di Renzi, non possiamo semplicemente spazzare la polvere sotto il tappeto. E questo a maggior ragione oggi: in pochi giorni l'Italia è tornata a precipitare nell'emergenza, il Caimano è tornato e proverà a trascinarci nell'abisso, e per combatterlo abbiamo bisogno di unità vera e non solo di facciata.
Tutti uniti dunque, tutti per Bersani, ma con il coraggio della verità. Per i cinefili, lasciatemi citare Matrix (che a sua volta cita
Alice): pillola rossa per tutti! E vedrete quant'è profonda la tana
del bianconiglio...
Nessun commento:
Posta un commento