venerdì 23 novembre 2012

La rottamazione secondo me


Rottamazione è il concetto da cui è partito Matteo Renzi. Il termine ha fatto discutere ma, dopo la decisione di Veltroni e D'Alema di non ricandidarsi, i giornali hanno titolato che Renzi ha vinto questa battaglia e lui stesso si è dedicato alla rottamazione delle idee. Si può dunque passare oltre? Io penso di no. Sarebbe un  errore infatti non distinguere le cause (i meccanismi di selezione) dagli effetti (sempre le stesse facce in Parlamento).

Durante tutta la seconda Repubblica, mentre i partiti nascevano o si trasformavano, la selezione della classe dirigente, a partire dai parlamentari, è sempre rimasta in mano ad un numero ristretto di persone. Già col cosiddetto Mattarellum le liste proporzionali erano bloccate, e mentre nei collegi “a rischio” contava in effetti la qualità dei candidati, in quelli “sicuri” arrivavano i paracadutati da Roma. Col Porcellum addirittura tutte le liste sono bloccate! In tutti i casi, le candidature sono sempre state decise con procedure interne che rimandano a poche persone. E del Porcellum ancora non siamo riusciti a liberarci...

E' questo sistema di selezione che ha spinto verso i partiti padronali, singolari casi di soppressione della democrazia in soggetti politici che la democrazia si candidano a costruirla. Nel PD per fortuna non siamo mai giunti a tanto, ma è un fatto che anche da noi la selezione della classe dirigente sia avvenuta per cooptazione da parte di un nucleo ristretto di persone: non a caso le stesse per cui si è sempre derogato sul limite dei mandati, con decisioni basate sul consenso di una classe dirigente che loro stessi avevano selezionato. Mi dispiace, ma non basta il rinnovamento per cooptazione, quello in cui i capi di sempre scelgono arbitrariamente quali sono i "giovani da valorizzare".

Per questo non basta citare l'età media dei nostri parlamentari, in effetti relativamente bassa, ed i molti avvicendamenti: la domanda inevasa è chi li ha scelti, perché proprio loro? Forse il PD non poteva cambiare da solo il sistema elettorale, ma avremmo potuto e dovuto fare le primarie ogni volta che c'erano liste bloccate, togliere i listini dove potevamo, tutte cose che non abbiamo fatto. Non è quindi un caso che il vento della novità emerga da sindaci scelti attraverso primarie libere. Ed è importante che, ad esempio, il PD dell'Emilia Romagna si sia impegnato a fare le primarie per i parlamentari se restano le liste bloccate.

Matteo Renzi ha il merito di aver posto la questione con forza. Se mettiamo a fuoco che l'importante è la rottamazione dei meccanismi che producono oligarchie, per far tornare a contare parole come merito, competenza e consenso, allora è chiaro che non si tratta di attacchi personali contro qualcuno, men che meno contro persone cui dobbiamo rispetto e per alcune cose gratitudine. La gratitudine non comprende però le liturgie romane di composizione delle liste bloccate, di spartizione dei posti in Parlamento, nelle Giunte e nei Cda: sono liturgie da rottamare, senza se e senza ma. Un motivo in più per andare a votare domenica alle primarie.