lunedì 30 novembre 2009

Contro la pena di morte (a proposito di crocifisso)

Oggi pomeriggio sono intervenuto in Consiglio Comunale per ricordare che oggi è la giornata internazionale contro la pena di morte, promossa da alcuni anni dalla comunità S. Egidio e che coinvolge oltre mille città in tutto il mondo. Da notare che il mio intervento (se volete leggerlo per intero è qui) è stato l'unico segno di coinvolgimento, benché Bologna figuri fra le città che aderiscono. Questo silenzio mi ha colpito, e ho spiegato perché nell'ultima parte del mio intervento, che di seguito riporto.
Permettetemi di dire che questa giornata ha quest'anno un motivo in più di attualità. Sono giorni in cui si discute della presenza del crocifisso nelle aule a seguito della nota sentenza della Corte europea dei diritti. Del tema discuteremo anche in Consiglio Comunale e in quel contesto dirò la mia anche sulle iniziative di forze politiche che provano a strumentalizzare il crocifisso in modo indegno.
Questa giornata è un modo a mio parere molto più vero di tante chiassose iniziative di richiamare il valore non solo religioso ma umano e civile del crocifisso, ossia del Figlio dell'uomo condannato a morte da un tribunale del suo tempo. Nonché di provare a dimostrare nella concretezza della nostra azione politica quelle radici cristiane dell'Europa che vengono sovente richiamate.
Ancora una volta, la distanza fra la sostanza e la forma tornano a interpellare ognuno di noi, e io non posso tacere il mio profondo disagio di fronte allo stridente contrasto fra le levate di scudi crociati su questioni che meriterebbero di essere affrontate in ben altro modo ed il silenzio su questioni importanti che meriterebbero invece di vederci tutti insieme a fare avanzare la cultura della vita e del rispetto, come nella giornata internazionale di oggi che ho qui inteso ricordare.

sabato 21 novembre 2009

Registro "dat", stiamo al merito

Il confronto consiliare sull'ipotesi di registro comunale per le dichiarazioni anticipate di trattamento, arricchito anche dagli esperti chiamati da consiglieri delle diverse forze politiche, ha consentito di acquisire alcuni punti fermi.

Tutti riconoscono che il registro non inciderebbe sulla validità giuridica delle “dat”, definita dalle leggi in vigore; che il registro comunale sia una legittima possibilità, dunque né un obbligo né un abuso; che sia opportuna una legge nazionale che normi la questione alla luce della Costituzione e dei progressi della medicina.

Noi riteniamo che la legge vada costruita con un consenso ampio. I presupposti ci sarebbero, visto che tutti concordano nell'escludere da un lato l'accanimento terapeutico e dall'altro l'eutanasia, e nessuno nega che vada riconosciuto uno spazio all'autodeterminazione delle persone.

Occorre quindi un dialogo vero ed un ascolto reciproco, quello che è mancato finora nell'elaborazione in Parlamento del testo “Calabrò”. Per favorire questo dialogo, è opportuno non ideologizzare questioni di natura diversa, come appunto è il caso del registro.

Se la “dat” ha anche solo un “potenziale valore probatorio” e contiene “desideri della persona che il medico deve prendere in considerazione”, per stare al minimo comune denominatore dei pareri degli esperti, perché accendere sul registro uno scontro ideologico, stracciandosi le vesti quasi che fosse la premessa per la legalizzazione dell'eutanasia?

Certo, il registro non è una delle priorità del programma di mandato, e se si trattasse di spenderci dei milioni saremmo i primi a dire che non è il caso. Ma è chiaro che qui si parla di una spesa molto limitata che consente di dare un servizio in più a cittadini che lo ritengono importante - anche in ragione della delicatezza del momento di vita a cui si riferisce - e senza in nulla offendere coloro che non lo giudicano prioritario. Naturalmente va fatto con tutte le accortezze di natura giuridico-legale.

Se dunque stiamo al merito, non c'è ragione su questa proposta per dare spazio a crociate di qualunque segno. E noi stiamo al merito.

Marina Accorsi, Lina Delli Quadri, Amelia Frascaroli, Teresa Marzocchi, Paolo Natali, Giuseppe Paruolo, Francesca Puglisi, Luca Rizzo Nervo - consiglieri comunali PD

(pubblicato sul Resto del Carlino di oggi)

martedì 17 novembre 2009

Sussurri e randellate

Nel circo politico-mediatico se ne vedono di tutti i colori, ma se capita (come purtroppo capita) che sussurri di buonsenso destino scandalo mentre sonore randellate passano sotto silenzio come se fossero la normalità, forse un campanello d'allarme dovrebbe squillare.

Un sussurro di buon senso
Alcuni giorni fa a un giornalista che mi ha chiesto cosa pensavo circa l'ipotesi di un accordo per la costruzione del nuovo stadio ho risposto che nel caso "sono fiducioso del fatto che la giunta ci coinvolgerà prima e non dopo eventuali accordi con la proprietà del Bologna". Un sussurro di buon senso, appunto. Forse un'ovvietà. Ma allora perché tanto scalpore e poi una reazione così scomposta? Lo trovo francamente un po' preoccupante...

Una randellata degna di miglior causa
Domenica un corsivo su Bologna 7 (inserto di Avvenire) se la prende con quei consiglieri comunali cattolici che tacciono "sul biotestamento, sul crocifisso e sulla finanziaria regionale che affossa la famiglia" e poi invece "si strappano le vesti perché non sono stati coinvolti dal sindaco nel progetto del nuovo stadio". Siccome io ho espresso il mio pensiero con grande chiarezza sul biotestamento in Commissione consiliare e non vedo come la mia frase sullo stadio possa essere classificata alla voce "stracciarsi le vesti", potrei cavarmela dicendo che il corsivo non si riferisce a me. Ma siccome amo la verità più della comodità, riconosco che è rivolto anche a me.

Bologna 7 ormai si ricorda di me e di qualche collega solo per rifilarci ogni tanto una razione di olio di ricino. Naturalmente non capita mai o quasi mai che ci chieda cosa pensiamo su un argomento, o che ci consenta di rispondere ad attacchi che peraltro sono di solito incongrui, faziosi e male argomentati. Mi sono stancato, caro Andrini, di telefonarti il lunedì per chiedere di rispondere. Ormai conosco a memoria la tua cortese risposta, ossia prendere tempo per chiedere istruzioni superiori. E conosco l'esito, cioè che il venerdì mi comunichi che purtroppo lo spazio su domenica non c'è.

Quindi, caro Andrini, siccome ormai conosco la musica, non sto a disturbarti. Se ci fosse un vero interesse per conoscere il mio pensiero, sono a tua disposizione. Se ci fosse qualche tema di competenza consiliare su cui pensi che io possa rendermi utile, ti ascolto volentieri. Se invece ciò che fa problema è che sono troppo affezionato all'esercizio del mio libero arbitrio, temo che su questo non ci sia nulla da fare: dovrete sopportarmi così. Sapendo che da parte mia non manca nè il rispetto nè l'affetto sincero per te e per chi ti fornisce istruzioni superiori. Affetto e rispetto nella consapevolezza della differenza dei ruoli e degli ambiti in cui siamo chiamati ad operare. Per me non arrivo a chiedere l'affetto, però un po' di rispetto in più francamente non guasterebbe.