mercoledì 26 marzo 2008

Il punto sul Canile

Avevo promesso in un post precedente che avrei scritto un piccolo dossier su tutta la vicenda del Canile municipale, dal 2004 (anno in cui è iniziato il presente mandato amministrativo) ai giorni nostri. Ritengo infatti che possa essere utile per comprendere i contorni di una vicenda che ogni tanto finisce sui giornali ma non sempre con l'equilibrio che sarebbe opportuno (per usare un eufemismo).

E' stato necessario un po' di lavoro ma alla fine ci sono riuscito. Si tratta di una relazione che affronta i diversi argomenti (ruoli, gestione, veterinari, associazioni, struttura, risultati) e di una cronologia che invece elenca gli avvenimenti che si sono succeduti nel periodo considerato.

Questi documenti sono a disposizione sia di chi vuol farsi un'idea sulla questione, sia di chi volesse contribuire con osservazioni e domande ad un loro successivo affinamento. Buona lettura.

venerdì 21 marzo 2008

Cocaparty

Ieri da Feltrinelli c'è stata la presentazione del libro "Cocaparty", che sono stato invitato a recensire e che quindi ho avuto l'opportunità di leggere nei giorni scorsi. Un bel libro ma di difficile digestione, ho detto anche agli autori, Federica Angeli ed Emilio Radice, bravi e simpatici giornalisti della redazione romana di Repubblica: perchè racconta una verità scomoda, storie vere e purtroppo diffuse di giovani e cocaina; ma forse sarebbe meglio dire ragazzini, visto che i protagonisti hanno dai 12 ai 17 anni.

Incredulità: è la reazione dominante. Incredulità del ragazzo che si fa di coca, che non si considera un drogato fino a che non gli capita l'incidente o la reazione violenta. Incredulità della famiglia, con genitori distanti o che comunque preferiscono non sapere. Incredulità di noi che leggiamo, che preferiremmo pensare che non sia così semplice trovare e sniffare cocaina anche per dei bambini o poco più.

Ma se ci pensiamo, tante notizie che leggiamo sui giornali, tanti incidenti, tanta violenza, trova così una spiegazione. Tanto quanto l'eroina era fuga dalla realtà, e i drogati in fondo degli emarginati, così la cocaina è il modo di cavalcare la realtà con un ego potenziato, da supereroe, un modo di scacciare le angosce e accedere direttamente al sesso e al potere, proiezione deformata di ciò che la società propone nelle menti di ragazzini che non si fanno domande e trovano nella coca la finta soluzione.

Nel libro c'è il ragazzo con la famiglia disgregata che diventa baby-pusher, la ragazza brasiliana presa dalla favela per fare la corriera, la giovanissima prostituta rumena che diventa imprenditrice del sesso e della droga. Ma ci sono anche il figlio di buona famiglia che si diverse con gli amici a incendiare campi nomadi, la ragazza bene che prova per gioco e finisce coi filmini hard su Internet, il ragazzino delle medie che si fa di coca per non sentirsi escluso dai compagni; tutte esistenze in apparenza normali, ma in realtà di un vuoto devastante. Al punto che la testimonianza del parcheggiatore abusivo, che si lamenta di come questi giovanissimi si buttino via, è la metafora più amaramente divertente del libro.

Non è facile fare fronte. A Bologna ci proveremo con un ambulatorio dedicato a questi, che in gergo tecnico si chiamano "consumatori atipici". Ossia drogati che non sembrano in apparenza drogati. Ma è chiaro che quello che si può fare con medici e psicologi è poca cosa, quando c'è una cultura che ti porta in una direzione e la cocaina si propone come una scorciatoia nella stessa direzione, utile per essere accettato. E' un ribaltamento di prospettiva che sarà molto più faticoso contrastare.

Il primo passo però è prendere coscienza, e Cocaparty in questo è davvero d'aiuto. Purtroppo...

venerdì 14 marzo 2008

Marco Biagi, memoria condivisa

Stamattina, ospite di èTv, il neodirettore del Resto del Carlino ha parlato del ricordo di Marco Biagi come di un'occasione in cui tutta la città (e non solo) si ritrova nella memoria comune di una ferita che ci colpisce tutti, e che proprio per questo merita di non vedere polemiche e distinguo.

Sono pienamente d'accordo. Era il concetto che avevo espresso io stesso tre giorni fa, aggiungendo che trovo insopportabile che ci sia qualcuno che ogni volta pretende di tirare una riga fra chi "detiene" il ricordo di Marco Biagi e chi invece non sarebbe veramente partecipe o degno di esserlo. Come interpretare altrimenti la frase di Guazzaloca di una settimana fa quando alla "sua" convention aveva detto "qui c'è la Bologna che onora Marco Biagi"?

La mia osservazione ha suscitato reazioni violente, volgari e scomposte dai politici più vicini a Guazzaloca, che non hanno perso l'occasione per ribadire che considerano quella memoria più loro che di altri (Monaco: "questa amministrazione non è mai riuscita a ricordare in modo dignitoso Marco Biagi"). Ora però che l'importanza di una memoria condivisa e libera da polemiche è stato affermata anche dal direttore del Carlino, almeno lui lo ascolteranno?