giovedì 29 agosto 2013

Via il canone del Telepass

Quando qualche anno fa con uno dei decreti Bersani furono aboliti i costi fissi delle ricariche per i cellulari, tutti i consumatori ne furono contenti. E' del tutto ragionevole infatti che i canoni telefonici si basino in modo trasparente sul traffico effettivo e non su costi aggiuntivi posti in modo improprio sull'operazione di ricarica, visto che non sono tecnicamente giustificati.
Ma quanti cittadini si erano attivati per chiedere che le compagnie telefoniche si dessero una regolata in questo senso? Non tantissimi: in Italia, spiace dirlo, si rischia l'assuefazione a balzelli non sempre ragionevoli. E quanti sono i casi in cui ancora oggi vengono caricati costi sui consumatori in modo non ragionevole? Ancora parecchi, purtroppo.
Un esempio di costo irragionevole è quello del canone associato all'utilizzo degli apparecchi Telepass. E' infatti del tutto evidente che con quel piccolo apparecchietto si evitano code ai caselli, risparmiando tempo delle persone nelle vetture (e in una certa misura anche consumi di carburante), e i gestori autostradali risparmiano sui costi di personale.
Sarebbe quindi del tutto sensato che non ci fosse un canone di noleggio associato, perlomeno per chi utilizza effettivamente l'apparecchio Telepass e non lo tiene fermo ed inutilizzato.
Ma c'è di più: un utilizzo intenso del Telepass provoca un aumento del canone di noleggio, per via di un meccanismo che viene spiegato così dalla società Telepass spa: nel precisarle che il limite di spesa trimestrale è di euro 258,23(a proposito di Telepass Family), La informiamo che l'eventuale superamento di tale plafond trimestrale comporta il passaggio del ciclo di fatturazione dalla cadenza trimestrale a quella mensile con l'addebito, nelle sole fatture aggiuntive, di una quota associativa di 3,72 euro mensili, salva, peraltro, la possibilità del successivo ripristino automatico della situazione originaria, qualora con la somma degli importi relativi ai tre mesi intercorrenti fino all'inizio del successivo ciclo di fatturazione, il Cliente faccia registrare un utilizzo del servizio entro i limiti del plafond 
In pratica, se usi molto il Telepass si passa da una fatturazione trimestrale a mensile (e fin qui è ragionevole), ma con l'occasione ti viene addebitato un canone associativo mensile aggiuntivo: è una cosa davvero assurda (vorrei dire perfino perversa) che dimostra come l'ottica sia quella di penalizzare chi lo usa invece di incentivarne l'utilizzo.
Cosa possiamo fare? Un tentativo che ho avviato in questi giorni estivi è una petizione sulla piattaforma Change.org. La petizione la trovate qui: invito tutti a firmarla, diffonderla e sostenerla.
PS A chi pensa che ogni balzello sull'uso dell'automobile è giustificato perché usare l'auto è un male in sé, faccio osservare che una cosa è promuovere il trasporto pubblico e modalità alternative di mobilità – cosa in cui credo e che sono impegnato a fare – altro è pensare che aumentare o comunque tollerare un alto livello di irragionevolezza nel trasporto su gomma sia una soluzione. Non lo è, anzi è dannoso ed ingiusto: anche perché qui non è in gioco l'uso o meno dell'auto, ma l'utilizzo dei meccanismi di pagamento automatico, e sfido chiunque a spiegare a cosa possa giovare (alla collettività) il limitarne la diffusione.

martedì 6 agosto 2013

DCA, l’assurda epidemia che scuote le nostre certezze

bilancia-dcaChi ricorda i racconti dei nostri nonni sulla fame che hanno patito in tempo di guerra non può fare a meno di chiedersi quanto si sarebbero stupiti di fronte a persone che, pur disponendo di cibo più che a sufficienza, scelgono di non alimentarsi e scomparire. Ma anche noi, abitanti di Bologna "la grassa", noi emiliano-romagnoli che vantiamo una fortissima tradizione culinaria ed agro-alimentare, per non dire delle feste paesane (e del PD) fondate anzitutto sui tortellini, non possiamo non sentirci interpellati di fronte all'anoressia e agli altri disturbi del comportamento alimentare (DCA).
E' una vera epidemia in atto, che coinvolge tanti giovani (e tante giovanissime), espressione di un disagio profondo che mina nelle fondamenta la credibilità di una società in cui l'avere "tutto" sembra essere il filo conduttore delle passioni e delle speranze, ma che evidentemente non è sufficiente a motivare cervelli e cuori ad affrontare la vita. L'apparente assurdità della malattia dovrebbe spingerci ad una riflessione sui modelli e sui messaggi, ma la nostra è una società che fatica a mettersi in discussione: e come con altre cose scomode, si preferisce rimuovere il problema delegando alla sanità il compito di cura (e guarire?) i "malati".
Pertanto non è giusto lasciare che del tema si occupino soltanto i sanitari: una maggior consapevolezza sociale del fenomeno ci aiuterebbe quanto meno ad intercettare i fili sottili ed invisibili del pensiero attraverso cui si propaga questo male dell'anima, soprattutto fra i più giovani e le più giovani. Poi per fortuna disponiamo di professionisti capaci ed appassionati, di associazioni motivate e generose, di un sistema sanitario che lotta per essere all'altezza.
Ed è proprio sull'aspetto sanitario che si concentra una mia interrogazione la risposta mi è arrivata in questi giorni e fa il punto della situazione, a cominciare dai numeri. Questi sono i pazienti in trattamento per DCA nel sistema sanitario della Regione Emilia-Romagna:
ANNO201020112012
Classi di età12-1718-3012-1718-3012-1718-30
ANORESSIA681588217275191
BULIMIA1012399014114
ALTRI DCA381285014448160
Totali per età116409141406137465
Totale RER525547602
Il percorso clinico a livello regionale si è avviato nel 2000; nel 2004 sono state emesse le prime linee guida; nel 2009 è stato avviato un programma triennale per strutturare un team sui DCA nei vari territori della Regione. Con risultati positivi ma anche con la consapevolezza che c'è ancora strada da fare ("il modello a rete non è stato pienamente implementato in tutti i territori provinciali", e si verifica il "persistere di sistemi a scarsa integrazione organizzativa"). Con la consapevolezza che non è semplice coinvolgere la necessaria multidisciplinarietà ("medici, psicologi, nutrizionisti, educatori, infermieri, dietisti…", e "psichiatria, psicologia clinica, neuropsichiatria infantile, pediatria, medicina nutrizionale…").  Con strumenti ancora da mettere a punto ("per realizzare studi epidemiologici approfonditi su base regionale deve essere implementata la piattaforma informatica in via di progettazione…").
Ora c'è un team che sta lavorando sul nuovo piano triennale 2013-2015. Seguiamo la questione e vediamo se si possono fare ulteriori passi avanti. Su questo tema tornerò senz'altro, con riflessioni più meditate, ma ho ritenuto importante intanto condividere la risposta alla mia interrogazione.
Ma non dimentichiamo l'enorme sofferenza di tante famiglie coinvolte da una malattia in cui non ci sono batteri o virus da combattere ma un male sottile e terribile; ricordiamoci che questa epidemia ci interpella tutti; rendiamoci conto che solo mettendo in discussione il nostro modello di società potremo trovare soluzioni migliori non solo per combattere il disagio dei più o meno giovani invischiati nei DCA, ma anche per dare risposte più vere ai nostri figli e a tutti noi.