domenica 30 novembre 2014

News del 30 novembre 2014

20141130newsCari tutti, un grande grazie ai 6614 elettori che hanno deciso la mia conferma a consigliere regionale. In un contesto difficile segnato da un crollo della partecipazione, quei voti sono per me una grande soddisfazione e un grande impegno!

L'antidoto all'astensione è una politica pulita, seria, efficace

Il 37,7% dei votanti è più che un segnale: è un urlo di dolore da parte di cittadini che reclamano una politica pulita, seria, efficace. Non posso (e non voglio) dire che abbiano fatto bene a stare a casa, ma abbiamo il dovere di capire il perché e cercare di porvi rimedio: una politica pulita, seria, efficace deve essere il fondamentale impegno che tutti dobbiamo prenderci, ed è (da tempo) la mia priorità. Dopodiché l'astensione ha anche altri motivi: una scarsa informazione, una gara dall'esito scontato, una scontentezza rispetto all'offerta politica. Ma non sono d'accordo con chi cerca di dare la colpa dell'astensione al governo Renzi, come spiego in quest'intervista al Carlino.

Al netto dell'astensione, il voto espresso premia il PD che godrà di una maggioranza molto ampia in Assemblea Legislativa (30 consiglieri su 50), quindi niente scuse: via libera alle riforme, se vorremo e sapremo farle. Oltre al PD, la maggioranza potrà contare su 2 seggi a SEL. All'opposizione invece ci saranno i grillini del M5S (5), 1 eletto a sinistra per l'Altra Emilia Romagna, e la destra: non possiamo infatti parlare di centro-destra ma di destra e basta nel guardare al profilo dei 9 eletti della Lega, 2 di Forza Italia e 1 di Fratelli d'Italia. E non è una buona cosa.

6614 speranze che meritano di non essere deluse

La mia campagna elettorale è stata davvero molto bella, un'occasione di incontro e di sintonia con tante persone, situazioni, contesti. So che può suonare strano dirlo nel contesto di forte astensione di cui ho detto, ma invece è così e anzi è collegato. Infatti tantissimi di coloro che mi hanno votato hanno voluto farmi sapere che andavano a votare solo o proprio per votare per me, e così mi hanno affidato la loro speranza di cambiamento: lo racconto qui. Per questo il primo, fondamentale compito, che sento vero per me è quello di combattere per disincagliare la politica dalle secche in cui è finita e per cambiare davvero le cose nelle istituzioni (e nel mio partito).

Il risultato ottenuto è lusinghiero: con 6614 voti sono il secondo di sei eletti nel PD a Bologna. Per gli appassionati della materia, qui c'è il dettaglio delle preferenze nei comuni e nei quartieri. Tolta la capolista, su cui il partito ha molto investito, sono davanti a candidati che erano accreditati nei pronostici di un risultato migliore del mio, non fosse altro che perché era sempre successo in passato che tutti i primi posti fossero appannaggio di chi nel PD fa politica nel solco della tradizione localmente dominante. E' la prima volta che un candidato con una storia diversa (e che ha cercato consenso in nome di un progetto futuro più che sull'appartenenza passata) arriva così in alto. E' un segnale di rinnovamento che parte dal basso e che definisce un inedito punto di partenza a livello locale: e da qui partirò, anzi partiremo.

Questo risultato infatti non è merito mio, ma è un grande risultato di squadra. Consentitemi quindi di dire grazie a chi di voi mi ha votato, a chi ci ha messo la faccia, ai tanti che dentro e fuori dal partito hanno dato un contributo nel passaparola, nel volantinaggio, nell'organizzazione, nella comunicazione, agli amici splendidi con cui faccio politica e un grazie speciale alla mia famiglia. Abbiamo fatto insieme una campagna molto bella, molto sobria (ho speso 2500 euro, più o meno), molto partecipata: grazie, grazie di cuore.

Progetti per il futuro

I miei impegni cominciano con le 40 #pillolediprogramma che ho messo a punto in campagna elettorale, molte sulla base di suggerimenti ricevuti dalle persone che ho incontrato o che hanno collaborato con me. Molte altre idee non sono riuscito a trasformarle in pillole per ragioni di tempo, altre ancora mi stanno continuando ad arrivare in questi giorni. Sono proposte molto concrete, sicuramente non esaustive, ma come consigliere regionale io comincerò da quelle.

Accanto all'operatività, mi sto interrogando sugli strumenti per tenere i contatti con i tanti che si sono mobilitati per me in queste elezioni, e con altri ancora che condivideranno le battaglie che faremo e che auspicabilmente vorranno aggiungersi al nostro tentativo di profonda innovazione. Un sito, un gruppo di discussione, una rete informale, qualcosa di più strutturato? Se avete idee e suggerimenti, scrivetemi.

Per Elisa

Quale battaglia stiamo combattendo? In fondo è semplicemente quella di fare per davvero le cose che spesso la politica proclama ma che poi fatalmente si dimentica di mettere in pratica. E se vogliamo salvare la politica, dobbiamo anzitutto ricordarci perché la facciamo. In questa campagna elettorale io di perché ne ho incontrati molti, ma di uno, quello più prezioso, ho voluto parlare solo ad urne chiuse. Perché faccio politica? Un perché è: per Elisa.

Grazie, un caro saluto e alla prossima,
Giuseppe

News del 30 novembre 2014
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giovedì 27 novembre 2014

6614 speranze che meritano di non essere deluse

20141127grazieAndrò a votare solo perché posso votare per lei, grazie

Vorrei solo che tu continuassi ad essere la persona onesta, leale, per bene, gentile ed educata che ho conosciuto.

Se non ci fossi stato tu in quella lista, forse non avrei votato… e come me tanti altri.
Mi raccomando non essere troppo accondiscendente e accettare qualsiasi ruolo.
Sappi fronteggiare qualsiasi situazione e lotta per il bene comune, come hai sempre fatto.
Non piegarti troppo alle scelte del partito.

Adesso però la palla passa a te e ti garantisco che almeno io verificherò come lavori, quali decisioni appoggerai.
Spero che ci renderai orgogliosi della scelta.

In bocca al lupo, ti teniamo d'occhio!

I pochi che hanno votato (e che vi hanno votato) sono molto esigenti!
Da parte mia pretendo innanzitutto rigore morale da coloro che abbiamo eletto, siamo stanchi di politici e amministratori corrotti e, quindi, ricattabili. Mi raccomando! E' l'ultima spiaggia anche per me…

Io sono andato a votare essenzialmente per dare la preferenza a te.
Un mandato al buio solo al partito non me la sarei sentita più di darlo.
Fai quello che riesci ma fallo.

Fa un po' effetto pensare a 6614 persone che hanno scritto il tuo cognome (peraltro non facile) sulla scheda, è un numero che risulta perfino difficile da visualizzare: il PalaDozza non basterebbe a contenerle tutte. Grazie per la fiducia, è la prima cosa che mi viene da dire, e la seconda è: sono cosciente dell'impegno.  Perché in ognuno di quei voti, al di là del riconoscimento, c'è anche una speranza che merita di non essere delusa. Molto spesso si tratta di una speranza sofferta: tante persone che mi hanno votato mi hanno voluto far sapere che era forte anche per loro la tentazione di stare a casa, e se leggete le frasi qui sopra - estratte dalle mail che mi sono arrivate, e ne ho riportate solo alcune – ve ne potete fare facilmente un'idea. Il mio impegno è anche e prima di tutto per loro, perché non è con gli appelli che ridaremo fiducia ai cittadini, ma coi fatti.

6614 speranze che meritano di non essere deluse
Giuseppe Paruolo

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domenica 23 novembre 2014

Per Elisa

In questo post racconto dell'incontro più importante che ho fatto durante questa campagna elettorale. Il post è programmato per apparire sul mio sito alle 23 del 23 novembre, cioè dopo la conclusione delle operazioni di voto e al riparo dal dubbio che esso possa costituire una mia convenienza elettorale. Ne parlo perché mi hanno coinvolto, chiesto di fare l'esperienza di "genitore per un giorno" e di raccontarla. L'incontro è avvenuto sabato 15 novembre.

ElisaxElisa è una ragazzina splendida e fortunata. Perché sia splendida è difficile da spiegare, ma facile da capire per chi come me l'abbia conosciuta e si sia lasciato condurre da lei nell'esperienza di stringere amicizia. E' più semplice spiegare perché sia fortunata: perché ha una famiglia che l'ama profondamente e degli amici veri che le vogliono bene. Nella vita non c'è niente che sia più importante dell'amore, e i genitori di Elisa testimoniano con la loro vita che "non c'è amore più grande che dare la vita per i propri amici": loro stanno dando ogni giorno una parte assai significativa della propria vita per lei, e di fronte a questo amore bisogna fare silenzio e riflettere, non basta solo togliersi il cappello. Vale per i genitori di Elisa e per le non poche famiglie che hanno incontrato un destino analogo al loro.

Elisa è una ragazzina cieca e autistica. Per la precisione è nata con un'anoftalmia bilaterale, ossia è priva degli occhi. Non parla ma interagisce con i gesti, prendendo la mano della persona con cui sta parlando e collocandola in una parte del corpo associata ad un preciso significato. Si muove per casa senza nemmeno toccare le pareti ma percependo il percorso con la sonorità e il movimento dell'aria, con un'autonomia naturalmente limitata ma comunque straordinaria se si pensa alle disabilità con cui deve fare i conti.

Nelle sei ore in cui siamo stati insieme abbiamo passato molto tempo sul divano seduti vicini: il divano era comodo e un po' credo di esserlo anch'io perché Elisa mi pare si sia trovata bene accoccolata vicino a me tenendo le mie mani. Mi ha perfino permesso a tratti di tenere le gambe accavallate, cosa che di solito non sopporta in chi le sta vicino (e lesta ti prende il ginocchio e lo sposta per farti rimettere le gambe affiancate). Abbiamo mangiato insieme, mi ha portato a visitare la sua camera, abbiamo ascoltato musica scoprendo di avere gusti molto compatibili, abbiamo persino ballato (chi mi conosce sa quanto sia fuori dalle mie abitudini, e potrà intuire quanto sia speciale Elisa per essere riuscita a convincermi). Ho parlato con Elisa attraverso i suoi segni, e abbiamo parlato con i suoi genitori e con gli amici presenti con noi in casa durante quel pomeriggio.

Le disabilità di Elisa hanno un'origine genetica, ma questa è stata una scoperta relativamente recente. Per lunghi anni Elisa è stata considerata semplicemente cieca, ricevendo cure non appropriate e soprattutto senza poter intraprendere il percorso che invece oggi sta facendo e che l'ha portata ad importanti conquiste, come la possibilità di interagire coi gesti e la sua relativa autonomia nei movimenti in casa, interrompendo le crisi di frustrazione che invece prima erano molto frequenti. La sua è una sindrome genetica rara, da cui dipende sia l'anoftalmia che l'autismo come pure altri problemi fisici che sfortunatamente l'affliggono. Alla luce dell'esperienza fatta, i suoi genitori sono contenti per i progressi fatti da Elisa da quando si è compresa l'esatta combinazione delle sue patologie, e naturalmente sono rammaricati che non si sia riusciti a capirla prima: se Elisa avesse iniziato da subito le cure appropriate con ogni probabilità avrebbe avuto margini di miglioramento decisamente maggiori.

Lasciando da parte le conseguenze personali del nostro incontro (ora ci sono anch'io fra gli amici di Elisa), e la mia ammirazione per i suoi genitori e per tutti i genitori di ragazzi con disabilità (che sia autismo o altro poco importa), credo sia importante anzitutto ribadire con forza che stare vicino a questi ragazzi, a queste famiglie è un dovere, un segno di civiltà, il riconoscimento di una comune umanità. Dovrebbe essere la base di tutto, ma è anche ciò che più manca in una società che celebra i forti e spesso nasconde i deboli e gli indifesi. Riconoscerlo, viverlo, è importante prima di tutto per noi stessi, e solo in seconda battuta per loro e le loro famiglie. E' importante perché dà senso a ciò che facciamo non solo per quello che un po' freddamente viene chiamato il settore della disabilità, ma per tutti. Perché il mondo non è diviso fra abili e disabili, ma ognuno nella vita fa esperienza di abilità e disabilità, e sa quanto sia importante sentire gli altri vicini quando sei fragile e indifeso.

Ma non è solo questo il punto. Perché se approfondiamo il ragionamento sul piano culturale e scientifico, l'esperienza di Elisa ci suggerisce anche una chiave di lettura che potrebbe aiutarci molto al di là del suo specifico caso.

Quali cure? Non è un caso che il nostro sistema sanitario vada più in crisi proprio sulle patologie rare e su quelle in cui serve un approccio multidisciplinare. Fare rete è fondamentale per dare risposte adeguate anche in questi casi. Ma fare rete, cambiando un po' l'abitudine a compartimentare le aree della sanità, potrebbe rappresentare un miglioramento in generale. L'avvento prepotente della genomica nella cura delle malattie significa proprio questo: cominciare a considerare ogni paziente come un caso particolare. Facciamo quindi i passi avanti che sono opportuni per dare le risposte mancanti, mettiamo in campo i team multidisciplinari che servono; ma non perdiamo la suggestione a concepire in modo diverso l'intera strutturazione delle scienze mediche. In fondo quando trovi un caso che è fuori dagli schemi, quel che fanno matematici, fisici, chimici (gli scienziati in genere) è allargare la concezione teorica in modo che quel caso che prima era fuori dagli schemi diventi un caso certo particolare ma ricompreso nei nuovi schemi. E' un approccio che forse dovremmo cominciare a considerare di più anche in medicina.

Perché è successo? La sindrome genetica che affligge Elisa è solo frutto del caso o ci sono magari cause ambientali che possono averla favorita, composti chimici che possono aver giocato un ruolo incrociando il proprio percorso magari anche solo con uno dei suoi due genitori? Anche in questo caso è evidente la sproporzione fra il numero delle possibili/potenziali cause, la quantificazione probabilistica di eventuali effetti, e il numero dei casi che conosciamo. E se c'è una speranza di venirne a capo, è solo con un approccio globale e capace di mettere in rete tutte le informazioni disponibili e cercare correlazioni senza partire da ipotesi preconfezionate, ovvero fuori dagli schemi. Un data mining globale che rovesci l'approccio tradizionale, fatto di ipotesi e di verifiche a valle, e che cerchi di mettere insieme tutte le informazioni disponibili per cercare e trovare correlazioni inedite su cui poi lavorare.

Cosa serve perché queste suggestioni possano diventare progetti di ricerca reali? Serve una politica capace di una visione, e non orientata semplicemente a mediare fra le varie richieste che provengono dai soggetti più o meno forti della società. Una politica ancorata a riferimenti ideali e capace di segnare nuove strade. E' la politica per cui ho faticosamente cercato di spendermi in questi anni ed in nome della quale sono alla ricerca di consenso fra i cittadini. Per questo, in questi ultimi giorni di campagna elettorale, con poco sonno e tanta strada alle spalle, una campagna fatta di incontri belli con persone vere ma anche di fatiche e limacciosità della politica, andando a letto la sera mi chiedevo perché sto facendo tutto questo, e mi rispondevo: per Elisa.

Per Elisa
Giuseppe Paruolo

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sabato 22 novembre 2014

#pillolediprogramma 31-40

pillolediprogimgContinuo la pubblicazione delle idee di programma, spesso derivanti da suggerimenti e segnalazioni ricevute, che mi impegno a promuovere e che offro al PD e al candidato presidente Stefano Bonaccini. 

31. Assistenza psicologica ai pazienti e umanizzazione delle cure

Il corpo umano nella sua complessità vive di equilibri talvolta particolarmente delicati: l'infanzia, l'età avanzata, le malattie genetiche, quelle neoplastiche… Alcune perché particolarmente gravi o cronicizzate, altre perché interessanti l'età produttiva, richiedono una risposta terapeutica complessa che non può limitarsi alla malattia stessa, ma che deve considerare la persona nella sua globalità. A questo proposito, il supporto psicologico aiuta il paziente ad affrontare la malattia e le difficoltà presenti nel percorso di cura, dalla comunicazione della diagnosi, all'ospedalizzazione fino alla riabilitazione, senza scivolare in forme di depressione reattiva che complicano la malattia stessa inficiandone la guarigione. Ciò riguarda anche i familiari dei pazienti. La letteratura scientifica più recente più volte ha sottolineato come il supporto psicologico in corsia, specie in reparti particolarmente delicati (geriatria,pediatria, pediatria, oncologia, chirurgia dei trapianti) dovrebbe essere considerato uno standard di cura per l'efficacia della cura stessa. Oltre che migliorare ad umanizzare la cura potrebbe indirettamente supportare lo stesso personale sanitario concorrendo alla prevenzione del burn-out lavorativo. Più in generale, occorre porre particolare attenzione all'umanizzazione delle cure e al prendersi cura del paziente come persona, anche inserendo tali aspetti fra gli obiettivi e i criteri di valutazione dell'operato di direttori generali e sanitari, e monitorando il grado di soddisfazione degli utenti. (Grazie a Gioacchino e Laura per i suggerimenti)

32. Per una migliore qualità della vita delle persone celiache

Si stima che, in Italia, 1 abitante ogni 100 soffra di celiachia, ma le diagnosi reali sono solo circa un quarto di quelle stimate. In Emilia Romagna, inparticolare sono 10.933 (circa 2 ogni 1000 abitanti). Occorre uno sforzo per migliorare la qualità della vita di queste persone (specialmente per i bambini e gli adolescenti), per far sì che non si sentano "diversi" percependo un mondo "ostile" fuori dalle mura domestiche. E' opportuno allargare l'offerta dei prodotti alimentari "freschi" senza glutine (pane, pasta fresca, pasticceria, prodotti da forno, pizzerie di solo asporto ecc.) venduti sfusi (non preconfezionati), senza limitarne il commercio alla grande distribuzione e alle farmacie. Incentivare l'apertura di questo "mercato" ne aumenterebbe la concorrenza e, di conseguenza, migliorerebbe decisamente la qualità del prodotto. Quindi, è necessario aiutare i piccoli imprenditori di questo particolare settore alimentare anche attraverso agevolazioni fiscali ma, soprattutto, riducendo i tempi di attesa per ottenere la convenzione e il nulla osta alla vendita diretta dei prodotti con pagamento mediante i "buoni-acquisto" erogati mensilmente dalla Regione ai celiaci. Altrettanto importante accelerare l'iter per la dematerializzazione dei "buoni-acquisto" e trasferirli su carta magnetica da utilizzare come carta prepagata presso gli esercizi convenzionati, che ne trarrebbero un vantaggio riguardo ai tempi di riscossione: in altre Regioni questo servizio è già attivo. (Grazie ad Aldo per la sollecitazione)

33. Serve una svolta di grande concretezza sulle politiche per la famiglia

Dopo la VIA e la VIS (Valutazione d'Impatto Ambientale e sulla Salute rispettivamente) si parla ora della VIF dove la F sta per "Familiare" per valutare l'impatto dei provvedimenti sulla famiglia (l'idea è contenuta nel recente manifesto del Forum delle Associazioni Familiari). Credo costituirebbe una buona chiave di lettura per valutare quali scelte in effetti aiutano e quali invece creano problemi (spesso inutili) alle famiglie e in particolare alle famiglie con figli. Sarebbe più facile comprendere la necessità di una revisione del ticket sanitario, di cui ho già scritto, l'importanza di facilitazioni al credito, di dare sostegno alle esperienze di auto organizzazione fra famiglie, come micronidi, doposcuola e tagesmutter, l'applicazione del quoziente familiare ad imposte e servizi in cui sia sensato farlo. E ci aiuterebbe a spostare il dibattito sulla famiglia dal confronto ideologico ad un terreno in cui venire concretamente incontro alle necessità delle famiglie. A volte basterebbe poco, come ad esempio dare la precedenza nelle code per gli uffici pubblici, oltre che alle donne in gravidanza, anche al genitore che ha con sè bambini piccoli. Aiutare concretamente le famiglie è fondamentale per la coesione sociale e comporta importanti risparmi, come dimostra l'esperienza consolidata di altre regioni: in una società in cui il numero di persone sole tende a crescere sempre di più, portando con sé il rischio di fragilità in particolari momenti della vita, servirebbe un piano straordinario per favorire e aiutare chi scommette su legami duraturi e fecondi. Se mi perdonate l'analogia, anche per la società sarebbe utile la funzione "deframmenta" che c'è sui personal computer… (Grazie a Giuseppe e Stefano per le segnalazioni)

34. Il biologico per tutti e sostenibilità a tutto campo

Il biologico non deve essere un prodotto di nicchia e per questo non deve costare di più rispetto agli altri prodotti dell'agricoltura di qualità del territorio. Tutti debbono poter usufruire di questi alimenti, chi utilizza il biologico lo fa per la sua salute oltre che per la tutela dell'ambiente. Questi devono essere i nostri indirizzi, come Regione che sostiene il benessere della persona. Per fare questo bisogna stimolare una politica di aggregazione e recuperare il ruolo del nostro territorio nel sistema biologico nazionale ed europeo. Dobbiamo creare un sistema emiliano-romagnolo che unisca le imprese agricole con gli artigiani del commercio e la piccola distribuzione locale. Un vera politica territoriale dove il tipico si possa spesso identificare con il "bio", e dove il tipico si colleghi all'artigianato locale, alimentare e non. Insomma la vera Italia dove si sta bene, non solo per mangiare ma anche per l'artigianato locale, per l'arte e la vera cultura. Senza dimenticarci di promuovere la sostenibilità anche con confezioni e imballaggi che siano magari meno d'immagine ma più orientati alla sicurezza del prodotto e alla riduzione dei rifiuti. (Grazie a Giuseppe e Paolo per i suggerimenti)

35. Un monitoraggio in continuo sull'avanzamento delle procedure per le opere pubbliche

Spesso intercorre un lungo tempo da quando un'opera pubblica viene dichiarata importante e quando finalmente viene realizzata, e nel prolungarsi dell'attesa spesso non si sa di chi o cosa sia la responsabilità del prolungarsi dell'attesa (che non è sempre solo una questione di risorse). Per amore di trasparenza, si potrebbe costituire una sorta di monitoraggio – consultabile via web – sullo stato di avanzamento delle procedure, in modo che in ogni momento si sappia con precisione di chi è la competenza del passaggio che si attende venga espletato, evitando la cortina fumogena del rimpallo delle responsabilità. Anche perché in alcuni casi l'attesa si prolunga per anni e nel frattempo qualcuno rischia di pagare prezzi alti per questo: è il caso ad esempio della rotonda all'uscita autostradale Interporto, incrocio particolarmente pericoloso soprattutto in alcuni orari di punta, annunciata da anni e ancora di là da venire. Alcune cose bisognerebbe riuscire a realizzarle prima che ci scappi l'incidente grave, non solo dopo: anche in questo campo prevenire è meglio che curare. (Grazie a Nicola per la segnalazione)

36. Dimore e rievocazioni storiche per valorizzare del turismo delle città

Le città della nostra Regione pullulano di palazzi storici, chiese ed altri edifici di rilievo culturale chiusi da tempo, talvolta in cattive condizioni o comunque non utilizzati. In questo l'esperienza delle giornate del FAI è illuminante: cittadini in fila anche a lungo per godere di un patrimonio culturale trascurato. Questo forte bisogno di identità va raccolto e valorizzato: la Regione può recuperare un ruolo di autentica progettazione, chiamando a raccolta le associazioni e ad esempio mappando le dimore storiche della Regione. Potrebbe seguire un programma di riapertura, con visite guidate, magari legato a mostre ed esposizioni per sfruttare le possibili sinergie turistiche. Le risorse possono venire, oltre che da sponsor privati e dall'impegno dei volontari, anche da un'attento uso dei fondi europei. Questa potrebbe essere anche l'occasione per una revisione e pianificazione su scala regionale delle rievocazioni storiche che tanto turismo richiamano. (Grazie a Roberto per la sollecitazione)

37. Tirocini formativi: considerare anche le situazioni più difficili

Nel quadro legislativo sui tirocini formativi ed il collocamento al lavoro occorre tenere conto anche di quella fascia di persone con problemi tali da non consentire nei fatti alcun accesso al mondo del lavoro se non in forma protetta e in luoghi specificamente dedicati alla riabilitazione, come le cooperative e le associazioni che si occupano di disagio. La recente legge sui tirocini formativi, che ha avuto il merito di aver riordinato una materia complessa, andrebbe integrata allo scopo di consentire ai servizi sociali di inserire persone in situazione difficile, che non avrebbero mai accesso alle aziende altrimenti, in percorsi protetti di lavoro che possano coinvolgere associazioni o soggetti del terzo settore che non sempre sono assimilabili alle aziende. (Grazie a Domenico per la segnalazione)

38. Per rilanciare l'affido familiare serve una collaborazione tra istituzioni e associazioni

L'affido familiare da un lato vede una crescita delle situazioni problematiche nelle quali non si realizzano le condizioni per cui il minore possa rientrare nella propria famiglia e quindi la situazione diventa permanente (affido sine-die); dall'altro vi è una oggettiva difficoltà a trovare famiglie affidatarie e infatti si registra una prevalenza del ricorso all'inserimento dei minori nelle comunità: una scelta sicuramente più facile, molto più costosa, molto meno efficace, perché non esiste un aiuto più intensivo e terapeutico della disponibilità di un ambiente familiare sensibile e attento. Nella scelta delle strategie per promuovere l'affido e cercare famiglie disposte a fare questa esperienza, non ci si può affidare solo a comunicazioni mediatiche istituzionali: è molto più efficace il passaparola e le testimonianze di vita in cui una famiglia che ha vissuto o vive l'esperienza racconta in modo credibile e coinvolgente il proprio percorso di vita. È quindi fondamentale, per rilanciare la cultura dell'affido, la collaborazione, il confronto e la co-progettazione tra ente pubblico e associazionismo, con contesti di confronto anche permanenti, una chiara suddivisione di ruoli tra pubblico e privato sociale, e con percorsi che vedano corresponsabilità dei risultati e chiarezza nella cooperazione dei diversi soggetti coinvolti. Sono strade che dobbiamo concretamente intraprendere. (Grazie a Monica per il suggerimento)

39. Più bici sui treni di tutte le tratte, ma con un'attenzione particolare alla Bologna-Porretta

Treno + bici rientra fra i temi su cui a parole siamo tutti d'accordo ma poi in pratica succede ben poco, o peggio diminuiscono i convogli in cui è possibile caricare biciclette, come è in effetti successo. Quindi #cambiaverso significa semplicemente fare seguire i fatti alle parole: servono più treni in cui ci si possa portare la bici al seguito. Su tutte le tratte, e in particolare sulla Porrettana, una linea su cui occorre tornare ad investire sul serio se vogliamo evitare che, a forza di fornare un cattivo servizio, a qualcuno venga in mente di chiuderla. Invece la linea Porrettana è un'infrastruttura indispensabile per il servizio di trasporto pubblico nell'area della montagna, inoltre rappresenta essa stessa un patrimonio storico e culturale che se salvaguardato e valorizzato, e che potrebbe fare da traino per un futuro sviluppo turistico della zona. Per restare in tema di bici, occorre assumere una iniziativa forte per unire i tratti esistenti e completare una ciclabile fra Porretta e Bologna, coordinata con la rete di ciclabili a lunga percorrenza che sta venendo avanti anche a livello sovraregionale. Sarebbe una cosa che richiamerebbe immediatamente turisti interessati, e che aiuterebbe anche a trovare nuova utenza per il treno. Per finire sul tema della ferrovia Porrettana, occorre che la Regione e la Città metropolitana promuovano una vera e ottimale funzionalità della linea, rimediando tra l'altro sul piano dell'accessibilità delle stazioni alle persone con disabilità, investendo sull'infrastruttura e operando una rimodulazione dei servizi di trasporto pubblico che porti ad una effettiva riduzione dell'uso delle automobili. (Grazie ad Anna Maria, a Sergio e a Danilo per gli spunti e i suggerimenti)

40. Serve semplificazione in nome di una visione

L'ultima pillola è in realtà un pillolone, perché tutti (tutti) non fanno che ricordare che serve una semplificazione che ci liberi da quella parte di burocrazia percepita come inutile o dannosa. I medici vorrebbero poter visitare i pazienti invece di passare metà del loro tempo nella compilazione di schede informatiche, gli imprenditori piccoli e grandi vorrebbero che la lunghezza delle pratiche non li mettesse fuori mercato, i cittadini vorrebbero evitare di fare delle code quando magari basterebbe scaricare un referto o un certificato da un sito web, un'associazione che vuole dare un rimborso spese a un giovane per intrattenere i bambini durante gli incontri vorrebbe non essere costretta a pratiche complesse quasi fosse un'azienda, non parliamo poi dei requisiti necessari se alcune famiglie si mettono insieme per aprire un mini-asilo-nido in casa. Un capitolo a parte lo meritano i danni inflitti in nome della normativa della privacy, su cui peraltro occorrerebbe aprire una riflessione meno ipocrita dei peana che ogni tanto si sentono: la certezza della legge italiana è una montagna di carte spesso inutili, poi quando servirebbe davvero la tutela spesso la questione si fa nebulosa. E' assurdo, per esempio, che in nome della privacy se andate da un medico del Sant'Orsola non riusciate ad accedere al referto radiologico fatto in un reparto del Maggiore: queste cose non dovrebbero accadere mai, e sono le prime da risolvere. Altre regole assurde richiedono ad un cittadino che ha già ricevuto per email il risultato di alcuni esami di andare comunque a ritirare anche la versione cartacea. Oppure impediscono a medici che vorrebbero fare più del loro dovere di utilizzare attrezzature di cui dispondono e che ora giacciono inutilizzate per colpa di una circolare burocratica sorda e cieca. Serve quindi una vera stagione di semplificazione, ma per riuscirci non basta usare il buon senso (anche se sarebbe un bel primo passo): serve una visione. Non basta cioè dire: facciamo le stesse cose, ma in modo più semplice. Non basta perché non è affatto detto che dobbiamo sempre fare le stesse cose, forse occorre farne di diverse o serve cambiare i vecchi schemi. Ogni volta occorrerebbe chiedersi quali saranno gli effetti delle regole proposte, quali le conseguenze per le persone (e le famiglie), quali i costi e i benefici. Di più: serve una chiara visione degli obiettivi da raggiungere. Una visione ci farebbe comprendere che tanti eccessi di burocrazia a cui siamo soggetti nascono anche dal fatto che i tecnici della pubblica amministrazione spesso non hanno un obiettivo reale da raggiungere, uno scopo per cui battersi e che li faccia sentire utili. E se una classe di dipendenti pubblici, che tanto potrebbe fare per migliorare le cose, si sente fondamentalmente inutile, può capitare che si irrigidisca magari per il nobile scopo di avere la sensazione di meritarsi lo stipendio. Ecco perché serve una visione politica ampia capace di coinvolgere tutti in nome di comuni obiettivi. Meno burocrazia quindi, in nome di una visione comune. (Grazie a Fabio, Chiara, Franca, Giuseppe, Luca, Andrea, Stefano per gli spunti e le segnalazioni)

Un grazie di cuore a tutti quanti hanno fornito idee, suggerimenti, segnalazioni per le pillole pubblicate durante questa campagna elettorale. Naturalmente queste 40 #pillolediprogramma non esauriscono tutti gli spunti che ho ricevuto e che porterò ugualmente con me, e dunque un grazie di cuore va anche a coloro i cui suggerimenti non sono diventate "pillole":

  • Gianni sul taglio degli sprechi
  • Pier Gabriele sui rapporti con Università e Industria
  • Paolo sulla difesa del commercio al dettaglio
  • Marco che propone l'idea di costruire un parco eolico in mare
  • Cristina per l'idea di mettere pannelli solari sui condomini solidali
  • Franca sui servizi igienici nelle città
  • Filippo sull'importanza di evitare quartieri-ghetto in cui si concentrano tutti gli immigrati e i casi sociali
  • Gianni sulla pulizia dell'ambiente dai rifiuti
  • Filippo sulla detraibilità delle spese sostenute per le scuole paritarie
  • Giancarlo sui corsi per la memoria e la prevenzione delle demenze
  • Marinella sull'informazione sui nuovi enti e la città metropolitana
  • Marco su open data per la trasparenza su pianificazione territoriale e istruzione
  • Maria Chiara sulla necessità di uniformare le tariffe delle discariche
  • Alfredo sull'apertura delle reti wi-fi delle pubbliche amministrazioni
  • Antonio su dieta e attività fisica per combattere sovrappeso e obesità
  • Elena sui percorsi clinici per l'allergologia
  • Giuseppe sull'agricoltura sociale
  • Filippo sulla promozione delle eccellenze industriali
  • Pier Gabriele sulla ricerca storica su alcune stragi ancora oscure
  • Ennio sui percorsi clinici per le multipatologie
  • Marina su ammortizzatori sociali e lavori utili
  • Sergio e Marina sulle liste d'attesa
  • Vito sul servizio idrico e di raccolta dei rifiuti
  • Alessandro sulle facilitazioni per le nuove imprese tecnologiche
  • Cesare sul dissesto idrogeologico e il ruolo degli agricoltori locali
  • Pietro sul'importanza della ricerca applicata
  • Chiara sulla riduzione dei rifiuti alla fonte e l'ampliamento della garanzia sui prodotti
  • Michele sui miglioramenti all'aeroporto di Bologna
  • Danilo su vari temi socio-assistenziali
  • Luca sul raggiungimento degli obiettivi energetici 20-20-20
  • Stefano sulle fusioni dei comuni e gli ambiti territoriali ottimali
  • Alfredo sull'accessibilità dei siti web delle pubbliche amministrazioni
  • Stefano a difesa del territorio destinato all'agricoltura
  • Sergio sull'istituzione della figura di un garante dei diritti degli utenti
  • Fabio sull'opportunità di un organo di conciliazione all'interno della pubblica amministrazione
  • Andrea sull'affiancamento di amministrativi a supporto dei clinici

#pillolediprogramma 31-40
Giuseppe Paruolo

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mercoledì 19 novembre 2014

#pillolediprogramma 21-30

pillolediprogimgContinuo la pubblicazione delle idee di programma, spesso derivanti da suggerimenti e segnalazioni ricevute, che mi impegno a promuovere e che offro al PD e al candidato presidente Stefano Bonaccini. 

21. Miglioramento degli stili di vita online e contrasto al cyberbullismo

Molti cittadini, e i più giovani in particolare, passano una parte significativa del proprio tempo online, e spesso alla disinvoltura con la quale si utilizzano i nuovi strumenti tecnologici non corrisponde una piena percezione non solo delle possibilità ma anche dei rischi che possono essere incontrati in rete. In particolare fra gli adolescenti emergono nuove forme di aggressività tra pari agite attraverso la rete e di vero e proprio cyberbullismo, evidenziando una forte correlazione tra fattori di rischio quali la marginalizzazione nel gruppo di pari, l'insuccesso e l'abbandono scolastico, l'uso di sostanze e di alcool. La possibilità di rivolgersi alla Polizia Postale riguarda solo eventuali reati, e comunque non è sufficiente sul fronte dell'educazione e della prevenzione. Così come l'effettivo controllo non può essere delegato solo ai genitori, spesso non competenti o comunque esclusi dalla vita online dei propri figli, oppure ad autorità costituite. Occorre invece promuovere iniziative capaci di coinvolgere reti associative, volontariato e forme di aggregazione fra pari, sotto la supervisione e con la possibilità di coinvolgere al bisogno persone competenti dei servizi sociosanitari. Questo è il senso di una proposta di legge su cui avevo cominciato a lavorare e che vorrei poter finalizzare se eletto nel prossimo mandato.

22. Completare la revisione delle regole sulle spese di rappresentanza

A seguito delle polemiche (e delle inchieste) sulle spese di rappresentanza (alberghi, viaggi, ristoranti) che hanno riguardato la classe politica, sono state già riviste negli anni scorsi ad esempio le regole per il funzionamento dei gruppi consiliari dell'Assemblea Legislativa, operando un drastico taglio della possibilità di effettuare spese di quel genere. Perché questo cambio di rotta sia effettivo e credibile, occorre allargare il ragionamento anche ad altre categorie che sono nella disponibilità di effettuare spese di rappresentanza operando su fondi pubblici: amministratori, direttori e dirigenti di aziende pubbliche, municipalizzate, partecipate, aziende sanitarie e così via. Tutte categorie che non sono state toccate finora dal processo di revisione delle norme e a cui invece occorrerebbe allargare un approccio di maggior rigore. E oltre alle regole, che ovviamente devono mettere paletti senza impedire il buon funzionamento, occorre naturalmente anche massima trasparenza. (Grazie a Laura per la sollecitazione)

23. Riconoscere il ruolo svolto dalle scuole di musica

Le scuole di musica (civiche, associative…) svolgono da anni un ruolo importante, avendo ad esempio fornito alla scuola pubblica la gran parte degli esperti per svolgere le ore di musica previste. Gli insegnanti sono tipicamente persone diplomate e laureate al Conservatorio che si sono poi costruite una solida professionalità, contribuendo alla diffusione della musica soprattutto nella scuola dell'infanzia e primaria, pur lavorando in condizioni di assoluta precarietà. Riconoscere un ruolo alle scuole di musica per cui, oltre all'albo e in rapporto con gli enti locali, vengano fissati criteri, standard di qualità e condizioni per il riconoscimento del servizio e per un auspicabile raccordo con il sistema dell'alta formazione musicale, credo non sarebbe solo un doveroso riconoscimento per chi ha consentito a tanti bambini di avere una esperienza con la musica, ma soprattutto una opportunità da cogliere per valorizzare alte professionalità di cui il nostro territorio dispone.  (Grazie a Giovanni per la sollecitazione)

24. Completare la riforma relativa ai vitalizi regionali

La mancanza di equità insita nel meccanismo dei vitalizi regionali, che di fatto ponevano a carico dei contribuenti una parte molto grande del costo di questa forma di pensione integrativa (facendo un calcolo a spanne sul caso di un solo mandato, oltre l'85%), è stata la ragione per cui si è proceduto all'abolizione del vitalizio per i nuovi consiglieri. Successivamente si è data facoltà di rinunciare a chi lo riteneva giusto (non conveniente, non prendiamoci in giro) farlo. Io sono fra coloro che hanno rinunciato. E per tutti coloro che non hanno rinunciato, per chi percepisce un vitalizio (163 persone per oltre 5 milioni di euro di spesa nel 2014) che solo in piccola parte viene dai contributi versati, possiamo pensare di non fare nulla? Francamente mi pare difficile eludere il tema, e credo sia giusto portare a termine la riforma in un modo che i cittadini possano comprendere e condividere. (Per maggiori dettagli vedere il post sul mio sito)

25. Un libro bianco sulle partecipate

Questa pillola nasce dalla chiacchierata di ieri con Roberto Balzani. Un libro bianco delle partecipate, cosa fanno, quanto ci costano, a cosa servono. La difficoltà non va certamente banalizzata, ma non è neanche complicatissimo, e sarebbe un bel segnale da parte del sistema politico e istituzionale. Se poi scopriamo che una società partecipata (soldi pubblici ma amministrazione privatistica) serve, la teniamo; se non serve o serve a poco, la chiudiamo; oppure interveniamo e la cambiamo. Grazie a Roberto per la sollecitazione, e grazie per aver preso parte alla mia campagna elettorale, dove, basta volerlo, si possono affrontare anche temi concreti.

26. Ripensare l'assetto sui ricoveri per urgenze psichiatriche degli adolescenti

Il mondo dell'adolescenza non è solo un'isola felice. Anche se gli ultimi dati lo danno in riduzione, il suicidio tra gli under 25 resta tra le prime cause di morte, c'è il disagio dei minori stranieri non accompagnati, e i disturbi del comportamento, specie quello correlato all'utilizzo di droghe. In alcuni casi il ricovero ospedaliero rappresenta l'unica strada per fronteggiare l'urgenza. In Italia, dei 360 posti letto dedicati all'area della neuropsichiatria infantile, solo 79 sono quelli destinati all'urgenza psichiatrica. Nella nostra regione in particolare sono solo 2, ed entrambi collocati a Rimini. Ciò rende particolarmente delicata la questione se si considera, ad esempio, che l'unico carcere minorile (difficile e delicatissimo contesto sociale) è situato a Bologna. A fronte di tale scarsissima offerta, quando necessario, si deve ricorrere alla degenza, in aree dedicate agli adulti con il maggior rischio di trattare farmacologicamente l'adolescente "difficile" altrimenti candidabile ad un approccio più specifico e meno medicalizzato. E' da ripensare e occorre porre rimedio. (Grazie a Stefano e Grazia per il suggerimento)

27. Promuovere il marchio Emilia-Romagna con più sinergia turistica fra le città e la riviera

Con una visione unica del turismo in riviera e di quello delle città, avremmo tutto da guadagnarci. Chi lavora per la promozione della riviera nelle borse internazionali del turismo dovrebbe legare maggiormente i pacchetti di soggiorno sul mare a gite e visite nelle città dell'interno. Chi vende la vacanza in spiaggia dovrebbe sempre prevedere nella sua proposta una giornata o ancor meglio un week-end intero a Bologna, piuttosto che a Ferrara o Parma, con una serie di agevolazioni per ingressi a musei e palazzi storici, per le mostre d'arte e per i pernottamenti. La vacanza al mare deve divenire sempre più vacanza in Regione, pensata e proposta come unica proposta al turista. In Regione si può creare un tavolo di lavoro mirato su questi temi, senza oneri aggiuntivo per i contribuenti, con gli operatori del turismo del mare e dell'interno, per studiare come implementare il marchio Emilia-Romagna. (Grazie a Roberto per il suggerimento)

28. In montagna subito la banda larga e un piano per le imprese a basso impatto ambientale

Il primo rimedio contro il dissesto idrogeologico è aiutare le persone che vivono in montagna a continuare a viverci, e questo vale sul piano dei servizi (sanità, trasporto pubblico), ma non solo. Dal punto di vista economico credo vada data priorità a due tipi di attività: quelle che contribuiscono direttamente alla manutenzione e alla vivibilità del territorio, agricoltura, turismo, escursionismo, valorizzazione delle ricchezze naturali e del patrimonio culturale della montagna; le attività economiche a basso impatto sull'ambiente (meglio un'impresa che produce software che un'industria pesante con circolazione di camion tutto il giorno). Ma se vogliamo attirare questo tipo di imprese occorrono banda larga e ultralarga, un adeguamento dell'offerta scolastica e formativa, e un piano di incentivi e di servizi che favorisca l'insediamento di questo tipo di imprese. Mi piacerebbe dare una mano alla montagna in questa prospettiva.

29. Prevenire e reprimere l'inquinamento acustico nelle città (con metodi innovativi)

In alcune zone delle città, il problema dell'inquinamento acustico (in particolare notturno) costituisce un fattore grave di disturbo alla salute pubblica ed un problema molto sentito dalla popolazione. Per aiutare la polizia urbana (che non sempre appare attrezzata sul tema) ad affrontare tale situazione, andrebbero introdotti e regolamentati sistemi di misurazione e registrazione permanente dei livelli di emissione sonora, dotati degli opportuni sistemi antimanomissione, in modo da consentire la verifica del rispetto dei limiti fissati. In questo modo, ad esempio, gli esercizi pubblici che chiedono di potere fare musica nel locale potrebbero essere autorizzati col vincolo di installare uno strumento di questo tipo, in modo da monitorare in modo certo le violazioni ed i comportamenti. Il ricavato dalle eventuali multe potrebbe essere reinvestito sul controllo del fenomeno. Per gestire tutto questo si potrebbe pensare sia ad un forte coinvolgimento di Arpa, sia all'istituzione di un nucleo specifico della polizia urbana specificamente formato e attrezzato, e in grado di intervenire sistematicamente e rapidamente, anche in modo preventivo, sul modello ad esempio delle "Brigades antibruit" di cui sono dotate le città francesi. (Grazie a Pietro per il suggerimento)

30. Sistema regionale di centri per l'impiego

Per facilitare l'incontro tra domanda e offerta di lavoro, soprattutto per le fasce di lavoratori più in difficoltà (come disoccupati over 50, giovani con bassa scolarizzazione, disabili) è fondamentale un efficiente rete di centri per l'impiego. In Emilia-Romagna la situazione è migliore rispetto ad altre regioni, ma si può e si deve fare molto di più. Tenendo conto delle novità che introdurrà il "Jobs Act", è necessario rilanciare il sistema regionale dei centri per l'impiego coinvolgendo le risorse disponibili, sia pubbliche sia private, e avendo come parametro di efficacia ed efficienza non solo il numero di contatti, ma anche e soprattutto il numero delle persone che, grazie ai centri per l'impiego, hanno trovato lavoro. (Grazie a Gaetano per la segnalazione)

#pillolediprogramma 21-30
Giuseppe Paruolo

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giovedì 13 novembre 2014

Un po’ di conti sul vitalizio (non abbiamo ancora finito)

Se vi dessero in mano una bella somma di denaro (diciamo 375 mila euro) e vi dicessero che è vostra in modo perfettamente legale, cosa fareste? Rinuncereste solo perché non ve li siete guadagnati e sono soldi dei contribuenti? Io l'ho fatto e pertanto posso serenamente affrontare l'argomento: sto parlando del vitalizio da consigliere regionale.

regioneRiassunto delle puntate precedenti. All'inizio dell'attuale mandato (io non ero ancora consigliere regionale), dopo svariati decenni di esercizio dell'istituto del vitalizio regionale, l'Assemblea Legislativa decise di abolirlo a partire dalla prossima legislatura regionale. Io divenni consigliere nel 2012, e sono quindi l'ultimo consigliere regionale ad avere avuto diritto al vitalizio. Successivamente (e c'ero) varammo una legge che aboliva il vitalizio per chi diventava consigliere regionale a partire da inizio 2013. Inoltre veniva data possibilità a chi aveva maturato il diritto al vitalizio di rinunciarvi: io ho immediatamente rinunciato, come altri colleghi.

A seguito della rinuncia di diversi di noi, ci sono state un po' di dichiarazioni che non hanno contribuito a chiarire i termini la questione: ad esempio alcuni colleghi hanno detto che non rinunciavano per evitare che la Regione dovesse restituire loro le somme già versate tutte in una volta; altri hanno sottolineato come chi ha rinunciato al vitalizio in effetti ha potuto incassare la somma che agli altri veniva trattenuta come versamento per il vitalizio. Tutto questo, me ne sto rendendo conto ascoltando le domande che mi rivolgono i cittadini in questi giorni di campagna elettorale, non ha contribuito a fare chiarezza sulla questione. E credo sia il caso di farla.

Prendo ad esempio il caso (sarebbe stato il mio) di un consigliere con un solo mandato. Essendo diventato consigliere regionale nel 2012, avrei potuto (se non avessi rinunciato) versare circa mille euro al mese (la trattenuta precisa era 974,37) per cinque anni (2012-2017) e avrei maturato un vitalizio che mi sarebbe stato erogato a partire dal compimento del 60esimo anno di età (2022) per un importo di circa 1650 euro al mese.

Non sono un assicuratore (se c'è qualcuno fra i lettori che può fare calcoli precisi li faccia), ma so come funziona una pensione integrativa. Tu versi una somma di denaro, in questo caso circa 60 mila euro (rimango sulle cifre arrotondate) perché in 5 anni i mesi sono 60. A questa somma andrebbero aggiunti gli interessi maturati e sottratto il compenso dell'assicurazione, fattori che possiamo trascurare in questo conteggio anche perché tendono ad annullarsi. Dopodiché questa somma ti viene restituita negli anni della pensione, calcolando il momento in cui inizi a percepirla e la tua speranza di vita. Siccome per il vitalizio regionale la data di partenza è il compimento dei 60 anni e la speranza di vita media è 82 anni (sarebbe un po' di più per le donne e un po' meno per gli uomini, ma stiamo sulla media), calcoliamo 22 anni. Per restituirti 60 mila euro in 22 anni dovrebbero darti poco più di 200 euro al mese (227 se consideriamo 60 mila esatti).

Se invece ne percepisci 1650 al mese, vuol dire che in 22 anni (vita media, ripeto) ne incassi 435 mila. Di questi 435 mila, 60 mila sono i soldi (tuoi) che avevi versato come trattenuta dagli emolumenti, la differenza (375 mila, per l'appunto) sono soldi che ti vengono "regalati" dai contribuenti. Detto in altri termini, la parte contributiva del vitalizio risulta di circa il 14%, mentre l'86% è a carico dei contribuenti.

La mancanza di equità mi pare evidente, e questo è il motivo per cui ho rinunciato. Ma se lo spiego a chi mi chiede in questa campagna elettorale, la risposta è sempre la stessa: bravo, ma gli altri?

5,1 milioni di euro è la spesa sostenuta dalla Regione per 163 assegni vitalizi nel 2014, come si evince dal portale dell'Assemblea. Chiaramente ci sono persone di diversa anzianità, con un numero di mandati diverso, casi di reversibilità dell'assegno. E' chiaro che stiamo facendo un calcolo approssimato, ma se teniamo per buono il 14% che abbiamo calcolato, di questi 5,1 milioni oltre 4,3 sono soldi dei contribuenti, mentre la parte contributiva è di poco superiore a 0,7.

Di fronte a tutto ciò mi pare difficile pensare che ci si possa fermare alla pura e semplice constatazione. Credo che sarà inevitabile intervenire sia sull'età a cui si inizia a percepire il vitalizio (chi altro va in pensione a 60 anni ormai?) sia sull'entità dell'importo aggiuntivo a carico dei contribuenti che è necessario per sostenere le cifre di cui parliamo.

Bene quindi vantare come un risultato di questo mandato l'abolizione del vitalizio, ma l'esperienza ci insegna che è sempre meglio arrivare in anticipo a fare ciò che occorre e che i ritardi alla fine si pagano. Credo che sia quindi il caso di mettere a tema il completamento di questa riforma che finora ha proceduto per passi successivi. Stefano Bonaccini – che come me ha rinunciato al vitalizio fra i primi – è nelle condizioni di poterlo fare.  Facciamolo.

Un po' di conti sul vitalizio (non abbiamo ancora finito)
Giuseppe Paruolo

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Il perché di un voto

Carissimo/a, il 23 novembre hai la possibilità col tuo voto di dare un orientamento alla politica: non perdere l'occasione.

Si tratta di consolidare quanto di buono è stato fatto, e allo stesso tempo di riconoscere che occorre anche qui, nei nostri territori, un profondo cambiamento. Ti invito quindi a votare Partito Democratico perché tutto sommato la nostra Regione non è male amministrata. Ma di scegliere in particolare chi, nel PD, si sta battendo per correggere diversi errori (ad esempio in campo urbanistico e ambientale) e cambiare alcune cattive abitudini.

Dire che i politici sono tutti uguali è una bugia, che genera indifferenza e disimpegno, ovvero la condizione migliore per chi ha interesse a conservare tutto immutato. Nei fatti, non tutti hanno uguali competenze per affrontare la crisi e far ripartire l'economia, non tutti sono persone leali, libere e capaci di indipendenza, non tutti credono nel cambiamento ed hanno la determinazione di battersi per realizzarlo.

Per scegliere chi votare, la cosa migliore non è basarsi solo su parole e promesse, ma giudicare dai fatti: per quanto mi riguarda, la mia storia e le mie azioni parlano per me.

Sono un matematico con una lunga esperienza di lavoro in campo informatico, con particolari conoscenze nelle nuove tecnologie, oggi decisive sia per rilanciare l'economia che per erogare servizi migliori a costi inferiori – ad esempio in campo sanitario, altro settore in cui ho maturato una certa esperienza da amministratore, come consigliere poi assessore comunale, e da due anni consigliere regionale.

Ho rendicontato sul mio sito il lavoro amministrativo svolto e i risultati ottenuti. Ho sempre cercato di coniugare lealtà verso le istituzioni e il partito, e libertà di scegliere quello che ritenevo giusto, come ad esempio alle primarie, dove ho fatto scelte controcorrente pagandone i prezzi: sono l'unico bolognese in lista a non aver votato a suo tempo per Delbono, ad aver sostenuto Renzi fin dall'inizio, ad aver appoggiato Balzani alle ultime primarie.

Spero che Matteo Renzi, oggi segretario e premier, che ho sostenuto coordinandone i comitati nel territorio bolognese sia nel 2012 (eravamo in pochi) che nel 2013 (eravamo molti di più), possa avviare quella stagione di profonde riforme di cui l'Italia ha enorme bisogno. Per parte mia, vorrei contribuire a portare quel cambiamento anche nella nostra Regione Emilia-Romagna. Serve un impulso nuovo sull'economia, una visione innovativa del welfare, un cambio di rotta sui temi ambientali, dell'uso del suolo e del denaro pubblico per opere più o meno utili, senza trascurare il tema dei costi della politica: nella scorsa legislatura ho rinunciato al vitalizio e non ho chiesto un euro di rimborso per pranzi, cene o auto blu.

Per portare avanti questo lavoro di cambiamento mi ricandido e chiedo il tuo sostegno.

Sul sito http://ift.tt/VTfQhgpuoi leggere della mia storia politica nel segno del cambiamento, dacostruttore del Partito Democratico eda amministratore in prima linea per dare risposte concrete ai problemi, e dei risultati che ho conseguito in questi anni di impegno: perché la politica per avere senso deve essere prima di tutto utile ai cittadini.

Oltre al voto, ti chiedo di tenerci in contatto anche dopo le elezioni: se non l'hai già fatto, iscriviti sul sito per ricevere ogni mese il resoconto di ciò che faccio e notizie sull'attività regionale. Per darmi suggerimenti, scrivimi a info@giuseppeparuolo.it. Per sostenermi, se vuoi, puoi inoltrare questa lettera a persone che conosci.

Grazie della tua attenzione e, se lo riterrai giusto, del tuo sostegno.

Un caro saluto,
Giuseppe

Il perché di un voto
Giuseppe Paruolo

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